Chi: Matt, Mohinder
Dove: Boston, Centro Analisi
Cosa: Matt è finalmente pronto a rivedere Molly. Ma Mohinder non ne è così sicuro.
Quando: Giovedì 15 Settembre 2011
Stato:
Finito. (
'Sono Matt Parkman' disse, quasi aspettandosi di essere riconosciuto. )
La situazione era andata degenerando, da quando Janice aveva saputo dei suoi poteri. Avevano entrambi cominciato a porsi mille domande sulla natura del loro rapporto, che forse era stato costruito su basi di menzogne, anche se nessuno dei due, al tempo, ne era stato davvero consapevole. E poi, c'era stato l'aborto.
Dopo l'esplosione, quando tutto sembrava essersi in qualche modo calmato, sua moglie era crollata. E aveva perso il bambino. Intendiamoci, non che per Matt fosse stata poi questa grande tragedia (lui voleva un bambino suo, dopotutto) ma Janice era rimasta sconvolta. Ormai si era abituata all'idea di avere un trottolino per casa, aveva cominciato a comprare vestiti e giocattoli, e l'aveva obbligato a rivestire la stanza degli ospiti con una carta da parati piena di ( ... )
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Il suo raggio di sole quotidiano aveva reso piacevole anche la lingua biforcuta di Bob e le irritanti frecciatine che sembrava amasse rivolgergli, i silenziosi e bianchi muri dell'edificio in cui trafficavano più segreti che alla Casa Bianca, il tintinnare metallico dei suoi strumenti di ricerca, improvvisamente addolcito da una risata infantile o da un dono a sorpresa - un fiore, un disegno - o, più semplicemente, da quei due occhi scintillanti che illuminavano Mohinder di sorrisi sempre più larghi e felici.
Era forse stato egoista, fin da principio, nella sua decisione di tenerla con sè? Anche se erano stati i piani alti a deciderlo, non lui. Sapeva che l'edificio che ospitava la Compagnia non era il luogo più adatto ai giochi di una bambina di otto anni di ritorno da scuola, che si sarebbe sentita di certo più a suo agio in una ludoteca o nella sua camera della sua casa, circondata dai suoi pelouches e dalle sue bambole. Ma non aveva a chi lasciarla: non conosceva ( ... )
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Scenari sempre più spaventosi presero a sfilargli davanti agli occhi e, col cuore in gola, Matt spalancò la porta percorrendo l'ingresso ad ampie falcate, diretto verso la stanza da letto della piccola.
Dio, fa' che non le sia successo niente pregò ( ... )
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"Anche tu...?"
Janice ridacchiò. "Oh no, Matt, io non ho mai avuto bisogno di squallidi mezzucci per capirti. Sei un semplice, uno qualunque. Sei cresciuto solo, e per me puoi morirci, da solo. Io ho chiuso con te."
E con quel piccolo mostro che mi hai messo in casa. Meno male che le stanze hanno il chiavistello, altrimenti non sarei più riuscita a dormire con lei qui.Quel pensiero, che grondava veleno, gelosia e frustrazione, colpì Matt come una frustata in piena schiena. Fu la goccia che fece traboccare il vaso ( ... )
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Nella sua testa non c’era spazio per speculazioni. Non poteva - non voleva - pensare a cosa stesse accadendo in quell’appartamento, dove fino allora aveva mentalmente proiettato solo scenette di famiglia ( ... )
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"Cosa..." balbettò, improvvisamente conscio del proprio volto arrossato e ansante "cosa fai tu qui?"
Era l'ultima persona che si aspettava di vedere e, miracolosamente l'unica che avrebbe voluto avere lì in quel momento.
L'istinto di abbracciarlo fece nuovamente capolino, e Matt lo respinse a fatica.
Dietro di lui, Janice si sporse a guardare.
"Toh, l'amante indiano" disse. "Non ti hanno spiegato che devi aspettare che la moglie non sia in casa per poterti presentare in piena notte? Sai, il quartiere è piccolo e la gente mormora" aggiunse, scrollando le spalle.
"Ti prego, Janice, basta" rispose Matt a denti stretti. Si sentiva terribilmente a disagio, e in quel momento la precedenza assoluta l'aveva Molly.
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Di lui non ha paura, pensò amaramente.
Udendo le parole dello scienziato, chinò lo sguardo, sconfitto. Non tentò neppure di fermarlo, di fargli cambiare idea.
Lascia che se la porti pensò Janice, e quando lui si voltò di scatto verso di lei, la donna annuì. Ha rovinato tutto quello che ha toccato, è ora che levi le tende con la sua mammina aggiunse, sapendo che lui la stava ascoltando.
Matt rivolse uno sguardo di scuse a Mohinder e gli si avvicinò di un paio di passi. Molly nascose il volto nell'incavo della spalla dell'indiano e Matt si dovette mordere un labbro, forte, per evitare di piangere. Una stilla di sangue gli macchiò i denti, ma lui non si peritò neppure di tergerla via.
Sono patetico, Janice ha tutte le ragioni del mondo a reagire così pensò ( ... )
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Non riusciva a capire di chi o cosa fosse la colpa di tutto quello. Da dove arrivasse l'invisibile nervosismo di cui era impregnato ogni angolo dell'appartamento ben tenuto, visto che, quando tutto era iniziato, l'unico che sembrava soffrire di quella situazione era solo Mohinder. Visto che conosceva Matt, e sapeva che era un uomo buono, coraggioso, disponibile.
...
E se si fosse sbagliato. Se tutte le ipotesi che aveva formulato riguardo quell'uomo semplice e ingenuo fossero errate, se in realtà Matt fosse sempre stato sull'orlo di perdere il controllo, di rovinare ogni cosa, di dare sfogo alla parte peggiore di sè che aveva sempre tenuto nascosta ( ... )
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"E tu, vattene" disse stancamente, rivolto alla moglie. "Se stare con me, in questa casa, e volermi bene, ti pesa tanto, vattene. Non sarò certo io a fermarti."
Le sue spalle erano incurvate, come sottoposte a un carico troppo pesante. Matt non sapeva se fosse il sapore amaro del totale fallimento di tutto quello su cui contava o la consapevolezza di non essere la persona che credeva di essere.
Il senso di colpa e il timore di poter fare del male a Janice, a Mohinder, o *Cristo a Molly, lo attanagliava.
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"No, Janice, è finita. Il nostro rapporto fa acqua da tutte le parti e io...sono stanco."
La donna si strinse nelle spalle. "Io non tornerò, Matt."
Lui la guardò, e poi abbozzò un sorriso triste.
"È una minaccia o una promessa?"
Janice annuì. Non si aspettava una reazione diversa, in realtà.
Matt la vide salire le scale a passi svelti, e poi sentì cassetti e armadi aprirsi.
Si lasciò cadere sul divano e si prese la testa tra le mani.
Che razza di casino. Io volevo solo cercare di renderle felici.I tacchi di Janice risuonarono all'ingresso. La donna si fermò, con la valigia in mano, senza sapere se dire qualcosa o limitarsi ad andarsene, ma Matt la precedette ( ... )
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