[Nobunga no Chef] The fate after your death

Apr 01, 2013 15:48

Titolo: The fate after your death
Fandom: Nobunga no Chef
Pairing: Nobunaga Oda x Ken ; Akechi Mitsuhide
Rating: G
Avvertenze: Slash, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Ken aveva già visto la guerra e quanto potesse essere devastante
Note: Scritta per “Nomi, cose e città” di maridichallenge con il prompt “Rosso”, per la 500themes-ita con il prompt “78. Ricerca disperata” e per la IX Notte Bianca di maridichallenge con il prompt di nihartsmile con il prompt “Il silenzio è tutto ciò che posso offrirti”
Wordcount: 1119 (fiumidiparole)

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Ken aveva già visto la guerra e quanto potesse essere devastante. Aveva visto le persone morire agonizzanti in mezzo alla strada, trafitti dalle katane o dalle armi che Nobunaga non faceva altro che sfoggiare.
Era abituato alle urla, al puzzo di bruciato delle case in fiamme, all’odore ripugnante del sangue e della carne squarciata per quanto tentasse sempre di tenersi a debita distanza dal campo di battaglia vero e proprio. Sapeva che passare successivamente in mezzo alla devastazione poteva essere peggiore perché nell’aria aleggiava solo l’odore della morte, eppure non poteva farci nulla.
Più stava lontano dal demone che si impossessava del corpo di Nobunaga quando combatteva, meglio era. Preferiva ignorare il mostro in cui si trasformava e nutrirsi di tutti quei momenti in cui invece era umano, in cui dimostrava di tenere a qualcuno, per la precisione a lui.
Camminò lentamente verso l’Honno-ji, l’ultima residenza di Nobunaga, avanzando fra i cadaveri di soldati e di servi, morti in una guerra per la quale probabilmente nemmeno credevano.
Mentre camminava Ken sentiva una morsa quasi letale farsi sempre più stretta intorno al suo stomaco, che gli rendeva quasi impossibile anche solo respirare. Era difficile anche muovere un solo passo e salire i gradini della grande villa era sempre di più una tortura.
Continuò a muoversi lungo i corridoi, tentando di vedere una qualunque persona ancora in vita perché non riusciva più a guardare e a sopportare i cadaveri ammonticchiati intorno a lui, come se la loro vita non avesse avuto poi chissà quale importanza e più avanzava, più sentiva il sangue salirgli al cervello, facendogli girare la testa.
Desiderava solo vedere il suo Oyakata-sama, farsi rimproverare perché era solo un moccioso e andarsene da là, vivendo felicemente la sua vita fino alla prossima guerra, alla prossima battaglia, alla prossima lotta senza alcun senso.
Eppure c’era qualcosa che stonava, qualcosa che non andava e Ken aveva paura ad andare avanti per scoprirlo, perché era sicuramente qualcosa che non gli sarebbe piaciuto, qualcosa che non avrebbe sopportato.
I suo passi echeggiavano nel silenzio di morte che lo circondava, continuò a camminare per quei corridoi che gli erano tanti familiari e che gli avevano fatto compagnia negli ultimi mesi.
Fu quando mise piede nella sala principale che sentì il fiato mozzarsi definitivamente, quasi facendolo svenire.
A terra c’era una grande macchia rossa, il mantello di Nobunaga, gettato sul pavimento senza alcun riguardo. Accanto a lui il corpo dell’uomo a cui aveva dato tutto sé stesso, per il quale era rimasto nel periodo Sengoku, l’uomo a cui aveva promesso fedeltà e amore eterno.
Corse verso di lui, girando il corpo quasi morente di Nobunaga, stringendolo fra le sue braccia e chiedendosi da dove le lacrime avessero improvvisamente cominciato ad uscire. Gli tremavano le mani mentre lo stringeva a sé e la voce tremava nella stessa maniera mentre pronunciava il suo nome, ormai privo di alcun onorifico.
L’uomo aprì lentamente gli occhi, poggiando una mano sul proprio addome aperto dalla wakizashi, caduta a pochi centimetri da loro.
« Ken… » ansimò l’uomo, mentre rivoli di sangue rosso cremisi, di un rosso intenso, che lui non aveva mai visto, gli scivolavano lungo la bocca « Vattene. Adesso. »
« Nobunaga-sama, non posso. » singhiozzò il più piccolo « Ti porto fuori di qui. Ti salverò, io… »
Il più grande lo afferrò per il polso, interrompendolo, e accennò un sorriso.
« Lascia stare. E’ giusto così. »
« M-Ma… »
« Vattene adesso. Prima che Mitsuhide torni e… » si fermò anche lui, sospirando debolmente, stringendo per la casacca del suo cuoco.
Lo tirò debolmente verso di sé, baciandolo e sporcando il suo viso e le sue labbra con il proprio sangue, mentre Ken non riusciva a smettere di piangere, macchiando invece il volto di Nobunaga con le proprie lacrime.
« Ora vai. Vattene. » sussurrò mentre Ken sentiva che il corpo dell’altro si faceva sempre più pesante fra le sue braccia.
« O-Oyakata-sama, n-non… ti prego. Non morire. » sussurrò solo socchiudendo gli occhi, mentre la stretta di Nobunaga sulla casacca diventava sempre più debole, fino a che non la sentì allentarsi del tutto.
Ken cercò di trattenere un altro singhiozzo, senza riuscirci e strinse ancora di più il corpo ormai morto, piangendo disperatamente.
Non sapeva esattamente da quanto tempo era fermo là, immobile a piangere sul cadavere dell’uomo che aveva amato così tanto in così poco tempo, eppure sentiva che nessun lasso di tempo utile, nessuna parola di conforto avrebbe mai potuto alleviare quel dolore e quel vuoto che gli stava dilaniando il petto.
Sentì solo dei passi riecheggiare lentamente nella stanza, proprio come lo erano stati i suoi passi prima di vedere Nobunaga a terra, come se fosse in preda ad una ricerca disperata che non attendeva altro che confermare quei terribili presentimenti che lo avevano colto mentre attraversava il campo di battaglia.
Alzò la testa solo quando sentì la lama fredda di una katana sfiorargli la gola e davanti a lui vide la causa di tutti i suoi problemi, la causa e la colpa che gli avevano portato via il suo tanto amato Nobunaga.
Akechi Mitsuhide era in piedi accanto a lui, la spada sguainata e un ghigno malvagio pieno di soddisfazione sul volto. Ken lo odiava, eppure non riuscì a fare altro che stringere le mani intorno alle spalle di Nobunaga.
« Ora che sei da solo… che cosa farai Ken? Chi ti darà protezione? Che cosa farai adesso Ken che non puoi più tornare nella tua epoca? Magari una morte dignitosa insieme al tuo Oyakata - sama può essere la soluzione più giusta, in fondo. »
Il ragazzo sentì la lama affilata scorrergli lungo il collo, lentamente e socchiuse gli occhi. Non gli importava molto quello che avrebbe fatto da quel momento in poi. Poteva anche morire per quello che gli importava. Nulla avrebbe più avuto lo stesso senso dopo quello che era successo.
« Ricoprirai tutti gli incarichi che svolgevi al servizio di Nobunaga. » sussurrò Mitsuhide accovacciandosi al suo fianco.
Ken non lo guardò. Lo odiava, con tutte le sue forze e il più grande lo afferrò per i capelli, tirandogli indietro la testa e accostando la bocca al suo orecchio, tanto vicino che Ken sentiva distintamente il suo respiro.
« Finirai anche mio letto Ken. Ormai il tuo corpo non è più un’esclusiva di Nobunaga. »
« Il silenzio è tutto ciò che posso offrirti. » sibilò con la voce che continuava a tremargli. Akechi scoppiò a ridere, alzandosi e facendo cenno ai suoi soldati di portarlo via.
« Vedremo Ken. Il tempo che dobbiamo passare insieme è ancora molto lungo. »
Ken si sentì afferrare per le braccia e non riuscì a fare niente per ribellarsi o divincolarsi. Riuscì solo a guardare per l’ultima volta Nobunaga, immobile e scomposto a terra, mentre veniva portato via, verso un destino che sapeva solo di morte e sofferenza.

challenge: 500themes ita, challenge: notte bianca ix, fandom: nobunaga no chef, pg: akechi mitsuhide, pairing: nobunaga x ken

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