I Was a Stranger you Took me In - Prologo

Nov 24, 2011 08:10

Titolo: I Was a Stranger you Took me In
Fandom: Supernatural.
Pairing: future!Castiel/future!Dean, Lucifer, Chuck + comparse varie sul finale.
Rating: NC17.
Charapter: 0/5.
Beta: koorime_yu & waferkya.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: Missing Moment 5x04 - The End, Possibile OOC, Sesso descrittivo, Slash.
Words: 1202/26043 (fiumidiparole).
Summary: Anno 2014; Dean è morto, Castiel è in fin di vita e non vuole altro che raggiungerlo, e Lucifer comincia a rendersi conto che il gioco che ha intrapreso non vale la candela. Quindi il Diavolo propone un patto al suo fratellino caduto: una seconda possibilità per lui e Dean, ma il cacciatore non ricorderà nulla, nemmeno il proprio nome. Così si ritroveranno su un’isoletta dei tropici senza nome, perché la formula due cuori e una capanna non tramonta mai.
Note: Il titolo della fic è una strofa di “Miracle Drug” degli U2.
Note importantissime: Mi raccomando, prima di iniziare a leggere, andate QUI e scaricate il BELLISSIMO - sì, ommiodio è PERFETTO - fanmix che arial86 ha creato per questa storia ed ascoltatelo durante la lettura, perché l’aMMMore ♥

DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù

I Was a Stranger you Took me In
Prologo

L’odore dei fiori era intossicante, gli dava la nausea. O forse non era quello; era ferito, stava perdendo molto sangue, lo sentiva spandersi sulla maglietta, appiccicandogliela al costato come una seconda pelle, fradicia, irritante. Ma non importava, all’improvviso il dolore sordo si smorzò, perse rilievo, perché quando raggiunse quel giardino straordinariamente bello, Lucifer stava guardando il corpo di Dean, riverso a terra. Una rosa rossa in mano e l’abito elegantissimo immacolato. Perfino le scarpe bianche non avevano tracce di terriccio. E quel corpo ai suoi piedi era immobile, troppo immobile.
Castiel si lasciò cadere in ginocchio tra l’erba umida e si tirò Dean in grembo, sordo alla presenza del Diavolo. Non gli interessava. Era finita. Dean - Dean che aveva gli occhi spalancati sul vuoto e la pelle ancora calda - era morto. Aveva fallito.
Sentì qualcosa dentro di sé, forse l’ultimo barlume dell’angelo che era stato, seppellito sotto strati e strati di sensazioni umane, alcool e droghe, spezzarsi.
Dean era morto.
Morto.
Dean. Forse lo disse ad alta voce, perché non riusciva a pensare ad altro, la sua testa era piena - satura - di quel nome, non c’era nient’altro, se non le sue iridi verdi che lo fissavano senza vederlo davvero, il suo corpo senza vita, solcato da troppe cicatrici per la sua giovane età, il suo petto immobile sotto il palmo della sua mano. Gli tolse un’ombra di terriccio da una guancia, gli sfiorò le labbra socchiuse ed esangui; le labbra di Dean.
Dean che era cambiato e a cui non importava più molto di lui, che non si era mai intenerito davanti alla sua caduta e non gli aveva mai scontato nulla, ma non si era mai arreso.
Dean che era stato forte per entrambi, anche quando era così chiaro che avrebbe soltanto voluto rannicchiarsi in un angolo a piangere.
Dean che si era sacrificato per il mondo, per tutti loro.
Una mano pallida e curata scese misericordiosamente a chiudergli le palpebre, nascondendolo alla sua vista.
«Mi dispiace, fratello» Lucifer si accovacciò di fronte a lui e poggiò la rosa sul torace di Dean, ma fu su Castiel che posò gli occhi verdi di Sam Winchester, gemelli di quelli che aveva appena chiuso per sempre, e le sue parole vuote.
«Sammy sta piangendo la sua perdita, lì dentro?» gli domandò Castiel, sfibrato, senza riuscire a suonare pungente come avrebbe voluto. C’era una risata incastrata nella sua gola, una risata isterica, folle, affranta, acuminata come pezzi di vetro, i cocci di quel qualcosa che era andato in frantumi. Sentiva che avrebbe potuto iniziare a ridere e ridere e ridere, senza fermarsi più, fino a morire per lo sforzo, perché non sapeva piangere.
«Sì» ammise l’angelo, sfiorandosi il petto.
Parlare con Lucifer in quel corpo era grottesco, i suoi gesti non avrebbero dovuto avere quell’eleganza, Sam non era mai stato così armonioso con quelle gambe troppo lunghe e quelle braccia troppo pesanti. Se era terrificante per lui - uno strazio - poteva solo immaginare come doveva essere stato per Dean.
«Ha esitato, per questo non c’è riuscito, vero?»
«No, Castiel. Non c’è riuscito semplicemente perché non poteva funzionare» spiegò il Diavolo, indicandogli il foro della pallottola sul proprio abito candido, simile ad un fiore all’occhiello - un fiore di sangue. Il tono era gentile, pieno di pietà, dava alla voce di Sam una nota quasi paterna. «Mi dispiace per te» ripeté.
«Uccidimi, allora» lo pregò Castiel, la bocca solleticata da quella risata - vetro, erano pezzi di vetro - stringendo di più Dean a sé. «Sarebbe un atto di misericordia, da parte tua». Altrimenti sarebbe rimasto lì, abbracciato a quel corpo che diventava sempre più freddo, fino a quando non si sarebbe del tutto dissanguato.
«Lo riporterei in vita per te, sai, se non fosse quest’uomo. Dean Winchester è stato una spina nel fianco per troppo tempo» gli rivelò Lucifer.
Se fosse stato un altro uomo, non gli sarebbe importato, pensò Castiel con lucida chiarezza - anche troppo lucida, non voleva essere così lucido. «Perché?» domandò invece.
«Siamo gli ultimi rimasti, Castiel» gli ricordò.
«Dove sono andati gli altri angeli?» gli domandò lui, non molto interessato in realtà. Nulla aveva più importanza.
Lucifer scrollò le spalle in maniera molto umana. «Via» rispose, semplicemente. «Attraverso il tempo e le dimensioni, suppongo. Dopo la morte di Michael, hanno perso interesse».
E finalmente la risata scoppiò, solo un accenno, ma venne fuori, in modo secco, brusco. Castiel rise senza gioia. «Hanno perso coraggio, vuoi dire». Vigliacchi.
«Sì, immagino che possiamo vederla anche così» il Diavolo gli rivolse un piccolo sorriso complice. Vestiva quel tramite con molta più naturalezza di quanto lui avesse mai fatto quando aveva ancora la propria Grazia, come in spregio alla complessa macchina di arterie, ossa e carne che erano i minuscoli corpi umani. Sono semplici, sembrava dire con i suoi modi, non c’è nulla di speciale.
«Uccidimi. Non ho più alcuna ragione per stare qui» replicò, stanco di tutto - di quella farsa, di vivere - riportando lo sguardo sul volto di Dean.
Lucifer corrugò la fronte, accigliandosi come se davvero gli importasse. «Andrai all’Inferno, Castiel. Le porte del Paradiso sono chiuse per i disertori» gli rammentò.
«Non m’interessa. Probabilmente anche Dean è lì» considerò lui. Il suo posto era accanto a Dean, anche se lui non lo voleva, anche se non gli importava, anche se lo avrebbe gettato via. Finché quel posto restava vuoto, era suo.
«Fedele anche dopo la fine. Non mi piace il modo in cui ti sei ridotto per questo umano, fratello. Però ti ammiro. La tua tenacia è degna di stima, avrebbero dovuto esserci più angeli come te, in Cielo» considerò l’altro. «Ma non lo farò» asserì tuttavia, rialzandosi in piedi risoluto. «Presto questo mondo tornerà ad essere il giardino lussureggiante che nostro Padre aveva creato, e voglio che tu ne faccia parte» spiegò, con voce ispirata.
Erano gli umani la vera opera d’arte di Dio, ma Castiel non aveva voglia di discutere con lui di questo. «Non sono interessato» rispose semplicemente.
«Nemmeno se ti restituissi Dean?» domandò Lucifer, poggiando di nuovo un ginocchio a terra, per essere alla stessa altezza del suo sguardo. «Sareste tra i pochissimi, forse gli unici, che lascerei in vita».
«Smettila» lo pregò Castiel. Quelle parole facevano troppo male.
«Lo farei per te. E per Sam. Ma Dean sarebbe diverso» lo avvertì poi il Diavolo.
«Come?» chiese Castiel, suo malgrado.
«Non ricorderebbe nulla. Non saprebbe nemmeno chi è. O chi tu sia» rispose serio.
E lui sorrise amaramente. «Non lo faresti per me, o per Sam. Lo faresti per te stesso» replicò. «Ti sei appena reso conto che un mondo vuoto non ha alcuna utilità. Non t’interessa essere adorato dai demoni, e Dean ti ricorda Michael. Avrebbe dovuto essere la sua Spada, erano molto simili».
Per la prima volta, gli occhi di Lucifer si adombrarono. Scostò gentilmente alcuni capelli dalla fronte di Dean, contemplandolo. «Sì, avrebbe dovuto essere il suo tramite, così Michael sarebbe stato più forte» ammise. «Non c’è mai stato spazio per noi, non era Destino. Ma forse potrebbe esserci per voi, fratello» concluse, riportando gli occhi nei suoi e Castiel li chiuse, sconfitto.
Quale spazio? Non avrebbe mai avuto più spazio del poco che Dean gli aveva concesso, lui non lo voleva.
«Fallo» rispose.
Malgrado tutto, malgrado a Dean non interessasse e l’avesse mandato al macello, meritava una nuova vita, una nuova occasione, anche se non avrebbe saputo nulla di lui.

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