Skinship
Ero alla Bara di Vetro seduto ad un tavolo con Oliver davanti e stavamo spiando Sadie, Queenya e Nick Bashton dall'altra parte della sala. Strano, no? A tutto c'è un perché.
Quel giovedì mi ero svegliato da solo verso le otto e mezza, ero andato in palestra, poi a fare la spesa e tornato a casa avevo trovato Queenya al telefono con Sadie in cucina - con il vivavoce dato che stava sistemando i piatti.
«Tipregotipregotiprego!»
«Non faccio da terzo incomodo.»
«Ma mi servi! Davvero!»
«Perché proprio io? Oh, ciao Chris.» Ero entrato per appoggiare la borsa sul tavolo e le salutai, chiedendo poi su cosa mai stessero battibeccando.
«Mi vuole portare ad un appuntamentoa tre.» Queenya calcò bene le ultime parole come se fossero di una volgarità assurda. «Con un certo Nick!»
Sbiancai.
E mi precipitai sul telefono.
«Sei impazzita?» chiesi a Sadie, sconcertato.
Perchè quel Nick era Nick Bashton, e lei voleva... cosa voleva fare?
«Ehi.» Ecco, ora Sadie faceva l'offesa. «Ovvio che no, ho un piano!»
Kelly aveva una cattiva influenza su di lei.
Ero riuscito a capire più o meno l'ora dell'incontro - e il luogo, la Bara di Vetro. Ora avevo tutta l'intenzione di fare come il buon James Bond.
Ed ero pure preoccupato, dato che era stata Sadie a fissare l'appuntamento ed ora chissà cosa voleva fare.
Mi ero sistemato a tempo di record per uscire in anticipo, così non avrebbero sospettato nulla quando mi venne l'idea d'invitare anche Oliver.
Ero ancora... esaltato dalla sera prima, poter stare un po' con lui non sembrava una cosa cattiva e fare gli 007 in due è decisamente più divertente.
Gli avevo inviato un Sei libero questo pomeriggio? e lui mi aveva chiamato subito.
«Chris! Mi stai invitando ad uscire?»
Dovrei provare a chiamarlo senza preavviso solo per sentire un Chris, mi stai chiamando!
Così ero tornato dentro per prendere una felpa - Kelly mi dice sempre di portarne una con me quando Queenya non controlla come mi vesto - e mi ero diretto ad Haight.
Oliver stava ciondolando sul marciapiede davanti alla casa di Julien; dopo aver parcheggiato ero sceso - evitando miracolosamente una pozzanghera enorme - e lui mi si era praticamente lanciato addosso in un abbraccio stritolante.
«Ti sono mancato, vero?» mi sorrise impertinente e alzando gli occhi al cielo gli diedi un buffetto sulla testa.
«Ti sei tagliato i capelli?» Adesso non gli arrivavano più alle spalle ed il suo viso era incorniciato da ciuffi dorati.
Credo di avere un debole per i biondi.
«Ti piacciono?» si allontanò appena per farsi ammirare e gli sorrisi.
Era ancora più carino così.
«Quella è Queen, giusto?»
Eravamo arrivati al Twin Peaks da poco ed avevamo scelto il tavolo più lontano da quello preferito di Sadie, vicino alle scale, ed ora i tre erano arrivati.
Si misero a sedere guardandosi in cagnesco e mi sporsi appena di lato per ammirare la scena.
Nick Bashton in un gay bar, quella era una giornata da ricordare.
«Queenya» lo corressi. Doveva saperlo da Julien.
«Capelli bianchi chi è?»
«Sadie.» Sì, era impazzita.
«Oh» fece lui poco convinto. «E l'altro?»
«Nick Bashton» Che era curvo sul tavolo quasi avesse paura - no, in effetti ce l'aveva.
Sadie sorrideva facendo scivolare lo sguardo da Queenya a Bashton - incazzati entrambi, immagino.
«Mmh Chris, perché continui a guardarli?» Non avevo ancora spiegato ad Oliver la situazione, ed ora aveva le sopracciglia aggrottate in un tentativo di apparire severo - era geloso?
Lo misi al corrente della faccenda solo per guadagnare un nuovo entusiasta alleato.
Stavamo giusto stendendo un piano che lo vedeva come protagonista - doveva rovesciare un bicchiere di qualcosa addosso a Bashton - quando Sadie si alzò prendendo per mano gli altri due e scese le scale sparendo alla nostra vista.
«Ma...»
Missione fallita. Potevamo organizzarci meglio in effetti, ma Oliver era terribilmente dispersivo.
«Scendiamo?» propose lui - si era davvero appassionato alla causa - ma mi vibrò il cellulare in tasca e lo estrassi per aprire un messaggio di Sadie.
Non vali nemmeno un quarto di Sean Connery. Qui tutto ok, divertiti!
Ed ero pure convinto di non essermi fatto scoprire.
«Chi ti scrive?» chiese Oliver sporgendosi sul tavolo e gli mostrai l'sms.
No, non avevo un amante - a differenza di qualcuno.
Tornò a sedere soddisfatto e sorseggiò la sua Cola per poi chiedermi: «Quindi tu vivi con quella Queen. Ya!»
Risposi con un cenno affermativo fissando casualmente la gocciolina ambrata che gli era colata sul mento.
«E non... mai? Insomma, hai capito.»
No, all'inizio non avevo capito. Poi ci arrivai e soffocai una risata: tutto preoccupato era troppo adorabile.
«No, direi di no.»
«Bene!» aggiunse allegro prima di poggiare una mano sul tavolo e fissarmi negli occhi con un sorriso smaliziato.
I suoi occhi grigi erano parecchio eloquenti e lo accontentai con piacere, iniziando a tamburellare piano le dita sul suo dorso.
«Ti piaccono le mani» sentenziò convinto prima di sbattermi quasi in faccia l'altro palmo.
Beh, sì.
«E come fai a saperlo?» Perché la quantità di cose che sapeva su di me era davvero impressionante, anche se viveva a casa dell'idiota da non so quanto.
«Me l'ha detto Julien» rispose ritraendo la mano, e mi fermai subito.
«Ah, davvero?»
Ora non faceva più male, no. Era più... fastidio, ecco.
«Mi racconta un sacco di cose, per esempio... da te il giovedì non c'è mai il latte. Hai una maglia verde fluorescente e lavori al Walmart numero...»
Gli appoggiai una mano sulla bocca come la prima volta che ci eravamo visti e mi sporsi sul tavolo verso di lui con un sospiro.
Se parlava lui il fastidio spariva.
«Facciamo che me lo dici dopo?»
In quel momento in testa avevo solo i suoi occhi sgranati, il suo viso, le sue labbra schiuse e proprio a queste mi avvicinai lentamente, per sentirle contro le mie sottili e quasi timide.
Oliver timido? Dopo una manciata d'istanti mi buttò le braccia al collo rispondendo con entusiasmo, il mio naso che sfiorava la sua guancia e i fuochi d'artificio nello stomaco.
Questa volta sapeva di Cola e ne volevo di più.
Maledicendo il tavolo che ci separava iniziai a stuzzicarlo piano con la lingua per sentirlo stringermi di più e lo vidi aprire la bocca in modo esagerato.
Come se dovesse andare dal dentista, già.
Sbattei gli occhi un paio di volte.
«No, un attimo» soffiai prima di allontanarmi e fissarlo.
Aveva gli occhi lucidi e brillanti -e ancora la bocca aperta; un'espressione incerta sostituiva il tipico sorriso sicuro di sé.
«Tu... non hai mai baciato nessuno, vero?» gli chiesi e lui strinse le labbra.
«Ho visto molti film.»
Oddio. Da che razza di accademia puritana era uscito fuori?
«Bene. Quindi...» mi avvicinai di nuovo a lui solo per vederlo guardare dall'altra parte. Prima volta che lo vedevo imbarazzarsi, mi faceva venir voglia di magiarlo.
«Mi sa che hai bisogno di pratica.»
«Ma non qui» ci interruppe una voce estranea - il cameriere del secondo piano, un uomo alto sulla cinquantina.
«Non ho mai visto due ragazzini pomiciare in modo così idiota.»
Coff coff... potete picchiarmi. Mi scuso per il ritardo ma l'illuminazione l'ho avuta ieri sera - e mi sono messa a scrivere adesso. Allora, due gay di solito non si possono sbaciucchiare tranquillamente in bar, parchi, per strada, è la realtà dei fatti.
Per questo la scena è al Twin Peaks, il più vecchio gay bar di San Francisco - che ha fatto la sua gloriosa seconda comparsa. LOL, come aggirare gli ostacoli. L'accademia puritana... ho letto alcuni commenti dei genitori riguardo ad collegi cristiani di Sacramento - che bello che il mio bambino possa stare con Gesù, oh che bello il valore della castità/purezza/carità, mi mancano le messe quotidiane e roba agghiacciante di questo tipo. Potete picchiarmi riguardo al bacio, sì.