Titolo: E’ bello solo ciò che piace
Fandom: RPF Amuse
Pairing: Hirama Soichi x Totani Kimito
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: > I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati. I fatti narrati sono frutto della mia fantasia e nulla di tutto ciò è accaduto nella realtà. La storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Riassunto: A Soichi piacevano le coccole e le carezze e le belle parole d’amore. Gli piaceva girarsi nel letto, sotto al piumino, quando era pieno inverno e fuori nevicava.
Note: Scritta per la
500themes-ita con il prompt “153. Dolce nulla” e per
diecielode con il prompt “Anni” per la tabella #12 Storie - Tempo
Wordcount: 797
fiumidiparole A Soichi piacevano le coccole e le carezze e le belle parole d’amore. Gli piaceva girarsi nel letto, sotto al piumino, quando era pieno inverno e fuori nevicava.
Gli piaceva accucciarsi accanto al termosifone a bere un bel tè verde bollente, osservando di tanto in tanto la televisione.
Gli piacevano i rumori di una quotidianità che amava, quelli che faceva Kimito mentre faceva le pulizie o cucinava o sbraitava contro di lui per il disordine.
Gli piaceva starsene anche a mollo nell’acqua, nella vasca, aspettando la pelle si raggrinzisse tutta in una muta richiesta di pietà e gli piaceva anche lo sguardo di disapprovazione di Kimito quando lo andava a chiamare, quasi ordinando gli di uscire da là dentro e smettere di fare il bambino.
C’era una certa quotidianità fra di loro, un qualcosa che era oltre l’affetto, oltre il rapporto sentimentale che li univa.
Si sentiva come se ci fosse altro. Come se una forza invisibile li tenesse ben stretti l’uno contro l’altro tanto che nemmeno volendo, e non lo voleva, Soichi avrebbe potuto allontanarsi di un solo millimetro.
Aveva perennemente la cosiddetta febbre d’amore. Solo che su di lui aveva superato il primo mese di relazione ed aveva continuato.
Ormai erano quasi tre anni che stavano insieme e ogni volta che posava gli occhi su Kimito, il più grande sentiva la stessa emozione stringergli lo stomaco quasi con violenza, esattamente come la prima volta che lo aveva incontrato, ormai parecchi anni prima.
Fino a quel momento Soichi non aveva creduto nell’amore a prima vista. Lo aveva sempre considerato una cosa da shojo manga, che nella realtà non avrebbe mai potuto avvenire.
Eppure quando aveva visto quel ragazzino pelle e ossa in un angolo dell’aula di lezione e i loro occhi si erano casualmente incrociati, Soichi aveva capito che Kimito era la persona giusta.
Quella vera, quella reale. Quella con cui davvero si può passare una vita insieme, quella a cui davvero puoi giurare un “per sempre” senza risultare un imbecille che fa promesse al vento.
Quella che può durare per anni e anni e ancora altri anni senza mai annoiarti, senza mai risultare scontata o priva di valore.
Con Kimito quella promessa diventava sincera e pura e innocente.
In quel momento era da solo a casa e faceva freddo.
Faceva più freddo del solito, nonostante il riscaldamento accaso, le sue felpe e i calzini pensati. Si era seduto sul divano bevendo del tè caldo, guardando un drama in televisione e lentamente i suoi occhi si erano chiusi.
Quando si era risvegliato tremava dal freddo nonostante le due coperte che erano apparse dal nulla addosso a lui. Si alzò a sedere, osservandosi intorno quasi spaesato.
Gli girava la testa e un senso di spossatezza lo investì come un treno. La televisione era sempre accesa, ma muta, forse per non lasciarlo completamente al buio.
La tazza era scomparsa, ma probabilmente era solo finita nel lavello, in attesa di una lavastoviglie.
Dalla cucina arrivavano i familiari e rassicuranti rumori di chi sta cucinando e pensò immediatamente a Kimito.
Sorrise, sbadigliando.
Avrebbe voluto alzarsi, ma nonostante i brividi di freddo si sentiva andare a fuoco e raggiungere il fidanzato richiese un’enorme sforzo fisico.
Si appoggiò allo stipite della porta, osservandolo cucinare. Era tutto così pieno di quotidianità e di semplicità che gli sembrava quasi irreale.
Starnutì e subito si soffiò il naso.
Kimito si voltò verso di lui, osservandolo con gli occhi sbarrati.
« So-chan, per caso… ti sei ammalato? » domandò lentamente.
« Eh? No no… ma che dici… » un altro starnuto lo interruppe e guardò con fare colpevole il fidanzato « Beh, sì… forse ho preso un po’ di freddo. » ammise.
« So-chan, è terribile! Devi metterti subito a letto! »
« Eh, ma… »
Il più grande non ebbe nemmeno il tempo di formulare una frase di senso compiuto che si era già ritrovato steso nel letto, sotto il piumino rigorosamente tirano su fino al mente e una tazza di tè verde bollente sul comodino accanto a lui.
Kimito si stese al suo fianco e lo osservò.
« Kimi, non è niente di che. E’ solo un po’ di raffreddore. E’ più noioso che pericoloso. »
« Lo so, ma… senza offesa So-chan, tu sei piccolo e mingherlino e quindi è probabile che le malattie anche più innocue ti facciano stare più male! »
« Eh? » Soichi scoppiò a ridere « Kimito, ho una salute di ferro! Beh, non in questo momento, ma di solito sto benissimo! Su, vieni qua un attimo. Conosco io la medicina migliore di tutte. »
Lo afferrò per un polso, tirandolo maggiormente vicino a sé e poi lo baciò lentamente. Kimito sorrise fra i baci, appoggiando poi la testa sulla sua spalla.
Soichi socchiuse gli occhi.
Quel dolce nulla, mentre stringeva Kimito a sé e mentre gli dava dei leggeri baci, era sicuramente la cosa migliore che esisteva per fargli passare qualunque malanno.