Fan Fiction - John Winchester ("Lonely is the hunter" - Capitolo 03)

Mar 26, 2009 19:27

Titolo: Lonely is the hunter
Fandom: “Supernatural”
Personaggio: John Winchester
Prompt: 005. Pomeriggio - 038. Arginare - 098. Caduta - 027. Angoscia - 086. Graffi
Rating: G
Note: Lonely is the hunter (si ringraziano i Kiss per aver fornito - a loro insaputa - il titolo della fic) nasce come racconto della vita di John Winchester, dalla nascita di Sam (001. Nascita) alla sua morte nel primo episodio della seconda stagione (003. Morte), soffermandosi su momenti e situazioni che non sono comparsi nella serie. Le drabble sono scritte in prima persona e seguono l’ordine cronologico. Scritte per 100per100
Dedica: Alle tre persone che mi hanno fatto venire la voglia di scrivere su “Supernatural”: androgena82, babycin, ecstaticagony. Grazie ♥
Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Kripke, io mi sono solo divertita a giocarci.
Tabella: qui

Capitoli precedenti: 1 - 2


005. Pomeriggio.

1986
È pomeriggio inoltrato quando parcheggio la macchina davanti all’ennesimo motel. Sam piagnucola e fa i capricci. “Io voglio tornare a casa.”
Non si ricorda neanche dove abitavamo eppure questa idea della casa gli è rimasta impressa. Come il ricordo di Mary.
“Voglio la mamma.”
Senza dir niente, Dean lo prende per mano e lo porta a vedere un cane fermo sulla soglia della reception. L’animale scodinzola e gli lecca la mano; in un attimo Sammy dimentica le sue lacrime e mi chiede ridendo felice se può averne uno anche lui.
Sorrido. Vorrei poter dimenticare in fretta come un bambino.


038. Arginare.

Ho scoperto solo tre anni fa quale era il mio destino: vendicare mia moglie ed eliminare tutti i mostri che incontrerò durante la mia missione. Devo arginare la loro invasione, devo impedire che altri soffrano quello che noi stiamo soffrendo. Così sono diventato un cacciatore e i miei figli seguiranno le mie orme: li sto addestrando per questo unico scopo.
Anche stanotte sono fuori per lavoro, il freddo della foresta mi circonda e mi imprigiona. Tengo l’orecchio teso fino a captare un lieve rumore. Gli risponde lo scatto della sicura della mia pistola.
Come ogni notte, la caccia ha inizio.


098. Caduta.

Le foglie scricchiolano al mio passaggio, sto inseguendo quel mostro senza dargli tregua. Evito radici e cespugli, sento il battito del mio cuore che mi rimbomba delle orecchie. Non devo fermarmi, non devo neanche respirare fino a che non lo avrò catturato.
Lo perdo, lo cerco, sono pronto a tutto. Eppure quell’essere riesce a prendermi di sorpresa. Mi colpisce alle spalle con violenza, non riesco a reagire. La pistola mi sfugge di mano, perdo l’equilibrio.
Cado. E durante la mia caduta riesco a vedere per la prima volta il suo volto, trasformato da un ghigno di rabbia e di vittoria.


027. Angoscia.

Il mio cuore si riempie di angoscia. Penso a Dean, a Sam. Li sto lasciando soli, come faranno senza di me? Ho fatto tutto questo per difenderli e adesso li sto abbandonando. Sono ancora dei bambini, non potranno farcela senza di me.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime mentre il mostro mi annusa pregustando il suo pasto. Le zanne risplendono per un attimo nell’oscurità.
No, non posso morire. Non adesso, non qui. Non penso oltre; afferro un ramo e lo colpisco sulla testa con tutta la forza che ho. Mi alzo, cerco la pistola.
Un lampo. Tutto è finito.


086. Graffi.

Sam mi guarda fisso da sopra la sua tazza con latte e cereali, le sopracciglia inarcate in un’espressione curiosa. Io tento di evitare il suo sguardo, concentrandomi sulla tazza di caffè.
“Papà, cosa sono quei segni rossi?”
“Cosa?”
“Quei segni lì. Ti sei fatto male?” Me li indica col dito.
Alzo il braccio desto; è coperto di graffi. Bruciano ancora come quando il mostro me li ha inferti la notte precedente; ci sono volute ore perché smettessero di sanguinare. Ci passo il palmo dell’altra mano sopra come se così potessero sparire.
“Niente, piccolo mio. Ho tentato di accarezzare un cane.”

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