Titolo: The darkness besides me
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Nakajima Yuto x Chinen Yuri ; Yaotome Hikaru x Inoo Kei
Rating: PG
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Hikaru accarezzò la fronte di Kei, sorridendo. Il più grande ricambiò il sorriso, strusciando la guancia contro la mano dell’altro.
Note: Scritta per la
500themes_ita con il prompt “483. Quando le risate si perdono nel silenzio piacevole” e per la
diecielode con il prompt “Brezza”
WordCount: 3013
fiumidiparole **
Hikaru accarezzò la fronte di Kei, sorridendo. Il più grande ricambiò il sorriso, strusciando la guancia contro la mano dell’altro, poi si accoccolò contro di lui, tirando le lenzuola fin sopra la vita.
Erano ancora ad Okinawa, il giorno dopo dovevano finire di posare per il calendario. Nonostante il caldo asfissiante che lo affliggeva durante il giorno, appena calava il sole l’aria si faceva immediatamente un po’ più fredda e Kei, freddoloso di natura, non poteva fare a meno di stringersi contro il calore della pelle del fidanzato, baciandogli dolcemente il petto.
La mano di Hikka scivolò intorno al collo del più grande, accarezzandogli poi le spalle, chinandosi per baciarlo sulle labbra.
Kei si lasciò ricadere sul letto, sdraiato fissando il soffitto, accarezzando maliziosamente l’inguine di Hikaru.
« Riesci ad avere ancora voglia dopo la notte appena passata? » sussurrò languido.
« Ho sempre voglia di te. » replicò il più piccolo stendendosi accanto a lui « Ma temo che sia il mio corpo a non reggere il ritmo. Fra i vari amplessi mi hai dato a malapena il tempo di riprendermi. » ridacchiò infine.
Kei scosse le spalle, scivolando dalle sue labbra al collo, per soffermarsi sulle clavicole, intrecciando le proprie mani con quelle di Hikaru. Poi, stanco anche lui, tornò a fissare il soffitto, appoggiandosi al suo braccio.
Hikaru lo fissò, stringendolo a sé e riprendendo ad accarezzargli la guancia.
« Ti amo. » sussurrò talmente piano che Hikaru si chiese se lo avesse detto davvero.
Kei gli sorrise.
« Anche io Hikka. » gli rispose, notando poi che c’era qualcosa di strano nel tono e nel comportamento dell’altro « Hai qualcosa? » chiese poi.
« No io… » si morse un labbro, poi scosse la testa « Non ho niente, tranquillo. »
Il più grande alzò un sopracciglio, alzandosi su un gomito e baciandolo dolcemente sulle labbra.
« Hikka, puoi dirmi tutto lo sai. »
« E se poi tu dovessi pentirtene? » domandò a mezza voce « Se tu dovessi pensare che… magari ami ancora Yabu io… »
L’altro scosse la testa, posandogli un dito sulle labbra.
« Io amo solo te. So che le cose avrebbero potuto andare diversamente, ma non possiamo farci nulla. Io e Kota ci siamo lasciati perché ho deciso di stare con te. »
« Lo so, infatti è un pensiero stupido il mio. » distolse gli occhi « E’ solo che tu sei tutto quello di cui ho bisogno. Non sei solo un fidanzato o qualcuno con cui faccio sesso. Sei tutto Kei e l’idea di perderti mi terrorizza. »
Kei lo abbracciò, circondandogli teneramente il collo con le braccia, trascinandolo sdraiato sotto le coperte.
« Non potrò mai amare nessuno così come amo te. » sussurrò ancora « Stringimi forte Hikka. Stringimi e non mi lasciare mai. »
Il più piccolo lo accontentò, abbracciandolo e nascondendo il volto fra i suoi capelli, inspirandone l’odore come se non ci fosse un giorno successivo e poi, finalmente, si addormentarono.
**
Un paio di stanze più avanti quella di Hikaru e Kei, Kota stava seduto tranquillamente nel piccolo balcone a fumare. Aveva la testa chinata all’indietro, mentre si godeva quella leggera brezza estiva che gli scompigliava i capelli.
Kota non era mai stato una persone freddolosa. Si ammalava facilmente, ma era difficile che sentisse freddo, specialmente in una notte estiva.
Adorava quei momenti, quando aveva passato una giornata divertente e poi arrivava quel momento in cui poteva rilassarsi. Fumava e ripensava a tutto quello che era accaduto e le risate di Yuri e Yuto che gli riempivano le orecchie si perdevano lentamente in quel piacevole silenzio che lo circondava, permettendogli di imprimere ogni risata e ogni bacio in un posto speciale della sua memoria.
Non voleva dimenticarsi nulla di loro Yabu. Quando riusciva a trovare quella manciata di minuti da dedicare a sé stesso, il suo pensiero era comunque rivolto costantemente ai due fidanzati e il ragazzo non riusciva a comprendere come potesse essere possibile una cosa del genere.
Kota aprì un occhio, sentendo dei passi nella stanza e poi vide Yuri che apriva lentamente la porta che li separava.
« Yuu… » sussurrò Kota mentre il ragazzino si sedeva sulle sue gambe, appoggiando la testa sulla spalla « Dovresti dormire, è notte fonda. » sussurrò accarezzandogli i capelli, allontanando la sigaretta a debita distanza.
« Mh. » mugolò Yuri « Anche tu. »
« Ho finito ora di lavorare. Ora finisco la sigaretta e arrivo. » promise dandogli una pacca sulla coscia nuda.
Kota si accorse che Yuri indossava una sua maglietta, non tanto larga di spalle, ma abbastanza lunga da coprirsi quasi oltre la metà coscia. Il più grande l’aveva sempre trovata una cosa sexy, forse era per quel motivo che fin dalla loro prima notte Yuri non faceva altro che indossare le sue magliette per dormire o per girare in casa.
Yuri scostò la gamba, infastidito e Kota trattenne una risatina. Il ragazzino era stanco morto e Yabu si chiedeva dove avesse trovato le forze per alzarsi dal letto e raggiungerlo.
Diede un paio di tiri alla sigaretta, ormai arrivata quasi al mozzicone e strinse le mani intorno alle cosce del ragazzo per tenerlo stretto mentre si alzava. Kota socchiuse gli occhi, reprimendo ogni istinto sessuale prima di rientrare in camera e stenderlo di nuovo sotto le coperte.
Yuri probabilmente il giorno dopo non si sarebbe nemmeno ricordato di essersi alzato: infatti appena Kota lo aveva appoggiato sul letto, il ragazzo era rotolato quasi subito verso il batterista.
Si chinò verso di loro, baciando la guancia di ognuno e si sdraiò nella piccola porzione di letto che gli avevano lasciato. Si voltò verso la schiena di Yuri e poi, appena chiuse gli occhi, crollò addormentato.
**
Nel camerino dei BEST erano rimasti solo lui, Kei e Hikaru. Il più grande cercò di tenere a bada l’ansia, dicendosi che si stavano solo cambiando, indossando dei vestiti orribili per di più, e che quindi non c’era niente da temere.
Avrebbe voluto fingere una telefonata improvvisa, magari trascinare di nuovo dentro Yuya o Daiki dato che erano stati i primi a finire di cambiarsi, ma non ci riuscì. Prima o poi quel periodo sarebbe passato e ripensare alla sua storia con Kei sarebbe stato piacevole e forse, un giorno, avrebbe anche ritrovato la voglia di parlare con Hikaru.
Sentì Kei ridacchiare, divertito, con una risata allegra e cristallina. Yabu si chiese quando fosse stata l’ultima volta che lo aveva sentito ridere in quella maniera quando stava con lui. Avrebbe voluto davvero avergli dato dei ricordi più felici di loro due insieme invece di lasciargli sulle spalle solo litigi e malumori.
Hikaru era molto diverso da lui. Non aveva problemi a stringergli la mano in pubblico, non aveva problemi a baciarlo, a dimostrare a tutti che stavano insieme e che non dovevano nascondersi. Hikaru era più spontaneo, forse davvero più attento a quelli che erano i reali bisogni di Kei.
Ma nonostante desiderasse la loro felicità così come lui aveva trovato la propria, Kota non riusciva a non portare rancore.
Nonostante le cose fra lui e Kei non andassero bene negli ultimi mesi, mai gli era passato per il cervello l’idea di tradirlo.
Ma a Yabu non importava nemmeno il tradimento in fondo. Sapeva di meritarselo, sapeva che quello sarebbe stato l’unico modo per Kei di lasciarlo, perché nessuno dei due avrebbe mai trovato il coraggio di dirsi definitivamente addio.
Eppure ogni volta che ripensava a quel giorno, una parte di sé provava ancora dolore. Era entrato nella loro casa in una fredda serata di inverno e aveva avvertito fin da subito che c’era qualcosa che non andava. Quasi con tristezza aveva aperto la porta della camera da letto e si aspettava la scena che gli si era presentata davanti.
Ma non aveva previsto Hikaru. Aveva previsto chiunque dei suoi colleghi di lavoro o dei colleghi dell’università di Kei.
Chiunque, ma Hikaru era stato davvero un colpo basso.
Era da quel giorno che aveva smesso di parlare al compagno. Si sentì picchiettare su una spalla e sussultò, voltandosi di scatto. Strinse fra le mani la cintura che aveva dimenticato di indossare, perso come era nel tunnel dei suoi ricordi.
Hikaru non lo fissava.
« Dobbiamo andare. Ci hanno chiamato. »
« Mh. » si limitò a dire Yabu infilandosi velocemente la cintura e allacciandosi le scarpe, stando ben attento a stringere i lacci più deboli.
Afferrò la giacca che era abbandonata sulla sedia e, senza prestargli altra attenzione, se ne andò.
Kei si avvicinò a Hikaru, immobile vicino all’appendiabiti di Yabu, accarezzandogli debolmente una spalla e baciandolo sulla guancia.
« Vedrai che gli passerà prima o poi. Deve solo metabolizzare che sei tu. » cercò di consolarlo « Sappiamo tutti e due come sia il carattere di Ko, no? »
Hikaru si morse un labbro, annuendo. Avrebbe voluto urlare a Yabu che non si meritava quel trattamento. Che non era colpa sua se si era innamorato del suo fidanzato e nella debolezza aveva finito per iniziarci una storia clandestina.
Avrebbe voluto urlargli che era solo colpa sua se Kei lo aveva tradito, che avrebbe potuto prestargli più attenzione invece che usarlo solo per vomitargli addosso il suo malumore. Voleva dirgli di tutte le volte che Kei lo chiamava in lacrime perché non riusciva più a sopportare il peso di quella relazione, di come lui e Kei si fossero sentiti dei vermi dopo che avevano fatto sesso la prima volta, complice troppa disperazione.
Ma rimase in silenzio. Non avrebbe fatto delle scenate, non avrebbe rivendicato il suo diritto su Kei perché non era nella sua natura e poi sarebbe stato del tutto inutile. Kota avrebbe continuato ad odiarlo.
Annuì ancora e ancora, portandosi le mani al volto per evitare di piangere per la frustrazione. Strinse nella sua la mano di Kei e si sentì un po’ meglio.
Da quando stava con lui, il muro che si era costruito intorno per non soffrire più si stava abbattendo, mattone dopo mattone.
Alla fine, quella era la cosa più importante.
**
A fine giornata Yabu strascicò i piedi fino al camerino. Aveva solo voglia di togliersi quei vestiti, di farsi una doccia e di andarsene in albergo a dormire e a riposare prima del volte del giorno successivo, dove poi sarebbero stati tutti impegnati con le riprese dello Shounen Club.
Nel camerino iniziò a radunare la roba che aveva gettato scompostamente sulla panca, infilando in borsa cellulare, chiavi e appunti dell’università e del lavoro che avrebbe sistemato meglio in camera. Si tolse la giacca, appendendola, così come appese anche la camicia, prima di togliersi le scarpe.
Stava per togliersi anche i pantaloni quando Hikaru si piazzò accanto a lui.
« Dobbiamo parlare. » esordì e nel camerino sembrò che tutto si paralizzasse.
Kei fece un passo verso di lui, titubante, mentre Yuya e Daiki rimasero in silenzio. Tutti nel gruppo sapevano che le litigate fra Kota e Hikaru potevano essere tremende, nonché scatenate da motivi eccessivamente futili.
« Non credo proprio. » rispose Yabu « Non abbiamo nulla da dirci. » indicò Kei con un cenno della testa « Ti conviene tornare da lui. »
« Yabu, dobbiamo sistemare questa situazione perché io… »
« Sistemare? » lo interruppe il più grande voltandosi finalmente a guardare « Sistemare cosa esattamente? Sei tu che ti sei scopato Kei nella mia casa, nel mio letto, fra le mie lenzuola. » urlò avvicinandosi « Non c’è proprio niente da sistemare, mi pare che sia tutto abbastanza chiaro. »
« Non è solo una scopata. » si scaldò Hikaru « Io lo amo e lui ama me. »
« Tu eri il mio migliore amico. » urlò di nuovo Kota « L’unico da cui non mi sarei mai aspettato una pugnalata del genere. Ti rendi conto di come io mi sia sentito almeno? » ansimò « So che fra me e Kei c’erano dei problemi. Lo so ed è stata anche colpa mia che non ho mai voluto risolverli. Ma tu che scuse hai per essertelo portato a letto? Sei tu nel torto Hikaru. Sei tu che hai tradito la mia fiducia, tu che ho sorpreso mentre te lo scopavi. »
« Io… Noi non volevamo che andasse in questa maniera. »
« Beh, mi dispiace. » esclamò Kota « Ripassa fra qualche anno. » sibilò facendo modo di andarsene, ma Hikaru lo afferrò per il polso.
« No Yabu. Io e te dobbiamo lavorare insieme, non possiamo… »
« Lasciami. » ringhiò Kota « Non mi interessa ascoltare le tue patetiche scuse, lasciami andare. »
« Non ti sei mai chiesto perché abbia scelto me? » urlò Hikaru.
« Cosa? » sussurrò Kota voltandosi di nuovo a guardarlo.
« Ti sei chiesto che cosa abbia portato Kei a comportarsi in quella maniera? Lo sai quanto soffriva, quanto stava male a causa tua? »
« Hikaru, per favore, smettila. » s’intromise Kei « Questo è un discorso che non lo riguarda. »
« Sì invece. Deve sapere che pessimo fidanzato è stato per te e quanto non si merita nessun altro. » esplose.
Il sesto senso di Daiki, di solito abituato ad intervenire in quel tipo di situazione, non riuscì a cogliere in tempo il movimento del braccio di Kota che, perso ogni lume della ragione, gli diede un primo pugno direttamente contro lo zigomo.
Hikaru rotolò a terra, portandosi una mano sulla parte ferita, ma non perse tempo a ragionarci più di molto. Si scagliò come un animale braccato contro il più grande, ricambiando immediatamente il pugno.
Yabu non avrebbe saputo dire quanto tempo era trascorso dal primo pugno, sentì solo le muscolose braccia di Yuto afferrarlo da dietro e trascinarlo via, mentre Yuri cercava di parlargli, senza successo.
Dalla parte opposta della stanza invece, Kei e Yuya aveva tirato via Hikaru, spingendolo contro una panca. In mezzo a loro, a mo di separatori, gli altri ragazzi del gruppo.
« Che cosa è successo Ko? » sussurrò piano Yuri.
« Niente. Divergenze di opinioni. » scattò Kota liberandosi della presa di Yuro.
Afferrò una maglietta, la borsa e se ne andò via, sbattendosi la porta alle spalle.
« Certo che tu non riesci proprio a tenere la bocca chiusa, vero? » esordì Kei rimproverando il fidanzato.
« Mi dispiace. » mormorò Hikaru tamponandosi il labbro con un fazzoletto « Nella mia testa non doveva andare così. »
« Non eri felice di avere Kei? » esclamò Yuri all’improvviso, facendo voltare tutti verso di lui.
« Che vuoi tu? » reagì Hikaru, scontroso.
« Non eri contento di averlo tradito? Hai ottenuto Kei, l’unico motivo per il quale ti sei finto suo amico per tutti questi anni. C’era proprio bisogno di pretendere che tornasse a parlarti, che ti perdonasse? »
« Yuri, lascia stare. » provò a dirgli Yuto.
« No Yuu. Non lascio stare perché lui non ha idea della persona che abbiamo trovato quando lui e Kei si sono fatti i comodi loro alle sue spalle. Invece di decantare tanto le vostre sofferenze, avreste potuto considerare anche un po’ le sue. Siete solo degli egoisti schifosi. »
Prese un profondo respiro, prima di andarsene anche lui.
Yuto si lasciò ricadere sulla sedia, mentre Keito al suo fianco cercava di tirarlo su di morale, senza riuscirci.
**
Quella sera quando Yuto e Yuri rientrarono in stanza, Yabu non c’era ad aspettarlo. Non si vedevano da più di tre ore e il più piccolo, preoccupato, provò a chiamarlo un paio di volte, prima che gli rispondesse Yuya.
L’amico gli rispose di non preoccuparsi perché Kota si era già addormentato nel suo letto, dopo essersi bevuto una bottiglia di vino.
Yuri si morse un labbro e si sedette sulla sua parte di letto, stringendo il telefono fra le mani, mentre il fidanzato lo fissava.
« Senti Yuya » iniziò Yuri a mezza voce « Che cosa è successo oggi? » chiese.
Il ragazzino udì l’amico sospirare pesantemente.
« Dovresti parlarne con lui, no? So che fra voi c’è qualcosa e non me la sento di mettermi a fare la spia. »
« Non è fare la spia. E’ raccontarmi i fatti. E proprio perché sai che fra noi c’è qualcosa che dovresti dirmelo. » esclamò Yuri tentando di mantenere normale il proprio tono di voce.
Yuri poteva immaginarsi perfettamente il più grande mentre si mordeva le labbra per il nervosismo.
« Va bene. Andiamo a fare un giro in spiaggia, ok? » sussurrò ancora Yuya.
« Ok. A fra poco. »
Quando Yuri chiuse la conversazione, Yuto lo stava guardando di traverso.
« Non dovresti parlare con Yuya. Dovresti aspettare domani così ci potremo far spiegare tutto da Kota. »
« Non posso aspettare domani. Yabu non si mette a picchiare qualcuno per divertimento. Gli deve aver detto qualcosa quello là. »
« Perché per te è così importante saperlo? Perché non riesci a fidarti di lui? Kota ha bisogno dei suoi tempi e lo sai. »
« Sono già sei mesi che stiamo insieme! »
« Già, e nove mesi ha chiuso una relazione che durava da sette anni. Yuri, sii realista! Nessuno sarebbe in grado di dimenticare un ex fidanzato in così poco tempo, specialmente se ci devi lavorare a stretto contatto ogni giorno. »
« Stai insinuando che non ci ama? Che ci mente? »
« No. » sospirò Yuto « Sto dicendo che dobbiamo solo aspettare che Kota riesca definitivamente a dimenticare quello che è successo. E stargli attaccati alla gola non lo aiuterà. »
« Lui dovrebbe parlarci se sta così male. »
Yuto si rese conto che almeno per quella sera, tentare di far ragionare Yuri era assolutamente fuori discussione.
Era convinto di avere ragione ed era ancora scosso per l’accaduto di quel pomeriggio nei camerini. Cercare di fargli cambiare idea, o semplicemente di farsi ascoltare seriamente, era decisamente fuori discussione.
Yuto alzò le mani, in segno di resa.
« Fai come vuoi Yuu. Io non voglio infilarmi in questa discussione. Domani ci aspettano il volo di rientro e le registrazioni dello Shounen. Voglio solo riposarmi. »
« Va bene. » s’indispettì il più piccolo « Allora ci andrò da solo a parlare con Yuya. Tu vai a dormire se questo ti permettere di avere la coscienza pulita. »
Il più grande non perse nemmeno tempo o altro fiato. Gli diede le spalle e poi si chiuse in bagno, per cambiarsi. Yuri attese che il fidanzato entrasse nella stanza per andarsene. Avrebbe sentito come si sarebbero svolti realmente i fatti e poi sarebbe andato a dormire. Non c’era niente di sbagliato nella sua voglia di conoscere la realtà. Non temeva più il confronto con Kei o con Hikaru.
Kota li amava, qualunque cosa sarebbe successo e lui ne era fermamente convinto.