Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson , rpf
Pairing: Holmes/Watson
Rating: Pg15
Genere: introspettivo, romantico e… boh non saprei dire.
Beta:
ginnix, che ringrazio per l’infinita pazienza e l’eccellente lavoro.
Summary: “… Avevo sempre creduto che, vivere in un paese libero, significasse poter essere se stessi senza nascondersi, indipendentemente da quello che si era, ed invece questa Inghilterra così conservatrice e moralista, puniva chi non era uguale agli altri.
Tutti dovevano essere sudditi dello stesso Impero, senza distinzioni caratteriali o opinioni personali: e questo era sbagliato.
Note: Fa parte della
mia tabellina di
Holmes_ita scritta per il prompt “Prigione’’
Parte 2 Rientrai a Baker Street che era perlopiù ora di cena e non desideravo altro che raccontare a qualcuno ciò che mi era successo quel pomeriggio.
Parlare con Oscar Wilde mi aveva lasciato un senso di tristezza indicibile. Nessuno, neanche il più meschino e vile degli esseri umani, avrebbe dovuto sopportare tanta sofferenza, tantomeno lui, un vero genio brillante che aveva come unica colpa quella di aver amato la persona sbagliata.
O forse sarebbe più corretto dire, una persona di sesso sbagliato.
Avrei voluto parlarne con qualcuno, poter esprimere la mia indignazione a proposito, non riuscivo più a tacitare il mio disappunto. Avrei voluto discuterne con Holmes, perché era l’unico che poteva comprendere, ma in realtà, lui era l’ultima persona con cui avrei potuto affrontare l’argomento.
Holmes non approvava Wilde, ed era inutile tentare di fargli cambiare idea.
Quando entrai in salotto, trovai il mio amico seduto sul divano in frac. Appena varcai la soglia della stanza alzò il suo sguardo su di me e sorrise.
“Ciao’’ gli dissi semplicemente ed osservai con particolare attenzione ogni dettaglio del suo elegante abbigliamento. Era vestito di tutto punto, in maniera impeccabile, e sembrava pronto per uscire: indossava un frac a coda di rondine con i risvolti di seta, il panciotto di piquet bianco intonato al papillon, e mi saltarono all’occhio i dettagli curati e preziosi come gli splendidi gemelli d’oro ai polsini, il fazzoletto di seta bianca nel taschino e anche la sciarpa bianca di lana pettinata che aveva drappeggiata intorno al collo.
“Ti ho sentito arrivare’’
“Perché indossi il frac?’’
“Lo spettacolo’’ rispose semplicemente “Ti ricordi? Ho prenotato i biglietti’’
“Che biglietti?’’
“I biglietti del Teatro’’ rispose come se fosse la cosa più normale di questo mondo ma io, nonostante questa sua aria scontata, non riuscivo a capire a cosa stesse facendo riferimento.
“Teatro? Quale teatro?’’
“Il Lyceum Theathe. Ti ricordi? Avevo prenotato i biglietti per la prima del Dongiovanni di Mozart’’ rispose leggermente irritato “ E giuro che se mi chiedi chi è Mozart, abbandono la stanza e ti lascio qui’’
Ricordai il biglietto che mi aveva lasciato quella mattina sul comodino nel quale mi informava dello spettacolo e mi maledissi per essermene dimenticato.
“Oh Holmes, scusami!” dissi, togliendomi la redingote ed appendendola all’attaccapanni “ Me ne ero totalmente dimenticato”
“Si, l’avevo capito” si avvicinò, sorridendomi in quella maniera indecifrabile e beffarda in cui solo lui riusciva e mi allentò il nodo della cravatta, con le sue dita affusolate e sottili.
“Togliti questa roba” disse, privandomi della mia cravatta e lasciandola cadere sul pavimento.
“Vai a metterti il frac o faremo tardi” e mi lasciò un bacio sulle labbra, allontanandosi verso il camino e prendendo dalla mensola una delle sue pipe di ciliegio.
A dire la verità ero esausto. Il viaggio in treno mi aveva stancato molto, per non parlare della tristezza che albergava dentro di me e proprio non mi andava di andare a teatro a divertirmi dopo il pomeriggio passato al carcere di Reading.
Era ovvio che, presto o tardi, avrei dovuto ricominciare a condurre la mia vecchia vita, ma adesso non mi andava. Mi sarei sentito un ipocrita superficiale: tutto il pomeriggio in presenza del dolore di un uomo e poi, appena varcata l’uscita del carcere, a teatro a divertirsi, mi sarebbe parsa una terribile mancanza di rispetto. Però non volevo guastare l’umore a Holmes, che pareva particolarmente allegro.
Intanto il mio amico, in piedi vicino al camino, tirava vigorose e soddisfatte boccate da una pipa Meerschaum, cominciando a riempire il salotto di grevi nuvole color grigio-azzurro di cui, poco dopo, riconobbi l’opprimente aroma della miscela di tabacco scozzese. Mi stava osservando con uno sguardo divertito ma allo stesso tempo attento, come se cercasse di scorgere qualche indizio rivelatore nella mia persona, ma io ero abituato ed essere osservato in quella maniera da Holmes, ed oramai non ci badavo più. Sembrava che mettersi a osservarmi fosse uno dei suoi passatempi prediletti - e secondo il mio parere, anche uno dei più fastidiosi.
“Com’era il tempo a Reading?’’
“Bello. Per essere Novembre è stata una bella giornata soleggiata e…” mi fermai improvvisamente, conscio solo in quell’istante di quello che mi aveva chiesto Holmes.
“Come fai a sapere che sono stato a Reading?’’ chiesi con i nervi tesi e lo sentii ridere distrattamente mentre mi guardava con quella sua aria eloquente, che spesso mi irritava.
“Ah Watson, così offendi la mia logica’’ tirò una boccata dalla pipa, mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione divertita che aveva una sfumatura beffarda e irriverente.
“Tu sei un pessimo attore: non sai mentire, sei un uomo troppo onesto” non avevo idea di come avesse fatto a capire dove fossi stato ma, dopo tutti questi anni, riusciva ancora a stupirmi con le sue doti di deduzione. E alle volte anche a irritarmi.
Poi la spiegazione mi attraversò la mente nell’arco di pochi istanti e ,non feci in tempo a sentirmi offeso che subito scatenai la mia indignazione contro Holmes.
“Mi hai seguito!’’ proclamai infine, convinto della mia teoria. Non sarebbe certo stata la prima volta che Holmes si travestiva e seguiva le persone per ottenere informazioni, anche se l’idea che potesse fare una cosa del genere anche con me mi offendeva oltremodo.
“Certo che no, Watson’’
“Avanti, dimmi chi eri!!? La vecchietta a cui ho raccolto l’ombrello? O magari il battitore d’asta… o forse, perché no? Il vetturino!! Non mi sorprenderei per niente’’ ero esasperato da quel suo comportamento. Non credevo che sarebbe addirittura arrivato a pedinarmi. Mi sembrava una mancanza di fiducia nei miei confronti e, se c’era una cosa che, in tutti questi anni, credevo di essermi meritato quella era proprio la fiducia.
“Ti ho detto che non ti ho seguito e se non ci credi puoi tranquillamente chiedere a Mrs. Hudson. Sono sempre stato qui a Baker Street’’
“E allora come fai a sapere che sono stato a Reading?’’ alla mia indignazione, Holmes mi sorrise appena e si poggiò alla mensola del camino.
“La mia era una semplice supposizione, e tu hai confermato la mia teoria involontariamente’’ lo odiavo quando faceva così. Mi sono sempre ritenuto una persona relativamente calma e pacata, ma in questi momenti Holmes era capace di farmi saltare i nervi con quelle sue frasi da interpretare. Volevo che parlasse chiaramente, di certo non aveva problemi ad essere schietto - alle volte rasentava l’insensibilità- eppure mi parlava, lanciandomi brandelli di verità e pensando che mi potessero bastare, dando per scontato che decifrassi ogni sua singola espressione, come lui faceva con me.
“Mi stai facendo innervosire. Mi hai seguito o no?’’
“No, Watson, ma ti conosco bene e non puoi davvero pensare che io creda alle tue bugie.’’ si sedette sulla poltrona di vimini, prendendo a fumare con aria noncurante e -azzarderei- leggermente annoiata, abbandonato fra le pieghe dei cuscini.
“Tu non sai mentire e perciò mi hai insospettito fin da subito. Non fai mai visite il sabato, tantomeno all’ora di pranzo e oltretutto sei uscito senza la tua borsa e non avendo rigonfiamenti ai lati del cilindro, dove di solito tieni lo stetoscopio, ho capito che eri privo di strumenti medici. Quindi non andavi ad una visita. Poi a torni a casa a sera inoltrata, perfettamente pulito…’’ si alzò e mi prese le mani, osservandole attentamente.
“Guarda le tue mani Watson: di solito sono macchiate di nitrato d’argento invece stasera sono pulite e in più, non odori neanche di iodoformio. Che cosa dovrei dedurne?’’
Sbuffai irritato. Le sue doti deduttive mi sbalordivano sempre, ma in questi casi il fastidio superava lo sbigottimento e non riuscivo davvero a mettere da parte l’irritazione.
“Va bene, ti ho mentito’’ ammisi infilandomi le mani in tasca e abbassando lo sguardo sul pavimento “ Ma come hai fatto a capire dove sono stato?’’
“Assurdamente semplice direi. Tu non mi menti mai -anche perché, come hai visto, non sai farlo e perciò ti scoprirei- quindi se sei stato indotto a raccontarmi una bugia è stato sicuramente per una cosa che io non avrei approvato, e che ci avrebbe portati a discutere. Naturalmente quando ho visto sul tavolo, il giornale aperto all’articolo su Wilde, ho capito ’’
Holmes mi conosceva troppo bene e spesso mi sentivo come un libro aperto per lui. Gli bastava guardarmi negli occhi ed osservare ogni mio gesto, che riusciva a leggerci la verità. In questo caso non imputavo questa sua capacità esclusivamente alla sua spiccata intelligenza o al suo spirito deduttivo, ma semplicemente mi conosceva.
Mi conosceva molto bene.
“E così sei stato da Wilde?’’ il suo tono di voce sconfinava nell’indifferenza e ricordo che mi infastidii, mentre osservavo il suo sguardo annoiato fissare il fuoco che scoppiettava fiacco nel camino.
“Si. Holmes è una cosa atroce! Quell’uomo vive in condizioni pietose… di questo passo non riuscirà neanche a finire di scontare la sua condanna.’’
“Credi che potrebbe addirittura morire?’’
“ Non lo so, non lo conoscevo quando era in salute ottimale e quindi non posso fare una valutazione oggettiva ma una cosa è certa: non è l’uomo delle fotografie sui giornali. È dimagrito, deperito… Holmes non lo so…’’ mi misi una mano sulla fronte perché, oltre che oltraggiato e dispiaciuto per la deplorevole situazione dello scrittore, mi sentivo anche un medico inetto, del tutto incapace di fare qualcosa per aiutare un uomo sofferente.
“Lo hanno ucciso nell’anima, adesso resta solo da vedere quanto impiegheranno ad ucciderlo anche fisicamente. Lo sai cosa mi ha detto il secondino, Holmes? Che un uomo della nostra estrazione sociale -un benestante o anche un semplice borghese- non può resistere più di nove mesi ai lavori forzati. Di questo passo non supererà neppure Gennaio’’ le mie parole non sembrarono sortire nessun effetto su Holmes, così continuai, sperando in una qualche forma di reazione.
“Il carcere di Reading è una fogna; non riesco a capire come un paese che si ritiene civile possa far vivere i suoi detenuti in condizioni del genere!’’ la mia voce risuonò per tutto il salotto, perché avevo notevolmente alzato il tono e non mi preoccupai di celare la profonda indignazione che avevo dentro.
“ Ci sono persino dei bambini…BAMBINI!! Ti rendi conto? Cosa può aver fatto di male un giovinetto per meritare di vivere in un posto simile? Ne ho visti un paio e non arriveranno ai 12 anni e sono più piccoli persino degli Irregolari!!’’ adesso stavo effettivamente urlando e sicuramente la mia voce si sentiva anche al piano di sotto, ma non mi importava. Credevo di aver sopportato tutto vedendo lo stato in cui era ridotto Wilde ed invece, venendo via, avevo visto un paio di bambini vivere nel degrado più assoluto allora l’orrore
“Tengono i detenuti in condizioni disumane…’’
“Sono un uomo di legge Watson’’ fui interrotto da Holmes e dal suo tono di voce che ostentava noncuranza “Non c’è bisogno che mi illustri la situazione, conosco le condizioni delle patrie galere. Frequento spesso Pentonville’’
“Oh no…ASSOLUTAMENTE NO!!’’ero arrabbiato, a dir poco furioso e non ricordo sinceramente di aver mai provato una rabbia del genere nei confronti di Holmes - a dire il vero non ricordo neanche di aver mai urlato contro Holmes. Come poteva dimostrarsi così indifferente al dolore degli altri? Di fronte alla sua freddezza mi sentivo esagerato nella mia reazione furiosa, ma preferivo palesare la mia indignazione, urlando e facendomi sentire da Mrs. Hudson piuttosto che non reagire.
Mi sarei sentito un essere abbietto.
“Tu non capisci, non ci sei mai stato’’ cercai di placare la mia rabbia e riacquistai un tono di voce più consono ad una conversazione civile. “ I carcerati vengono maltrattati, si ammalano perché il medico non li cura, e per darti un idea della sporcizia che c’è ti basti pensare che non ci sono i bagni. È una latrina!! I carcerati devono vivere in maniera indecorosa in quelle fetide celle. Ti sembra giusto che un uomo come me, o te… che un uomo come NOI…Guardami Holmes!!’’ richiamai la sua attenzione, visto che sembrava deciso ad ignorarmi, ma lui non si preoccupò ugualmente di guardarmi “ Ti sembra normale che un uomo come noi viva in quelle condizioni?’’
Holmes si voltò di scatto, posando la pipa sul tavolino con un gesto repentino ed inconsueto. La sue espressione si era fatta fredda e distaccata mentre le sue sopracciglia sottili si inarcavano in un cipiglio di fastidio.
“Ti ho detto che non posso farci niente!’’ sbottò ed io rimasi a fissarlo per un paio di istanti con un’ espressione stupita. Non l’avevo mai visto scattare così inasprito nei miei confronti e rimasi davvero interdetto dal modo in cui mi si era rivolto tanto che, per un istante, mi dimenticai anche di essere arrabbiato con lui.
“Prego?’’
“Continui a dirmi queste cose come se ti aspettassi un mio intervento. Non posso farci niente. Non è in mio potere, Watson!’’ scandì con severità l’ultima frase “ Se avessi la facoltà di aiutare Wilde lo farei, anche solo per evitare che tu stia così in pena, ma non posso farlo. E ora per favore cambiati. Ho saltato la cena per aspettarti e non intendo saltare anche lo spettacolo’’ e mi dette le spalle prendendo a fissare il viavai di carrozze in strada. Era infastidito dal mio sgomento e per un istante non lo riconobbi. Non c’era più l’uomo che io conoscevo, quello disposto ad aiutare gli altri e fare loro giustizia, ma davanti a me vidi solo un estraneo insensibile che non capiva.
“Sai che ti dico?’’ misi le mani sui fianchi e credo che la mia espressione fosse davvero offesa “ Vacci da solo a teatro, io non ci vengo!’’
“Cosa?’’
“Non voglio venire a teatro con te ’’ ripetei, questa volta particolarmente indispettito.
“Watson, adesso sto davvero incominciando ad irritarmi. Ho speso 20 sterline per questo spettacolo e non ho nessuna intenzione di lasciare le poltrone vuote’’ se non fossi stato troppo offeso mi sarei senza dubbio sbalordito per il prezzo elevato di due posti a teatro, ma non volevo dar soddisfazione ad Holmes, così sul mio volto rimase una maschera di palese disappunto.
“Non ti ho detto di buttare i tuoi soldi, sei libero di andare se vuoi’’
“E con chi dovrei andarci, sentiamo? Con Lestrade?’’
“Se l’idea ti attira. Io non vengo’’
“Sei del tutto irragionevole stasera. Ho speso un sacco di soldi e tu ti comporti in maniera ridicola” contrariamente al solito, quella sera ogni sua parola mi infastidiva e trovavo ogni cosa che diceva superficiale e insensibile. Io gli parlavo delle disumane condizioni dei carcerati e l’unica cosa che lui sapeva dirmi era che aveva speso un sacco di soldi per due biglietti per l’opera. Avrei voluto zittirlo, non ricordo di aver mai tanto desiderato farlo tacere, ma in quel momento volevo solo smettere di udire la sua voce.
“Che sciocchezza. Stasera sragioni’’ una delle seccanti abitudini di Holmes era quella di non prendermi mai seriamente. Secondo il suo parere, se c’era qualcosa che mi faceva preoccupare, era sicuramente frutto della mia indole apprensiva e sensibile per questo venivo accusato di sentimentalismo e il mio sgomento considerato una cosa passeggera e di poco conto.
“E tu non sei umano ’’ calò il silenzio nella stanza e Holmes si bloccò con la pipa a mezz’aria.
“Sul serio, non capisco come fai. Vorrei riuscirci io. Tu non ti preoccupi di niente e di nessuno, forse fingi che non te ne importi o invece non ti importa veramente, ma è inumano che tu reagisca con tanta indifferenza al dolore di una persona. Ti ho detto che un uomo come noi vive in condizioni pietose andando avanti a pane e acqua, che gli sono stati tolti i figli e tutti gli affetti più cari e tu l’unica cosa che sai dirmi è che hai speso 20 maledettissime sterline per due poltrone al Lyceum Theatre. Holmes… non me importa nulla d’accordo?’’ la mia voce era bassa e il tono calmo e sommesso ma, giuro, che sarebbe bastata una sua obiezione per far divampare la mia rabbia, come fuoco.
Ma c’era qualcosa di più bruciante della rabbia, che si faceva sentire con maggiore intensità, un’ emozione che non avevo mai associato alla figura di Holmes: era delusione.
Quella stessa delusione che avevo sempre provato nei confronti della società ipocrita dalla mentalità chiusa e che mai invece era stata indirizzata al mio amico, per cui riservavo in genere solo ammirazione e rispetto.
“Ammetterai Watson che non sono soltanto io ad esagerare’’ la sua voce si era fatta di nuovo tranquilla e lo vidi avanzare un paio di passi verso di me, scansando la poltrona che ci divideva.
“Forse io reagisco con troppa freddezza e ti prego di volermi scusare ma, come sai, è il mio carattere, però tu sei totalmente sconvolto’’
“Certo che lo sono! E se tu fossi un normale essere umano lo saresti anche tu. Ogni omosessuale di Londra ha tremato almeno una volta alla notizia dell’arresto di Wilde, alcuni hanno fatto le valigie e se ne sono andati, ma tu no… figurati’’ feci un gesto di noncuranza con la mano e, sbuffando, gli diedi le spalle.
“Siamo noi, poveri sciocchi che ci allarmiamo per simili inezie. Hanno solo arrestato un sodomita come noi e potrebbe succederci lo stesso, ma che vuoi che sia? Al massimo passiamo due deliziosi anni nel carcere di Reading ai lavori forzati’’ non riuscii a nascondere la pesante ironia nelle mie parole o forse, non me ne preoccupai proprio.
“Mi stai accusando di essere un insensibile Watson, ma tu non hai idea di quello che ho tentato di fare per Wilde’’ sbuffai e mi rivolsi a lui con sfrontatezza e irriverenza.
“Tu? Ma se non sei neanche venuto al processo, cosa dovresti aver fatto sentiamo? Ti sei limitato ad accusare un uomo e a puntargli il dito contro, proprio tu, che forse sei l’ultimo che può permettersi di criticare!’’ si voltò e fissò il suo sguardo grigio nel mio, guardandomi con un’ intensità tale che fui costretto ad abbassare lo sguardo.
“Lord Queensberry è stato qui’’ disse all’improvviso ed io fui travolto da quella verità a tal punto che mi ritrovai a fissare Holmes stupito, senza afferrare il senso delle sue parole.
“C…Come?’’
“Il padre del giovane Bosie è stato qui. Non te l’ho mai raccontato perché sapevo che la cosa ti avrebbe turbato ma adesso, visto che vengo accusato di insensibilità, mi vedo costretto a confessartelo’’ si sedette sulla poltrona di vimini di fronte al camino e nonostante l’abbigliamento elegante, tirò su le gambe, nella sua tipica posa.
“Tu pensi che io sia stato sempre del tutto insensibile a questa vicenda ma non è affatto così. Tu sei sempre stato molto più sentimentale e altruista fra i due ed è naturale che la tua preoccupazione sia così evidente, ma anche se io non paleso sgomento non significa che non abbia mai pensato alle conseguenze che quest’azione potrebbe avere su di noi.
Ho tentato di aiutare Wilde anche se, alla fine, non sono riuscito nel mio intento. Ma almeno ho tentato e non sopporto che mi accusi del contrario ’’
“Ma cosa c’entra il Marchese di Queensberry?’’ chiesi in preda ad una curiosità divorante.
Tirò una boccata, sollevando volute di fumo e prese a parlare con tono serio, senza guardarmi, mentre la sua sagoma alta e slanciata spiccava nettamente contro le fiamme del camino, riverberando i contorni della sua figura.
“Venne qui un paio di mesi prima del processo…credo fosse Febbraio. C’era appena stato quello scandalo che coinvolgeva Wilde ed il Marchese gli aveva mandato un biglietto aperto al suo club accusandolo di atteggiarsi a sodomita. Quando si presentò qui a Baker Street mi informò di essere appena stato dal suo legale per denunciare Wilde di crimini contro la decenza. Cercava dei detective’’
“Cosa voleva da te, Holmes?’’
“Voleva inchiodare Wilde, coinvolgerlo in un processo penale in grado di condannarlo, e per tale aveva bisogno di prove. Sembrava incredibilmente convinto della colpa di Wilde ed era intenzionato a trovare testimoni e prove che potessero inchiodarlo. Mi chiese di svolgere delle indagini, di seguirlo se necessario e di procurarmi prove e testimoni che ribadissero la sua omosessualità. Watson, quell’uomo è a dir poco disgustoso. Pronunciò delle parole tali che mi fece raccapriccio. Mi sentii profondamento offeso.
Cercai di farlo ragionare, dicendoli che lo avrebbe rovinato, infamandolo, e lui in tutta risposta mi disse che erano esattamente le sue intenzioni. Disse che mi avrebbe pagato profumatamente e mi offrì 800 sterline’’ deglutii a sentire pronunciare una cifra simile.
“Le rifiutai e lui di conseguenza ma ne offrì 1000 e poi 1200. Gli dissi che non mi occupavo di certe cose e che il mio campo si estendeva all’investigazione e alla deduzione. Pedinare era una cosa da volgare detective privato.
Per quanto banale ti possa sembrare questo è stato il contributo che io ho dato, in minima parte: non sono riuscito a fermare i Marchese e a farlo desistere dall’idea ma ci ho provato, pur non potendo espormi in prima persona. Sapevo che Wilde sarebbe andato in prigione, ma non volevo essere io a mandarcelo, così ho rifiutato l’incarico di quell’essere disgustoso e rozzo’’ aveva parlato senza mai voltarsi in mia direzione così fui io a muovermi verso di lui. Mi sedetti sul divano dirimpetto alla sua poltrona e affondai fra i cuscini mentre, finalmente, lo sguardo di Holmes si poggiava sulla mia persona, tentando di valutare la mia reazione.
Trovavo ancora incredibile che John Sholto Douglas, nono Marchese di Queensberry avesse messo piede nei nostri alloggi per richiedere i servigi di Holmes. Anche perché non riuscivo a immaginare la sua reazione se avesse saputo che l’uomo a cui aveva chiesto consulenza era, in realtà, un omosessuale come Wilde.
“Ti chiedo di perdonarmi’’ sicuramente dovevo aver capito male, così alzai lo sguardo e notai che Holmes troneggiava esattamente davanti alla mia figura seduta , tuttavia non mi guardava ma continuava a far vagare lo sguardo per vari angoli della casa, dal ritratto Henry Ward Becheer a quello di Gordon sulla parete opposta, fino a soffermarsi sul suo schedario.
“E di cosa dovrei perdonarti?’’
“Di averti fatto credere di non avere nessun interesse per la questione; l’ho fatto soltanto per evitare di farti stare in apprensione… sapevo che avresti reagito così’’ sorrise beffardo e allontanò la pipa dalle labbra “E adesso che la situazione è stata chiarita, torni a essere ragionevole e vuoi qualcosa di più?’’
“Holmes’’ sibilai mentre sentivo la rabbia riappropriarsi della mia persona “Non devi chiedermi scusa solo per convincermi a venire a teatro. Non ci vengo.’’ Ero ben deciso nella mia scelta e, anche se avevo gradito le inattese scuse di Holmes, non sarebbero bastate a farmi cambiare idea.
Innervosito da quella mia testardaggine -che, rimanga fra me e i lettori, è in realtà piuttosto comune al mio carattere- cominciò a passeggiarmi dinnanzi, andando avanti e indietro come se stesse riflettendo velocemente poi, con uno scatto fulmineo che mi fece sobbalzare, si precipitò alla porta.
“Mrs. Hudson!! Mrs. Hudson!!!” cominciò a chiamare a gran voce la nostra governante, tanto che pochi istanti dopo quella povera donna arrivò tutta trafelata.
“Che succede Mr. Holmes?’’ lui estrasse dal taschino quelli che riconobbi essere biglietti del teatro e glieli porse gentilmente.
“Le piace l’Opera Mrs. Hudson?’’
“Si…’’
“E Mozart?’’
La nostra governante sembrò molto interdetta “ Non lo so Mr. Holmes. Non ho mai assistito a nessuna delle sue opere’’
“Eccellente!!’’ con un gesto teatrale sobbalzò, mostrando un sorriso soddisfatto e raddrizzando la schiena. “Direi che stasera allora è una buona occasione per cominciare ad appassionarsi. Tenga’’
“Che cosa sono?’’ l’espressione di Mrs. Hudson rischiò seriamente di farmi scoppiare a ridere, rendendo così vano, ogni mio tentativo di mostrarmi arrabbiato con Holmes. Arrivai sul serio a soffocare una risata quando Holmes si voltò dalla mia parte e alzò gli occhi al cielo esasperato, prendendo a parlare come se la governante non fosse presente.
“Vedo che stasera avete tutti la seccante tendenza a farmi domande ovvie. Sono biglietti del teatro Mrs. Hudson’’ disse tornando a rivolgere l’attenzione alla nostra paziente governante.
“E perché li da a me?’’
“Ho ritenuto inopportuno gettare al vento 20 sterline ed ho preferito investirli a favore della nostra Mrs. Hudson. Li consideri un regalo di Natale in anticipo, ed ora vada…’’ la riaccompagnò gentilmente alla porta, spintonandola delicatamente verso il corridoio.
“Ma Mr. Holmes, con chi dovrei…?’’
“Arrivederci’’ la salutò con un sorriso posticcio e tremendamente fasullo e le chiuse la porta in faccia, ancor prima di farle terminare la domanda, poi quando fummo di nuovo soli si rivolse a me.
“Soddisfatto adesso?’’
“Per me non fa alcuna differenza; io non sarei venuto ugualmente’’ si avvicinò al divano su cui sedevo, sorridendo e scuotendo leggermente la testa, chiaramente divertito dal mio comportamento, poi si fermò esattamente davanti a me.
“Stasera sei particolarmente capriccioso. In fede mia, questo carattere da donnicciola isterica non ti si addice per niente’’
“Ricordi che io ero arrabbiato con te?’’
“Si… ma ancora per poco mio caro, fidati’’
Sembrava così convinto ed io non volevo dargliela vinta, così ripensai alla nostra discussione di pochi minuti prima, cercando di ripensare a quanto fossi offeso e infastidito e ricercando quella momentanea rabbia e delusione che avevo provato di fronte alla sua freddezza. Holmes si accucciò per essere alla mia altezza e mi guardò negli occhi, improvvisamente serio, mentre la sua mano andava a coprire la mia, poggiata sul bracciolo del divano.
“Capisco che questa notizia ti preoccupa, ma se ti dico di star tranquillo puoi fidarti di me, d’ accordo? Wilde è stato scoperto perché ha ostentato e alla fine ha assecondato i capricci di Bosie, ma io e te non siamo come loro.’’ Le sue mani mi fermarono le braccia premendole contro i braccioli e lui si inginocchiò sul tappeto, facendosi più vicino.
“Non mi piace vederti così turbato da questa cosa, sai che vorrei aiutarti ma non ho la possibilità di farlo. Anche molti mesi fa, durante il processo Wilde, fuori dall’aula di tribunale, sembravi così preoccupato…’’
“Che ne sai? Tu non c’eri!!’’ annullai la vicinanza che si era creata fra noi spingendolo via malamente e in maniera del tutto improvvisa.
“Il fatto che tu non mi abbia notato, non significa che non ci fossi’’ la sua risposta non mi piacque per niente e cominciai davvero a sentirmi in collera con lui.
“Holmes non scherzare. Tu non c’eri’’ proclamai deciso, cercando più che altro di convincere me stesso “ Ti avrei visto ’’
“Tu mi hai visto, solo che non mi hai riconosciuto’’ capii a cosa stava alludendo e scattai in piedi. Il mio gesto era stato tanto repentino e improvviso che Holmes traballò e cadde all’indietro sul pavimento e giuro che se non fossi stato troppo arrabbiato, sicuramente la sua espressione sbalordita e il fatto che fosse seduto scomposto sul tappeto mi avrebbero fatto ridere.
Mi aveva seguito anche il giorno dell’udienza, ricorrendo ad uno dei suoi punti di forza: il travestimento.
“Chi eri?’’ chiesi piuttosto infastidito mentre lui se ne stava ancora riverso sul pavimento.
“Non ricorderesti…’’
“Cercherò di fare uno sforzo di memoria, adesso dimmi chi eri’’ stava cercando di cambiare argomento e la sua voce suonò evasiva ma io non ero intenzionato a lasciar perdere così lo interruppi con tono severo.
“Mi ero travestito, fingendomi un giornalista’’ all’improvviso nella mia mente riprese vita l’immagine di quell’uomo alto e dinoccolato con i baffi sottili e il feltro in testa che se ne stava nascosto dietro il suo taccuino a prendere appunti.
“Eri lui? Quel giornalista odioso?’’ Holmes mi parve molto colpito e si rimise in piedi.
“E’ incredibile che tu ti ricordi ancora di un totale estraneo dopo tanti mesi’’ mi ricordavo perfettamente di quel reporter perchè aveva lasciato in me un bruttissimo ricordo. Mi ricordai della sua voce artificiosa e gracchiante e mi detti dello stupido per non essere riuscito a riconoscervi subito l’inconfondibile timbro di Holmes. L’avevo sentito parlare con il suo collega più giovane, usando parole offensive e volgari nei confronti di Wilde e degli uomini come noi e mi meravigliai che Holmes potesse essere un attore così bravo in grado di impersonare una persona tanto disgustosa.
Ma a quanto pareva il mio amico non smetteva mai di stupirmi, sia con le sue innumerevoli doti che con il suo considerevole numero di difetti.
“Certo che me ne ricordo, suscitò in me sensazioni tanto spiacevoli da desiderare di picchiarlo!’’ obiettai ‘”Anzi… vista la situazione, di picchiarti!’’ lo vidi accennare un sorriso compiaciuto, molto probabilmente soddisfatto che il suo travestimento fosse riuscito a ingannarmi a tal punto.
“Si può sapere perché mi hai seguito di nascosto? Ti avevo detto che andavo al processo, avresti potuto venire con me’’
“Non sono andato al processo per Wilde, ma per te ’’
“Per me?’’
“Si, volevo vedere perché ti stava tanto a cuore questa faccenda; non me l’avresti detto per timore di essere giudicato, così ho trovato consono seguirti e osservarti da lontano, per vedere come ti saresti comportato senza di me, sapendo di non essere controllato’’
La notizia mi lasciò in uno stato di indignazione che non riuscivo a celare. Trovavo inopportuno che Holmes mi seguisse per osservare i miei spostamenti, anche perché sapeva benissimo che sarebbe bastato chiedermelo, ed io gli avrei raccontato qualsiasi cosa. Invece aveva preferito mettersi un paio di baffi finti, dei pinz-nez, alterare la sua fisionomia e seguirmi.
Improvvisamente l’indignazione tornò ad invadermi, facendo crescere il mio disappunto nei confronti di Holmes.
“Quindi mi hai seguito sotto travestimento?’’
“Perché ti stupisci tanto? L’ho fatto altre volte’’ alla sua risposta noncurante risposi con rabbia e stupore del tutto inaspettati.
“L’HAI FATTO ALTRE VOLTE?’’
“Questo forse non avrei dovuto dirtelo’’ Holmes sembrava totalmente disinteressato nonostante io continuassi ad urlargli contro tutta la mia rabbia, e prima che un qualche suo gesto potesse tacitarmi mi trovai a riversargli addosso tutta al mia frustrazione.
“Mi segui… e potrei almeno sapere perché? Dopo tutti questi anni insieme credevo di essermi meritato almeno un po’ della tua fiducia’’
Holmes cominciò a passeggiare su e giù per il salotto, senza apparente motivo e scrollando pigramente le spalle ad ogni mia parola che senza dubbio, alle sue orecchie, risuonava scontata e ovvia.
“Non è questo il punto: alle volte -soprattutto quando non ho niente da fare- mi diverto a seguirti per osservare come ti comporti quando sai di non essere visto da me’’
“Quindi… non ti fidi di me’’ conclusi amaramente io e mi avviai verso la porta , ben deciso ad andarmene e a chiudere qui la conversazione che -sicuramente- sarebbe sfociata in una ancora clamorosa litigata.
“Watson, aspetta!’’ il mio amico si era mosso verso di me e, repentino, mi aveva afferrò un polso; rabbrividii impercettibilmente al suo tocco gelido. Era mia intenzione allontanarmi quanto più possibile da lui, perché sembrava che quella sera Holmes fosse del tutto incapace di comportarsi normalmente e per ora aveva ottenuto il solo risultato di farmi saltare i nervi, ma naturalmente quel mio proposito si dimostrò vano quando mi trovai a pochi centimetri da lui mentre la sua mano stringeva il mio polso.
“Resta’’.
“Non ne ho nessuna intenzione: stasera hai la sola capacità di irritarmi’’ sbottai, mentre mi divincolavo dalla sua stretta ferrea.
“Non andare via, lo sia che ho un carattere particolare… ’’ sembrò addirittura che cercasse di scusarsi.
“Si lo so, e me ne infischio sia del tuo caratteraccio, che della tua maledettissima prosopopea! In meno di mezz’ora sei riuscito nella difficile impresa di offendermi, indispettirmi e irritarmi contemporaneamente quindi non ho intenzione di rimanere un…’’ fui zittito dalla sua bocca sulla mia che prepotente mi smorzò il fiato in gola.
La trovai la cosa più fuori luogo che potesse fare in un momento simile, ma nonostante fossi piuttosto arrabbiato con lui non riuscivo a non sentirmi appagato da quel contatto inatteso e anche quando mi lasciò polso -e avrei potuto tranquillamente spingerlo via- permisi invece alle sue mani di scendermi lungo la schiena, dimenticando il mio disappunto.
“Ti avevo detto che non saresti rimasto arrabbiato a lungo ’’
“Holmes, trovo questo tuo comportamento fuori luogo…’’ ogni mio tentativo di opporre resistenza a quel delizioso assalto fallì miseramente e infatti mi sentii spingere indietro, tanto che fui costretto di indietreggiare di un paio di passi.
Continuavo a ripetermi che avrei dovuto essere arrabbiato con lui, ma per quanto mi riformulassi quella fase nella testa, mi bastava sentire la lingua di Holmes nella mia bocca per dimenticarmi totalmente di quel proposito.
Le sua mani mi artigliarono il gilet, stringendo fra le dita il tessuto e senza rendermene conto mi scontrai con la parete alle mie spalle e Holmes, che intanto si era spostato concentrando la sua attenzione sul lobo del mio orecchio, si sporse appena oltre di me e prese ad armeggiare con qualcosa alle mie spalle.
“Che stai cercando?’’ chiesi mentre la sua lingua ripercorreva la vena pulsante del mio collo, in un’imperiosa scia di baci.
“La maniglia della porta’’ mi resi conto solo in quell’istante che, in effetti, eravamo davanti alla sua camera da letto e non bisognava avere il cervello del mio amico per intuire le sue intenzioni .
“Holmes , che hai intenzione di fare?’’
“Devi farti perdonare per avermi fatto spendere 20 sterline’’
“Ti vorrei ricordare che, fino a neanche 5 minuti fa, io e te stavamo litigando’’
“Amo questo genere di riconciliazioni’’ disse suadente, prendendo a sganciarmi i primi bottoni della camicia e a far scorrere sotto le sue labbra ogni lembo di pelle che scopriva. Cercavo -con scarsi risultati, direi- di opporre resistenza all’impeto di Holmes ma devo dire che, nonostante il precedente litigio che c’era stato, io non desideravo altro che averlo con me per il resto della serata e poter sentire il suo sapore di trinciato in bocca.
Non avevo bisogno d’altro.
“Holmes…’’
“Adesso sei tu, mio caro Watson, a parlare a sproposito ’’ e senza darmi la possibilità di replicare si chiuse la porta alle spalle.
Parte 4