Titolo: Aspro e salato
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: R
Conteggio parole: 300 (W)
Prompt: Come quando si osserva troppo a lungo il sole e, persino chiudendo gli occhi, si continua a vederlo; allo stesso modo, così mi sembra di avere ancora davanti il Watson giovane e scattante dei nostri primi casi, proprio lì, seduto di fronte a me. @
Albero delle Drabble (
holmes_ita) + Country Peach Passion @
12_teas Talvolta mi sembra di vedere ancora il Watson giovane e scattante dei nostri primi casi, seduto di fronte a me sul divano o in una camera d’albergo.
Non direi che i nostri rapporti fossero specificatamente amorosi. Il mio ricordo più bello non ha nulla di amoroso, benché contempli un letto e un certo grado di nudità (ma anche tabacco, coperte pesanti e buona conversazione; questo è quello che voglio dire). E tuttavia ultimamente altri ricordi mi inseguono.
C'è un taglio sulla fronte di Watson. Non è lungo né profondo, ma è colpa mia. Se lo raggiungo non è perché lo desidero (benché certamente lo desideri); affiorano vecchie leggende sulle proprietà curative della saliva miste a reminiscenze infantili di baci guaritori. Il sangue sulla pelle è aspro e salato. Watson sospira e mi stringe le braccia intorno, mormorando rassicurazioni banali, il solito fallimentare carnet per alleggerirmi la coscienza.
Nell'oscurità stantia della camera d'albergo sento il letto affondare sotto le ginocchia, e una mano sbottonarmi i calzoni. Quasi obietto che non possiamo, ma il dottore ha già chiuso la porta e le tende, e allora ricordo perché gli permetto tanto potere sulla mia esistenza. Le sue dita mi si chiudono intorno come se un mondo in cui questo non accade fosse del tutto inconcepibile.
Finisce quando il dottore lo vuole, ma non ho di che lamentarmi. ll taglio lo rende generoso, nel tentativo di riempire il vuoto che si apre nel mio stomaco ogniqualvolta lo vedo ferito.
Il ricordo sfuma in altri pensieri, nel gridare del vento, nel camino acceso che scoppietta e mi fa trasalire, ma non mi abbandona. È come quando si osserva troppo a lungo il sole e, persino chiudendo gli occhi, si continua a vederlo.
Mi si perdoni la metafora di maniera. In vecchiaia si diventa più sdolcinati.