Titolo: Ciò che resta del tuo passato
Fandom: 37-sai de isha ni natte boku
Pairing: Niimi Satoru x Shimoda Kentaro
Rating: R
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Era vero. Niimi si era reso conto ben presto di quanto fosse sexy e bello il tirocinante e di quanto dovesse essere bello fare sesso con lui.
Note: Scritta per la
think_angst con il prompt “Inutilmente ho stretto a me quei momenti per continuare a sognare” e per la V Notte Bianca di
maridichallenge con il prompt“E’ colpa mia se è morto, vero?”] di
vogue91WordCount: 617
fiumidiparole **
Shimoda era rientrato a casa che sembrava uno spettro. Niimi non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi dopo la discussione di quel pomeriggio, nella sala dei dottori.
Si ricordava bene la delusione in quei giovani occhi quando gli aveva urlato che non poteva sacrificare la sua carriera per una persona che sarebbe morta comunque. Sentiva di avere ancora ragione, ma riconosceva che poteva comunque usare un tono meno alto, forse, meno arrabbiato.
Perché Shimoda gli ricordava un po’ lui quando era un tirocinante. Un po’ illuso, ingenuo, affascinato dalla vita del dottore, senza pensare a tutto quel complesso gioco di potere e politica che aveva stretto nella sua morsa anche una nobile professione come quella.
Ogni volta che si sentiva demoralizzato, ripensava al sé stesso del passato a quel ragazzino ingenuo che vedeva solo del buono nelle persone.
Ripensava a quei momenti felici, per continuare a dirsi che andava bene, che era il prezzo che si poteva pagare per una bella vita come la sua.
Niimi tenne lo sguardo fisso sulla sua ciotola per tutta la sera, Kentaro mangiò in silenzio il suo curry per andare poi a farsi il bagno. Quando uscì, Satoru prese il suo posto e si lasciò crogiolare dall’acqua calda e dall’odore del bagnoschiuma di Shimoda, così intenso.
Si lavò i capelli solo per perdere tempo. In realtà erano puliti, lavati solo la mattina prima, ma voleva evitare il più possibile ogni contatto con il più piccolo. Eppure fu costretto ad uscire prima o poi e si diresse in camera da letto, dove trovò il più piccolo intento a leggere un libro.
Si infilò sotto le coperte, stanco nonostante il bagno e fu questione di nulla. Kentaro fu sopra di lui, che lo baciava, lo toccava, lo spogliava.
Niimi non si fece di certo pregare e prese a toccarlo con le dita, a baciargli la pelle calda e scura, a mordergli il collo e a inebriarsi dei suoi gemiti.
Lo spogliò rapidamente perché era impossibile dire di no a Shimoda e lui, poi, non era quasi mai intenzionato a farlo. In quel momento men che meno. Aveva sempre pensato che il sesso fosse un buon rimedio per fare pace.
Afferrò il lubrificante, preparandolo rapidamente, con poca convinzione, perché preferiva quando non lo usava. Appoggiò la proprio erezione all’apertura di Shimoda e lentamente si spinse dentro di lui.
Lo tenne fermo per i fianchi, rimanendo fermo meno di una manciata di minuti, iniziando a spingere sempre più forte, mentre iniziava a masturbarlo, mentre lo osservava godere e lo sentiva gemere il suo nome.
Lo sperma di Kentaro lo sporcò sul petto, poco dopo e lui impiegò altrettanto poco per venire dentro di lui, con un gemito soffocato della spalla del più piccolo.
Il ragazzo rimase fermo qualche secondo, osservandolo e Niimi non capiva il perché di tutta quella situazione, ma a volte, aveva imparato, era meglio non fare domande.
Poi si ritrovò davanti una situazione che lo mandò letteralmente nel panico. Shimoda, di nuovo sdraiato al suo fianco, iniziò a piangere e il più grande non riuscì a fare nulla se non chiedergli, ripetutamente, che cosa avesse.
Continuò fino a che il tirocinante non alzò gli occhi verso di lui, pieni di lacrime e di dolore.
« E’ colpa mia se è morto, vero? Della mia inesperienza. Perché se fossi stato più bravo allora Date-san sarebbe ancora vivo. » esclamò a voce alta.
Niimi continuò a rivedere sé stesso, in una situazione simile. E non riuscì a dire nulla, perché non c’era un risposta per quella domanda. Lo strinse a sé, con forza, mormorandogli che sarebbe andato tutto bene.
Kentaro si addormentò poco dopo. Guardandolo, Niimi si chiese quanto fosse profonda la ferita di quella morte nel suo cuore.
Fine