Titolo: Il paradiso insieme a te
Fandom: RPF Amuse - RPF J-Actor
Pairing: Watanabe Shu x Miura Ryosuke
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Ryosuke inarcò la schiena, sentendo brividi di eccitazione percorrergli tutto il corpo. Gemette a voce alta, chiamando il nome di Shu senza sosta.
Note: Scritta per la
500themes-ita con il prompt “129. Toccato da un angelo”
WordCount: 4057
fiumidiparole **
Ryosuke inarcò la schiena, sentendo brividi di eccitazione percorrergli tutto il corpo. Gemette a voce alta, chiamando il nome di Shu senza sosta. Aveva la mente completamente annebbiata dal piacere, il cervello del tutto vuoto.
Schiuse con fatica gli occhi, superando ogni remora e osservò Shu sopra di sé, le mani piantate ai lati della sua testa, mentre muoveva i fianchi in maniera animalesca. Era bello. Era dannatamente bello e ogni volta che lo vedeva si chiedeva come mai un simile tesoro potesse essere stretto fra le sue mani.
Lo sentiva muoversi dentro di sé, fino in fondo, senza sosta. Lo sentiva spingersi, affondare le dita nella sua carne, baciarlo, morderlo, scoparlo ogni volta come se fosse l'ultima, come se il giorno dopo non dovesse arrivare mai.
Spinse i fianchi contro Shu, desiderando di sentirlo ancora di più, desiderando che quei momenti non finissero mai, che si prolungassero all'infinito. Aprì gli occhi un altro po' e osservò Shu, ricambiando il suo sguardo.
Shu lo fissava e ogni volta che lo fissava in quel modo mentre facevano sesso gli sembrava di andare a fuoco, di perdere ogni singolo neurone, di non poter più tornare alla realtà.
I lineamenti di Shu era contratti, aveva il respiro pesante e affannato, il sudore che gli colava lungo le tempie e aveva le orecchie piene solo e solamente della sua voce roca e piena di eccitazione.
« Shu... » ansimò allungando le braccia, circondandogli il collo e tirandolo verso di sé, muovendosi con più forza « Shu, ancora. Ancora, ancora, ancora. » esclamò a voce sempre più alta.
« Dio Ryo. » ringhiò Shu con le braccia con gli tremavano « Dio, sei la cosa più eccitante che sia stata mai creata sulla Terra. »
Si fermò un solo istante, tirandosi indietro. Fece passare immediatamente le braccia sotto le sue ginocchia, senza uscire da dentro di lui e lo tirò violentemente contro di sé.
Ryosuke si lasciò ricadere sul materasso, permettendo al fidanzato di riprendere il pieno controllo del ritmo dell'amplesso.
Il più piccolo continuò a muoversi, di nuovo con forza, senza prendersi nemmeno un attimo di pausa o di respiro.
Miura aprì la bocca per gemere ancora di più. Era senza fiato, spossato e desideroso solo di continuare a sentire la sua erezione dura dentro di lui.
Riprese ad osservare Shu e riconobbe quasi all'istante i segni. Shu aveva chiuso gli occhi, il corpo gli tremava, il respiro di era fatto più pesante e la sua voce era roca, decisamente più roca e maledettamente eccitante.
« Vieni dentro di me Shu. » ringhiò Ryosuke.
Shu annuì, prima di piegarsi contro di lui. Lo afferrò per i capelli, tirando il volto verso di sé, baciandolo avidamente, spingendo la sua lingua dentro la sua bocca, mordendogli le labbra e Ryo fece altrettanto con lui.
Ryosuke socchiuse gli occhi. Voleva godersi quel momento al massimo, voleva godersi ogni singolo istante, imprimerlo nella sua memoria, sentire il proprio corpo marchiato a fuoco come ogni sera.
Tese il proprio corpo per permettere a Shu di godere ancora di più, intrecciò le gambe intorno ai suoi fianchi, tirandolo contro di sé e fu proprio in quel momento che sentì Shu venire dentro di lui, caldo e bollente come sempre.
Udì un gemito lungo e roco e animale e si concesse qualche altro secondo per osservare il volto di Shu in piena estasi.
Gemette di disappunto quando sentì Shu iniziare a scivolare fuori da dentro di lui per poi lasciarsi ricadere pesantemente al suo fianco.
Ansimava ancora, così come Ryosuke e il più grande si girò su un fianco, allungando una mano verso il comodino. Prese una sigaretta, lanciando il resto del pacchetto sul petto del fidanzato. Lo sentì accennare una risata, ancora esausto.
« Ryo sei un attentato alla mia vita, ricordatelo. » sussurrò allungo debolmente il collo per baciarlo, questa volta più dolcemente, senza la passione animalesca di poco prima.
« Smettila, mi imbarazzi. »
Shu aveva smesso da tempo di tentare di convincerlo che lo trovava realmente bello, che lo eccitava, che gli sembrava di vivere perennemente su una montagna russa. Ryosuke di solito non gli credeva, ma gli faceva piacere sentire quei complimenti.
Si accese una sigaretta, tirandosi seduto contro il muro e portando una gamba al petto. Socchiuse gli occhi, continuando a fumare, sentendo il rumore dell'accendino mentre Shu lo imitava e accennò un sorriso.
Era tutto perfetto. Incredibilmente perfetto. Si chiedeva, ogni tanto, come potesse essere possibile essere così felice, così... semplicemente appagato.
Il suo sguardo scivolò casualmente su delle linee bianche sulle braccia, quasi invisibili per chi non sapeva della loro esistenza.
Allargò leggermente gli occhi, sentendo improvvisamente il fiato mancargli dai polmoni. Il suo malessere, il buco nero del suo passato lo inghiottì solo per una manciata di secondi. Guardò immediatamente verso Shu e quando lo vide ancora con gli occhi socchiusi tirò un sospiro di sollievo.
No, non voleva che si preoccupasse. Non di nuovo. Non più.
Aveva raggiunto la sua felicità, l'aveva stretta fra le dita, l'aveva afferrata a piene mani, nutrendosene come se fosse il nettare più squisito di tutti quanti.
Si gettò contro il fianco di Shu, allontanando le loro sigarette e nascondendo il viso nel suo collo, inspirando a fondo il suo odore, l'odore della sua pelle, il profumo del suo dopobarba che si mischiava con l'odore di fumo e di sesso.
« Shu? » chiamò a voce bassa mentre il più piccolo, ancora stupito dal suo slancio di affetto, lo fissava preoccupato.
« Dimmi Ryon. »
« Ti amo. Lo sai, vero? » sussurrò con voce quasi infantile stringendosi a lui con forza.
« Eh? Ma certo che lo so Ryon. Ti amo anche io. »
Ryosuke alzò il volto, sorridendogli apertamente. Avrebbe voluto piangere tutte le sue lacrime, stringersi a lui e dirglielo, secondo dopo secondo.
Ma trattenne quell'impulso, limitandosi a baciarlo ancora. Poi, senza staccarsi da lui, si sistemò al suo fianco e nel giro di qualche secondo si addormentò profondamente.
**
Appena il nuovo ragazzo mise piede nella stanza, Ryosuke si perse un paio di secondi a fissarlo. Era abbastanza annoiato, doveva ammetterlo e i giochi sul telefono non lo stavano aiutando a sconfiggere la noia. Si trovava in una grande sala della TV Nihon ed era stipato là dentro insieme ad almeno altri venti ragazzi, tutti là per i provini di Kamen Rider OOO.
Il ragazzo appena entrato sembrava abbastanza tranquillo e si guardava intorno incuriosito, come se non si fosse mai trovato in situazioni di quel tipo. Ryosuke si chiese per quale ruolo fosse là e se fosse stato un po' più espansivo probabilmente sarebbe andato là a chiederglielo.
Accennò un sorriso, guardando l'uomo accanto a lui, che probabilmente era il suo manager, palesemente sull'orlo di una crisi isterica.
« Watanabe-kun. » lo sentì sussurrare l'uomo « Watanabe-kun, sicuro che non vuoi ripassare il copione? Sono abbastanza esigenti e io penso che... »
« Sugiura-san! » lo interruppe ridacchiando il ragazzino « Ho studiato, stai tranquillo. »
Miura alzò un sopracciglio, osservandolo. Sembrava così incredibilmente sicuro e non riuscì a fare in meno di essere affascinato.
« Lo so lo so, e mi fido di te Watanabe-kun, davvero, ma il ruolo di Hino Eiji è complesso e... »
A Ryosuke andò di traverso il succo di frutto che stava bevendo e di nuovo si concentrò su di lui, sulla sua figura, sul suo viso.
Era attraente e se era là probabilmente anche di talento. Si chiese se avrebbero mai davvero recitato insieme.
Se la prima impressione che gli aveva fatto Watanabe era stata positiva, la seconda fu decisamente pessima.
Si era ritrovato in una festa con il cast e probabilmente lui era l'unico sobrio in quanto astemio. Era passata un po' dall'ultimo party a cui aveva partecipato e si chiese se era lui che non ricordava quanto potessero essere molesti gli ubriachi o se era solo Watanabe ad esserlo in quella maniera.
Era seduto lì, accanto a lui, che beveva, beveva, beveva senza fermarsi, urlando brindisi ogni dieci secondi per festeggiare la riuscita del provino di tutti.
All'improvviso il ragazzino si voltò verso di lui, stringendosi al suo fianco.
« Ehi, Miura-san! » esclamò a pochi centimetri dal suo viso.
Ryosuke storse il naso e l'odore nauseabondo di alcol che usciva dalla bocca di Watanabe e lo spinse leggermente indietro.
« Dimmi Watanabe-kun. »
« Sei felice? Reciteremo insieme per tutto l'anno. »
Ryosuke accennò un sorriso educato, sperando che il resto dell'anno fosse molto più sobrio di come era in quel momento altrimenti sarebbe stato un problema.
« Ehi ehi, Miura-san! » lo chiamò ancora a gran voce, piantandogli davanti al viso un cocktail rubato a chissà chi sul tavolo « Bevi con noi! Non vorrai mica perderti tutta la festa, no? »
« Emh... no grazie. » allontanò il bicchiere da davanti a lui « Puoi berlo te al mio posto. Non mi offendo, dico sul serio. »
« Eh? Davvero? Oh, Miura-san sei gentilissimo. » esclamò sorridendogli, iniziando subito a bere.
« Uhm. Senti, Watanabe-kun. » esordì imbarazzato Ryosuke, alzando un po' la voce per sovrastare la musica « Sei ancora minorenne, non dovresti rischiare così tanto. Sei appena stato scritturato, no? »
« Lo so, lo so. Ma è solo questa sera. Poi giuro che sarà sobrio per il resto dell'anno. »
Ryosuke lo sperò immensamente e poi, appena il più piccolo distolse lo sguardo, si allontanò per andare a prendere un po' di aria fresca.
Ryosuke era da solo nei camerini quella mattina. Era arrivato prima di tutti perché non aveva chiuso occhio e sperava solo di riuscire a rimanere concentrato. C'erano un sacco di scene di lotta, in cui dovevano interagire con una computer grafica in 3D che potevano solo immaginare.
Sospirò, spogliandosi. Evitò di guardarsi, come faceva sempre. Odiava il suo corpo.
Terribilmente. A causa del proprio aspetto, aveva sempre avuto problemi nel relazionarsi con serenità con il proprio corpo. Fin da quando era piccolo, quello stupido e insulso mucchio di ossa, carne ed organi gli aveva causato solo problemi.
Osservò di nuovo, come ogni giorno, le linee sottili che gli percorrevano le braccia, ricordo di un passato che non lo avrebbe mai liberato.
Socchiuse gli occhi, cercando di tenere fuori dalla mente la sua adolescenza, il suo periodo alle scuole medie, le botte, i soprusi, il bullismo.
Tentò di chiudere fuori i suoi vecchi compagni di scuola, i loro insulti, i nuovi metodi che trovavano per torturarlo e rendergli la vita un inferno.
Eppure Ryosuke le aveva provate tutte. Aveva provato ad ingrassare, a vestirsi in maniera diversa. Aveva perfino imparato a truccarsi per ridisegnare i propri lineamenti per apparire più maschile, ma nemmeno quello aveva funzionato.
I suoi giorni a scuola erano sempre un vero e proprio inferno e quegli incubi, quelle ore lo avevano accompagnano per il resto della sua vita.
Si odiava. In ogni maniera possibile ed esistente, si odiava. Non capiva perché non si piaceva, né tanto mano non capiva perché non piaceva agli altri.
Non ricordava di aver mai passato un periodo più brutto come quello delle scuole medie. Aveva trovato difficoltà anche alla scuola di recitazione, ma nulla poteva essere paragonato a quei tre anni di puro e semplice inferno.
Nessuno lo aveva picchiato, nessuno lo aveva maltrattato, nessuno lo aveva chiuso per ore se non nottate intere nel magazzino della palestra. Nessuno lo aveva chiuso nell'angolo del bagno, picchiato, tentando poi di affogarlo nel primo cesso disponibile.
Alla nuova scuola alcuni si erano limitati a ridacchiare dietro di lui quando passava, ma era tutto sopportabile.
Continuava a non capire il problema. Anche in quel momento, con una carriera recitativa avviava, si domandava che cosa ci fosse di sbagliato in lui, si domandava quando avrebbe smesso di osservarsi con quello sguardo disgustato sul volto.
Era solo più femminile di loro. Che male c'era se non riusciva ad essere un po' più virile? Offendeva qualcuno? Non lo credeva e quindi non lo capiva.
Irritato e nervoso si tolse la maglietta e i pantaloni, rimanendo semplicemente in boxer. Aveva tempo prima dell'arrivo degli altri. Odiava cambiarsi davanti ai colleghi, in particolar modo di fronte a Shu.
Si era appena messo i pantaloni rossi aderenti di Ankh quando sentì la porta aprirsi. Si voltò di scatto, osservando Shu, ancora mezzo addormentato che arrancava verso il tavolo, gli occhiali inforcati, due tazze di carta piena di caffè nelle mani, la borsa a tracolla più grande di lui e la sciarpa tirata su fino al naso.
« Buongiorno, Miura-kun. » biascicò.
« Uhm. Ti sei svegliato ora? » esclamò nervoso Ryosuke infilandosi velocemente la maglietta di scena.
« Più o meno. Tieni. » gli porse una delle due tazze enormi « Già zuccherato e girato. » sbadigliò e il più grande arrossì.
« Grazie. Non dovevi. Ti sei anche ricordato quanto zucchero ci metto? »
Si sedette davanti a lui, evitando di guardarlo negli occhi. Lo osservò di sfuggita annuire, sbadigliare ancora e posare il proprio caffè sul tavolo per poi togliersi lentamente gli strati di sciarpa e giacchetti che indossava.
Watanabe Shu era decisamente un ragazzo freddoloso.
« Lo prendi così tutte le mattine e dato che sono arrivato prima ho pensato di farti una sorpresa. Ah! A proposito di sorprese. »
Ryosuke lo vide illuminarsi all'improvviso, bere rapidamente un sorso di caffè e afferrare subito la borsa, frugandoci dentro. Il più grande lo guardò incuriosito e poi lo vide tirare fuori una bustina con dentro un pacchetto regalo.
Shu si tolse gli occhiali da sole, osservandolo sorridente.
« Ieri sono uscito con i miei amici per fare shopping e quando ho visto questa cosa ho pensato subito a te. E' una stupidaggine, ma dovevo assolutamente comprartelo. » esclamò porgendogli il pacchetto, incartato con una colorata carta azzurra e un fiocchetto blu scuro.
Ryosuke sentiva il cuore battergli forte nel petto. Si sentiva imbarazzato, emozionato e felice allo stesso tempo e probabilmente era arrossito fino all'inverosimile.
Chinò più e più volte la testa in segno di ringraziamento, allungando le mani che gli tremavano, stringendo il pacchetto fra le dita.
« Io... Watanabe-kun, io... »
« Aprilo aprilo. » si alzò improvvisamente dalla sedia, sedendosi al suo fianco, avvicinandosi troppo a lui.
Ryosuke sentiva il calore della sua pelle contro la propria, il suo respiro che sapeva ancora di dentifricio e l'odore della sua pelle che gli penetrava nelle narici, facendogli girare la testa. Era tutto quello che desiderava, averlo sempre così vicino. Nulla di più. Anche solo sognare che un ragazzino come Shu potesse essere interessato a qualcuno come lui era fuori discussione.
Scartò il regalo e aprendo la scatola vide una delle sue ultime ossessioni, cioè un cappellino di lana, di quelli che si potevano tirare giù fino agli occhi.
Era di lana, con delle sfumature bianche, panna e celesti.
« E' solo una stupidaggine, ma... »
« Ah no! No, è bellissimo. Io... » sentiva gli occhi lucidi, il fiato corto e probabilmente sarebbe scoppiato a piangere da un momento all'altro.
« Ti piace? » mormorò Shu avvicinandosi ancora di più a lui « Provalo dai! »
Ryosuke gli obbedì subito, sistemandosi il cappello sopra i riccioli di Ankh.
« Facciamoci una foto insieme, Watanabe-kun. » esclamò poi emozionato prendendo il cellulare « Dopo la metterò nel mio blog, ti dà fastidio? »
« Per niente. Allora vieni, la faccio io con il tuo! » gli strinse un braccio intorno alla vita, tirandolo improvvisamente verso di sé, con la sua schiena contro il proprio petto, prendendogli il cellulare di mano.
Allungò il viso verso di lui, guancia a guancia e Ryosuke lo poteva sentire sorridere come un perfetto idiota come ogni volta che facevano una foto, ma a differenza del solito non riusciva a concentrarsi.
Shu era troppo vicino. Troppo perché lui riuscisse a pensare in maniera lucida. Stiracchiò un sorriso, sistemandosi meglio gli occhiali sul viso e asciugandosi le guance umide dalle lacrime.
Si appoggiò a lui, tentando di controllare il battito impazzito del suo cuore e sorrise, più sinceramente di prima.
Era felice, anche solo per aver avuto quel suo piccolo spicchio di Shu. Non avrebbe mai tolto quel cappello e non avrebbe mai cancellato quella foto. Erano i suoi piccoli e inestimabili tesori.
« Sai, forse dovrei riempirti di regali. » commentò Shu sorridendo, senza però sciogliere l'abbraccio intorno alla sua vita.
« Eh? Perché? » sussurrò Ryosuke appoggiando lentamente il cellulare sul tavolo, come se un gesto brusco avesse potuto allontanare Shu da lui.
« Perché quando sorridi così di cuore sei ancora più bello Miura-kun. Sai, mi sei piaciuto fin da subito. »
Il più grande avvampò, mentre sentiva di nuovo il cuore riprendere a battere oltre ogni sopportazione umana.
« Smettila. Questi... complimenti non vanno bene per me. Non sono bello. » tentò improvvisamente di divincolarsi a disagio per la piega che stava prendendo quella conversazione.
Shu strinse di più le braccia intorno a lui, per evitare di farlo scappare via.
« Miura-kun, aspetta, io.. »
« No. » si divincolò con più forza, riuscendo a liberarsi e ad allontanarsi, scappando dall'altra parte della stanza « No, io... non sono come pensi. Io non sono così, io... »
Ryosuke sentiva il fiato corto e la testa che gli girava. Non capiva nulla e sentiva il cervello completamente vuoto.
« Io... davvero. Ti devi essere confuso. Non... no. » scosse la testa.
Shu si alzò lentamente dalla sedia, non comprendendo quell'improvviso cambio di atteggiamento del collega. Sospirò.
« Miura-kun, non so a che cosa stai pensando, ma è sicuramente sbagliato. Quando dico che mi piaci è perché lo penso davvero. »
« Smetti di prendermi in giro. » lo aggredì all'improvviso il più grande « Non ho bisogno di essere trattato come un bambino. » sibilò senza guardarlo.
Non era possibile. Semplicemente non era possibile che potesse essere interessato a lui. Doveva essersi per forza fatto un'idea sbagliata su di lui oppure voleva semplicemente umiliarlo, fargli credere che potesse esserci qualcosa per poi denigrarlo davanti a tutti.
Come gli era già successo. Serrò gli occhi, tentando di scacciare via quei pensieri e le piccole e sottili linee bianca sui suoi polsi si materializzarono improvvisamente davanti agli occhi.
« Miura-kun. »
Quando aprì gli occhi Shu era improvvisamente davanti a lui e prima che potesse rendersene conto gli aveva stretto le mani intorno alle sue, calde e confortevoli. Alzò gli occhi verso di lui, pieni di lacrime e di confusione e non riusciva più a capire che cosa stesse succedendo intorno a lui.
« Non so se c'è stato qualcuno che ti ha fatto soffrire, che ti ha preso in giro come dici. Ma io sono diverso. Sono serio. Tu mi piaci. E dato che dici che io conosco un'altra persona, vorrei chiederti l'opportunità di conoscerti meglio. E vorrei che anche tu potessi conoscermi meglio, per farti vedere che io desidero solo renderti felice. »
Ryosuke strinse inconsciamente le mani intorno a quelle di Shu, desiderando solo credergli perché sentirsi dire quelle parole, sentirsi dire che sì, gli piaceva, era tutto ciò che aveva solo e sempre sognato.
Socchiuse gli occhi, piegando la testa al petto per nascondere le lacrime che gli scivolavano copiose sul viso, annuendo. Sentì Shu ridacchiare e poi abbracciarlo. Si strinse a lui, singhiozzando nella sua spalla.
Miura si svegliò di soprassalto, ansimante e sudato. Si passò le mani sul volto, chiedendosi dove si trovava. Impiegò qualche secondo per rendersi conto di essere nella stanza da letto di Shu, che dormiva accanto a lui. Gli dava le spalle e Ryosuke poteva osservare il movimento lento e ritmico della sua schiena che si alzava e abbassava ogni volta che respirava.
Si vedevano da qualche mese, le riprese stavano per finire e finalmente, dopo tanta pazienza da parte del più piccolo quella notte avevano fatto sesso.
Ryosuke non sapeva se era la prima volta anche per Shu, ma di sicuro lo era per lui. Aveva deciso che non si sarebbe mai più fidato di nessuno, che niente lo avrebbe convinto a mostrarsi nudo di fronte a qualcun altro.
Invece Shu ci era riuscito. In quei mesi gli aveva fatto una corte spietata, lo aveva atteso, lo aveva desiderato e quando si erano finalmente separati dopo quell'amplesso dolce e gentile, Shu aveva sussurrato per la prima volta di amarlo.
Non era il solito “Mi piaci, Ryo.” o “Sei bellissimo”.
Era stato diretto e schietto.
“Ti amo Ryosuke.” ed erano stato le parole più belle che il ragazzo avesse mai potuto sentirsi dire. Si era stretto a lui, ricambiando quella frase, baciandolo e poi si erano addormentati nel suo letto, esausti.
Sembrava che un angelo lo avesse sfiorato. Un angelo, il suo angelo, il suo Shu era arrivato e lo aveva salvato. Toccato, amato, fatto rinascere.
E il passato aveva ripreso a torturarlo. Gli incubi si erano susseguiti senza sosta per tutta la notte e in quel momento si sentiva stremato.
Aveva le mani che gli tremavano e non riusciva a farle stare ferme. Si alzò nervosamente dal letto per chiudersi subito in bagno.
Appoggiò la schiena alla porta chiusa, senza guardarsi allo specchio. Se ripensava a quell'incubo che gli era tornato alla mente, non trovava ancora il coraggio per guardarsi, per rendersi conto che era una storia passata, archiviata. Aveva impiegato anni prima di capire che il problema non era il suo, che non era una persona sbagliata, che non era solo un oggetto uscito male dalla fabbrica.
Se era così c'era un motivo. E la sua carriera da attore glielo aveva dimostrato. Gli aveva fatto vedere come le cose potevano essere diverse, più felici. Aveva visto come potessero esistere persone che gli volevano bene davvero, aveva imparato ad apprezzare quel lato di sé che tanto odiava e aveva imparato ad accettarsi.
Nonostante tutto l'odio che provava verso quel corpo, aveva trovato Shu. E Ryon non avrebbe mai smesso di essergli grato per avergli fatto vedere quanto fosse bello. Per tentare almeno di fargli credere alle sue parole, per lo meno.
Bussarono alla porta e Ryosuke sussultò, spaventato.
« Ryo-chan? » chiamò la voce di Shu, bassa.
Il ragazzo si affrettò ad asciugarsi gli occhi e le guance. Non voleva farlo preoccupare inutilmente.
« Cosa? Non stavi dormendo? » esclamò nel panico il più grande.
Tirò l'acqua dello sciacquone, aprendo poi il rubinetto. Ne approfittò per sciacquarsi finalmente il viso, prendendo un profondo respiro.
« Sì, ma... pensavo tu stessi male, tutto qua. »
Miura si lanciò una veloce occhiata allo specchio. Si pizzicò le guance, sforzandosi di mimare un sorriso e poi aprì la porta.
Era un attore no? Avrebbe dovuto essere in grado di fingere di fronte al proprio fidanzato.
« Shu-chan, non ti preoccupare. » esordì appoggiandosi allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto « Dovevo solo andare in bagno. Credo di aver bevuto troppa acqua prima di addormentarmi. »
« Mh. » Shu distolse lo sguardo, mordendosi un labbro « Sai, è che ti lamentavi del sonno e quindi pensavo che tu stessi facendo un incubo... »
« Lascia stare Shu! » esclamò Ryosuke interrompendolo seccato « Se anche fosse, non è niente. E' solo un incubo, non ci voglio più pensare. »
Lo scostò malamente, tornando a letto, coprendosi con la coperta fin sopra la testa. Non aveva voglia di guardare Shu, né di osservare il suo sguardo pieno di pietà e di compassione. Ne aveva abbastanza.
Lo udì sospirare, ma non si spostò di un solo millimetro. Voleva solo dormire e dimenticare di nuovo tutto, fingere che nulla fosse mai successo, fingere che la sua vita iniziasse dai sedici anni in poi.
Shu si sistemò nel letto accanto a lui, avvicinandosi poi sotto le coperte, circondandogli la vita con un braccio e tirandolo verso di sé. Appoggiò il mento sulla sua spalla, accostando la bocca al suo orecchio.
« Ryo-chan, mi dispiace. Non avrei dovuto insistere, perdonami. E' che... quando ti vedo con quello sguardo triste mi si stringe il cuore. Vorrei che tu non ci potessi pensare mai più a quel periodo, vorrei riuscire a fartelo dimenticare. »
Miura si voltò istintivamente verso di lui, rigirandosi fra le sue braccia, trovandosi faccia a faccia con il fidanzato.
« E ci riesci! » esclamò con una nota quasi disperata nella voce « Ci riesci, sempre. E' solo che a volte mi capita di pensarci o di sognarlo e allora mi irrito. » si morse un labbro « Ma tu mi fai felice, davvero! »
Shu sorrise, stringendolo ancora a sé, intrecciando le gambe con le sue, strofinando il naso contro il suo.
« Anche tu mi rendi felice Ryo. » appoggiò il viso sul cuscino intorno al suo « Sempre. Ogni giorno di più. »
Ryosuke sorrise. Era felice.
Quando si addormentò, la debole luce del sole dell'alba iniziava a penetrare tra gli spazi della serranda, illuminandoli quasi dolcemente.
Ryosuke sorrise.
Così come quell'alba, stava finalmente nascondo un nuovo giorno, una nuova fase della sua vita.
Era con Shu. L'uomo che avrebbe amato per tutto il resto dei suoi giorni perché sapeva che sarebbe rimasto accanto a lui per sempre.
Socchiuse gli occhi, intrecciando le proprie dita con quelle di Shu.
Il futuro, il loro futuro, era appena nato.