DATI
Titolo: Ame
Capitolo:
1 -
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3 -
4 -
5 -
6 - 7
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale
Pairing: Aiba Masaki x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Era sempre stato molto affezionato alla sua famiglia. Certo, la sua vita era divertente, piena e soddisfacente, i suoi amici erano sempre con lui, i fan e chi collaborava con lui lo rispettavano, ma tutte le volte che era possibile tornava. Poi una serata con amici di famiglia lo portano a comprare dolci per gli ospiti e...
NOTE
Ahahahah ok questo è il capitolo più spassoso in assoluto. Capisco che per chi lo legge sarà forse uno dei capitoli sentimentali più carini, ma vi giuro che a me fa morire dal ridere... il perchè è la nascita di questa scena. Com'è nata la scena clou di questo capitolo?
Non ci crederete ma ma è assolutamente autobiografica XD ora capite perchè mi fa morire dal ridere? Parlo esclusivamente della scena del bacio: identica per ambiente, modalità e stronzate dette nei momenti successivi al bacio.
L'estate scorsa, dopo che mi è successa questa cosa, tornavo verso casa mia e una parte era ovviamenet al settimo cielo una parte non poteva fare a meno di morire dal ridere (e ho riso lungo la strada giuro) perchè continuavo a pensare "Ma dio bono, questa scena è uscita fuori di uno shoujo manga! Non può essere vera! Un giorno devo ficcarla da qualche parte in qualche storia, è troppo esilarante!". Tanto rimasi divertita che all'epoca ci feci anche un fumetto riprendendo -apposta- le stesse inquadrature di un manga che perfettamente riprendevano ciò che era successo XD
Detto questo... AHAHAHAAHAHAHAH
Insomma è tanto esilarante che non ho potuto esimermi dallo scriverlo e pubblicarlo subito (del resto avevo già tutto in testa XD)
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo
CAPITOLO VII: パナップ Panapp
La rabbia arrivò dopo un paio di giorni, quando riuscì a riprendersi dallo stupore e riuscì a ragionare sulla situazione. Era successo di nuovo: sul momento non aveva saputo cosa dire, ma ripensandoci dopo avrebbe potuto dirgliene quattro. Ma forse non l'avrebbe fatto comunque. La volta precedente gli aveva risposto male, ma senza cattiveria: era scossa per l'incontro con quel tizio, che doveva averla aggredita come aveva fatto il giorno prima sul retro della casa, e la sua invadenza l'aveva probabilmente urtata a pochi minuti da quella brutta esperienza, era ancora spaventata dalla reazione esagerata di quell'uomo e si era vergognata di fargli vedere le prove di quello che era successo. Effettivamente lui non poteva capire... era convinto che nessun uomo potesse comprendere quel che passa nel cuore e nella mente di una donna che viene aggredita fisicamente o a parole.
Mentre rifletteva per l'ennesima volta su quei pensieri stava guardando la televisione con il fratello. La cosa che apprezzava in casa sua, e che non accadeva nemmeno con gli altri Arashi, era che quando passava qualche loro pubblicità non veniva fatto alcun commento: che fosse un loro programma o una pubblicità di uno di loro, tutti insieme o sua nello specifico, a casa nessuno faceva nessun commento. Passavano come spot uguali ad altri, mentre con gli altri quattro era facile fare battute o osservazioni, oppure ripetere le battute degli altri facendosi il verso. Quella sera Aiba se ne stava in canottiera e pantaloncini, steso sul divano, mentre Yusuke sottolineava un libro e lanciava occhiate distratte al televisore. Suonò il cellulare del fratello e lui lo osservò leggere la mail e richiudere l'apparecchio senza rispondere. «Ne... Yucchan» lo chiamò piegandosi in avanti per sporgersi dal divano «Come va con la tua ragazza?»
«Abbiamo litigato» dichiarò lapidario
«Oh... capisco»
«Con la tua?» il fratello rigirò la domanda
«Abbiamo litigato» spiegò scrollando le spalle
«Eeeeeh?» esclamò quello lasciando perdere i libri e guardandolo con gli occhi sgranati
«Sssst! Zitto!» disse Aiba allungando le mani verso di lui per tappargli la bocca
«Cosa state combinando voi due?» domandò la madre entrando in salotto in quel momento «Vi ho portato qualcosa per raffreddare questo vostro...» fece una pausa osservandoli, uno svaccato sul divano, l'altro circondato dai cuscini ai piedi del mobile «... spirito focoso. Beh... pazienza» lasciò in mano ai ragazzi due coppette di Panapp* all'uva e alla fragola
«Grazie mà» dissero entrambi in coro, mettendosi a scartare il gelato. Aiba si mise seduto mettendo una gamba alla destra di Yusuke e una alla sinistra, appoggiò il gomito al ginocchio sinistro tenendo in mano la coppetta scartata. «Allora è la tua ragazza?» domandò il fratello alzando un braccio per appoggiare il gomito sul ginocchio destro del fratello: in questo modo entrambe le coppette erano alla stessa altezza e alla portata di entrambi, potevano così continuare a guardare al televisione e mangiare tutti e due i gusti. Era una tecnica raffinata negli anni, non c'era cosa che non avessero spartito da quando erano piccoli. «No, ho risposto d'impulso, ma non è la mia ragazza»
«Ma lei lo sa che ti piace?»
«Ma SHcherFi?» scosse il capo il ragazzo mentre teneva il cucchiaino in bocca «Tu come credi che reagirebbe una persona... tipo, uno che viene preso di mira da dei bulli ma non vuole farlo sapere?»
«E io cosa ne so? La picchiano dei bulli?» domandò spaesato Yusuke
«No, no... vabbè non importa. Credo di aver ficcato il naso in affari che non mi riguardano»
«Tipico»
«Come "tipico"?» domandò indispettito, dandogli il cucchiaino sulla nuca
«Aho! Non puoi negarlo: è tipico tuo! Tendi a preoccuparti sempre tanto per le persone a cui tieni e questo ti porta a superare inconsapevolmente dei limiti che per altri sono invece perfettamente chiari» spiegò il fratello prendendo del gelato dalla sua coppetta «Non lo fai con cattiveria, ma se hai fatto questo errore con lei può darsi che non ti conosca a sufficienza per sapere che pensavi solo di fare qualcosa per lei»
«Forse me lo merito... da quel giorno ho cominciato a viaggiare troppo con la fantasia su di lei e sono già due notti che la sogno» ammise Aiba fissando lo schermo senza realmente vederlo
«Fortuna che abbiamo bagni separati allora» rise divertito il fratello, anche dopo che l'altro gli diede una ginocchiata sulla spalla. «Va bene, va bene... parlando seriamente, non sarebbe più intelligente chiamarla e chiarire?»
«E cosa le dico? "Scusa sai, ma sono abituato a ficcare il naso in affari altrui e non ho potuto non farlo anche con te dato che ti amo", ma ti prego. Sembrano le parole di un ubriaco»
«Infatti solo un ubriaco parlerebbe così» storse il naso l'altro «Basta che le chiedi scusa, poi approfitta per chiacchierare con lei, capire cosa ne pensa di te e bla bla bla... quelle cose lì insomma»
«Ma da quando sei diventato esperto di donne?» domandò lui fissando i capelli scompigliati del fratello che aveva fatto il bagno qualche ora prima, dopo di lui
«Mai... sono assolutamente convinto che le donne sono e saranno sempre un mistero: a volte sembrano la cosa più bella che possa esistere sulla faccia della terra e altre sembrano un branco di demoni che dicono una cosa e ne pensano altre dieci completamente opposte. E tu devi ascoltare quella che ti dicono, ma assolutamente capire che dietro ce ne stanno altre dieci e quali sono!» ficcò il cucchiaino nel gelato alla fragola con rabbia «Che nervi!»
«Afferrato il concetto» sospirò Aiba «Tieni qui, adesso vengo a riprenderla... e non finirla!» gli disse accennando alla sua coppetta di gelato, prima di alzarsi dal divano e recuperare il cellulare dalla tasca
«Dove vai?»
«A svelare a questa donna che alla mia azione corrispondeva un solo significato, ma non quello che crede lei» spiegò prima di salire in camera per cambiarsi.
Kokoro rispose al telefono e tutto sommato la sua voce suonava normale, Aiba le propose di vedersi alla fontana del parco del quartiere e lei accettò senza fare domande. Si mise un paio di jeans leggeri, un polo blu e delle infradito, uscendo poi con un paio di spicci e il solo cellulare. Arrivò con ben 10 minuti d'anticipo e rimase in piedi ad attendere con gli occhi chiusi godendo al massimo del lieve venticello che si era alzato quella sera. Nella mano teneva la sua coppetta e la agitava lentamente guardando i pezzi di gelato ancora solidi nuotare nella parte completamente sciolta, il bianco e l color crema colorarsi con le strisce rosse della crema alla fragola: i tuoi pensieri sembravano un po' così, confusi. Lei arrivò due minuti dopo l'orario stabilito, correndo. «E' molto che aspetti?»
«No, sono appena arrivato» mentì, quella sì che sembrava una scena da fumetto! «Cos'hai lì?» domandò vedendo che portava un pacchetto tra le mani
«Una cosa che volevo farti vedere» annunciò la ragazza con un sorriso raggiante «Quello?» fece ammiccando al bicchiere che gli vedeva in mano
«Panapp sciolto» spiegò ridacchiando
«Che gusto?» chiese avvicinandosi per sbirciare il contenuto
«Fragola» si sedette sul bordo della fontana «Allora cosa volevi farmi vedere?»
«Giusto! Adesso vedi» rise mettendosi al suo fianco e aprendo il pacchetto che poi era una busta da lettere tanto riempita da risultare più voluminosa del normale. C'erano foto al suo interno «Sono quelle scattate quando abbiamo dipinto, ti ho portato quelle in cui ci sei tu... se non lo finisci lo finisco io» aggiunse poi riferendosi al gelato
«Prego» disse porgendole il bicchiere «Smette di piacermi quando diventa liquido e si mischia tutto. Vediamo...» disse poi curioso, chinandosi dalla sua parte per prenderle dalle mani le foto. C'erano delle quelle fatte con gli uomini sulle impalcature, quelle di quando aveva dato una mano a portare e distribuire un vassoio pieno di bicchieri di mugicha -per poco non rovesciava tutto per colpa di Ryo chan gli si era attaccato alla gamba improvvisamente!- e, ovviamente, le foto sue e di Kokoro con la vergognosa pettinatura che si erano fatti a vicenda. «Mi sono divertito un sacco, anche se queste foto devono assolutamente sparire: sono ridicolo con quel codino!» continuava a ridere
«Stai tranquillo, ho controllato io stessa che nessuno tenesse i file di queste foto. Sono in un mini cd dentro la busta se dovessero servire a te» spiegò Kokoro
«Oh... come sei stata scrupolosa» ammise lui senza parole
«Ho solo pensato che non fosse il caso di lasciare in giro troppe foto tue, però di un paio di scatti ho fatto delle copie»
«Si spiega perché mi è sembrato di vederne alcune doppie, credevo di avere le allucinazioni» ridacchiò
«No, è normale. Volevo chiederti se potevamo tenere in condominio quella di gruppo e poi i bambini volevano una copia a testa della nostra foto, tutti e cinque insieme» gli spiegò indicandogliele nel mazzo
«Va bene, non c'è problema» annuì sorridendo, bisognava ammettere che era stata attenta alle richieste e alle esigenze di tutti «Solo se una copia te la tieni anche tu»
«Eh io?» domandò quella stupita
«Non vorrai che tenga un ricordo così vergognoso tutto da solo» la prese in giro «Dobbiamo condividere questo scempio!» l'altra accettò dandogli uno spintone scherzoso, quindi divise le copie dal mazzo di foto che gli avrebbe lasciato. «Sarà ora di tornare, è tardi» annunciò lei alzandosi in piedi con un sospiro
«Puoi darmi ancora cinque minuti del tuo tempo?» domandò lui di getto, mettendosi davanti a lei ed osservandola dritta negli occhi
«Oh.. si certo» annuì Kokoro arrossendo e abbassando lo sguardo per qualche secondo
«Volevo chiederti scusa» cominciò prendendo un respiro profondo. «Mi sono reso conto che sono fatto così ecco... cioè non riesco a non aiutare le persone a cui tengo, quindi finisco con l'immischiarmi in affari che non mi riguardano» cercava di spiegare confusamente, nel tentativo di ricordare le parole usate da Yusuke, in quel momento non riusciva a pensare a parole proprie «E dato che non mi conosci magari ti sembra che...»
«Aiba san» lo interruppe lei alzando una mano, gli appoggiò la busta con le foto sul petto «L'avevo già capito che non avevi agito in cattiva fede» spiegò tenendo lo sguardo basso «Volevi aiutarmi e avrei dovuto ringraziarti, ma non ci sono riuscita. Ero troppo spaventata»
«Posso capirlo, non pensavo esistessero tipi così insistenti» rispose titubante prendendo tra le mani la busta, ma lei ancora non mollava la presa
«No!» esclamò lei interrompendolo di nuovo «Non è quello. Ancora non ci arrivi? Proprio tu?» finalmente lo guardò negli occhi, sembrava di nuovo arrabbiata «Mi ha fatto piacere che ti schierassi dalla mia parte, ma come puoi pensare che mi faccia piacere se alzi le mani su qualcuno?»
«Non ero molto in me in quel momento» si giustificò a bassa voce
«Tu DEVI essere in te, Aiba san. Mi sono arrabbiata per quello, perché non ti sei reso conto del pericolo che stavi correndo. Se una persona così insistente e morbosa avesse scoperto chi eri e se tu gli avessi tirato un pugno, non pensi che avrebbe potuto raccontarlo a qualcuno? Che cosa sarebbe successo allora?». Poteva vederli nella sua testa, i titoli dei maggior giornali scandalistici che annunciavano come Masaki Aiba degli Arashi alzava le mani su un perfetto sconosciuto. Le conseguenze... quelle non riusciva nemmeno ad immaginarle, o non voleva. La ragazza lasciò la presa sulle foto e fece un passo indietro «L'ho capito dalla tua espressione, quando hai alzato il pugno, che non stavi più ragionando su quello che facevi. Per quello ti ho fermato, ho realizzato subito che la situazione stava prendendo una piega troppo brutta, ed è stato grazie a quello che mi sono sbloccata» ammise piegando il capo «Se non mi fossi terrorizzata per colpa della tua reazione esagerata non mi sarei mai decisa a dire ad Uchida la verità, per quanto dolorosa. Era troppo tempo che non riuscivo a respingerlo con decisione per timore di ferirlo, ma non mi rendevo conto che stavo solo peggiorando le cose. Così, prima che le cose peggiorassero ancora ho trovato il coraggio di essere sincera... grazie a te. Ma nonostante tu mi sia stato d'aiuto... devi perdonarmi, non sono riuscita a non arrabbiarmi con te»
«Non importa» rispose con un sospiro «Immagino fosse anche un modo per scaricare la tensione e la paura avuta in quei momenti»
«Non avrei dovuto scaricarla su di te»
«Ma avevi anche una buona ragione. Sono stato uno stupido, persino fino ad oggi non sono riuscito a capire il rischio che ho corso, e dire che dovrei essere il primo ad arrivarci dopo anni che lavoro in questo campo, con precisi comportamenti da tenere. E invece ci è arrivata la prima pittrice di muri del quartiere» scherzò per sdrammatizzare: insomma Kokoro si era comportata così perché aveva pensato a lui, alla sua reputazione. E lui che si era persino arrabbiato con lei, l'innamoramento gli stava dando alla testa! «Stai più attento le prossime volte che vuoi fare a cazzotti con qualcuno» rispose lei per le rime
«Tu vedi di non farti più dei potenziali stalker come spasimanti» la ammonì battendole le foto sulla fronte, per scherzo
«Va bene, va bene. Vedrò di seguire il consiglio della padrona e trovarmi un "bravo fidanzato con la testa sulle spalle"» spiegò facendo il verso della signora della pasticceria. Quelle parole bastarono a fargli drizzare le antenne: un fidanzato? Non se ne parlava proprio. «Ma no, basta un bel corso di autodifesa» le disse mettendo la busta di foto nella tasca dei pantaloni
«Si chiaro, ma vuoi mettere un corso di autodifesa con un fidanzato?» sorrise lei, con una punta di malizia «Ci sono cose che solo un uomo può dare»
«Indubbiamente» a quel punto sembrava che il corso di autodifesa -da lui- sarebbe servito al futuro fidanzato, perché improvvisamente Aiba venne colto dall'ansia: non voleva che Kokoro si mettesse a cercare qualcuno, non voleva che lo trovasse, tutti i suoi sforzi sarebbero stati vanificati nel momento in cui avrebbe cominciato ad uscire con qualcuno, gli prudevano le mani solo a pensarci. «Va bene, ci sentiamo allora» fece lei con un sospiro
«Mh» annuì lui ancora mezzo perso nei suoi pensieri. Non poteva lasciare che accadesse, tutto sommato si stava divertendo, non sapeva bene che direzione stava prendendo quella storia dell'innamoramento, però era divertente, nonostante incomprensioni o agitati sogni notturni (e diurni talvolta). Era qualcosa che spezzava la routine di ogni giorno, che movimentava quelle sue vacanze primaverili, che gli faceva battere il cuore e gli scombussolava lo stomaco e lo faceva sentire vivo. «Buona notte» sorrise lei prima di girare sui tacchi per andarsene. Non ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che già lo stava facendo: fece un passo in avanti verso di lei e le afferrò un braccio tirandolo abbastanza perchè lei si girasse verso di sè. Ebbe solo un attimo per vedere la sua espressione stupita da quel suo improvviso richiamo «Co...» si piegò su di lei e chiuse gli occhi baciandola il secondo dopo che si fu girata.
Ci furono dei primi momenti di completa stasi di entrambi, persino lui dovette realizzare che il suo corpo si era mosso decidendo di baciarla alla sprovvista, dopodichè, dato che Kokoro non si era tirata indietro -avrebbe potuto farlo dato che la teneva solo per un braccio- si decise a tentare di passare dal bacio a stampo a qualcosa di più significativo. A sorpresa non incontrò alcun impedimento: non solo lo lasciò libero di baciarla, ma la senti addirittura assecondarlo e rispondere intrecciando la lingua con la sua. Cos'avrebbe dovuto pensare a quel punto? Non lo sapeva nemmeno lui, del resto era stupito quanto lei di star facendo tutto quello. "fragola" fu tutto quello che gli passò per la testa, il sapore del gelato, il sapore di quel bacio inaspettato.
Visto dall'esterno tutto avvenne in una manciata di secondi, al massimo una decina, e il bacio stesso avvenne in maniera confusa, frenetica, lasciando stupiti tutti e due. Si guardarono in faccia, rossi entrambi. «Mh...» mugugnò lei annuendo appena con il capo
«Eheh» ridacchiò quasi istericamente Aiba «Questo era per ringraziarti di avermi portato le foto» tentò di giustificarsi
«Oh, ottimo» tossicchiò lei facendo un passo indietro e lui le lasciò il braccio «A saperlo prima ti portavo altre cose più spesso» farfugliò con un sorrisino stentato stampato in faccia
«Eh già» face spallucce, aveva la stessa espressione idiota che aveva lei «Allora buonanotte eh?»
«Si giusto, buonanotte» disse lei chinando il capo e trattenendo un sorriso, fin troppo raggiante, serrando le labbra e abbassando lo sguardo
«Oh ehm.. non farti strane idee eh?» specificò Aiba, in realtà stava blaterando a caso qualcosa perchè non sapeva assolutamente come concludere quella scena
«No, no... certo che no. Ci sentiamo eh?» rispose Kokoro senza più guardarlo in faccia
«Si, ci sentiamo» fece per poi girarsi anche lui e avviarsi verso casa.
Mentre camminava tentò di recuperare il controllo completo dei suoi pensieri e come prima cosa realizzò quello che aveva appena detto: "per ringraziarti delle foto", "non farti strane idee"? Ma dove aveva lasciato le sinapsi lingua-cervello?
*Un tipo di gelato della Glico:
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