Under the starlight

Aug 10, 2012 17:22

Titolo: Under the starlight
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Francis Bonnefoy (Francia), Gilbert Beilschmidt (Prussia)
Wordcount: 1770 (fiumidiparole)
Prompt: Celestian Sunshine / #06 - Estate @ diecielode + 10. Stella cadente @ 500themes_ita + 48. Pirati della mia tabellina @ auverse + Sipping whiskey out the bottle / not thinking 'bout tomorrow / singing Sweet Home Alabama all summer long. (All summer long, Kid Rock) per la sfida contro Tzootz della zodiaco!challenge @ fiumidiparole
Timeline: Ambientata durante il periodo d’oro della pirateria.
Note: Drunk!OOC, Linguaggio, Pirate!AU, vaghi accenni Shonen-ai
Sulla spiaggia che orlava come un merletto in pizzo la fitta giungla pluviale che si estendeva per molti chilometri verso l'interno, svariati fuochi da campo erano stati accesi mentre una moltitudine di uomini in abiti sbrindellati e polverosi si agitavano come un'orda di formichine correndo a destra e a manca per raccogliere frutta e quel che riuscivano a ripescare dai resti di navi affondate più di recente.
Era una vera e propria gara a chi raccoglieva gli ingredienti migliori e le tre ciurme pirata che se li contendevano erano ben felici di svagarsi in quel modo, piuttosto che in risse e sparatorie inutili.

Le notti estive erano le migliori in assoluto: al contrario di quanto accadeva durante le altre stagioni, in estate tra giorno e notte non si avevano escursioni termiche tali da costringere le persone a cercare riparo in pub, taverne o qualsivoglia altro tipo di locale notturno per non prendersi un malanno. In estate la notte era calda il giusto ed il caldo torrido portato dalla luce solare spariva nell'attimo stesso in cui il disco giallo-arancio si tuffava dietro l'orizzonte e la luna sorgeva ad illuminare con la sua luce diafana il cielo tenebroso.
Sulla spiaggia che orlava come un merletto in pizzo la fitta giungla pluviale che si estendeva per molti chilometri verso l'interno, svariati fuochi da campo erano stati accesi mentre una moltitudine di uomini in abiti sbrindellati e polverosi si agitavano come un'orda di formichine correndo a destra e a manca per raccogliere frutta e quel che riuscivano a ripescare dai resti di navi affondate più di recente.
Era una vera e propria gara a chi raccoglieva gli ingredienti migliori e le tre ciurme pirata che se li contendevano erano ben felici di svagarsi in quel modo, piuttosto che in risse e sparatorie inutili. Era certamente un passatempo mille volte più sicuro.
Perlomeno per l'ora di cena volevano rilassarsi e godersi la pace surreale che ricopriva con il suo manto impalpabile quegli angoli dei Caraibi che i conquistatori del Vecchio Mondo ancora non erano riusciti a sottomettere alle leggi e alle tradizioni vecchie di secoli.
Quella sera, poi, l'orda di marinai francesi, spagnoli e prussiani avevano un motivo più che valido per essere su di giri: erano appena tornati alla colonia di partenza - le luci del porto sulla costa alla loro sinistra brillavano come un fitto sciame di lucciole - da un vittorioso attacco alla flotta britannica.
Di tutti i fuochi che si riuscivano a distinguere sulla sabbia, ce n'era uno isolato che era attorniato solo da tre figure stravaccate sulla sabbia alle quali nessuno degli altri pirati osava avvicinarsi. Tutti, di comune e tacito accordo, preferivano svolgere le loro ricerche ben distanti da quel falò - e facevano bene, dato che infastidire uno dei tre capitani sarebbe potuta essere l'ultima cosa che facevano da vivi.
«Non riesco a credere che ci siamo riusciti» esclamò Francia, sorridendo in modo da mostrare i denti mentre stappava l'ennesima bottiglia di whisky e ne ingollava parte del contenuto «Siamo riusciti a tornare qui vivi dopo essere quasi andati a far compagnia ai pesci sul fondo dell'oceano, mon Dieu!».
«Dubitavi che saremmo riusciti a sbarcare di nuovo qui anche dopo la presa di quella nave inglese? Come sei pessimista Francia!» commentò Prussia con un ghigno divertito in viso, allungandosi per strappargli di mano la bottiglia. Lo sforzo si rivelò superiore alle sue capacità fisiche attuali e gli provocò una fitta che gli fece storcere la bocca e accasciare dolorante al suolo.
«Prussia non sforzarti inutilmente, altrimenti ti si riapre la ferita...» lo riprese Spagna, osservando preoccupato la fasciatura di fortuna che era riuscito a fargli e che s'intravedeva dallo squarcio sul fianco della sua camicia.
Lo spagnolo non era un medico, però aveva imparato qualche nozione sul primo soccorso molto tempo prima di diventare un pirata - ed era lieto che alla fine gli fossero servite a qualcosa.
Effettivamente, se non fosse stato per lui, dopo lo scontro con la nave da guerra di Inghilterra durante il quale Prussia era rimasto gravemente ferito, quest'ultimo non sarebbe stato lì con loro a festeggiare la vittoria e trincare whisky come fosse acqua.
«D'accordo mamma, starò più attento la prossima volta» chiocciò Gilbert in tono canzonatorio, buttando giù un lungo sorso dell'alcolico.
Le risate di Francis fecero eco alle sue, prima che il francese prorompesse in un divertito: «Avanti Spagna non essere così apprensivo. Bevi e festeggia che siamo ancora vivi...!».
Gli passò una bottiglia di whisky ancora piena, ficcandogliela tra le braccia senza che il ragazzo avesse modo di dir niente.
«Ormai Francia è andato...» pensò mentre stappava la bottiglia con i denti, sputando lontano il tappo. Solitamente il francese non era così esuberante nei modi, ma molto più raffinato - ovviamente, per quanto potesse esserlo un capitano pirata.
Lo spagnolo bevve un sorso e subito si sentì riscaldare le viscere dall'alcol.
«Comunque la sciabolata di Inghilterra ti ha sfiorato appena le costole e se si riapre potresti morire dissanguato...» asserì, tracannando ancora un po' di whisky, deciso a dar ascolto al consiglio del compare ed abbandonare le preoccupazioni con una colossale sbronza.
«Stronzate, me la sono cavata in situazioni peggiori» disse il Beilschmidt, svuotando la sua bottiglia «E comunque è grazie a lui e al suo carico se stanotte possiamo bere un whisky così!» soggiunse. Si puntellò sui gomiti per rivolgersi verso il Bonnefoy scuotendo per il collo la bottiglia vuota: «Ohi, Francia dammene un altro!».
Il biondo gli lanciò un'altra bottiglia mentre lui si appropriava di una a propria volta.
Il fuoco ardeva fiero nella buca che avevano scavato e gli scoppiettii si aggiungevano al rumore del whisky che veniva bevuto un sorso dietro l'altro, senza posa.
I tre finirono con l'ubriacarsi fino a non capire più niente, anche se non caddero addormentati sulla spiaggia, stesi dall'alcol; bensì iniziarono a rivangare il passato, rievocando alcuni stralci di una vita ordinaria che era ormai lontana, più simile ad un sogno che ad un ricordo. Peccato che i loro discorsi non fossero reciprocamente molto coerenti.
«Mi ricordo che da bambino l'estate uscivo con West per vedere le stelle cadenti...» bofonchiò l'albino all'improvviso, sdraiandosi supino sulla sabbia con gli occhi appannati rivolti alla volta celeste.
Il tono di voce pastoso tipico di quand'era ubriaco era intriso di nostalgia. In effetti, in quel momento sentiva un po' la mancanza di casa sua, di un letto morbido e caldo in cui dormire ogni notte, le cene deliziose e la compagnia del suo fratellino.
«Da Madrid io non le ho mai viste...» disse Spagna, lasciandosi sfuggire un singhiozzo isolato mentre si abbandonava prono, il viso girato di lato a guardare il suo attuale interlocutore con espressione inebetita.
Francia, ancora seduto con la schiena appoggiata contro la cassa di bottiglie mezza vuota, si lasciò sfuggire una risata leggera intrisa di una sottile nota di arroganza e scherno.
«Nelle grandi città non si vedono» disse come se considerasse il Carriedo un totale idiota «Devi andare fuori...» e fece un ampio gesto con la mano che reggeva la bottiglia, indicando l'immensità naturale e selvaggia che li circondava.
Si ravviò i capelli biondi con le dita dell'altra mano, poi fece scorrere tra indice e pollice un ciuffo fino all'estremità, della quale esaminò il ricciolo con sguardo vagamente annebbiato.
Antonio si puntellò sui gomiti, improvvisamente indignato.
«Guarda che lo so... hic!» sbottò in tono offeso, piegando le sopracciglia in uno sguardo particolarmente irritato.
Di solito era il più calmo e controllato tra loro tre, ma evidentemente l'alcol allentava la presa del suo autocontrollo: adesso sembrava pronto persino a fare a botte.
«Non ti... scaldare» esclamò Francis, lasciando vagare lo sguardo sul castano. Iniziava a non riuscire più a gestire i suoi appetiti amorosi: vedeva i suoi due compagni pirati come partner occasionali per un po' di sesso e non come colleghi capitani al suo stesso livello.
Tutto il whisky che aveva tracannato si era portato via tutti i suoi begli ideali secondo i quali il sesso diveniva legittima conseguenza solo quando c'era anche del vero amore.
Stava per sporgersi verso Fernandez per reclamare un bacio quando una scia argentea nel cielo attirò l'attenzione non solo sua, ma anche degli altri due.
Prussia si mise goffamente seduto, riducendo gli occhi a due fessure mentre biascicava sorpreso: «Una stella cadente...?».
Il Carriedo fissava la volta celeste a bocca aperta, meravigliato, mentre il Bonnefoy si alzava in piedi barcollando.
Altre scie seguirono la prima, in una pioggia di comete che durò qualche decina di secondi e che attirò non solo l'attenzione del trio di capitani, bensì anche delle loro tre ciurme - finalmente intente a cenare, dopo tanto affannarsi per la preparazione.
L'estate - il mese di agosto in particolare - era l'unico periodo in cui era più facile vedere nel cielo le stelle cadenti e quella notte erano stati fortunati ad avere il cielo completamente sgombro dalle nubi.
Fu un momento magico che Gilbert, Antonio e Francis non riuscirono però a godersi appieno a causa dei sensi ottenebrati parzialmente dai postumi della bevuta.
Quello spettacolo riuscì a far venire loro voglia di tornare ciascuno a casa propria, alle loro precedenti vite, ma fu solo una nostalgia temporanea.
Quando tutto terminò, Spagna si alzò in piedi con una mano sul ventre e l'altra alla bocca e, camminando il più in fretta possibile data l'instabilità delle sue gambe, si allontanò per andare a vomitare dove gli altri due non potessero prenderlo per i fondelli. Non aveva una gran fama per il suo stomaco di ferro e non era certamente un segreto la sua scarsa sopportazione degli alcolici.
Fu un momento davvero terribile: aveva bevuto veramente tanto whisky, addirittura troppo. Non si stupiva di non essere riuscito a sostenerlo e si chiedeva invece come gli altri due ci riuscissero.
Tornò sui suoi passi qualche minuto più tardi, l'espressione disgustata dal saporaccio che gli era rimasto in bocca.
Quando tornò al suo posto si trovò davanti Prussia e Francia che giacevano inerti russando piano. Il biondo era sdraiato su un fianco ed un braccio era proteso verso la mano dell'altro, il quale per contro dormiva supino in una posizione abbastanza contorta per i parametri di Fernandez: aveva le gambe parzialmente incrociate, come se fosse stato seduto a gambe incrociate prima di crollare; il braccio che non era proteso verso il Bonnefoy era piegato a formare una specie di mezzo circolo attorno alla sua testa - girata per contro da tutt'altra parte.
Il Carriedo, sentendosi un po' più sobrio e meno assonnato dopo aver vergognosamente dato di stomaco, avvertì improvvisamente il desiderio di tornare in patria.
«Che notte nostalgica...» sospirò tra sé e sé mentre lasciava i compari addormentati per dirigersi verso il lato "popolato" della spiaggia, in cerca della sua ciurma: se non poteva tornare a casa - ormai aveva una taglia bella grossa sulla sua testa e rimpatriare sarebbe equivalso ad un suicidio vero e proprio - perlomeno avrebbe potuto respirare l'atmosfera festosa tipica della sua terra natia, perché era certo che i suoi uomini - da bravi spagnoli quali erano - non se ne sarebbero stati zitti e buoni fino all'indomani mattina, ma avrebbero fatto gran festa - al contrario dei prussiani e dei francesi, che dopo aver gioito della vittoria per tutta la cena, adesso parevano già pronti a parecchie ore di rigoroso riposo, del tutto legittimo e meritato.
In fin dei conti, però, festeggiare tutta la notte era quasi d'obbligo: quel giorno avevano avuto la meglio su una flotta britannica... e su nientemeno che Arthur Kirkland, corsaro della Regina.

rating: safe, fandom: axis powers hetalia

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