It feels like years since it's been here (it seems like years since it's been clear).

Apr 30, 2008 16:13

In un indistinto abisso di emozioni e sentimenti superficiali, sui quali decide di non soffermarsi, Maggio fa in tempo a distinguere la sensazione incomprensibile di ritrovarsi a casa, e non riconoscerla. Quei pochi mesi gli erano stati sufficienti a dimenticare il profumo delle strade? Si.

E la stessa casa di Simone, non ha lo stesso aspetto accogliente che ricordava. Priva delle attrattive di questa parentesi nella sua vita, non è altro che una scatola piena di sciocchezze, di attributi inutili, priva dell’aroma intenso cui adesso dà il nome di. Di casa.

Si chiede se anche l’altro si senta cambiato quanto lui, ma viene smentito dal mormorio di Cortese a proposito di una delle innumerevoli proprietà del marchingegno che li divide.

“Butta giù quella cosa” mormora con suo solito distacco poco marcato, sventolando la mano davanti la telecamera. Riesce a scorgere solo la sua grande bocca sorridente e tutti quei capelli. E lo fa senza guardarlo, ammonendolo così, senza connotazione espressiva.

Cortese ciondola il capo, la telecamera, la quantità di riccioli disordinati.

Dev’essere il suo sforzo di fare dell’ironia che dipinge sul bel viso pulito di Maggio quel sorriso distante. E probabilmente questo, questa concentrazione assoluta sul - sul niente, non permette a Cortese di togliergli gli occhi di dosso. Come la prima volta.

“E’ tardi. Sono stanco. E non mi pare proprio che si abbia avuto tanto tempo da passare insieme, negli ultimi tempi.”

Butta giù quella cazzo di telecamera, Cortese. Adesso.

Nessuna tenda bianca. Nessuna cucina colorata, nessun ambiente ampio e luminoso, e voci e armonie di canti misti, ognuno diverso. Cortese è sempre stato un tipo partecipe. E sentirsi partecipe di questo, gli manca. Gli mancherà.

“Ecco, vedi. C’è questa nota acidula che -”

Fa in tempo a mormorare Cortese, prima che il primo piano di Maggio che ride fori l’occhio della telecamera e ferisca la pupilla, la retina e il cervelletto con la folle velocità di un pensiero.

“Una cosa? Una nota?” Cortese assume quell’aria grave e seria, con cui ha l’abitudine di affrontare le indolenti accuse di Maggio, e solitamente di perdere.

“Voglio dire, vuoi chiedermi ancora se sono sicuro che stiano dormendo?”

Guardami. Almeno guardami, mentre ridi di me.

“Che vuoi farci, tu. Sono ancora un vecchio musicista del sud, ho i miei limiti.”

Cortese non vuole che l’aria diventi pesante. Affonda la faccia nel divano, una volta intrecciate tra i capelli le lenti spesse dei suoi occhiali da vista. Maggio sembra. No, non crede stia ascoltando, mentre gioca con la sigaretta ancora accesa che Simone ha lasciato sul tavolinetto. Si è sempre chiesto come possa cantare a quel modo e rovinarsi i polmoni allo stesso tempo.

Prende tempo con naturalezza, anche con sé stesso, forte della devozione che Cortese prova per lui ricambiato e della quale nessuno dei due è del tutto consapevole.

Non se l’è mai neanche chiesto.

“Che hai? Che ti prende?” Maggio è ancora più assente del solito e Cortese non è abbastanza sicuro di sé per lasciar correre. “Che è? Ti manca lei? Ti manca la ragazzina?” e si accorge di quanto quel che sta dicendo sia stupido solo quando la telecamera trema tra loro, scossa da quelle risate allegre.

È la prima persona che abbia mai consapevolmente amato. È il suo migliore amico.

“Io lo so cosa pensi, stupido capellone” mormora col respiro spezzato dal riso e le mani impegnate a smembrare la vecchia sigaretta “Hai tanta paura d’esser giudicato che hai avuto bisogno di me per iniziare a fare quello che volevi, che poi è quello che facciamo adesso. Ma ecco, io non credo che. Queste persone non lo faranno, o meglio, l’hanno già fatto. Non sei affatto bravo come credi.” Sorride. “Perché credi che quella ragazzina sia tanto a suo agio con noi?”

Cosa? Lo ha. Lo ha forse guardato? Dov’è il tasto rewind?

“Inoltre, tu li chiameresti. Sono, sono amici. E peggio: sono artisti. Hanno ego talmente spropositati che dovresti chiederti, piuttosto, quanto possano essere interessati a -”

Il rumore sordo dell’impatto col suolo di qualcosa composto di plastica e vetro e poco altro.

Una gran massa di riccioli e la pressione di una mano sulla sua guancia.

La sicurezza di un sapore noto.

Profuma di casa.

Maggio risponde a quel bacio con la solita appassionata apatia.

ship: maggio/cortese, b*days, heroes, tabelle, x-fandom, fanfiction

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