DATI
Titolo: Ame
Capitolo:
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9 - 10
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale
Pairing: Aiba Masaki x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Era sempre stato molto affezionato alla sua famiglia. Certo, la sua vita era divertente, piena e soddisfacente, i suoi amici erano sempre con lui, i fan e chi collaborava con lui lo rispettavano, ma tutte le volte che era possibile tornava. Poi una serata con amici di famiglia lo portano a comprare dolci per gli ospiti e...
NOTE
Vi ho fatto aspettare parecchio (se stavate effettivamente aspettando XD) e me ne scuso. Ammetto che avevo un vuoto. Solitamente comincio le ff sapendo già la fine, come ho già accennato altre volte, e per Ame non è differente, ma mi capita a volte che -quando sono in dirittura d'arrivo- ci siano complicazioni nel far combaciare la linea che la storia ha preso dall'inizio con il punto d'arrivo pensato prima di cominciare a scrivere.
Ecco perchè ci ho messo un po', ma ora sto elaborando il tratto finale dallo sviluppo della storia alla sua fine. Si, non manca molto al termine (lo sapete che faccio solo un certo numero di capitoli). Abbiate pazienza e cercherò di concludere nel miglior modo possibile ^^
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo
CAPITOLO X: エクレーア éclair
Aveva cercato informazioni in internet circa la competizione, ma si era fatto aiutare da Yusuke dato che lui e la tecnologia non andavano tanto d'accordo. Non che non sapesse usare un computer, ma aveva sempre trovato un sacco di cose più interessanti da fare piuttosto che starsene davanti ad uno schermo, così non aveva mai sviluppato la capacità e l'intuizione che invece aveva suo fratello: trovò in pochi secondi le informazioni che lui avrebbe cercato per un'ora.
E così eccolo, davanti ad uno degli hotel più lussuosi di centro Tokyo. Una volta sceso dal taxi e fermatosi davanti alle grandi porte a vetri automatiche, sentì tutto il peso di quella decisione. Esattamente per cosa stava facendo tutto quello? Era vestito nella maniera più improbabile dato che aveva lasciato il set di registrazione, fermo per la pausa pranzo, in fretta e furia. Aveva solo un'ora, non aveva un invito per l'evento -se invito serviva- non sapeva il cognome di Kokoro e una volta incontratala non avrebbe saputo che dire.
Con il suo carico di dubbi oltrepassò le porte, che si aprirono silenziose quando si fu avvicinato, e lanciò una prima occhiata alla hall dell'hotel. Dei cartelli colorati riportavano le indicazioni per il salone ricevimenti dove si teneva il concorso di pasticceria, mentre altri dagli austeri caratteri marrone scuro indicavano il salone dove si teneva un torneo di Shoji. Nessuno gli chiese nulla ed arrivò alla sala indisturbato. C'erano tantissimi tavoli ricoperti di vassoi a loro volta pieni dei dolci più svariati e lì per lì gli prese l'angoscia: quei preparati erano meravigliosi! Colorati, decorati a regola d'arte, carichi di creme sembravano richiamare prima gli occhi dello stomaco. Era quel tipo di pasticceria che ti dispiace quasi mangiarla tanto è bella. Improvvisamente si sentì preda dell'angoscia al ricordo degli Hanabira Mochi che erano da qualche parte in quella sala: quanto erano semplici! Il paragone era impossibile e l'immagine dei piccoli mochi, riproduzione semplice ed elegante del simbolo dell'impero giapponese, sbiadiva in confronto allo splendore di tutti gli altri dolci. Come doveva sentirsi Kokoro a confronto con quelle persone? I giudici l'avrebbero giudicata scialba e poco interessante con quella sua aria pacata e quei suoi piccoli dolcetti? A qualcuno l'anko non piaceva nemmeno, quindi quante probabilità c'erano di poter vincere? O di avere almeno un terzo posto?
Deglutì a fatica e avanzò ancora di qualche passo, in direzione del tutto casuale, all'interno del salone. Si bloccò solo quando la vide, fasciata in un kimono celeste dal furi* lungo, e si sentì il cuore in gola. A dispetto dei suoi timori, però, Kokoro sembrava piuttosto tranquilla e scambiava qualche parola con la padrona del negozio al suo fianco -in kimono anche lei, ma con il furi corto**- e un'altra persona davanti al tavolo che sembrava ancora pieno dei piccoli mochi fatti da loro. Ecco che i suoi timori prendevano forma: alcuni tavoli erano per metà svuotati, il suo da quella distanza pareva intatto.
«Vuole assaggiarne uno?» gli chiese improvvisamente una bella donna dietro al tavolo vicino al quale si era inconsapevolmente fermato per osservare Kokoro da lontano «Sono èclair alla crema» disse mentre gli porgeva un piattino con un bignè e un tovagliolino
«Ecle... cosa?» farfugliò lentamente, spiazzato da quell'improvviso intervento
«Èclair, signore» fece lei con uno smagliante sorriso «La crema è una nostra ricetta speciale, dosiamo il limone con un ingrediente... segreto, per rendere il sapore così vellutato» gli spiegò lei civettuola. Masaki si sentiva incapace di articolare qualsiasi parola, quindi chinò solo il capo e prese il piattino: rifiutarlo avrebbe comportato una scusa che non avrebbe potuto pronunciare. Quella continuò a parlargli elencandogli proprietà e ingredienti a cui non era minimamente interessato: doveva averlo scambiato per un visitatore del concorso intenditore di pasticceria, ma non era affatto così, lui i dolci si limitava a mangiarli. I suoi occhi altalenavano dal bignè -decisamente troppo ripieno per i suoi gusti, rischiava di sbrodolare la crema sul piatto ad ogni morso- al viso di Kokoro. Non sorrideva, ma non poteva nemmeno dire di vederla particolarmente abbattuta. Stava per finire il nauseante pasticcino quando la vide guardare nella sua direzione. Per qualche attimo il suo sguardo vagò tra le persone presenti senza attenzione, poi sembrò che la sua attenzione fosse stata catturata da un viso familiare ed era tornata a guardare proprio al tavolo dove stava lui: lo aveva visto e riconosciuto. E stava mangiando i dolci della concorrenza per giunta! Nel panico osservò il tavolo dei bignè: era quasi vuoto. Cosa stava facendo? Appoggiava i suoi rivali invece di dare il buon esempio e andare ad apprezzare gli Hanabira Mochi che avevano preparato con tanto impegno? Stava lì a magiare uno dolce che nemmeno gli piaceva invece di darle una mano?
Si sentì talmente meschino che riconsegnò il piatto vuoto alla donna «Grazie» balbettò interrompendo il suo discorso sulla temperatura adatta del forno. Girò sui tacchi e uscì quasi correndo dalla sala. Si affrettò a fermare un taxi per tornare agli studi e quando sprofondò nel sedile posteriore si fece sfuggire una specie di guaito: il bignè gli si stava rivoltando nello stomaco e quel che era peggio era che non sapeva decidersi se era sembrato più imbecille a presentarsi senza un motivo o a fuggire senza dire nulla non appena lei lo aveva visto. Non aveva ancora chiesto consiglio a nessuno, non aveva risolto nulla nella sua testa ed era andato là completamente allo sbaraglio: per l'ennesima volta, da quando l'aveva baciata di sua iniziativa, si ritrovò a chiedersi cosa diamine stesse facendo.
* il furi è il pezzo di stoffa che scende dalle maniche del kimono (immagine)
** la lunghezza del furi del kimono indica lo "stato civile" della donna. Le ragazze nubili lo portano lungo, una volta sposate o una volta superata una certa età (anche se ancora nubili magari) i kimono sono portati con il furi corto.