Chi: Matt, Mohinder
Dove: Boston, Centro Analisi
Cosa: Matt è finalmente pronto a rivedere Molly. Ma Mohinder non ne è così sicuro.
Quando: Giovedì 15 Settembre 2011
Stato:
Finito.
Matt deglutì rumorosamente, allentandosi la cravatta. Peccato che non fosse quella a causargli la sensazione di soffocamento che gli mozzava il respiro, visto che aveva deciso di non mettersela, la cravatta, quella mattina.
Qualcuno, non riusciva a ricordare chi, gli aveva detto tempo addietro che gli abiti formali gli stavano così male che avrebbe dovuto indossarli solo in caso di estrema necessità, tipo un funerale. O un matrimonio.
Chi era stato a dirlo, con una risatina nascosta dietro una mano guantata di bianco?
Ah, sì.
Sua moglie.
Matt chiuse gli occhi per un istante, contando fino a dieci, poi fino a venti e infine fino a trenta. Arrivato a trentuno, era di nuovo padrone di sè.
Lisciò pieghe immaginarie sui suoi semplici pantaloni scuri, tirò su la zip della sua felpa rossa e salì con passo incerto i pochi gradini che lo separavano dall'entrata del palazzo.
Una volta oltrepassate le porte si ritrovò nell'imponente atrio del palazzo.
Era tutto pulito e ordinato, solo...bianco.
Tanto, troppo bianco.
La fitta in alto sulla tempia destra iniziò a pulsare dolorosamente e Matt fu costretto a socchiudere gli occhi per non restare abbacinato.
Si avvicinò alla scrivania di noce scuro, che stonava decisamente con il resto dell'arredamento, dietro alla quale stava seduto un uomo che doveva avere i suoi stessi anni e il doppio della sua pancia.
"Sono Matt Parkman" disse, quasi aspettandosi di essere riconosciuto.
L'uomo emise un grugnito, e non alzò neppure lo sguardo dalla rivista che stava leggendo.
"Devo vedere Molly" insistette Matt. Non aveva macinato tutti quei chilometri per farsi fermare da un trippone indifferente.
Finalmente l'uomo si prese la briga di scoccargli un'occhiata, da dietro gli occhiali spessi.
"Qui nessuno entra o esce senza il permesso del dottor Suresh" rispose, lentamente, come soppesando le parole una per una.
"Beh, allora lo chiami! Cosa sta aspettando? Che arrivi da solo chiamato dalla sua forza del pensiero?" sbottò Matt, indignato.
Non pensò neppure per un secondo di usare il proprio potere. Oh, no. Aveva faticato troppo per arrivare a questo punto, non avrebbe permesso a quell'uomo di mandare tutto a puttane.
Il portinaio lo guardò di nuovo, dubbioso.
Poi, afferrò la cornetta dell'interfono e si fece passare un interno.
Matt strinse forte i pugni.
Mohinder Suresh era davvero l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, quel giorno. Ma d'altronde aveva superato ben di peggio, in quegli anni. Non sarebbe stato quel mediconzolo a spaventarlo.
Giusto?