[Hey!Say!Jump] Never doubt my love

Nov 11, 2012 14:20

Titolo: Never doubt my love
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Nakajima Yuto x Chinen Yuri
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Quella mattina Chinen si era svegliato di cattivo umore. Yuto se ne era accorto fin dal suo primo passo nel salotto e lo aveva quindi a malapena salutato.
Note: Scritta per la 500themes_ita con il prompt “159. Temi ciò di cui non puoi parlare” e per la diecielode con il prompt “Bel tempo” e per la khorakhane_ita con il prompt “Fu qualche lacrima sul viso a dargli il Paradiso”
WordCount: 2413 fiumidiparole

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Quella mattina Chinen si era svegliato di cattivo umore. Yuto se ne era accorto fin dal suo primo passo nel salotto e lo aveva quindi a malapena salutato, continuando a fare colazione a guardare la televisione.
Il più piccolo si diresse direttamente in cucina, mise nervosamente un po’ di riso nella ciotola della colazione e poi lo inondò di salsa di soia. Prese un po’ d’acqua e si sedette sul divano per mangiare anche lui, osservando senza interesse ciò che il fidanzato stava guardando.
Yuto si arrischiò a voltarsi verso di lui solo un paio di volte, indeciso se chiedergli che cosa avesse o meno, prima di desistere. A Yuri non piaceva che si ficcasse il naso nei suoi affari e, per quanto Yuto fosse il fidanzato, quest’ultimo sapeva bene che non lo avrebbe giustificato.
Non era sua intenzione farlo irritare ancora di più. Li aspettava una intera giornata di prove in palestra e la sola prospettiva di passarla con il più piccolo che mugolava e borbottava contro di loro che non erano in grado di ballare non lo allettava per niente.
Spazzolò velocemente quello che gli era rimasto nella ciotola, la mise nella lavastoviglie e poi si chiuse in bagno. Si lavò altrettanto rapidamente e poi si infilò in camera da letto giusto in tempo: Yuri stava marciando a passo di guerra verso il bagno, per lavarsi a sua volta.
Yuto guardò il letto e vide la parte di Kota già parzialmente sistemata. Quella mattina era uscito presto perché doveva vedersi davanti agli studi con sua sorella e la nipote quindi non sarebbero andati a lavoro insieme.
Ma il più grande non rimase troppo tempo a rimuginarci sopra. Considerato che alla fin fine lui e Yuri avevano passato si e no meno di mezz’ora da soli senza Kota, non aveva senso sentirne eccessivamente la mancanza. Da lì a venti minuti poi, si sarebbero di nuovo visti.
Non comprendeva quindi l’umore di Yuri. Il più piccolo era oggettivamente più affezionato a Kota, forse perché il ragazzo tendeva a viziarlo più di quanto facesse Yuto stesso, ma a lui non dava particolarmente fastidio.
Aveva un carattere completamente differente da quello di Kota, non era portato a viziare o a farsi viziare. Amava sia Yuri che Kota, ovviamente, ma per natura in una relazione sentimentale tendeva sempre ad assumere un atteggiamento distaccato, per quanto cercasse poi di compensare quella freddezza dimostrando quanto in realtà per lui fossero importanti.
Comunque, scosse le spalle. A breve il manager sarebbe passato a prenderli e non era sua intenzione farlo aspettare.

Yuto e Yuri erano seduti a terra e osservavano i BEST provare le coreografie delle loro canzoni. Il più piccolo non aveva ancora spiccicato parola con nessuno e Yamada e Keito avevano mostrato un po’ di perplessità di fronte a quel mutismo.
Yuri non aveva detto nulla nemmeno quando Yamada, sbagliando di proposito, gli era finito addosso più di una volta mentre provavano. Il ragazzino si era limitato a sbuffare, innervosito e a riprendere la posizione iniziale, ignorando tutti e tutto.
In quel momento gli occhi di Yuri non abbandonavano un secondo Kota. Il suo cervello registrava ogni parola, mossa, risata del più grande e Yuto non comprendeva il perché.
Approfittò di quel momento in cui erano da soli per avvicinarsi di più a Yuri.
« Yuri, che cosa c’è che non va? » domandò a bassa voce.
L’altro scosse le spalle, senza smettere di squadrare Yabu.
« Si vede che hai qualcosa. Posso saperlo dato che sono il tuo fidanzato? » chiese ancora, mantenendo il tono di voce calmo.
« Sono irritato. »
« Da che cosa? »
« Da Kei e da Kota. »
Yuto alzò un sopracciglio, perplesso e guardò anche lui i due ragazzi. Non stavano facendo nulla di compromettente, anzi. Daiki in quel momento stava parlando ai BEST, chiedendogli un secondo di pausa, proposta che tutti accolsero calorosamente.
Kota si avvicinò verso di loro, sorridendogli, mentre Kei si dirigeva verso gli spogliatoi insieme ad Hikaru. Il più grande si accovacciò davanti a loro.
« Vi siete riposati abbastanza? » domandò poi scompigliando i capelli di Yuri.
Ma quest’ultimo si scostò dalle sue carezze si alzò in piedi, lasciandoli soli. Kota osservò Yuto.
« Che ho fatto? » chiese.
L’altro scosse le spalle.
« Non lo so. E’ di cattivo umore da quando si è svegliato. » spiegò.
Kota sospirò, facendo accasciare la testa al petto, dondolandosi sui talloni.
« Andiamo a prendere un caffè, ti va? » chiese poi alzandosi in piedi « Così fumo anche una sigaretta. Le prove mi hanno distrutto. » mormorò infine sforzando un sorriso.
Yuto lo imitò, sorridendo a sua volta e alzandosi. Gli diede una pacca sulla spalla, accarezzandola dolcemente, come per dargli forza.
« Yuri è un po’… lunatico, lo sappiamo tutti. » sussurrò « Vedrai che entro la fine della giornata si sistemerà tutto. »
Kota non era così ottimista. Era la prima volta che Yuri lo evitava e la cosa lo preoccupava. Prese il caffè con Yuto e poi, per evitare complicazioni, uscì da solo fuori dalla palestra a fumare, stando ben attento a rimanere nascosto alla vista dei passanti.
Aveva da un pezzo l’età legale per fumare in Giappone, ma preferiva ugualmente passare inosservato.
Si accovacciò a terra, sedendosi sul gradino delle scalette dell’uscita secondaria. Si strinse il cappotto addosso dato il freddo pungente. Era una bella giornata. Il cielo era sgombro da nuvole ed era colorato di un celeste particolarmente intenso, raramente in quel periodo dell’anno riusciva ad esserci un bel tempo del genere.
Di solito pioveva, o era nuvoloso oppure nevicava. Faceva incredibilmente freddo, talmente tanto da scoraggiare perfino un accanito fumatore come lui. Eppure quel giorno era diverso.
Si stava bene. Accennò un sorriso portandosi la sigaretta alle labbra, aspirando e rigettando fuori il fumo dalle narici.
Socchiuse gli occhi. Fumare lo aveva sempre rilassato, permettendogli di avere una visione più chiara di quello che stava facendo o pensando.
Ad un certo punto la porta dietro di lui si aprì e Kei si sedette al suo fianco. Si spostò, facendogli spazio e cercando di stargli il più lontano possibile.
Spostò la testa, senza fissarlo. Kei accanto a lui si portò una sigaretta alla bocca, accendendola lentamente poi inspirò il tabacco.
« E’ successo qualcosa? » domandò il più piccolo, fissando dalla parte opposta di Yabu.
« Se anche fosse non vedo come potrebbe importarti. Non hai un fidanzato a cui dedicare le tue attenzioni? » domandò con tono fermo l’altro.
Kei scosse le spalle.
« Non pretenderai davvero che per me tu diventi all’improvviso un estraneo. Ci conosciamo da dieci anni, lo sai. »
Yabu si morse un labbro. Non voleva pensarci, perché avrebbe significato stare male. E lui non voleva più soffrire. Voleva essere felice con Yuto e Yuri perché loro lo completavano e lo amavano.
« Mi ci hai costretto quando mi hai tradito Inoo. » sibilò irritato Kota, gettando a metà la sigaretta in una pozza e tornando in palestra.
Gettò innervosito la giacca sulla sua panca, ignorando gli sguardo degli altri membri del gruppo, in particolar modo di Yuri, che lo fissava, e di Yuto, che gli gettava fugaci occhiate mentre parlava con Keito.
Erano anni che non chiamava Kei per cognome. Per tutti quegli anni era sempre stato “Kei-chan” o semplicemente “Kei”. Chiamarlo per cognome però lo aiutava. Gli permetteva di ottenere quel distacco di cui aveva bisogno.
Perché poteva anche andare tutto bene al lavoro, poteva perfino parlarci per quel minuto, ma non riusciva ancora ad impedire a sé stesso di soffrire per quella relazione finita male. Non se ripensava a come era finita.
Lanciò uno sguardo ad Hikaru, che invece chinò gli occhi. Yabu non voleva pensare a come si dovesse sentire il suo collega e, in fondo, nemmeno gli importava.
Aveva sempre finto di essere suo amico, di volergli bene, di sostenerlo nella sua relazione con Kei quando in realtà non aveva fatto altro che tramare alle sue spalle, distruggendo la sua fiducia e accoltellandolo alle spalle.
Aveva sempre stimato Hikaru, sia come collega di lavoro, sia come amico e in quel momento era arrivato allo stadio di indifferenza più totale. Se con Kei riusciva in qualche maniera a mantenere un atteggiamento civile, con Hikaru non ne era capace.
Perché comprendeva Kei, il motivo per il quale si era allontanato da lui. Non era stato un perfetto fidanzato Kota, lo aveva sempre ammesso. Kei avrebbe potuto parlargli, cercare di trovare una soluzione ai problemi che li affliggevano in quanto coppia invece di tradirlo, ma anche lui avrebbe potuto cercare e notare che esistevano realmente quei problemi.
Ma il tradimento di Hikaru era stato un colpo dal quale era stato difficile riprendersi. Il solo vederlo due volte a settimana per lavorare allo “Yan Yan Jump” lo irritava, facendo vacillare il suo essere professionale.
Stava per uscire dalla palestra quando Yuri si frappose fra lui e l’uscita. Cercò di stendere il viso in una espressione più dolce, che però non rassicurò il più piccolo. Yuri lo squadrò di nuovo, prima di spostarsi da un lato, mordendosi un labbro.
Yabu sospirò, afferrando per il braccio Yuri e trascinandolo di nuovo in palestra, il più lontano possibile dalla porta.
« Yuri, mi dici che cosa hai? Perché sei così di cattivo umore? » domandò a voce bassa.
Il più piccolo non sapeva come spiegarlo. Sapeva bene che cosa era ad irritarlo, ma non trovava le parole per esprimersi senza passare per il cattivo di turno.
Amava Yabu. Così tanto che a volte pensava di essere semplicemente in un sogno e quando si svegliava, ogni mattina, sdraiato fra i due fidanzati e abbracciato a Yuto, si rendeva invece conto che era immerso nella realtà.
E a volte Yuri aveva paura della realtà. Aveva paura invece di svegliarsi, di scoprire che tutto quello a cui teneva di più potesse sfuggirgli dalle mani, come sabbia fra le dita. Non voleva rendersi conto di non avere più nulla, di rimanere da solo, perché Yuri aveva sempre avuto paura della solitudine.
Non gli piaceva stare senza Kota e senza Yuto. Loro erano le sue ancore di salvezza, i suoi porti sicuri. Con loro poteva essere sé stesso, senza fingere di essere più forte di quello che era realmente, senza innalzare fra lui e il mondo delle barriere per proteggersi dalla sofferenza.
E con loro c’era riuscito con una facilità impressionante. Era stato semplice aprirsi, era stato semplice amarli, era stato semplice decidere di vivere tutti insieme. Ma c’era una cosa di cui Yuri aveva veramente paura, oltre al terrore di rendersi conto, un giorno, di essere in un sogno.
Guardò nervosamente la porta e vide Kei e Hikaru uscire, mettersi a chiacchierare con il coreografo.
Aveva paura di Kei. Aveva paura che Kota potesse dirgli all’improvviso di aver fatto un errore, che potesse dirgli che lui e Yuto non erano abbastanza. Aveva paura che gli dicesse di aver perdonato Kei, che era intenzionato a tornare con lui in ogni modo.
Quella era la cosa di cui aveva più paura al mondo. Temeva Kei e la sua influenza su Kota, temeva la sua presenza, che parassitava chiunque si trovasse nel suo raggio d’azione.
Ma non poteva dirlo a Kota. Aveva paura anche della sua reazione e non voleva sentirsi dire che era un pazzo visionario.
Temeva intensamente ciò di cui non poteva parlare. E il non poter esporre i suoi dubbi faceva raggiungere picchi mai visti alla sua paranoia.
Rimase a fissare il ragazzo, che continuava a scherzare con Hikaru e sentì il sapore del sangue in bocca, segno che si era morso le labbra con troppa forza.
Ad un certo punto Kota lo abbracciò, stringendo fra le sue braccia. Yuri ricambiò immediatamente l’abbraccio, affondando il volto nel suo petto, scoprendo che quel corpo, quel calore, quelle braccia gli erano mancate così tanto che non riusciva a placare il battito emozionato del suo petto.
Avrebbe voluto piangere. Disperatamente. Si sentiva stupido e geloso per quei pensieri allo stesso momento. Se avesse pianto si sarebbe sicuramente liberato di quel peso. Si sarebbe sentito sollevato e subito meno idiota per aver anche solo pensato che Kota potesse essere “rubato” da Kei.
Eppure era più forte di lui. Si concesse solo un paio di lacrime, che gli diedero il sollievo, facendolo riconciliare con tutto il mondo che lo circondava.
Strinse le mani sulla schiena di Yabu, stringendo la maglietta fra le dita.
« Ti amo. » mormorò Kota « E io voglio te e Yuto. Nessun’altro. »
« Davvero? » alzò lentamente lo sguardo verso il più alto « Magari vuoi Kei e io… »
« No. E’ un periodo chiuso della mia vita. Ho già scelto le persone con cui voglio realmente condividere la mia vita. E sono due persone splendide. » gli sorrise « Ti senti meglio adesso? »
Yuri annuì, sorridendogli.
« Vado da Yuu. » esclamò poi correndo di nuovo negli spogliatoi.
Kota sorrise osservandolo, poi decise di rientrare a sua volta, per gli ultimi minuti di paura che gli erano concessi prima dell’ora di cena. Fu fermato da Kei.
« Te la fai con i bambini adesso? » domandò alzando un sopracciglio.
« Non mi devo giustificare con te Inoo. Tu hai Yaotome, no? » domandò osservando il più piccolo, che distolse nuovamente lo sguardo.
« Può darsi. » sussurrò Kei al suo orecchio « Non pensavo che ti saresti ripreso così velocemente dalla fine della nostra storia. »
Kota socchiuse gli occhi con l’intenzione di urlare. Avrebbe voluto picchiarlo, ma non ci sarebbe mai riuscito. Non era nella sua indole, dopotutto.
Si voltò invece verso Hikaru.
« Io starei attento al tuo posto. Sai meglio di me quanto Inoo sia imprevedibile. » si limitò a dirgli chiudendosi alle spalle.
Osservò Yuto e Yuri. Li amava. Li amava così tanto che desiderava che quegli attimi che fino a quel momento erano solo loro non finissero mai.
Sorrise a Yuto, che aveva alzato la testa, cercando di contenere la ritrovata allegria del fidanzato e gli si avvicinò, appoggiando la testa sulla sua spalla.
« Visto che è andato tutto bene alla fine? » sussurrò.
« Sì. E sono felice. Ti amo. » mormorò il più grande al suo orecchio e il sorriso di Yuto si fece più ampio.
« Ti amo anche io. » poi si fissarono negli occhi « Perché dopo le prove non andiamo a fare merenda tutti insieme? Anche se non vuole farlo vedere, Yuri è ancora parecchio scosso dalle sue paranoie. »
Yabu annuì.
« Perché no? » sorrise, sempre di più « E tu? Non hai paranoie? »
« Le paranoie portano via tempo Kota. E io voglio passare tutto il tempo possibile a suonare la mia batteria! » esclamò poi allontanandosi con gli occhi che brillavano per l’emozione.
Yabu si appoggiò al muro, osservando i due fidanzati. Nulla e nessuno avrebbe potuto distruggere il loro amore e il loro legame.
Avrebbe fatto di tutto pur di difenderli. Tutto.

challenge: 500themes ita, challenge: diecielode {celes. sunshine}, pairing: yabu x nakajima x chinen, fandom: hey!say!jump, challenge: khorakanè (album)

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