Titolo: Pain in my heart for your dying wish
Fandom: Oz
Beta:
iosonosaraPostata il: 25/07/2008
Scritta per:
eowie [
richiesta]
Personaggi: Kareem Said
Pairing: Adebisi/Said
Rating: Pg
Conteggio Parole: 250 (W)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
#1: Ambientata in seguito alla puntata 4x08, direi nel periodo immediatamente successivo, sempre durante la 4^ serie.
#2: Il titolo viene da You know what they do to guys like us in prison dei My Chemical Romance ed è stato trovato grazie al prezioso aiuto di
izzieanne, che mi ha dato il consiglio: “Cerca un titolo nel testo della canzone che stai ascoltando”. Quindi tanti cuori per lei! ♥♥♥
#3: Ehm, notate il conteggio parole -_-. Questo coso ha deciso di essere un ibrido, perché non voleva saperne di tornare a 200 parole o allungarsi fino a 300 -_-. Fate ciao al nuovo double-più-mezzo drabble! *_*
(Solo per la Ale poteva accadere ciò, diciamocelo ù_ù.)
#4: Amore random per
eowie! ♥♥♥
Pain in my heart for your dying wish
Said credeva fermamente nelle parole.
È sempre stato convinto che ottime parole inducano ad agire correttamente, e che sia il linguaggio a costituire l’arma peggiore dell’uomo, la più tagliente, esplosiva e dolorosa. Ed è proprio questo che lui, per lungo tempo, ha scelto di utilizzare - per combattere le proprie battaglie, per festeggiare le proprie vittorie, per smussare le proprie sconfitte.
Ma quel lungo tempo sembra ormai essersi concluso.
Ora - dopo il giorno in cui il sangue di Adebisi gli ha imbrattato le mani - le parole gli appaiono improvvisamente prive di ogni significato. Simon gli ha fatto qualcosa, eppure, tutte le volte che tenta di definire cosa, le corde vocali gli si annodano e gli impediscono di pronunciare una qualsiasi sillaba.
Così si chiude nel silenzio - accompagnato dalla disperazione, dal dolore e dall’indefinito - e non osa raccontare a nessuno, nemmeno ad Arif, nonostante le sue insistenze, ciò che è davvero accaduto in quell’acquario.
I vocaboli a cui tanto si affidava hanno perso valore, si sono ridotti a mere emissioni di aria inarticolate, con intensità pari ad un semplice sospiro.
(E una delle sue preferite, amore, è diventata persino la più vuota di tutte.)
Adesso, ciò che gli resta - quasi che Adebisi, in qualche modo, gli avesse lasciato un ricordo di sé sotto la pelle - è una furia cieca adagiata nel petto, pronta a scattare e a prendere il controllo.
Adesso, ciò che gli rimane come unico sostegno non è più la forza delle parole, ma solo ed unicamente quella delle azioni.