When Everything Feels Like the Movies - 4. Another Story

Mar 07, 2011 16:54

Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean (accenni Sam/Jessica).
Rating: NC17.
Charapter: 4/5.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo Romantico.
Warning: Sesso descrittivo, Slash, Spoiler!.
Words: 4423 (fiumidiparole ).
Summary: Durante una ricognizione di un capanno abbandonato, Dean viene attaccato da qualcosa e si risveglia in un universo in cui sua madre è viva, suo fratello Sam è diventato avvocato e si è sposato, mentre lui - a quanto pare - lavora come vigile del fuoco e vive con Castiel.
Note: Scritta sul prompt 06. “Lasciami entrare” preso dal mio set di syllablesoftime . Il titolo è un verso di “Iris” dei Go Go Dolls, colonna sonora di City of Angels, i cui versi tradotti accompagneranno tutta la fic.
Capitoli precedenti:
1. Another World.
2. Another Life.
3. Another Family.




DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù

When Everything Feels Like the Movies
4. Another Story

E non voglio che il mondo mi veda
Perché non credo che capirebbero
Quando tutto è fatto per rompersi
Voglio solamente che tu sappia chi sono.

Era pomeriggio inoltrato quando Dean si risvegliò e scoprì di aver dormito per più di dodici ore filate. Si trovava in una stanza di motel nemmeno troppo orrida per il canone a cui era abituato e, a vedere la carta da parati insulsa e l’irriconoscibile colore della moquette che virava dal grigio al verde, provò un’inspiegabile sollievo; per quanto orribile, in qualche modo era casa. Una casa reale, materiale.
Provò solo una lieve fitta al petto - proprio lì, appena appena - quando riconobbe il profilo solitario del suo fratellino accanto alla finestra.
«Ehi» lo chiamò blandamente, scoprendo di avere la bocca tanto riarsa da non riuscire quasi a parlare. «Ma che ore sono?» grugnì, arraffando una bottiglietta d’acqua posata sul comodino. La testa gli girò un po’ quando si mise seduto.
Sam fu accanto a lui in un attimo. «Le tre» rispose, sospingendolo di nuovo sui cuscini. «Come ti senti?»
«Come se fossi stato investito da un tram. Ripetutamente» dichiarò, scolando mezzo litro d’acqua in meno di un minuto.
«Devono essere gli effetti postumi dell’incantesimo del Djiin» suppose il minore «Anche la prima volta che sei stato catturato da uno di loro sei stato male per un po’».
«Quindi era proprio un Djiin, dopotutto» borbottò «Cos’è successo esattamente?»
«Dopo che mi hai detto di essere entrato là dentro, non ti sei fatto sentire per più di mezz’ora e ho iniziato a preoccuparmi, specie considerato il fatto che non rispondevi al cellulare. Allora ho preso una macchina e sono venuto a cercarti. Ho trovato te ed una delle ragazze scomparse ancora in vita, poi è apparso il Djiin e abbiamo lottato. L’ho fatto fuori e ho liberato voi due. La ragazza si è ripresa quasi subito, ma tu non volevi saperne di svegliarti» Dean riuscì a leggere sul suo volto solo un’ombra dell’ansia e della frustrazione che Sam doveva aver provato in quel momento, e lo lasciò continuare. «Allora ho fatto l’unica cosa che mi è venuta in mente: ho telefonato a Bobby, ma lui non sapeva come aiutarmi, quindi mi ha suggerito di chiamare Cass, e così ho fatto» finì di spiegare poco dopo.
«E poi?» lo sollecitò il fratello maggiore.
«E poi… non lo so. L’incantesimo avrebbe dovuto spezzarsi con la morte del Djiin, ma tu non riuscivi ad uscirne. Secondo Castiel era perché tu non volevi uscirne. Poi, non so bene cosa abbia fatto, telepatia o una delle sue magie, ma è riuscito a portarti indietro. E dopo sei svenuto di nuovo per la stanchezza e la perdita di sangue, ma mi ha assicurato che saresti stato bene, così ti ho riportato al motel» concluse scrollando le spalle.
«Già, stavo perdendo il senso della realtà, lì dentro. Per un po’ ho quasi creduto che fosse opera di un Trickster o di Gabriel. C’era anche lui nel sogno, a proposito» rivelò Dean.
«Ah, sì?» replicò Sam.
«Già, era il fattorino della pizza» asserì e, dopo qualche secondo di silenzio in cui si scambiarono uno sguardo complice, scoppiarono entrambi a ridere.
«Sembra una cosa da film porno» sghignazzò il fratello.
«Be’… era Gabriel» osservò semplicemente il maggiore.
«Ma com’era lì? Intendo dire: tutto il resto» gli chiese l’altro, tornando serio.
«Era il mondo dei sogni, Sammy. Il mondo dei sogni» sospirò Dean e non aggiunse altro.

*°*°*°*°*

Il giorno dopo stesso si rimisero in viaggio, Sam aveva trovato qualche traccia interessante a Las Vegas e Dean non avrebbe mai potuto dire di no alla città dei vizzi e dell’oro.
In macchina regnava un silenzio pesante, lui non aveva alcuna voglia di chiacchierare, anche se sentiva ogni tanto lo sguardo del fratello su di sé. Fortunatamente Sammy non gli chiese nulla, sembrava aver capito da solo che se avesse voluto parlargli di ciò che aveva vissuto lo avrebbe già fatto.
Forse credeva che, una volta pronto, si sarebbe aperto, ma lui era certo che non lo sarebbe stato né ora né mai. Non solo perché in quella fottuta dimensione onirica si era scopato più volte il loro angelo custode, ma anche perché non sapeva come dirgli che aveva visto sua moglie e suo figlio, la famiglia che Sammy aveva sempre desiderato e che non gli sarebbe mai stata concessa, perché la donna con cui costruirla gli era stata strappata via. Era qualcosa che, semplicemente, Dean doveva tenere per sé.
Si fermarono in una stazione di servizio verso l’ora di pranzo e lui si rifugiò nell’aria ristorazione per comprare più schifezze possibili, mentre suo fratello minore faceva benzina. Stava dando un’occhiata veloce ai CD di musica rock quando, nello stand dei DVD a fianco, un vecchio film attirò la sua attenzione: City of Angels.
Senza pensarci coscientemente e senza nemmeno guardare il prezzo, lo mise tra le cose da pagare e, prima di raggiungere Sam, lo nascose all’interno della giacca. Non gli diede una seconda occhiata fino a quella sera, quando arrivarono alla loro meta e presero una stanza in un altro motel.
«Ehi, Sammy, fammi un favore: esci per qualche ora. Vorrei stare da solo» gli chiese senza tanti fronzoli.
Lui parve sul punto di discutere, ma poi si limitò a prendere le chiavi della macchina e ad uscire. «Mi trovi al pub che abbiamo visto a mezzo miglio da qui, se hai bisogno di me» replicò soltanto, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Dean aspettò di sentire il familiare rumore del motore dell’Impala che si allontanava, prima di tirare fuori il suo acquisto e lasciarsi cadere seduto su uno dei due letti. Prese un respiro profondo, sfregandosi nervosamente la nuca, poi chiuse gli occhi.
«Castiel…» chiamò a mezza voce «Hai un po’ di tempo per me?»
Quasi subito sentì un familiare fruscio d’ali. «Ciao, Dean. Sono felice di vedere che stai bene» lo salutò l’angelo. Trench beige, cravatta storta, completo spiegazzato, capelli arruffati… Tutto al suo posto.
Lui trattenne il fiato, fino a quel momento non si era reso conto di quanto avesse atteso quell’incontro. Si schiarì la voce con nervosismo. «Io… vorrei mostrarti una cosa. Hai un paio d’ore libere?» domandò.
Cass inclinò il capo, corrugando la fronte con quell’espressione innocente che a lui, sorprendentemente, era mancata da morire. Sembrò studiarlo con attenzione e arrivare alla più improbabile  e vera delle conclusioni: «Si tratta di qualcosa d’importante per te, vero?»
Non aspettò risposta, non era una vera domanda, si limitò a sedersi accanto a Dean, quando questi gli fece cenno, e attese.
«Devo spiegarti giusto una cosa, prima» esordì lui. «Sai cos’è un film?» domandò.
«Una di quelle consecuzioni d’immagini che appaiono lì» indicò il televisore della stanza.
«Esatto, prima che te lo faccia vedere, però, è necessario che tu capisca una cosa: non tutto quello che passa alla TV è vero. Alcune cose, come i telegiornali o i documentari, sì; i film come questo, però, no. Tutto quello che vedrai qui,» sventolò la custodia del DVD «è un’invenzione, una storia creata dagli umani per intrattenere il pubblico» lo istruì.
«Perché vuoi che lo veda, allora?» replicò l’angelo perplesso.
«Lo capirai dopo» rispose spiccio, alzandosi per inserire il compact disk nel lettore DVD. Mise in play, poi tornò a distendersi sul letto.
Mentre iniziavano i titoli d’apertura, osservò Castiel, ancora fermo nella posa rigida in cui si era seduto, e sorrise. Con uno sbuffo divertito lo afferrò per una manica del cappotto e lo tirò accanto a sé, vicino alla testiera del letto contro cui lui si era già appoggiato.
«Mettiti comodo» lo incitò «Durerà un bel po’».
Castiel guardava il film con la serietà di uno studente modello alle prese con una ricerca particolarmente difficile, lo sguardo fisso - quasi non sbatteva le palpebre! - e le sopracciglia leggermente corrugate per la concentrazione. Dean, invece, non lo stava seguendo più di tanto, d’altronde l’aveva visto già due volte e non era di sicuro tra i suoi preferiti. Era più interessato ad osservare lui e gli impercettibili cambiamenti che avvenivano sul suo viso.
Aveva un profilo perfetto, regolare e virile come le statue dei grandi artisti del rinascimento italiano - in particolare il suo cipiglio gli ricordò quello del David di Michelangelo, che aveva visto una volta s’un libro quand’era ragazzo - ma ingentilito dalla profondità dei suoi occhi, che sapevano esprimere una compassione ed una magnanimità che mai nessun pittore sarebbe riuscito a ritrarre.
Nicolas Cage stava recitando una battuta particolarmente significativa: «Avrei preferito avere un solo respiro dei suoi capelli, un solo bacio delle sue labbra, un solo tocco delle sue mani piuttosto che restare un’eternità senza» E, in quel momento, successe.
Castiel si voltò verso di lui. Lo fissò in un modo che… non c’era verso di descriverlo. Dean sentì il proprio cuore fermarsi per una manciata di respiri e poi saltargli su in gola, al punto che lo percepì quasi battere sulla propria lingua. Ma durò solo un attimo, quello dopo l’angelo aveva già ripreso a guardare lo schermo.
Infine i titoli di coda cominciarono a scorrere ed il cacciatore spense la TV. Per qualche secondo regnò il completo silenzio, mentre Cass ancora fissava lo schermo spento, poi questi asserì: «Ho capito cosa intendevi: non c’è nessun angelo addetto al ruolo di questo Seth, quello è compito dei Mietitori, e di sicuro non ci basta buttarci da un palazzo per perdere la grazia. E non abbiamo meeting al tramonto». Se si fosse trattato di qualunque altro angelo, Dean l’avrebbe presa come una battuta, ma trattandosi di lui capì che era semplicemente una constatazione.
Scosse il capo rassegnato, pronto a spiegargli che non era quello in punto, quando Castiel riprese a parlare, voltandosi a guardarlo: «È questo che vorresti?» gli domandò, perché era ingenuo, non stupido.
Era serio, inespressivo, così tanto che Dean si sentì come un bambino che ha scritto qualcosa di eccessivo nella letterina a Babbo Natale e ora debba vedersi spiegare che è impossibile. «Io… no» ammise, perché non era un tale egoista da pretendere che il suo angelo cadesse di nuovo.
«Ho visto il tuo sogno, Dean» rivelò Castiel, pietrificandolo come faceva tutte le volte che gli sbatteva in faccia la verità nuda e cruda. Lui alzò la testa di scatto, quasi spaventato, prima che l’angelo aggiungesse: «Solo degli stralci, mentre tentavo di mettermi in contatto con la tua parte più profonda, ma ho visto a sufficienza».
«Era solo un sogno, Cass» si ritrovò in dovere di dire, perché all’improvviso aveva notato una cosa: Castiel si stava sforzando d’essere impassibile, ma era diverso dal solito, c’era come una nota storta e tremante nella sua voce sempre ferma e un’ombra nel blu dei suoi occhi che… gli ricordò l’espressione di completo terrore che aveva avuto la prima e unica volta che lo aveva accompagnato in un bordello.
«Ma è il tuo desiderio più profondo» lo contraddisse lui.
«Il fatto che lo desideri, non vuol dire che non sia consapevole che è impossibile» chiarì con durezza, perché non era davvero un bambino capriccioso.
«Allora perché mi hai mostrato… questo?» chiese il suo angelo e ora non poteva sbagliarsi, c’erano autentica perplessità e timore nel suo sguardo, così tanto che lo fecero quasi sentire in colpa.
«Perché…» iniziò, ma s’interruppe. Già, perché? Cosa sperava di ottenere? Di sicuro non voleva che Castiel diventasse umano, sarebbe stato disastroso per lui, ne aveva già avuto un accenno in quell’anteprima di futuro mostratagli da Zhacariah due anni prima. Ma allora cosa? «Per avere… un’occasione, forse. Non lo so» ammise. Voleva solo che Cass sapesse e magari scoprire se esisteva una possibilità, ma non sarebbe mai riuscito a spiegarglielo a parole. Per questo aveva comprato il DVD; aveva pensato che il suo angelo e quello del film fossero in qualche modo simili, non aveva mai dimenticato che Castiel aveva detto di essere caduto ed essersi ribellato per lui.
«Le emozioni umane sono… corrosive» mormorò Cass. Si guardava le mani come se non le riconoscesse. «Sono estranee per noi angeli, troppo viscerali, troppo intense, ma io ho già perso la grazia una volta e… anche se Dio ha ripristinato i miei poteri, quando inizi a provarle, non c’è modo di smettere di sentirle» confessò, incontrando finalmente i suoi occhi, ed improvvisamente Dean capì. Tutta quella paura, quella fragilità… stava perdendo la propria sicurezza, non sapeva cosa fare, proprio come la prima volta che era stato sul punto cadere.
Istintivamente, si tese un po’ verso di lui, senza avere ancora il coraggio di toccarlo.
«Ti eri… innamorato di quell’uomo? Quello che mi somigliava, o che somigliava a questo tramite?» gli domandò Cass titubante.
«No» rispose sincero Dean. Quello non era il suo Castiel e non gli importava se lui non avrebbe mai capito le sue battute, o giocato con l’acqua ed il detersivo, o lottato con lui per il possesso del telecomando, o mangiato in un fastfood… Il suo Castiel era un soldato, lo proteggeva ed era disposto a tutto per lui. «Non ti somigliava abbastanza».
«Non posso abbandonare il Paradiso, anche se mi sono già ribellato, non adesso o Raphael potrebbe…» soffiò con urgenza il suo angelo.
«Lo so» lo rassicurò il ragazzo, posando una mano sulla nuca e finalmente lo attirò a sé per baciarlo, come aveva desiderato fin dal primo momento in cui era apparso.
Castiel tremava, le sue labbra erano mille volte più morbide di quanto avesse mai immaginato - o sperimentato, o sognato - ed i suoi capelli sembravano davvero piume tra le sue dita. Per qualche attimo rimase immobile, poi si spinse su di lui con la stessa audacia con la quale aveva baciato quella puttana di Meg - e se solo ci avesse provato ancora, Dean li avrebbe fatti a pezzi, entrambi - schiacciandolo contro la testiera del letto. Lui lo lasciò fare, stringendolo ancora di più contro di sé, finché non fu tanto pressato tra il suo corpo e la sponda in legno da non riuscire quasi a respirare, ma seppure avesse rischiato di soffocare e finire di nuovo all’Inferno, non si sarebbe fermato.
«Levati questo affare» ansimò, strattonandogli il trench beige per strapparglielo di dosso, poi gli sciolse la cravatta già allentata e storta, e si avventò sul suo collo. L’angelo si aggrappò alle sue spalle come se gli avesse fatto male, tanto che - dopo un attimo - lui si scostò stranito.
«Più… più piano» mormorò Cass sopraffatto; solo allora Dean si rese conto di quanto per lui dovesse essere incredibile: non solo non aveva familiarità con le emozioni e le sensazioni umane, che sicuramente al momento lo stavano aggredendo tutte insieme, ma era la primissima volta che sperimentava tanta intimità con chiunque, umano o no.
«Okay» convenne il cacciatore, cercando di darsi una calmata. Riprese a spogliarlo più lentamente, costringendosi a sfilare ogni dannato bottone dalla rispettiva asola, sotto il suo sguardo attento, e gli morse piano il mento con fare giocoso, percependo contro la lingua un velo ruvido di barba.
Contraddicendo le sue stesse parole, Castiel cercò con impazienza la sua bocca, finendo di liberarsi della camicia ormai aperta, per poi portare le mani ad incorniciargli il viso. Dean lo lasciò muovere come preferiva, assecondando i suoi tempi ed i suoi gesti. Si sfilò la maglietta con un movimento fluido quando l’altro cominciò a fissarla come se fosse un fastidioso intralcio che non sapeva come evitare, e rabbrividì quando i suoi palmi si sovrapposero alle impronte bruciate che aveva sulle spalle, tornate finalmente al suo posto.
Vedendo che non sapeva cosa fare, il ragazzo prese le sue mani e le fece scivolare sul proprio petto, guidando i suoi movimenti, mostrandogli dove insistere e dove invece passare solo di sfuggita. Una pressione più forte sui capezzoli turgidi, una carezza poco più che velata sulle costole dove soffriva un po’ il solletico, una presa salda sui fianchi... Cass eseguiva tutti quei gesti con la concentrazione affascinata di un archeologo, toccandolo con autentica reverenza. In vita sua, Dean non si era mai sentito tanto al centro dell’attenzione, di solito lui era quello che le dava, non che le riceveva.
Di sua iniziativa, l’angelo aggiunse la bocca alle mani, replicando gli stessi percorsi e registrando ogni suo cenno di gradimento. Quando arrivò con le labbra in prossimità della sua cintura, alzò lo sguardo incerto come a chiedergli il permesso, prima di continuare.
«Non fermarti» lo incitò Dean. Un breve ricordo del servizietto fattogli dalla sua copia onirica gli attraversò la mente e lui lo scacciò subito, certe cose accadevano - per l’appunto - solo nei sogni, ma fu sufficiente ad impennare ancora di più la sua eccitazione.
Castiel gli slacciò i pantaloni e li fece scivolare lungo le sue gambe, insieme ai boxer, e lui rimase col fiato spezzato quando riprese ad usare le mani e la bocca, ma stavolta sul suo sesso, con beata innocenza, non rendendosi nemmeno conto di quanto fosse erotico e perverso tutto quello.
«Cristo!» gli sfuggì e perfino in quel momento l’angelo riuscì scrutarlo intensamente in un modo che sembrava proprio dire “Porta rispetto”. Il cacciatore come al solito lo ignorò e, piuttosto che curarsene, gettò la testa indietro, soccombendo a quelle attenzioni. Non era bravo come nel suo sogno, ma - diamine - il solo fatto che fosse Castiel, il suo Castiel, a fargli quello, bastava a mandarlo fuori di testa.
«Se… se continui così, non durerò ancora per molto» ammise, cercando di fermarlo.
«Non è proprio questo che vuoi?» replicò lui perplesso, alzando brevemente il capo.
«Non da solo» obbiettò Dean, prendendolo per le spalle per tirarlo di nuovo su di sé, a portata di bacio.
L’angelo sibilò quando il ragazzo sfregò una gamba tra le sue, con una pressione perfetta. «Da fastidio» confessò.
«Lo credo bene» rispose l’altro divertito, osservando il cavallo dei suoi pantaloni dolorosamente stretto attorno ad un evidente rigonfiamento. Si affrettò a liberarlo da quella costrizione, strappandogli un sospiro sollevato, e portò subito una mano al suo membro, facendogli spalancare la bocca in un ansito secco per il piacere improvviso. «Bello, eh?» sogghignò come un gatto, mentre lo masturbava con decisione e Cass si aggrappò di nuovo a lui come se fosse troppo, ma stavolta il ragazzo non si fermò.
«Dean…» ansimò Castiel, in modo così sexy che gli fece rizzare i capelli sulla nuca.
Dio, non era abbastanza, voleva sentirlo di più, molto di più. «Ti voglio dentro di me» gli sussurrò all’orecchio, spinto da un impulso che, un attimo dopo, lui stesso considerò suicida. Non era mai stato passivo nemmeno nel suo sogno e l’angelo era tanto alle prime armi da rischiare di fargli male sul serio, ma - che diavolo! - se doveva guidarlo a scoprire i piaceri del sesso, l’avrebbe fatto come si deve, facendolo scopare come un uomo; per riprendersi il suo ruolo dominante Dean avrebbe avuto tempo.
«Sei sicuro?» gli domandò Cass, come se percepisse le sue incertezze.
«Non potrei mai fare questa cosa con nessun altro» ammise lui, sottintendendo chiaramente che l’idea non gli faceva fare i salti di gioia, ma che con lui andava bene.
«Non voglio fare qualcosa che ti metta a disagio» Il suo angelo cercò di scostarsi, ma il ragazzo lo trattenne.
«Sono io che te lo sto chiedendo» gli fece presente. Lo baciò ancora, mostrandogli chiaramente quanto era deciso a farlo, poi si sporse verso la propria sacca, poggiata ai piedi del letto, in cui teneva ciò che gli serviva. «Prima lezione,» cominciò prendendo un preservativo ed un tubetto di lubrificante «devi fare sempre sesso sicuro».
Castiel lo osservò con attenzione mentre lui strappava tra i denti l’involucro, con l’aria maliziosa e consumata di chi l’ha fatto milioni di volte, e seguì i suoi gesti quando glielo srotolò addosso. Poi il ragazzo soppesò il tubetto con una certa indecisione e lui inclinò il capo di lato, in una muta domanda.
«Apri la mano» ordinò Dean, spremendogli una generosa dose di gel sulle dita quando il compagno eseguì. «Questo serve per… facilitare le cose» s’interruppe, perché davvero ci voleva del coraggio per spiegargli quello che avrebbe dovuto fare adesso. Cercò di trovare le parole per dirlo nel modo meno imbarazzante possibile, ma con sua sorpresa Cass intervenne.
Gli posò un bacio sulle labbra prima di accennargli un sorriso. «Penso di poter indovinare il resto» concluse per lui e Dean non stava arrossendo - assolutamente no! - lui non arrossiva mai.
Castiel si spinse ancora su di lui per farlo stendere di nuovo e catturò la sua bocca in un bacio lento e sensuale, distraendolo mentre iniziava a prepararlo. Era una delle esperienze più fastidiose che Dean avesse mai provato, ma non fu dolorosa, soprattutto grazie al fatto che l’angelo ebbe davvero una pazienza divina nel trattenersi e fare tutto il più piano possibile, con tutta l’attenzione di cui era capace, tanto che per il ragazzo cominciò ad essere un’autentica tortura.
«Hai… hai intenzione di continuare a giocare o ti… decidi a fare sul serio?» sbottò con il fiato spezzato e finalmente il compagno sfilò le dita e si sistemò tra le sue gambe.
Non parlò, si limitò ad incatenare i suoi occhi, rivolgendogli lo sguardo più intenso e solenne che Dean gli avesse mai visto, mentre si spingeva poco a poco dentro di lui, facendosi spazio un centimetro dopo l’altro, finché lui non s’irrigidì sibilando per il dolore.
«Shhh… rilassati» sussurrò Cass, passandogli una mano gentile sulla fronte e il cacciatore sentì effettivamente una dolce quiete invaderlo e distendere il proprio corpo.
«Mi hai… mi hai fatto uno dei tuoi cazzo di abracadabra angelici» ringhiò e il tono gli venne fuori molto meno velenoso di quanto avrebbe voluto.
«No, non ho fatto niente» rispose l’altro sorridendo appena e affondando in lui ancora un po’.
«Bugiardo» ansimò Dean artigliando le lenzuola «Mi hai fatto qualcosa». Dio, non poteva essere così fantastico, non così presto.
«Ti ho mai mentito?» replicò serio, trapassandolo con quegli occhi enormi e sinceri.
Il ragazzo gemette il suo nome, ancorandosi a lui ed incitandolo a spingere più forte e l’angelo lo accontento, nascondendo il viso tra i suoi capelli e accelerando il ritmo.
Se in passato Dean avesse dovuto immaginare Castiel durante il sesso, avrebbe scommesso sul fatto che avesse una resistenza ridicola, vista la scarsa esperienza, invece si rivelò tutt’altro, raggiungendo un livello che lui aveva ottenuto solo in anni e anni di attività.
“Dannato angelo sfigato” pensò tra sé. «Ti stai trattenendo?» lo provocò, ma davvero non si aspettava di ricevere l’occhiata colpevole che lui gli indirizzò. «E davvero così?» ansò strabuzzando gli occhi; diamine, a lui sembrava che ci stessero già andando piuttosto forte!
«Non voglio farti male» ammise il compagno e solo allora Dean si ricordò che la persona tra le sue braccia avrebbe effettivamente potuto frantumargli le ossa, se solo l’avesse stretto troppo forte. Cristo, doveva essere davvero difficile per lui.
«Lasciti andare» lo incitò serrando la mascella con decisione.
«No…» mormorò l’angelo.
«Posso sopportarlo» gli assicurò.
Cass scosse il capo, ma cominciò davvero a muoversi con più forza e più rapidità, forse non riuscendo davvero più a resistere. Dean si aggrappò a lui, gettando indietro il capo quando arrivò così a fondo da toccare un punto che lo mandò completamente fuori di testa. Dopo appena qualche minuto, una leggera luminescenza cominciò a diffondersi nella stanza, provenendo proprio dal corpo sopra il suo e lui continuò ad osservarlo affascinato, finché non fu lo stesso Castiel a coprirgli gli occhi con una mano.
«Scusa» lo sentì bisbigliare e gli parve quasi che ci fosse un lieve ronzio nella sua voce roca. Poi sentì l’altro palmo posarsi sopra l’impronto bruciata sulla sua spalla e all’improvviso il piacere salì, salì, salì, come acqua che - trovandosi il passaggio bloccato dalle rocce - scava la propria strada verso l’alto, finché non tracimò e Dean stava venendo, e sentì qualcosa di non troppo lontano esplodere ed un corpo pesante accasciarsi su di lui.
Il buio calò nella stanza e, quando riaprì gli occhi, scoprì che la causa non era l’angelo che aveva smesso di brillare. Lo scoppio che gli era parso di sentire prima era il lampadario della camera che andava in pezzi, e fortuna che le finestre erano ancora al loro posto.
«Wow!» sospirò lì per lì; il pensiero seguente fu “E questa come la spiego a Sam?”
«Lo rimetterò a posto» promise Cass, riemergendo dal rifugio che aveva trovato nella sua spalla, ma lui non gli badò più di tanto, perché dopo averlo visto aveva smesso di pensare.
Aveva le labbra tumide e le guance accese di un rosso vivido e, Dio!, i tipici capelli da letto, mentre i suoi occhi blu sembravano liquidi, tanto erano languidi. Per il resto sembrava fresco e riposato, come se non avesse sudato nemmeno la metà di quanto aveva fatto lui. Se non avesse appena avuto un orgasmo spettacolare, Dean sarebbe potuto venire benissimo così, soltanto guardandolo.
«Stai bene?»gli domandò il compagno, vedendolo tanto imbambolato.
«Sì, sono solo stanco. Ricordi quel discorso sui bisogni di noi umani? Be’, alla maggior parte degli uomini piace dormire dopo il sesso. Per noi è piuttosto sfiancante» gli spiegò ironico.
Castiel non replicò, ma parve non sapere cosa fare, guardò titubante verso l’alto, come se vedesse oltre il soffitto macchiato d’umidità, poi verso la porta chiusa della camera, e infine di nuovo il letto dove erano stesi.
«Devi andare?» domandò Dean.
«No» rispose semplicemente lui, poi aggiunse «Tra quanto torna Sam?»
«Che ore sono?» replicò il ragazzo, avendo completamente perso la cognizione del tempo.
«Le dieci, undici minuti e trentaquattro secondi» rispose servizievole il suo angelo.
«Sei meglio di un Rolex» considerò il cacciatore, inarcando un sopracciglio. «Penso che mio fratello starà fuori almeno fino a mezzanotte, gli ho chiesto di levarsi dai piedi e rientrerà il più tardi possibile» concluse, ritornando al vero oggetto della discussione.
Di nuovo Cass non rispose, abbassando lo sguardo incerto e Dean sbuffò rassegnato. «Sei proprio un disastro» lo apostrofò blandamente «Avanti, vieni qui» lo incitò, stendendo un braccio per fargli posto sul proprio petto. Con circospezione, come se avesse ancora paura di sbagliare, lui gli si stese accanto, posando di nuovo la testa sulla sua spalla, caldo e tranquillo. Socchiuse gli occhi, concentrato, ed il ragazzo ebbe l’impressione che stesse ascoltando il battito del suo cuore.
«Cosa succederà ora?» gli domandò accarezzandogli distrattamente i capelli.
«Dormi, se vuoi» rispose l’angelo «andrò via prima che torni Sam» gli assicurò.
«Mi riferivo alla nostra situazione, non a questo momento specifico» chiarì Dean alzando gli occhi al cielo. Non sapeva nemmeno se per Castiel fosse stato un piacevole diversivo destinato a concludersi lì o qualcosa di più; strano, ma stavolta l’idea di essere la storia di una notte non gli piaceva affatto.
«Siamo in guerra, lassù. Non posso fare quello che desidero. Sto cercando di tenere unita la mia fazione, Dean, e devo vedermela con un arcangelo» gli ricordò lui ed il cacciatore non volle saperne di sentirsi in colpa per aver pensato a sé stesso, uno volta tanto.
«Senti, lo so, lo capisco. Puoi… puoi almeno farti vivo quando hai un po’ di tempo? E non solo perché c’è qualche casino da sistemare qui sulla Terra» propose.
«Sì» rispose il suo angelo, conciso come sempre, ma sincero.
«Cerca solo di non farti ammazzare, okay? Non potrei proprio perdonartelo» concluse Dean, tirandogli le ciocche sulla nuca per fargli alzare il capo ed impossessandosi delle sue labbra.

Capitolo sucessivo: 5. Another Ending.

Potete trovarlo anche su:
EFP;
Fire&Blade;

long: wn everything feels lik the movies, serie: iris (mr gennaio 'verse), syllablesoftime: set sfuso, supernatural

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