Titolo: Lonely is the hunter
Fandom: “Supernatural”
Personaggio: John Winchester
Prompt: 023. Nebbia - 052. Radio - 071. Mente - 092. Attimo - 056. Vittima
Rating: G
Note: Lonely is the hunter (si ringraziano i Kiss per aver fornito - a loro insaputa - il titolo della fic) nasce come racconto della vita di John Winchester, dalla nascita di Sam (001. Nascita) alla sua morte nel primo episodio della seconda stagione (003. Morte), soffermandosi su momenti e situazioni che non sono comparsi nella serie. Le drabble sono scritte in prima persona e seguono l’ordine cronologico.
Dedica: Alle tre persone che mi hanno fatto venire la voglia di scrivere su “Supernatural”:
androgena82,
babycin,
ecstaticagony. Grazie ♥
Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Kripke, io mi sono solo divertita a giocarci.
Tabella:
qui Capitoli precedenti:
1 -
2 -
3 023. Nebbia.
1987
“Dovevamo fermarci a quel motel.”
“Chiudi la bocca, Sam!”
Il bambino piagnucola per il rimprovero del fratello, ma bene o male obbedisce. Io resto in silenzio, so che ha ragione. La nebbia è talmente fitta che sembriamo circondati dal nulla. I fari dell’Impala cercano di fenderla inutilmente. Avremmo dovuto fermarci, non so cosa mi ha spinto a continuare. Una sensazione… la stessa che mi fa frenare di colpo. Provo a guardarmi intorno. Niente, solo nebbia. Eppure… Sam stringe a sé il suo orsacchiotto, Dean resta calmo. O finge di esserlo.
“Cosa c’è, papà?” mi chiede.
“Non lo so… qualcosa…”
052. Radio.
Un suono attira la mia attenzione, ma non proviene dall’esterno. La radio, che fino a pochi secondi prima trasmetteva musica country, ora sembra impazzita come durante un temporale.
È il segnale.
“Voi restate qui.”
Scendo dall’auto e mi avvicino al bagagliaio. Dean fa scattare le sicure della macchina.
Bravo ragazzo
L’ultima cosa che vedo, dopo aver preso il fucile, è Sam che mi guarda con quei suoi occhioni. Alza la mano e mi fa un cenno di saluto. Lo ricambio, prima di venire catturato da quella densa massa biancastra.
Mi avvio, pregando chiunque sia lassù di proteggere i miei bambini.
071. Mente.
Respiro a fondo, sono concentrato su ogni piccolo rumore. Mi muovo nella nebbia senza meta, possono essere passati pochi minuti come un’eternità da quando ho lasciato l’auto. La mia mente taglia fuori qualsiasi cosa: Dean, Sam, la mia vita. Penso solo ad adesso, a quello che sto rischiando. Un soffio sulla pelle, come un alito di vento. Il mio fiato si condensa in una nuvola di vapore che a mala pena distinguo dal resto. Rabbrivisco, la mia mano si stringe intorno al fucile caricato a pallottole di sale.
Dove cazzo sei, figlio di puttana? Vieni fuori, sono venuto per te.
092. Attimo.
Succede tutto in un attimo. Qualcosa mi sfiora, io le sparo contro ma non riesco a vedere se la centro o meno. Eccola di nuovo, una figura eterea. Una donna pallida, dai vestiti stracciati e con gli occhi spenti fissi nei miei. Mi fa cenno di seguirla. Imbraccio il fucile di nuovo, però non riesco a sparare. Abbasso l’arma e la seguo in silenzio, senza pensare a quello che può succedere. Ho due figli che mi aspettano in auto e mi ritrovo nel nulla ad obbedire ad un fantasma.
Riderei se mi ricordassi come si fa. Temo di averlo dimenticato.
056. Vittima.
Il cadavere è lì, sul ciglio della strada. Sul volto un’espressione che ondeggia tra la sorpresa e il terrore. Guardo colei che fu una donna. Vedo nei suoi occhi tanto odio mentre fissa la sua vittima. Forse fu lui a farle del male, forse ha pagato per le colpe di un altro. Vittima o carnefice, adesso non ha importanza.
Ci guardiamo, annuisco in silenzio.
Subito la nebbia si dirada. Non restiamo altro che io, il cadavere e la mia auto alla fine della strada.
“Dove andiamo, papà?”
Sorrido ai miei figli. “A dare la pace eterna ad una povera donna.”