[Amuse] Undefined Memories

Jan 11, 2014 01:05

Titolo: Undefined Memories
Fandom: RPF Amuse
Pairing: Mizuta Kouki x Kamiki Ryunusuke ; Mizuta Kouki x Sakurada Doori
Rating: R
Avvertenze: Slash ; OneSide
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati. I fatti narrati sono frutto della mia fantasia e nulla di tutto ciò è accaduto nella realtà. La storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Riassunto: A volte Kouki si fermava a pensare sulla propria vita.
Sapeva di non doverlo fare, perché era proprio così che riusciva a diventare malinconico e triste, ma era più forte di lui.
Note: Scritta per la 500themes-ita con il prompt “264. Sotto il cielo” e per diecielode con il prompt “Minuti” per la tabella #12 Storie - Tempo
Wordcount: 764 fiumidiparole

A volte Kouki si fermava a pensare sulla propria vita.
Sapeva di non doverlo fare, perché era proprio così che riusciva a diventare malinconico e triste, ma era più forte di lui.
Ogni tanto necessitava di un po’ di tempo da solo, per essere chi realmente era, più serio e responsabile di quello che lasciava credere di fronte alle telecamere. Gli piaceva lasciarsi andare ad una manciata di minuti di puro e tranquillo silenzio e in quel momento stava attraversando proprio quella fase.
Si trovava sul tetto del condominio, intorno a lui le file di panni stesi delle signore più anziane, intorno al perimetro la recinzione protettiva e davanti a lui il cielo stellato.
Era sdraiato sulla sdraio e fissava il cielo con sguardo spento.
Ricordare non gli piaceva, ma era necessario. Perché gli permetteva di apprezzare pienamente ciò che stava stringendo fra le mani, ciò che aveva raggiunto e ciò che aveva ottenuto.
Ricordare lo riportava indietro nel tempo, a quando lui e Doori era uno pericoloso aborto di relazione storpia e malata, dove il più piccolo non lo vedeva che come un giocattolo a volte interessante e a volte noioso, come un qualcuno, o meglio qualcosa, da poter usare, svuotare, spremere come e quando voleva.
E Kouki sapeva che Doori si poteva permettere certi lussi perché era lui stesso a concederglieli. Non gli importava, i primi tempi, di come Doori lo vedeva, gli importava solo di farsi guardare il più a lungo possibile.
Non gli importava se per lui non era altro che una bambola nelle sue mani e lui il suo burattinaio, crudele come un bambino.
Lo voleva, lo desiderava così intensamente che non avrebbe esitato a vendere la propria anima per lui. E forse, sotto un paio di punti di vista, Kouki lo aveva fatto.
Aveva fatto un pericoloso patto con il diavolo dove permetteva al ragazzo di trattarlo e usarlo come meglio gli pareva.
Di chiamarlo nel pieno della notte per farsi fare compagnia mentre fumava in balcone o di farsi comprare qualunque cosa lui desiderasse.
E Kouki era talmente innamorato e talmente cieco che non si rendeva conto di quanto male si stessa infliggendo, di quanto doloroso era vedere come all’improvviso gli occhi di Doori si allontanassero da lui per qualcosa di più interessante.
Kouki socchiuse gli occhi.
Gi faceva male pensarci.
Faceva male pensare a quanto bello, crudele, intelligente e insensibile potesse essere la persona che aveva amato così tanto. Gli faceva male credere che tutti quei mesi non fossero stati niente altro che un gioco, una manciata di minuti che poteva gettare al vento nella mente di Sakurada Doori.
Eppure era indispensabile. Doveva farlo. Perché farsi del male gli permetteva di capire quanto era stato stupido, quanto si fosse sentito inutile quando era stato abbandonato, lasciato indietro. Era stato male, di un male così intenso, profondo, quasi fisico che aveva avuto per mesi il cervello annebbiato, mentre vagava nella sua vita chiedendosi solo “perché?”.
Kouki aprì gli occhi.
Si chiese quanti minuti fossero passati. Se erano stati così interminabili anche per il mondo che lo circondava o solo per lui.
Se fossero stati così dolorosi anche per qualcun altro o solo per la sua stupida follia di credere in qualcuno che non meritava da lui.
Sentì la porta del terrazzo aprirsi, cigolando e quando si voltò, sorrise.
Kamiki camminava verso di lui. Indossava ancora il cappotto pesante, la sciarpa e il cappello. Doveva essere distrutto a giudicare dalla sua andatura lenta, dalle braccia molli e dalla presenza degli occhiali da vista. Di solito Kamiki indossava quasi esclusiva lenti a contatto.
« Ciao Ryu. » salutò piano il più grande « Come stai? Hai lavorato tanto oggi? »
In risposta il ragazzino si lasciò ricadere su di lui, mozzandogli letteralmente il fiato, ma sorrise, accarezzandogli la testa.
« …ti prenderai il raffreddore… » mugolò Kamiki circondandogli il collo con le braccia, riscaldandosi il naso spingendolo contro la sua guancia.
« Stavo per rientrare. » sorrise ancora Kouki abbracciandolo e stringendolo a sé.
Kouki doveva la sua sanità mentale solo a Ryunosuke. Lo aveva trovato così come si trova un cagnolino abbandonato.
In un angolo, impaurito, freddo e affamato di affetto. Lo aveva stretto fra le sue braccia, portato a casa sua, gli aveva aperto un pezzo del suo cuore, riscaldandolo dolcemente. Lo aveva rimesso in sesto, gli aveva fatto vedere quante altre cose belle c’erano al mondo e quanto si stava precludendo.
Lo aveva salvato dalla distruzione e per quello Kouki non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza.
In fondo, una piccola parte di lui ringraziava Doori per averlo lasciato indietro.
Se non lo avesse fatto, Kouki si sarebbe perso davvero la cosa più importante di tutto il mondo.
Si sarebbe perso Kamiki.

challenge: 500themes ita, pairing: mizuta x kamiki, challenge: diecielode {#tempo}, fandom: amuse

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