Titolo: Perché la vita matrimoniale funziona anche così.
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kota quel giorno aveva il pomeriggio libero. Non era particolarmente stanco e poi doveva ancora finire di fare i regali di Natale.
Note: Scritta per la Maritombola di
maridichallenge con il prompt "02. Vecchi jeans.” e per la
500themes_ita con il prompt “097. Catastrofe in arrivo”
WordCount: 1032
fiumidiparole **
Kota quel giorno aveva il pomeriggio libero. Non era particolarmente stanco e poi doveva ancora finire di fare i regali di Natale.
A dir la verità ne aveva solo uno, cioè quello per Yuya, ma era stato un colpa di fortuna perché erano entrambi nella gioielleria dove andavano di solito e il più piccolo si era folgorato su un ciondolo e ne era rimasto un unico elemento.
Kota aveva finto di comprarlo per sé stesso, senza dirgli che in realtà era per lui e così si era tolto di un pensiero.
Aveva più o meno individuato i regali per la sua famiglia e per qualche altro membro del gruppo.
La sua incognita più grande, come ogni anno, rimaneva Kei perché più esigente di tutti quanti gli altri. E anche se avesse per miracolo azzeccato il regalo, tutto sarebbe andato in fumo se non ci fosse stata una presentazione adeguata.
Quindi per quel pomeriggio si era lasciato facilmente convincere da Kei a fare spese. A detta del più piccolo il suo armadio era improvvisamente vuoto e doveva assolutamente comprarsi dei maglioni e dei jeans nuovi.
Si era portato dietro anche un vecchio paio di jeans perché desiderava assolutamente trovare quel modello esatto, perché ci era particolarmente affezionato e Kota sorrideva sempre quando Kei indossava quei jeans.
Era stato il regalo che gli aveva comprato quando avevano passato insieme il loro primo natale. Kei non si decideva mai a buttarli e Kota continuava a chiedersi il perché, ma non osava esporre a voce alta i suoi pensieri.
Dentro al centro commerciale Kei si era quindi infilato rapido come il vento dentro il primo negozio di abbigliamento che aveva trovato, aveva arraffato tutto ciò che poteva tenere fra le braccia e si era chiuso nel camerino, costringendolo ad aspettarlo davanti alla tenda e a controllare come stessero tutti gli abiti.
Ad un certo punto Kota fu abbastanza sicuro di udire un gemito strozzato da parte del fidanzato e si alzò a sedere in maniera più composta, osservando sospettoso la tenda.
« Kei, va tutto bene? » domandò piano.
« S-Sì, io… » udì un altro gemito, poi il rumore tipico dei vestiti quando vengono tolti e infine i suoi vecchi jeans cadere a terra.
Pochi istanti dopo dal camerino sbucò fuori la testa del ragazzo e fu là che Kota ebbe la chiara visione di una catastrofe in arrivo.
« Kota. » si lagnò il più piccolo mordendosi un labbro « Kota, tu mi trovi ingrassato? »
Il diretto interessato sbiancò. Non era la prima volta che Kei gli rivolgeva quella domanda e di solito si limitava a fargliela sui set fotografici, quindi riusciva a trovare in tempo una soluzione, che di solito era quella di scappare sul set improvvisando una chiamata dal fotografo.
« Ingras… Cosa? Mi pare eccessivo definirti ingrassato, no? » tentò di dirgli, prima di vedere il fidanzato sbarrare gli occhi « Insomma, che cosa è successo? » continuò nel panico.
« I tuoi jeans. Non mi stanno più. Sono ingrassato, non si chiude nemmeno la cerniera e sembro un salame. »
Kota si alzò in piedi, sospirando e prendendogli le mani stringendole fra le proprie e sorridendogli.
« Kei, sei cresciuto, non ingrassato. Porti quei jeans da quasi cinque anni, direi che è arrivata l’ora di mandarli in pensione, no? » cercò di dirgli tentando di mantenere un tono di voce calmo e rassicurante.
« Ma fino a pochi mesi mi stavano benissimo. Oh mio dio. » esclamò poi portandosi le mani al volto « E’ colpa dei tuoi patetici tentativi di fare pace portandomi fuori a cena. » esclamò poi puntandogli il dito contro.
« Cosa? » esclamò Kota il tono di una ottava sopra rispetto al normale « Beh Kei, io ti porterò anche fuori a cena, ma se sei a dieta dovresti evitare di mangiare come se non ci fosse un domani. » concluse senza pensarci, mordendosi la lingua e maledicendosi nell’esatto momento in cui Kei sbarrò ulteriormente gli occhi e si chiuse dentro al camerino, iniziando a piagnucolare.
« Quindi è vero. Sono ingrassato. Oh mio dio, diventerò una botte, grasso, da solo e in compagnia di almeno dieci gatti. » fece una pausa di qualche secondo « E avrò anche dei canarini che cinguetteranno tutto il giorno ricordandomi quanto loro sono felici e quanto patetica sarà invece la mia vita. » ci fu un’altra pausa « A quel punto io li strozzerò e li mangerò a cena. » concluse cambiando radicalmente il tono di voce.
Kota sospirò, passandosi le mani sul volto, decidendosi infine ad entrare a sua volta nel camerino. Si avvicinò al fidanzato, accovacciato sulle ginocchia in un angolo e lo afferrò per le spalle, alzandolo in piedi.
« Kei - chan, tu non sei grasso. E non rimarrai da solo, io ti rimarrò per sempre accanto e lo sai. »
« Anche se diventerò una botte? » piagnucolò ancora Kei guardandolo con gli occhi pieni di lacrime.
« Non diventerai una botte, ma se per un caso catastrofico dovessi diventarlo, sì, starò accanto a te per sempre. » lo rassicurò asciugandogli le guance e guardandosi intorno.
Afferrò una maglietta e un pantalone gettato sulla sedia e li porse a Kei.
« Tieni, fammi vedere come ti stanno questi. Non dici sempre che il verde chiaro è il tuo colore preferito e si intona con la carnagione chiara della tua pelle? » iniziò « E poi questi jeans hanno il cavallo basso. Vanno tanto di moda e ti starebbero divinamente. »
« Davvero? » chiese Kei tirando su con il naso « Lo pensi seriamente? Non lo dici solo per farmi piacere? »
« Lo penso davvero Kei. E ora muoviti, appena hai finito di fare spese di porto da Mc Donald’s. »
« Davvero? » esclamò ancora Kei, sorridendogli apertamente.
« Certamente. » rise Kota pizzicandogli il sedere.
« Oh, allora mi devo muovere. Ho una fame che non ci vedo. » lo spinse fuori dal camerino iniziando a cambiarsi.
Kota rise, lasciandosi ricadere sulla sedia. Afferrò una penna dalla borsa di Kei e poi dal portafoglio tirò fuori un foglietto, dove in cima c’era scritto “Le volte in cui sono riuscito a sopravvivere a Inoo Kei”.
Sorrise ancora, segnando un’altra piccola linea retta, uguale alle decine che c’erano già segnate.
In fondo la vita coniugale non era male come cercava di dirgli suo fratello.