Fic: Troppo pulito [11-12/16]

Apr 29, 2011 13:51

Autore: Akane
Fandom: RP calcio: Real Madrid
Parte: 11-12/16
Pairing/Personaggi: Crikà, Cristiano Ronaldo, Kakà, José Mourinho
Rating: VM18
Warning: slash, lemon
Disclamairs: Questa fanfiction non è a scopo di lucro.
Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone
reali descritte. Niente di quanto narrato in questa fanfiction è
realmente accaduto ma è frutto di fantasia, pertanto non si pretende di
dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Note: Sono felice di presentarvi l'undicesimo capitolo dove finalmente i due cari Cris e Riky consumano come si deve. Vi avverto, Cris non è normale e gli piace fare sesso in un certo modo, stuzzicando l'angioletto che, a sua volta, scopre un lato passionale di sé che non pensava certo di avere. Il dodicesimo capitolo invece è molto divertente e ci sono altri compagni di squadra come Marcelo, Pepe, Karim Benzema e Iker Casillas, ma sono diciamo di passaggio. Poi naturalmente c'è anche Mister Mou perché lui sta sempre bene ovunque. Che dire?
Buona lettura.
Baci Akane

Capitoli 1 e 2 || Capitoli 3 e 4 || Capitoli 5 e 6 || Capitoli 7 e 8 || Capitoli 9 e 10


CAPITOLO XI:
LO VOGLIO

- Forse dovremmo dormire… - Esordì così Ricardo in un debole tentativo di rimandare ciò che ormai di certo c’era in quella serata strana.
Cristiano si svuotò le tasche distrattamente mentre il compagno chiudeva a chiave la camera già sapendo la sua risposta:
- E perché? - Come a dire ‘non bestemmiare!’.
- Il mister ha detto che ci sveglia alle cinque… e poi coma fa a beccarci sempre? - Si lamentò non pensando affatto a quello che invece aveva costantemente in testa Cristiano.
- Penso che ci pedini… - Al resto non si degnò nemmeno di rispondere visto che senza perdere il minimo tempo gli era già dietro con l’intenzione più chiara del mondo. Anche se Ricardo non era un tipo sveglio per certe cose, con le sue mani ai fianchi che gli alzavano la maglietta, c’era poco da fraintendere!
Lo sentì premersi contro la schiena ed ebbe chiaro sentore che quello che schiacciava contro il proprio didietro fosse qualcosa che quella sera era stato ampiamente stimolato. Forse anche troppo in effetti!
Ricardo mise il cellulare sul comodino in mezzo ai due letti, quindi rimase appoggiato al mobile sentendosi le gambe già molli al trattamento che gli stavano facendo le dita di Cristiano sul suo petto, sotto l’indumento sottile.
Dopo essersi accertato che ogni parte del suo torace fosse a posto, capezzoli compresi, si appropriò possessivamente del suo orecchio che evidentemente gli piaceva parecchio. Quello che era stato concesso a José solo pochi minuti prima.
Le mani invece scesero al di sotto della cintura e senza infilarsi dentro ai jeans, né slacciarglieli, cominciò a controllare che anche da quelle parti fosse tutto regolare.
Lo era eccome visto che cominciava a farsi sentire anche il suo…
Con un sorrisino compiaciuto uscì dall’orecchio proseguendo sul collo che Ricardo gli porse candidamente e avere uno di norma così pudico che gli si concedeva di già, anche se solo con un piccolo gesto come quello, fu come accendere una miccia.
Il giovane brasiliano aveva un enorme potere e non se ne rendeva nemmeno conto.
Solo volendo avrebbe potuto fare impazzire Cristiano più che mai, l’esperto di quel genere di cose.
Solo offrendosi in maniera esplicita o dicendogli qualcosa di più audace.
Ma al momento, a comando, non gli venne nulla.
Ben dopo, però, avrebbe compensato…
Mordicchiando e succhiando quella parte che gli aveva concesso, Cristiano gli lasciò presto il segno facendogli quindi venire solo più ‘fame’ e mentre continuava a torturare le parti basse di Ricardo attraverso i pantaloni ancora crudelmente chiusi, questi non ce la fece più e senza ragionare se li slacciò da solo indicandogli con questo secondo piccolo gesto che voleva andasse oltre.
Ecco che la miccia cominciava a bruciare sempre più intensamente.
Ancora poco e sarebbe giunta all’esplosivo…
Cristiano con un’idea dell’ultimo minuto, una maligna sotto un certo punto di vista ma molto eccitante per il proprio, invece di accontentarlo subito girò bruscamente il compagno e prima di prendersi le sue labbra carnose, disse languidamente su di esse:
- Spogliami… - A questa richiesta, che non era poi tanto richiesta, Ricardo arrossì violentemente ma guardandolo coi suoi grandi occhi scuri, ora totalmente liquidi d’eccitazione, non se lo fece ripetere e prendendogli i lembi della maglietta attillata l’alzò sfilandogliela da sopra. Nell’operazione Cristiano dovette separarsi momentaneamente dal ragazzo ed invece di riappropriarsene immediatamente, lo lasciò continuare lo strip su di sé abbandonando le braccia lungo i fianchi.
Ricardo allora inghiottì con un certo imbarazzo misto ad eccitazione per quello che stava facendo, ma proseguì incitato da quell’atteggiamento autoritario del portoghese in grado di accenderlo sebbene in vita sua non avrebbe mai immaginato di riuscire a fare certe cose.
Le sue dita timide slacciarono il bottone dei jeans attillati che gli stringevano ormai troppo l’inguine, come glielo liberò Cristiano trattenne a stento un sospiro, poi però dovette mordersi il labbro per non mugolare già di piacere quando lo sentì tirargli giù pantaloni e boxer insieme, scendendo con essi fino ad abbassarsi davanti a lui con un tale candore da mandargli i bollenti spiriti alle stelle, mentre si immaginava un paio di cose che poteva fargli fare in quella posizione.
Era come averlo in suo potere, in un certo senso. Avrebbe potuto chiedergli di fare qualunque cosa e lui completamente soggiogato l’avrebbe fatto.
Era solo l’idea di ciò che Ricardo abbassato davanti a sé rappresentava, ad eccitarlo violentemente, non voleva certo umiliarlo davvero, non era quel tipo di persona. O meglio con qualcuno l’aveva fatto, ma Ricardo era tutta un’altra cosa.
Gli mise allora due dita sul mento e l’accompagnò mentre si rialzava, dopo di ché gli prese le mani e gliele mise sul proprio corpo, facendogliele scivolare dietro, sul proprio sedere sodo.
Lo sentì trattenere il respiro mentre sempre con incertezza iniziale e poi via via con più decisione, lo accarezzava come non aveva ancora osato fare.
Il suo corpo era come un invito al proibito, era forte e muscoloso ma anche caldo e morbido nonostante la durezza di certe parti.
Realizzando che poteva esplorarlo senza remore, cominciò a percorrere delicatamente ed ingenuamente la schiena per poi tornare in basso.
Questo fu un nuovo incentivo per Cristiano che gli tolse svelto la maglietta spingendolo infine sul letto, privando il compagno del suo nuovo giocattolo.
Decise che se lo sarebbe preso con calma, gustandosi ogni minima cosa di lui, quindi lo ricoprì senza ancora togliergli il resto che comunque era già slacciato.
Quando fu su di lui finalmente gli concesse le proprie labbra e inizialmente piano finì poi per divorarsele con bramosia e quasi ferocia, Ricardo senza pensarci andò dietro al suo ritmo tenendosi a lui per le spalle con il timore che potesse staccarsi di nuovo improvvisamente.
Col desiderio che aumentava insieme al calore, continuarono a baciarsi fino ad uscire dalle loro bocche ma senza staccarsi, succhiandosi vicendevolmente le lingue e le labbra, scivolando poi sul mento, impossessandosi di ogni centimetro che finiva sul loro percorso.
Fu Cristiano allora a proseguire giù, di nuovo sul collo, alla base delle clavicole, ricoprendolo di piccoli morsi che lo marchiavano in maniera erotica, facendogli provare nuove sensazioni e non certo dolore.
Violò allo stesso modo anche i suoi capezzoli che si indurirono sotto la sua lingua e con la medesima prepotenza giunse più sotto, al ventre e quando fu il turno dei pantaloni e dei boxer che ancora indossava, con le mani gli tolse i primi mentre coi denti i secondi, strattonandoli con una carica sensuale che era praticamente la sua caratteristica.
Ricardo respirava veloce sapendo che a momenti avrebbe sentito certe cose violente che l’avrebbero sbalzato fuori dal mondo e forse anche da sé stesso.
Cominciava a scoprire ciò che gli piaceva e corrispondeva tutto col modo di trattare il proprio corpo che gli riservava Cristiano.
Ed ebbe la sua lingua sulla punta del proprio membro. Glielo assaggiò appena e mentre reagiva nell’immediato, si separò di nuovo mantenendo un crudele controllo sulla situazione.
Ricardo ebbe la certezza di impazzire e senza rendersene conto, spinse il bacino verso la sua bocca che l’aveva provocato a quel modo.
Cristiano sorrise accattivante e seducente, profondamente contento e soddisfatto di quella reazione, quindi l’accontentò tornando a leccarlo, ma senza completare l’opera. Si staccò di nuovo spingendolo a fare come prima e all’ennesimo trattamento simile, Ricardo che non ce la faceva più, si lamentò con voce roca:
- Ti prego… -
Ma Cristiano aveva certe idee che non gli avrebbero reso la vita tanto facile.
Sempre col sorriso quasi maligno ma allo stesso tempo erotico di prima, con gli occhi da predatore di quella sera, gli disse:
- Cosa? - Pretendendo che lo dicesse. Voleva sentirglielo dire e il compagno non sentendo nemmeno una parte di sé toccata da lui e soffrendo per questo, abbandonò la testa all’indietro e mugolò:
- …prendilo… - Ma non sapeva veramente quel che diceva.
E di nuovo la miccia di prima si avvicinò al famoso esplosivo che ormai era sempre più incombente.
Cristiano stesso stava giocando col fuoco, col suo, in effetti, e lo faceva credendo di conoscersi ormai troppo bene.
Si sbagliava.
All’udire quella parola si avventò con ben poca calma, dimenticandosi le idee iniziali di goderselo piano piano. Fece propria la sua parte intima con voracità, partendo subito al massimo, dando alla propria bocca e alla lingua che succhiava e assaggiava un ritmo immediatamente alto ed incalzante, premendosi il bacino a sé con le mani e sentendo quelle di Ricardo fra i suoi capelli corti che lo attiravano a sé.
All’aumentare del vigore, i sospiri si levavano nell’aria più forti gettando pericolosamente benzina sul fuoco, fino quasi a non capire già più niente se non fosse stata per una minuscola parte non ancora andata di Cristiano che si rese conto di non poter farlo già venire. Fu così che si staccò bruscamente facendo più che altro violenza su sé stesso.
Ricardo si lamentò e l’altro ebbe di nuovo l’istinto di avventarsi nuovamente sul suo sesso, ma si controllò e girandosi a lui contrario, sistemandosi sul fianco, prese le sue gambe e tirandole su ottenne un perfetto accesso alla sua apertura. Prima di occuparsi di essa, prese la mano del compagno che si lasciava fare inerme e se la mise sul proprio membro eccitato, chiedendogli per lo meno di ispezionare in quel modo. Non avrebbe mai pensato che dopo un primo momento di massaggio esplorativo, egli avrebbe continuato incuriosito con la bocca.
Avendo ben in mente il modo in cui l’aveva appena fatto Cristiano e le sensazioni pazzesche che aveva provato, si disse che voleva almeno ricambiare un po’. Il resto lo fece la stessa curiosità di provare a toccarglielo e assaggiarglielo.
Glielo aveva visto molte volte ma non si erano di certo mai toccati, nemmeno per gioco. Figurarsi farci altro con la bocca!
E mentre quella di Cristiano aiutato dalle dita e dalla sua saliva cominciava a penetrarlo per bene, preparandolo ed eccitandolo fino all’inverosimile per rendergli il passo successivo più piacevole che possibile, quella di Ricardo si chiuse delicato sul suo sesso. Dapprima leccò leggero, poi decidendo che gli piaceva e che meritava di più, succhiò fra un sospiro e l’altro di entrambi, provando ondate di dolore miste a piacere.
Una miriade di sensazioni nuove si susseguivano in lui ma fu quando Ricardo si staccò dal suo nuovo giocattolo per gemere più forte, aggrappandosi con le unghie alle sue gambe tese e piegate, che Cristiano decise che era ora e non poteva più resistere.
Si spostò di nuovo e con agile esperienza si sistemò sopra di lui, si mise le gambe della sua piacevole preda sulle proprie spalle e assicurandosi un miglior ingresso, si appoggiò con il proprio membro eccitato sulla sua apertura ormai decisamente pronta. Quindi fermo un istante, lo guardò con attenzione, con la sua aria da predatore sensuale, carico di desiderio e malizia. Ricardo fremeva, respirava corto e non ce la faceva più ad aspettare, un misto fra lo spaventato e l’eccitato. Voleva che andasse avanti ma al tempo stesso ne aveva timore visto che era la sua prima volta con un ragazzo.
Cristiano si chinò su di lui senza ancora entrare, quindi gli sfiorò le labbra senza toccargliele, lo fece di nuovo e l’altro gli andò incontro cercando il contatto, quindi prima di concederglielo, disse con erotica autorità:
- Lo vuoi? - Anche se avesse detto di no, l’avrebbe fatto lo stesso, ma il sentirglielo chiedere era qualcosa di incredibilmente appagante.
Ricardo non sapeva cosa dire e accaldato e rosso esitò, fu allora che Cristiano crudelmente fece per ritirarsi e lasciarlo, in quello il compagno che stava sotto lo afferrò per le spalle e affondando le unghie lo attirò a sé con forza cominciando a scollegarsi del tutto:
- Si, lo voglio… entra ti prego… -
Il portoghese non se lo fece ripetere e dimenticandosi di dover fare piano perché era la sua prima volta, per colpa di quella famosa miccia che Ricardo sapeva far bruciare tanto bene, scivolò prepotentemente in lui lasciando il compagno senza fiato ed irrigidito. Affondò le unghie nella sua carne istintivamente ma fu quando Cristiano cominciò a muoversi in preda al piacere più assoluto già solo per quel piccolo gesto, che il brasiliano senza il minimo contatto con sé e la realtà trovò il proprio mondo di libidine scoprendo cosa gli piaceva fare e come.
E prese fra i denti il labbro inferiore del giovane che gli stava sopra, tirando senza mordere davvero.
Questo ebbe il potere di devastare il ragazzo la cui miccia raggiunse finalmente il carico esplosivo e cominciò a giungere in profondità, alla polvere da sparo più pericolosa.
Iniziò a muoversi senza curarsi del dolore naturale che faceva al giovane sotto di sé e raggiungendo subito un ritmo incalzante, caricava il proprio corpo dentro il suo che ormai se lo tratteneva dentro, stringendoselo più che mai.
Ricardo cominciò a gridare incontrollato scoprendo anche questo lato passionale e quando Cristiano ebbe la piacevole sorpresa di trovarsi davanti ad una creatura così delicata eppure rumorosa e ardente, non capì più nulla e andò sempre più forte, sovrastandolo anche con la sua voce, inarcandosi con la schiena per riuscire ad andare più in profondità.
Fu con le dita di Ricardo che lo graffiavano sulla schiena risalendo sulle spalle senza rendersene conto e i denti che trovavano la sua guancia, a provocare una di quelle esplosioni che avrebbe giurato di non raggiungere mai, non in quel modo violento e terribile, non con una tale intensità da spaventarlo, quasi, perché non riusciva più a trovare il controllo affondando in lui ed impazzendo.
E venne premendosi con forza su di lui, sulla sua bocca che lo mordeva ancora, chiedendo che dimostrasse il suo piacere misto a dolore ancora in quel modo impetuoso.
Nell’orgasmo di entrambi fu accontentato, quando si rese conto che la propria mano era andata da sola senza alcun comando ad occuparsi del sesso di Ricardo ed oltre a sentirsela bagnata, udì la sua voce gridare il nome ’Cris’ senza più farcela.
Tremando e tendendosi con ogni senso impazzito, nel caos più completo e con quelle ondate devastanti ed improvvise, si svuotarono anche delle loro anime, per un istante; rimasero immobili cadendo l’uno sull’altro, ansimanti, sudati, caldi, pulsanti e sfiniti.
Il primo a riprendersi fu Cristiano che si spostò leggermente tirando su la mano che alla fine si era occupata del piacere di Ricardo e leccandosela sensualmente come non ne avesse ancora abbastanza e avesse riserve di energia nascoste da qualche parte, la porse poi al compagno che, timidamente e senza più capacità di un minimo ragionamento, l’accolse allo stesso suo modo, succhiandogli le dita e sentendo il proprio sapore che sebbene lo imbarazzasse, lo riaccese di nuovo solo per l’idea di quello che gli stava facendo fare.
Scambiandosi sguardi liquidi carichi di una voglia che evidentemente non si era ancora del tutto esaurita, le loro labbra si incontrarono di nuovo sancendo quella che a quanto pareva era solo una pausa.
Cristiano si rese conto di una cosa, mentre ripensava brevemente a quello che era appena successo, sentendosi i graffi bruciare e il morso arrossarsi.
“Quelli che riservano sempre più sorprese sono gli angioletti… dannazione, questo potrebbe uccidermi accendendomi ancora a questo modo. Nessuno ci era riuscito, non così violentemente e senza controllo. “
E se da un lato lo lasciava allibito, dall’altro gli piaceva dannatamente.
Ricardo allora si separò dalle sue labbra e gli guardò la guancia dove il segno dei suoi denti era decisamente evidente e sgranando gli occhi si rese conto che doveva essere stato lui.
Il dispiacere salì immediato nel suo sguardo sinceramente colpevole, quindi mormorò:
- Scusami, non sapevo che… - Bè, non aveva idea di come finire la frase, ma questo bastò a far riaccendere definitivamente Cristiano che ebbe conferma dell’ultimo sospetto.
Il suo angioletto troppo pulito aveva un potere devastante… riuscire a staccargli la spina in quel modo così totale e polverizzante ed era qualcosa che fin’ora era riuscito a fare solo lui, per lo meno in quella maniera.
Allora, ne dedusse, ne sarebbero uscite proprio delle belle!

CAPITOLO XII:
DUE VOLTE E MEZZA

Quando la mattina successiva i loro compagni li raggiunsero sul campo, trovarono Ricardo e Cristiano già ad allenarsi da un’ora abbondante, da questo tutti ne dedussero un paio di cose, fra cui che dovevano averne combinata un paio delle loro e fatto incazzare il facilmente incazzabile mister.
Naturalmente sapevano che era colpa di Cristiano che aveva trascinato Ricardo in chissà cosa.
Le altre deduzioni furono espresse tranquillamente ad alta voce, senza il minimo problema:
- Vi ha svegliati prima per farvi smettere di fare tutto quel casino? -
Ricardo all’udire ciò diventò un peperone e non disse nulla, limitandosi ad aumentare la velocità dell’esercizio che stava compiendo, Cristiano invece ridacchiò divertito rispondendo a tono con spavalderia tipica sua:
- Scommetto che è la prima volta che l’avete benedetto! -
- Puoi giurarci! Dannazione, una volta possiamo anche sopportarla, ma due! -
- Due!? - Fece Karim inserendosi scandalizzato nel discorso: - Io pensavo fossero tre! -
- Io ero convinto due e mezzo! - Se ne uscì Marcelo preso dallo scoprire quante fossero alla fine.
Cristiano rideva estremamente divertito mentre Ricardo cercava di fare l’indifferente senza riuscirci per nulla.
- E come diavolo sono, due e mezzo? - Chiese Karim -ormai la discussione era di dominio pubblico-
- E che ne so… due complete è sicuro, ma la terza volta per me non l’hanno finita… - Replicò Marcelo convinto.
- Ma come è possibile? Voglio dire… o lo fai o non lo fai… -
- Ragazzi, un po’ di fantasia… - Si inserì nuovamente Cristiano, volendo illuminarli prima di farli scervellare troppo.
- Ah, quella non ci manca… con tutto quello che avete gridato si capiva perfettamente cosa avete fatto, il resto era facilmente intuibile. - Rispose Iker che gli passava di fianco in quel momento.
- Ma insomma, quante erano? - Sbottò insistente Marcelo come suo solito. Alla fine bisognava saperlo proprio e la stella del Real Madrid si decise a svelare il mistero che sembrava essere diventato il tormentone estivo della squadra.
- In effetti ha ragione lui, due e mezzo! - Alcuni si fermarono di botto fissando la schiena di Cristiano che avanzava allegramente per il campo come niente fosse.
- Cioè? - Questo proprio non riuscivano ad immaginarselo… - Che sarebbe quella mezza? - Gracchiò Karim convinto che lo prendesse in giro mentre invece Marcelo saltellava trionfante per averci azzeccato!
L’altro rise ancora, quindi affiancando un imbarazzatissimo Ricardo gli spettinò la testa affettuoso per sdrammatizzare quella che per lui era una situazione drammatica.
- Chiedetelo a lui! - Detto ciò aumentò il proprio ritmo di andatura distanziandoli di proposito, sebbene fosse già da un’ora in campo.
Gli altri dunque guardarono prima Cristiano ormai lontano, quindi fissarono straniti ed estremamente incuriositi Ricardo e senza nemmeno mettersi d’accordo lo circondarono, sempre continuando a correre, guardandolo pressanti ed insistenti:
- Cosa significa? - Il giovane brasiliano ricambiò i loro sguardi con uno confuso e carico di vergogna, quindi decisamente non intenzionato a parlare di quella notte sgusciò da quei ficcanaso con uno scatto che gli fece raggiungere Cristiano.
Nel giro di un istante furono naturalmente raggiunti dagli altri che continuarono a tormentarli per tutta la corsa, fino a che la voce di José non tuonò seccato:
- MA ALLORA, LA FINITE CON QUESTE BOIATE? E CHE MAI POTRA’ ESSERE LA MEZZA? QUEL CRETINO SI SARA’ ADDORMENTATO SFINITO SULLA TERZA, NO? -
E così se qualcuno ancora non lo sapeva che Cristiano e Ricardo avevano fatto sesso tutta la notte, ora era chiaro a tutti.
A quell’uscita sbraitata ai quattro venti senza ritegno e cuore, Ricardo inciampò e cadde rovinando sul ginocchio che cominciò a dargli i primi atroci fastidi di una tremenda lunga serie.
Quando si rialzò cercando un po’ di contegno, riprendendo gli allenamenti con minor intensità, Ricardo vide che quelli che non pensava potessero essere così impiccioni e soprattutto dementi compagni, guardando meglio il viso ed il collo di Cristiano avevano cominciato una nuova crociata per i segni che aveva di morsi e graffi.
All’uscita del suo compagno: - E non avete visto il resto… - la curiosità crebbe e assalendolo per sapere il resto, Ricardo lo guardò supplichevole sperando che non gli mostrasse la schiena che era un campo da guerra, quasi.
Non aveva idea che facendo sesso con un ragazzo finiva per perdere talmente il controllo ed essere più passionale lui, quasi, dell’altro di norma apertamente maniaco.
Evidentemente sopprimere i bassi istinti per seguire la strada del bravo ragazzo, faceva poi succedere quelle cose!
Cristiano notò la sua supplica ed ebbe pietà.
- Usate ancora l’immaginazione… - Ma dalle loro espressioni, la loro immaginazione era peggio della realtà!
- E COSA SARA’ MAI, ORA, UN RICARDO MANESCO A LETTO?! COS’E’ NON AVETE MAI FATTO SESSO VIOLENTO? SE NON VI CONCENTRATE NEGLI ALLENAMENTI VIOLENTO LO DIVENTO IO! - Ancora una volta la ‘delicatezza’ di José fece cadere per una seconda volta Ricardo. Sempre sullo stesso ginocchio.
- PORCO CAZZO, NON PUOI ESSERE COSI’ PUDICO E FARE CERTE PORCHERIE PER TUTTA LA NOTTE! SU RIKY, DATTI UNA MOSSA E SVEGLIATI! -
Lo rimproverò ancora il mister andandogli davanti cominciando a battere brutalmente le mani.
Sembrava tutta un’altra persona rispetto alla sera prima, quando aveva tentato di farselo.
Il trequartista era più confuso che mai, al momento, e a suo favore c’era da dire che effettivamente aveva dormito poco, quella notte… non potevano stupirsi che fosse così sottotono!
- Se non la smette di spararle così forte, gli si spacca il ginocchio! - Disse sfacciatamente Cristiano senza collegare il cervello.
Quello bastò per triplicargli gli allenamenti, considerando che lui li aveva già raddoppiati.
- Così almeno stanotte farai meno casino perché sarai sfiancato! -
Asserì seccato José convinto che nessun essere umano che stava sotto di lui potesse dirgli cosa fare.
E lui di certo ci sarebbe stato sotto in più di un senso… molto presto…
Quando tornarono tutti più o meno in riga non intenzionati a prendersi un raddoppio come il loro poco intelligente compagno di squadra, quest’ultimo affiancando un dolorante ed imbarazzato Ricardo gli disse a bassa voce nel pieno di un esercizio in coppia.
- Vedrai che gli piace a lui, poi, che io sia in forze! - Questo ebbe la capacità, ovviamente, di far scoppiare a ridere il ragazzo nella prima volta di quella giornata in cui tutti ci tenevano a spiattellare i fatti suoi più intimi e delicati, sebbene volesse dare una parvenza di sé seria visto quanto gli altri ci avessero dato dentro per demolire la propria immagine!
Del resto l’unico che riusciva a rovesciare tutti i suoi buoni propositi, di qualunque tipo fossero, era proprio Cristiano!
- E soprattutto vedrai se non gli piaceranno anche le tue urla, poi! - Questo però lo fermò di colpo facendolo inciampare. Non cadde grazie al pronto intervento dell’altro accanto che lo resse ridacchiando. - Tieniti da conto il tuo prezioso ginocchio o non potrai più fare certe acrobazie per un po’! - Lo ammonì con ironia. Ormai era in modalità demenziale, si disse il brasiliano, e sapeva bene che quando ci finiva era impossibile togliercelo ed in quei casi anche se non voleva, passava tutta la giornata a ridere indecentemente alle sue cavolate.
- Ma voi siete troppo convinti di quella cosa… - Fece allora riferendosi al sesso a tre che gli avevano esplicitamente proposto la sera prima.
- Perché, tu no? - Gli chiese sconcertato il portoghese notando che non rideva più ma che era di nuovo carico di disagio. Per lui ormai era ovvio che l’avrebbero fatto!
- Mica tanto… - Ma quello non era affatto un ‘no’, quindi attaccando di nuovo, gli si avvicinò meglio cominciando la sua opera di convincimento fitta fitta e sotto voce, facendo finta di essere lui il serio mentre l’altro che voleva esserlo davvero non ci riusciva affatto…
- Ma guardalo bene, è un bell’uomo… lascia perdere che è stronzo… quando ci ricapita un’occasione simile? Lo conosciamo, è più o meno a posto, lo sa fare -è evidente che è esperto in quel genere di cose…-, lo vuole… meglio di così! Guarda che bel faccino che ha, così attraente e affascinante… ed in più è portoghese come me… - Al che Ricardo non capì cosa quello dovesse c’entrare…. - immaginatelo nudo, deve avere un bel corpo. Certo non come il mio ma di sicuro è in forma. E poi ci sa fare, dai… ricordi ieri sera come… - E quando cominciò a rimembrare la sera precedente al locale, Ricardo che si sforzava immane di rimanere compunto e che era riuscito a limitarsi ad un alzata di sopracciglio scettica, divenne di mille colori e quasi non gli venne un infarto, con un’espressione che era tutta un programma.
Decisamente ricordare certe cosa non era proprio la fine del mondo, in un momento simile!
- Cris ti prego smettila… non adesso… - Disse a denti stretti sperando di farlo tacere.
- CRISTIANO, CHIUDI QUELLA CIABATTA E SMETTILA DI IMPORTUNARE QUEL POVERACCIO O PRESTO SARA’ DEL TUTTO INSERVIBILE! - E sebbene José era stato occupato a mangiarsi altri della squadra -doveva avere il piede storto quell’oggi- riuscì anche a notare che Cristiano non aveva smesso di far penare quel disgraziato del suo ragazzo che davvero fra il ridere e gli infarti precoci non sapeva più come fare.
- Lo vedi che ci pensa anche lui? Per cosa mai potresti essere inservibile se non per QUELLO? -
- A parte il calcio, vuoi dire? - Rispose esasperato Ricardo.
Ma l’idea di Cristiano era ormai fissa e fregandosene altamente dei mille rimproveri del mister che non sapeva proprio come disciplinare la troppo esuberante ala del Real Madrid, continuava a dirne una dietro l’altra sempre sotto voce al compagno che ora si mordeva addirittura le labbra per non ridere, sapendo che se l’avesse fatto sarebbe stata anche la sua fine.
Come se José l’avesse sentito effettivamente, cosa impossibile teoricamente, arrivò sulla sua testa una pallonata non da poco lanciata direttamente dalle mani violente del suddetto allenatore inferocito.
Il brasiliano lo guardò ignorare la pallonata e far finta di riprendere l’esercizio seriamente e sebbene dall’esterno sembrava l’avesse capita, lui sapeva perfettamente che stava pensando che quell’orco non l’avrebbe mai avuta vinta su di lui!
“Ho già capito… oggi starà tutto il giorno in campo a correre!”
Si rassegnò capendo perfettamente l’antifona che poi si sarebbe magicamente avverata.

Uscendo dagli spogliatoi, alla fine della dura giornata d’allenamento, tutti i suoi compagno batterono le mani sulla schiena di Ricardo che era entrato dopo degli altri, trattenuto dal massaggiatore per il ginocchio un po’ troppo ammaccato.
- Grande! -
- Non ti facevo così! -
- Finalmente ti sei dato anche ad altro oltre che a Dio! -
- Una volta voglio provare anche io… - Questo Marcelo, chi altri?
- Ottimo! -
- Continua così, miraccomando! -
All’udire tutti i complimenti carichi di malizia, alcuni comunque sinceramente convinti, il brasiliano si era bloccato all’ingresso rigido come un manichino sapendo che avrebbe dovuto pregare affinché José quadruplicasse gli allenamenti di Cristiano senza concedergli un solo istante solo con quelle scimmie curiose di compagni di squadra.
Ormai il danno era fatto e sotto la doccia quell’idiota aveva sicuramente dato sfoggio di sé e della sua schiena trincerata dalle unghie.
Forse, si disse, doveva imparare a controllare i propri bollenti spiriti…
Rassegnato, anche se ancora rosso come un pomodoro, entrò notando il compagno che usciva dalla doccia con addosso solo un asciugamano intorno alla vita.
Vide allora tutti i segni che gli aveva lasciato e la colpa si fece strada prepotente, sentendosi una specie di verme che feriva il proprio amico senza ritegno.
Come poteva fare certe cose?
Proprio non se ne capacitava… forse era stato drogato… ma a quella prospettiva si sentì ancora più male, quindi decise di accontentarsi di un semplice temperamento passionale sotto le lenzuola.
- Scusami… - Disse allora smontandosi dall’intenzione di rimproverarlo per aver fatto vedere le prove del delitto a quei simpatici impiccioni.
Era più forte di lui, prima di vedere le colpe altrui, vedeva le proprie.
Cristiano si girò vedendolo e con stupore chiese di cosa dovesse scusarlo, così continuò mite, avvicinandosi alla sua schiena bagnata dove goccioline scendevano sulla pelle abbronzata, delineando meglio i muscoli rilassati. Appoggiò le dita sulla pelle calda risalendo i vari graffi che comunque non erano troppo profondi, quindi vi posò anche le labbra.
- Per questi… non pensavo di essere così violento… è che mi hai acceso un lato di me che non pensavo di possedere e non ero pronto… - Le sue scuse candide e sinceramente sentite ebbero il potere di riaccendere la miccia di Cristiano che, sebbene fosse sfinito, sapeva che continuando così non avrebbe resistito ancora molto.
- Non pensarci, a me piacciono molto queste dimostrazioni di passione… non smettere mai… - Rispose senza girarsi, beandosi della sua bocca che gli baciava leggero i segni della schiena, ma quando i brividi cominciarono prepotenti a farsi strada in lui con l’idea di girarsi e trascinarselo di nuovo sotto la doccia, una voce familiare li interruppe alle loro spalle. L’unica voce che ormai li interrompeva sempre.
- Noi non possiamo mica andare avanti così… - Disse José stando alla larga dai due e dalle loro dolci effusioni amorose.
Sospirando Cristiano si girò e vide il mister appoggiato alla porta a braccia incrociate ed un’espressione maliziosa che diceva tutto e niente.
- Direi di no… - La sua voce era già roca, sintomo che il desiderio era ormai alle soglie.
I loro occhi si incatenarono per un istante e dicendo le medesime cose senza bisogno di usare le parole, comunicarono la loro intenzione di portare presto ai fatti il loro sogno erotico di quel ritiro. Un sogno che era nato per scherzo e per caso e che ormai li stava tormentando un po’ troppo.
Tutti lo sapevano che sarebbe finita in quel modo. Una volta che l’insinuazione si fa strada anche solo in uno di loro, la via era una.
Non si parlarono ma Ricardo sebbene avesse una vaga idea di cosa intendessero con quelle espressioni da predatori, fermi a debita distanza, indietreggiò istintivamente non sentendosi pronto per una cosa simile, nonostante il suo cuore pulsasse impazzito e l’eccitazione cominciasse a farsi sentire.
- Cosa… voleva? - Chiese interrompendo quel silenzio strano. José si riscosse e staccando gli occhi verde nocciola da quelli neri del suo giocatore, li posò in quelli altrettanto scuri ma più confusi dell’altro ancora vestito.
- Sapere del ginocchio. - E avrebbe potuto chiederlo direttamente al massaggiatore, ovviamente, oppure aspettare la cena, ma entrare negli spogliatoi mentre aveva visto tutta la squadra già fuori era meglio, naturalmente!
Ricardo però ci cascò e colpito da come ci teneva a lui, rispose sorridendo per rassicurarlo:
- Oh, nulla di ché… lo terremo d’occhio ma non penso sia nulla di preoccupante. Solo un paio di botte… - Quel ginocchio aveva in realtà preso a dargli fastidio già da un po’ di tempo ed anche se Ricardo non l’aveva detto a nessuno, l’allenatore se ne era accorto eccome.
José sorrise enigmatico senza fargli capire l’origine di quell’espressione particolare che ebbe il potere di soggiogare il destinatario di tale sguardo.
Cristiano se ne rese conto subito. Prima l’aveva detto senza pensarci ma era vero che quell’uomo aveva esperienza in certe cose. Sapeva bene come assoggettare le persone, di qualunque tipo fossero.
Aveva un talento non da poco.
Sarebbe stata un’esperienza proprio interessante.
Ricambiò con compiacenza lo ‘sbrigatevi’ dell’uomo che senza dire altro, uscì dalla stanza.

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