[Kamen Rider OOO] You'll find a desire whenever you choose to look

Sep 04, 2013 22:53

Titolo: You'll find a desire whenever you choose to look
Fandom: Kamen Rider OOO
Pairing: Hino Eiji x Ankh ; The Original OOO x Ankh
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto:
Note: Scritta per la 500themes-ita con il prompt “482. Quelli che non ricordano il passato”
WordCount: 2699 fiumidiparole

**

Pioveva a Tokyo.
Pioveva anche quel giorno, Ankh se lo ricordava molto bene, non c'erano dubbi. Ogni volta che c'era la pioggia e chiudeva gli occhi, il Greeed rivedeva davanti a sé quella scena, riviveva tutte quelle emozioni che all'epoca non comprendeva e che al momento della sua rinascita aveva soppresso in fondo ad un cuore che non possedeva.
E da quando aveva iniziato a vivere la sua nuova vita, ogni volta che faceva brutto tempo, il suo umore peggiorava in maniera esponenziale.
Al mattino era solo una lieve irritazione, fino ad arrivare a sera dove anche il solo respirare la stessa aria del Greeed era solo un peccato mortale punibile con la morte.
Ankh odiava la pioggia. Sentiva il suo continuo ticchettio nell'orecchio, mentre sembrava penetrargli nel cervello, scavando sempre più in profondità.
Sì. Lo ricordava bene. Quel giorno pioveva. Diluviava, forse. Se ci si impegnava a fondo, poteva anche sentire il rumore assordante dei tuoni in lontananza.
Oppure era solo il rumore del suo corpo che lentamente moriva?
Ankh non lo sapeva. Dopo più di ottocento anni, parte di quei ricordi si accavallavano l'uno sull'altro, mischiando in un grottesco dipinto che perdeva vita, giorno dopo giorno.
Pioveva. Pioveva sempre nei suoi ricordi, in quel lontanissimo giorno che apparteneva ad epoche ed epoche prima, la cui esistenza era tenuta viva solo da una manciata di leggende e storie mitologiche.
Il giorno in cui gli era letteralmente crollato il mondo sotto i piedi, il giorno in cui aveva perso tutto quanto, esistenza e corpo incluso.
Il Greeed si rivoltò sul suo trespolo drappeggiato di rosso, innervosito dalla continua pioggia che non accennava a smettere, impedendogli di prendere sonno.
In quel momento invidiava la straordinaria capacità di Eiji di addormentarsi praticamente ovunque, con qualunque condizione meteorologica, su qualunque giaciglio improvvisato.
Forse aveva imparato quando era in viaggio per il mondo, quando andava in giro a salvare le persone che lo circondavano, chi aveva bisogno di aiuto. Perché in fondo era quello che animava il più piccolo.
La voglia di aiutare gli altri, senza riserve, senza preoccuparsi di quello che gli poteva capitare, privo di ogni qualunque desiderio umano che potesse albergare dentro di lui.
O almeno, quello era ciò che pensava prima che Eiji si trasformasse in un Greeed e che perdesse qualunque traccia della sua umanità, prima che Ankh facesse la sua scelta e che si schierasse nuovamente al suo fianco, perdendo il corpo umano che possedeva.
Ma in quel momento, non riusciva a pensare ad altro che alla pioggia. Non pensava ai mesi in cui era rimasto solo uno spirito vagante accanto ad Eiji, non pensava al momento in cui era tornato di nuovo in un corpo, né pensava a quanto si fosse sentito incredibilmente e stupidamente e stucchevolmente felice.
Pensava solo alla pioggia.
Alla pioggia che batteva con forza contro i vesti della finestra, al vento che ululava con forza, al rumore dei tuoni che gli perforavano le orecchie e ai lampi che illuminavano il cielo della città come se fosse giorno.
Socchiuse di nuovo gli occhi, dando la schiena alla finestra, portandosi le mani sulle orecchie, tentando di frapporre un muro fra sé stesso e il mondo che lo circondava.
« Ankh... » mormorò una voce.
Il Greeed si voltò di scatto, osservando Eiji che si muoveva nel letto, gli occhi mezzi aperti che lo fissavano.
« Non hai sonno? » borbottò ancora voltandosi su un fianco, sistemandosi meglio il cuscino sotto la testa.
« Certo che sì. Solo che il tuo fastidioso russare mi ha svegliato. » sibilò seccato.
Eiji aprì un po' di più gli occhi, poi si alzò su un gomito, allungando il collo per osservare fuori dalla finestra.
« Ah. Piove. » constatò con un sospiro.
« Piove? Piove? E tu quella la chiami “pioggia”? Sta scendendo il diluvio universale dal cielo e tutto quello che sai dire è “Ah, piove”? Ma sei scemo? Non lo senti come tuona? » esclamò a voce alta, una lieve cadenza isterica, scendendo dal suo letto, fermandosi davanti a lui.
Eiji si avvicinò a lui, alzandosi sulle ginocchia e baciandolo. Infilò quasi prepotentemente la lingua nella sua bocca, circondandogli il collo con le bracci, tirandolo verso di sé.
Ankh ricambiò il bacio, spingendolo bruscamente sul letto, montando sopra di lui, per poi separarsi nel momento in cui entrambi iniziavano a trovarsi privi di aria.
« Cosa fai? Pensi che sia un bambino che ha bisogno della mamma durante i temporali? » si infuriò il più grande senza spostarsi di un millimetro da sopra di lui.
Eiji accennò un sorriso, ansimando.
« No. Penso solo che ho voglia di dormire. E dato che da quando sono diventato OOO ad adesso non mi hai mai detto perché sei isterico quando piove, quindi faccio la cosa che ti tranquillizza sempre. »
« Scoparmi? Cosa sei una puttana? » si irritò ancora Ankh, scivolando al suo fianco, dandogli le spalle.
« No. Se non avessi voglia di fare sesso con te non lo farei, puoi stare tranquillo. » scosse le spalle, sospirando ancora « A volte ho come l'impressione che tu sia distante da me. Che ti trovi in un mondo in cui non posso raggiungerti e mi spavento. Questo è l'unico modo che ho per farti tornare, per farti vedere che io sono sempre qua. Per te. »
Ankh avrebbe voluto voltarsi e insultarlo, dirgli che era solo un imbecille e che non sapeva perché aveva deciso di continuare a perdere il suo tempo in quella maniera, ma c'era qualcosa nel tono di Eiji che gli impedì di fare tutto quello.
Un qualcosa di rassegnato, come se stesse combattendo contro qualcuno contro cui non poteva assolutamente vincere.
E con rammarico il Greeed gli doveva dare ragione. Stava combattendo con il proprio passato, contro un passato che Ankh non avrebbe voluto ricordare ma che era là, sempre presente, sempre pronto a ricordargli ciò che era successo, ciò che stringeva fra le dita e ciò che aveva perso.
Schioccò la lingua, seccato, continuando a dare le spalle ad Eiji. Sentì il più piccolo sospirare ancora, più profondamente e poi lo sentì vicino a sé, mentre appoggiava la testa sulla sua schiena.
« Scusa. Ho detto un sacco di scemenze, vero? Mi dispiace. Ignora quello che ho detto, ok? » lo sentì sbadigliare, sistemarsi meglio contro di lui, tirando le coperte su entrambi.
Ankh continuò a rimanere in silenzio, sentendo il calore del corpo di Eiji contro il suo e per una volta non aveva voglia del suo corpo, ma aveva solo una strana e stupida voglia di girarsi e dirgli tutto.
Di dirgli che per lui contava davvero qualcosa, che c'era un motivo se aveva deciso di legarsi a lui che non era solo perché assomigliava terribilmente all'OOO originale.
Avrebbe voluto dirgli che lo amava e che quello era l'unico motivo per il quale stava là, per cui lo aveva seguito anche se era solo uno spirito, che era per quello che sapeva con certezza che un giorno Eiji sarebbe riuscito a riportarlo in vita.
« Eiji... » mormorò piano, sentendo come improvvisamente il disturbante rumore della pioggia fosse passato in secondo piano.
« Mh? » il mugolio di Eiji gli arrivava distante all'orecchio, segno che stava seriamente per addormentarsi, segno che doveva sbrigarsi a dirgli la verità.
Era il suo momento, una delle poche occasioni che aveva per raccontargli tutto, per dirgli quello che gli passava per il cervello, per legare definitivamente Eiji a sé, una volta per tutte.
Si morse un labbro.
Non era abituato Ankh a rivelare parte di sé, ad aprirsi con altri esseri viventi, umani specialmente.
« Se vuoi... posso dirtelo. » borbottò.
« Mh? Cosa? »
« Tutto. Tutto, è ovvio no? » scattò seccato il Greeed irritato dalla palese stupidità del fidanzato.
L'umano sospirò, allontanandosi improvvisamente, privando del calore del suo corpo. Si voltò verso di lui e si osservarono a lungo negli occhi, fino a che Eiji non distolse lo sguardo.
« Non devi sentirti obbligato. A me va bene anche così, fino a che... » si grattò nervosamente la testa, come se cercasse le parole « Me lo dirai quando ti sentirai pronto per dirmelo Ankh. Non voglio farti pena o cose del genere. »
Ankh schioccò di nuovo la lingua. Prese un profondo respiro, serrando le mani a pugno, in un tentativo di contenere la propria rabbia.
« Non mi sento né obbligato, né provo pena per te. Voglio solo... » si alzò in piedi, di nuovo improvvisamente frustrato « Voglio solo che tu capisca tutto. Voglio che tu sappia tutto. »
Eiji lo fissò finalmente in volto, sul viso un'espressione seria che raramente gli aveva visto in volto e desiderava non vederla più. L'ultima volta che era apparsa, Eiji era fuori controllo, completamente in balia dei suoi desideri e del Greeed e gli aveva distrutto la Core Medal che racchiudeva la “anima”, il suo essere Ankh.
« Va bene. » mormorò solo l'umano, sedendosi meglio sul letto, appoggiandosi al muro.
Ankh socchiuse gli occhi. La pioggia continuava a battere con violenza contro la finestra, il passato continuava a presentarsi rumorosamente nella sua testa, vivido come se stesse vivendo dentro un sogno, o meglio, un incubo.
Era stanco. Stanco di essere ossessionato da un mondo e, specialmente, da una persona che non esisteva più, che forse era esistita solo nella sua testa.

Ankh era un Greeed. Era un Greeed che desiderava intensamente. Desiderava rimanere accanto al suo Re, all'unico Re che lui potesse riconoscere. Desiderava osservarlo, stargli accanto, completare la propria essenza anche solo in quella patetica maniera.
Il suo Re ordinava e lui eseguiva, anche se all'inizio non riusciva a comprendere i suoi ordini.
Perché gli chiedeva di andare a trovarlo di notte, da solo, di stendersi nel suo letto e di permettergli di toccarlo?
Perché?
A che cosa gli serviva? Il suo Re desiderava il potere, desiderava le Core Medal e lui obbediva. Ma non aveva mai posto domande, Ankh. Se il suo Re desiderava così, voleva dire che c'era sicuramente una ragione.
Era sempre stato diverso Ankh, più potente, più smanioso, forse più umano, fin dal principio. Era stato il primo Greeed ad essere stato creato.
Forse anche per questo era il più difettoso, ma ad Ankh piaceva pensare che era per la sua diversità, per il suo essere “speciale” che aveva attirato le attenzioni del suo Re.
Anche se non sapeva come definire quel sentimento assurdo che gli stava crescendo nel petto, Ankh faceva tutto quello che il suo Re gli chiedeva.
E gli piaceva.
Gli piaceva sentirlo sopra di sé, sentirlo muoversi contro il suo corpo nudo, sentirlo finalmente dentro di sé, rendendo completo e perfetto un corpo che era stato fin dal principio imperfetto.
Collezionava Cell Medal, si era fatto amico gli altri Greeed venuti dopo di lui e poi con l'inganno, l'unica arte che possedeva, gli aveva sottratto tutto.
Donando tutto al suo Re.
Al suo unico, immenso, amorevole, Re. E il Re quella notte era stato felice di lui. Lo aveva amato, ancora e ancora e ancora, fino a quando Ankh non aveva sentito che il suo corpo non riusciva più a muoversi dopo tutte quelle ore.
Ma il Re era insaziabile, guidato da un desiderio esponenziale, alimentato dal numero esorbitante di Core Medal dentro il suo corpo. Continuava a muoversi, senza sosta e Ankh non riusciva a fare altro che ad accontentarlo, a sentirsi così felice da sentire il primo cuore scoppiargli nel petto.
Era così che si era addormentato alla fine, solo quando il suo Re gli aveva dato il permesso di farlo, ovviamente. Si era addormentato sentendo il suo respiro caldo contro la propria pelle e Ankh aveva desiderato rimanere in quella maniera per sempre.
Così maledettamente imperfetto e difettoso, così maledettamente desiderato dal suo Re, perché lui era quello speciale. Aveva ancora le sue Medal, era diverso. Era ancora sé stesso perché lui voleva che fosse così.
Il giorno dopo pioveva. Forte, tremendamente forte. Si chiese quando fosse iniziato il temporale. Dormiva così bene nel letto del Re che non si era accorto di nulla e quando lo raggiunse nella sala del trono, si sentiva su un livello superiore, nonostante il mal tempo, fuori dal castello, stesse imperversando senza sosta.
Forse si sentiva così era ancora su di giri che non si rese conto appieno quello che stava succedendo.
Forse si sentiva così dannatamente euforico e innamorato che non si era reso conto di ciò che stava accadendo intorno a lui.
Quando chinò gli occhi e vide gli artigli di Tora perforargli lo stomaco, stringendo fra le unghie tutte le sue Core Medal, Ankh pensò di trovarsi dentro uno schifosissimo incubo.
Sentì un dolore lancinante scorrergli lungo tutto il corpo quando il suo Re ritirò le unghie e Ankh si accasciò in terra, voltandosi faticosamente verso di lui.
Il Re era là, davanti a lui. Bello e maestoso come era sempre stato. Bello e avido. Bello e traditore.
Qualcosa dentro di Ankh si era appena rotto e il Greeed non avrebbe saputo dire con certezza cosa era cambiato.
Lo amava ancora, ma con uno squarcio così profondo nel petto che giurò tremenda vendetta.
Nonostante tutto, mentre moriva e mentre osservava il suo Re distruggersi sotto il peso dei suoi stessi desideri di potere, si disse che non avrebbe mai più permesso a nessun altro di trattarlo in quella maniera, né di concedersi di nuovo il lusso di fidarsi di qualcuno, di affidarsi completamente ad un'altra persona.
Mentre chiudeva gli occhi e il suo corpo e la sua anima si ritiravano in un sonno profondo che sarebbe durante ottocento anni, Ankh sentì solo il rumore della pioggia che gli riempiva le orecchie.
Quello e il suo desiderio di vendetta, sarebbe stata l'unica cosa che gli avrebbero fatto compagnia nel lungo scorrere del tempo.

Quando Ankh terminò il suo racconto Eiji rimase in silenzio e Ankh si perse nuovamente nei suoi pensieri.
Eiji era diverso. Sì, forse gli aveva lasciato usare OOO perché la somiglianza fra lui e il Re era quasi sconvolgente, ma le loro similitudini si fermavano là.
Eiji era diverso. Lo era stato fin dall'inizio e a causa di quella diversità, di quel suo assurdo modo di fare, Ankh si era fatto trascinare di nuovo in un vortice di emozioni che credeva aver perduto nel suo lungo sonno.
Il corpo umano del detective aveva amplificato quel covo di sensazioni umane che il suo essere difettoso gli aveva lasciato sopite dentro di sé, rendendosi pienamente conto di ciò che lo aveva legato al Re e di ciò che stava accadendo con Eiji.
Era stato riluttante all'inizio a confidarsi con lui su ciò che pensava del loro rapporto, ma Eiji, fase in cui aveva tentato di diventare un Greeed a parte, si era dimostrato più maturo di ciò che pensava.
Aveva accettato tutto di lui, pregi e difetti e lo stesso, con fatica, aveva tentato di fare anche lui. Aveva avuto fiducia e a differenza di ottocento anni prima la sua fiducia era stata ripagata. Eiji lo aveva di nuovo trovato, di nuovo salvato, di nuovo riportato verso una persona a cui poteva affidarsi completamente.
« Sai... »
La voce di Eiji lo distolse e sussultò, tornando a fissare il fidanzato. Eiji aveva accennato un sorriso, un sorriso timido, quasi imbarazzato.
« Cosa? » lo spronò il più grande.
« Mi ha fatto piacere. » iniziò « Che tu mi abbia detto tutte queste cose di te, sul tuo passato e anche sul tuo rapporto con OOO. Anche se mi sento un po' in difetto rispetto a lui adesso so contro cosa devo combattere, no? »
Ankh schioccò la lingua. Adesso che ci faceva caso, continuava a piovere, ma improvvisamente il suo rumore non gli dava più così fastidio.
« Idiota. Non ho mai fatto stupidi e inutili paragoni fra te e lui. Siete due cose diverse, due persone completamente opposte. Lui mi ha tradito e mi ha ucciso, tu mi hai dato la tua fiducia e mi hai salvato. Basta, no? »
Il sorriso di Eiji si fece più ampio. Lo afferrò per un braccio, tirandolo sdraiato sul letto, stringendolo a sé e baciandolo, con più foga di prima.
« Uhm, la sai una cosa Ankh? » sussurrò appoggiando la testa sul cuscino, osservandolo con un'intensità che sembrava quasi fargli male.
« Cosa? » sbuffò Ankh.
« Ti amo. E sono felice di sapere che ti consideri solo mio. »
Ankh avrebbe voluto ribattere, dirgli che era solo di sé stesso e che lui era solo il fidanzato, che non aveva nessun potere su di lui.
Eppure avrebbe saputo di mentire.
Gli piaceva sentirsi solo di Eiji. E adesso aveva la certezza, a differenza del passato, che sarebbe stato davvero solo suo, per tutti gli anni futuri che avrebbero vissuto insieme.

challenge: 500themes ita, pairing: hino x ankh, fandom: kamen rider ooo

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