su su postiamo
TITOLO: siccome non c'è ancora, NINOSCOPIO rimane (è una storia lunga)
AUTRICE: Jinny
GENERE: Drammatico ... credo >__>
PAIRINGS: Matsumiya, Sakuraiba
RATINGS: nc-17 causa argomenti
DISCLAIMERS: Non possiedo nessun Arashi, nessun Johnny, nemmeno Johnny Depp, purtroppo, e continuare a ricordarlo di certo non migliora il mio umore!
THANKS: a Harin e Vampiretta che as usual si sono sorbite il mattonazzo in anteprima (a loro l'arduo compito di spiecare NinoSCOPIO U__U)
NOTE: Mi scuso col povero Riidaa che è rimasto un po' in disparte in questa storia ...
GIA' POSTATI:
Uno Due Tre Quattro Kazunari si guardò intorno. Gli sguardi scettici dei poliziotti attorno a lui, lo facevano sentire decisamente contrariato, ma cercò di ignorarli.
<< La strada ti dice qualcosa, Ninomiya?>> chiese Ohno, posandogli una mano sulla spalla. Kazunari guardò ancora una volta. Certamente alcune cose erano cambiate, e lui era stato drogato prima di essere lasciato libero, ma il suo stomaco ricordò benissimo la paura, l’umiliazione, il dolore … si staccò in fretta da Ohno, raggiungendo un angolo, e vomitò
<> annunciò Ohno. Kazunari alzò il viso a guardarlo, ma una nuova serie di conati gli tolsero tutte le parole acide che avrebbe voluto sputare contro l’uomo. Si riprese e cercò di darsi un contegno. Odiava i ricordi e le sensazioni che si portavano dietro … se dopo dieci anni gli faceva quell’effetto … come aveva potuto anche solo pensare di riportare Jun in quel luogo? Accettò la salvietta che gli venne porta e se la passò sul viso. Sentì una mano che lo sosteneva, e si trovò faccia a faccia con Ohno
<< Coraggio … il tuo è un gesto davvero coraggioso, Ninomiya … >>
Kazunari annuì appena, non osando muoversi troppo per paura di peggiorare la situazione già poco stabile del suo stomaco. Poi si incamminò nella direzione che gli aveva dato più fastidio guardare e, rabbrividendo, si fermò davanti ad una porta … un attimo … la porta era davanti a lui, nei suoi flash … si girò ed indicò la porta di fronte. Dopodiché iniziò a sentirsi estremamente debole. I poliziotti, la squadra speciale allestita per l’occasione, fecero irruzione.
<< Voglio entrare anch’io …>> riuscì a mormorare Kazunari. Ohno lo sostenne
<< D’accordo, ma se stai male ti porto subito fuori.>> disse, in tono premuroso. Kazunari sogghignò
<< Sono un adulto, non uno dei ragazzini con cui hai a che fare di solito …>>
Ohno lo guardò facendo una smorfia
<< Sei rimasto chiuso in uno sgabuzzino per dieci anni. Nel momento in cui hai riconosciuto la strada, sei diventato esattamente come i ragazzini con cui ho a che fare di solito. Quindi, lasciati tener su e non lamentarti, ok?>>
Kazunari annuì. Nel momento in cui mise piede nella casa, dietro ai poliziotti, l’odore lo colpì in pieno. Dovette aggrapparsi a Ohno per non cadere, poi si riprese ed indicò l’ultima porta a sinistra. I poliziotti entrarono e trovarono una stanza vuota, con tre armadi sui lati non occupati dalla porta. Kazunari iniziò a deglutire velocemente mentre i poliziotti aprivano gli armadi
<< Dentro ci sono delle porte!>> disse uno. Ed una voce iniziò chiedere aiuto. Se parlava, non doveva essere li da molto … i poliziotti aprirono le tre porte nascoste negli armadi. Negli stanzini, scavati nelle intercapedini tra la casa e quelle vicine, c’erano tre ragazzi. Kazunari ne riconobbe uno, perché l’aveva visto una volta, tentando di fuggire
<< Chi siete?>> chiese il ragazzino che riusciva a parlare
<< Loro sono poliziotti, e io uno psichiatra …>> disse Kazunari. Il ragazzino non poteva avere più di quattordici anni …
<< Siamo qui per liberarvi … adesso stanno arrivando anche le ambulanze … dovrete lasciarvi visitare … nessuno di noi vuole farvi del male … >>
<< Come ci avete trovati?>> chiese ancora il ragazzino. Kazunari scambiò un’occhiata con il ragazzo che conosceva, che a sua volta l’aveva riconosciuto, poi abbassò il viso
<< Ci avete sentiti urlare?>> chiese, speranzoso
<< Questo posto è insonorizzato … ma .. io … io ero la dentro, ci sono stato per dieci anni …>> mormorò Kazunari, rabbrividendo. Il ragazzino lo guardò, spalancando gli occhi
<< Dieci anni … io … sono qui da … non lo so … qualche mese …>>
<< Tre mesi.>> disse Kazunari << Probabilmente tre mesi …>> mormorò, calcolando il tempo in cui Jun era rimasto in ospedale prima di venire portato all’istituto. Il ragazzino annuì, per poi scoppiare in singhiozzi. Gli altri due si limitarono a rimanere in silenzio, guardando tutti come potenziali pericoli. Quando arrivarono i paramedici, si irrigidirono
<< Sono qui per curarvi. .>> disse Kazunari, ma quello che lui conosceva, iniziò ad urlare e divincolarsi
<< Ascoltami, ti prego … lo so che è difficile, ma davvero, non ti faranno del male … ci sono già passato, è dura, ma … >>
Quello smise di divincolarsi e si accasciò tra le braccia dei paramedici, terrorizzato, ma fiducioso. Kazunari sospirò, mentre li portavano via
<< Il padrone di casa dice che il signor Nishikido è al lavoro tutto il giorno …>> disse uno dei poliziotti
<< Beh, prelevatelo.>> disse Ohno, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Kazunari si rese conto di essere di nuovo appoggiato all’uomo
<< Il ragazzo più grande … è qui più o meno da sempre … anche Jun c’era … ma lui … il più grande, intendo … lui … lui è il figlio dell’uomo della filastrocca …>> balbettò Kazunari. Ebbe giusto il tempo di rendersi conto di aver detto “uomo della filastrocca” e di aver ricordato un particolare importante, prima di perdere conoscenza.
Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti il viso preoccupato di Sho. Si girò su un fianco, in maniera da dargli le spalle, ma Sho lo fece girare
<< Nishikido san è in carcere per aver sequestrato il proprio figlio ed averlo tenuto chiuso in uno stanzino per ventitré anni … e per aver sequestrato altre quattro persone … sarà processato, e … Nino, dovrai deporre in aula … tra due giorni …>>
Kazunari si morse le labbra
<< Due giorni …>> mormorò poi << Dovrei … dovrei farcela, ma … adesso voglio restare solo, Sho-chan … scusami, ma …>>
<< Non credo che rimarrai da solo, perché c’è una persona che vuole vederti … gli abbiamo detto che è tutto a posto, ora, ma … Jun vuole vedere te. Non gli importa nulla di Nishikido san, non gli importa che adesso sia in carcere e che non abbia la possibilità di fare ancora questa … cosa. Gli importa solo di come stai tu, e se non lo faccio entrare, ho paura che ammazzi Masa, che è qui fuori con lui …>>
Kazunari sospirò
<< Masa resisterà qualche ora?>> chiese << Perché non riesco a vedere anche lui … per Jun un’eccezione potrei anche farla, ma …>>
<< Tranquillo, il casinista so come gestirlo, ormai …>> detto questo, Sho uscì dalla stanza. Dopo poco, Kazunari vide Jun entrare. In silenzio, si sedette sul letto e lo tirò seduto, per poi abbracciarlo. Kazunari fece per svincolarsi, ma sentì qualcosa in gola … iniziò a piangere, singhiozzando forte. Jun iniziò ad accarezzargli la schiena ed i capelli, con gesti incerti, e Kazunari si trovò ad aggrapparglisi forte
<< Ho avuto paura … tanta paura …>> singhiozzò
<< E’ … normale, credo …>> mormorò Jun.
<< Sono passati dieci anni!>> protestò Kazunari, calmandosi e staccandosi leggermente. Jun lo guardò, piegando la testa di lato, e gli accarezzò una guancia, seguendo col dito la scia di una lacrima. Kazunari sospirò
<< Mi ricordo anch’io di te …>> disse dopo un po’ << Una volta ho tentato di scappare, ed eravate fuori, tu e il figlio …>>
Jun rabbrividì
<< Eravate legati … poi però non ricordo cosa sia successo … non so quanto tempo fa sia successo …>>
<< Poi è arrivato … lui …>> mormorò Jun << Ti ha preso e ha cercato di rimetterti nell’armadio … e … hai urlato forte … allora ti ha fatto la … puntura, e … non urlavi più … l’ha fatta anche a noi … e non ricordo, ma … non c’è bisogno di ricordare …>>
Kazunari guardò Jun, poi si rannicchiò
<< Riesci a parlare bene, adesso …>>
<< Dottore … piangi ancora …>> disse Jun, preoccupato. Kazunari annuì
<< Quel giorno .. io … io ti ho visto il giorno in cui sono stato cacciato fuori … mi ha rotto un braccio, e per paura di complicazioni mi ha cacciato via ... quella droga, la ricordo … ti annebbia la vista e l’udito, ma rimani lucido, fin troppo lucido e … non puoi svenire …>>
Jun lo abbracciò di nuovo
<< Io non so come si dice, quello che faceva …>> mormorò dopo aver lasciato che Kazunari si sfogasse. Kazunari alzò lo sguardo ed accarezzò il volto di Jun
<< Per adesso va bene così … imparerai le parole dei grandi, ma quando vorrai tu …>> disse
<< Ma io voglio andare al processo.>> disse Jun, serio << E … io c’ero … sono quello che c’è stato per più tempo, dopo il figlio … io me lo ricordo già li, quando sono arrivato … ma … io riesco a parlare, adesso e … insegnami le parole giuste, dottore …>> mormorò Jun. Kazunari lo strinse forte
<< Te le insegno domani, va bene? Adesso … adesso vorrei riposare …>>
Jun si staccò e lo guardò, sorridendogli
<< Ok …>> disse. Poi gli diede un bacio. Un bacio dolcissimo, e casto, a fior di labbra, ma il cuore di Kazunari prese a battere comunque all’impazzata. Si staccò da Jun
<< Sei un mio paziente, adesso … adesso non dovresti essere qui …>> disse, ad una velocità che non credeva possibile. Jun sospirò , mentre li occhi gli si riempivano di lacrime
<< Ok …>> mormorò, e si alzò.
<< Jun …>>
<< Sono solo un tuo paziente, no? Un tuo paziente che riesce a dire le cose usando le parole che sapeva a cinque anni …>> disse Jun, girandosi a guardarlo
<< Non sei solo un mio paziente …>> mormorò Kazunari << Ma finché lo sei non va bene … non va bene che il mio cuore batta forte quando ti vedo, non va bene che tu sia qui a consolarmi … >>
<< Allora voglio guarire. Subito!>> disse Jun, abbassando il viso. Una lacrima cadde sul pavimento, e Kazunari si sentì sciogliere.
<< Jun …>>
<< Io … io voglio poterti baciare, Kazu …>> la voce di Jun era bassa, mentre lo diceva
<< Parlo come un bambino di cinque anni, ma … non ho cinque anni. Ne ho ventisei, ormai, li ho compiuti mentre ero in ospedale, ma … non è quello il punto … io … ti ho osservato tutto il tempo, mentre ero qui, e mi piaci. Mi piaci molto … mi piace la tua voce, mi piace anche come cammini e … mi piace quello che dici, e la faccia che fai quando pensi … quindi, voglio guarire adesso, non voglio più avere paura delle persone, se così potrai smettere di essere il dottore e potrai diventare Kazu e basta …>>
Kazunari abbassò il viso, e Jun uscì.
<< Anche tu mi piaci, scemo …>> singhiozzò Kazunari, nel cuscino.