Ubi iacet dimidium, iacet pectus meum

Jun 20, 2010 12:54

Posto di nuovo cercherò di andare più veloce che posso con i post, ma sono un sacco indaffarata ultimamente =____=

Titolo: Ubi iacet dimidium, iacet pectus meum (Dove giace la mia metà, giace il mio cuore)
Fandom: Arashi
Capitoli: 1 di7
Genere: Storico, Angst
Raiting: R
Pair: Sakumoto
Deslaimer: se andrò in giappone li rapirò e saranno miei sul serio buahhahahahahah
Note: Sul genere "Il nome della rosa" di Umberto Eco
Ringraziamenti: a Harin che ha proposto il prompt, alimentando le fantasie su una fict che avevo già in mente di scrivere, a jinny che si è sorbita insieme a harin tutti i passaggi di scrittura con annessi blocchi.
Parti precedenti: Intro

Parte I
-Wohhhh, siamo arrivati ecco il villaggio!!!!- esclamò Masaki indicando le prime case che si vedevano da lontano.
-Cerca di stare calmo ora, siamo dei monaci, siamo qui per ordine del Vaticano- dissi rimproverando il mio allievo, mi sentivo ancora un pò a disagio a doverlo riprendere, dopotutto non ero poi molto più grande di lui, anche se Masaki delle volte sembrava davvero un bambino.
Arrivati al villaggio, la gente si fermava a guardarci passare, sembravano diffidare di noi e ci guardavano con sospetto.
-Sembrano non essere contenti di vederci- disse Masaki sottovoce.
-Hai ragione, ma è molto strano, perchè dovrebbero sembrare tanto ostili? Siamo semplici monaci...-
-Maestro possibile che sia vero che.... i monaci del monastero si stiano approfittando di questa gente?- chiese Masaki titubante.
-Impossibile! Sicuramente c'è una spiegazione a tutto questo!- risposi convinto, non aveva alcun senso che questa gente si comportasse in quel modo dopotutto. Mi avvicinai ad un uomo e una donna che erano fermi davanti alla propria casa.
-Scusate... sapreste indicarci la strada per il monastero?- chiesi, ma i due mi guardarono male.
-Alla fine di questa strada, poco fuori dal villaggio- rispose l'uomo indicando la strada.
-Siete venuti anche voi a rubarci le terre?!- urlò qualcuno alle loro spalle; quando si voltarono entrambi notammo che si era radunata una piccola folla di curiosi.
-Brava gente io proprio non capisco- esordii guardando quella gente arrabbiata; -Come possono dei semplici monaci, dediti solo alla preghiera essere delle persone corrotte- era assurdo non poteva essere.
-Qui noi moriamo di fame a causa della carestia che colpisce le nostre terre mentre loro ingrassano a nostre spese chiedendo sempre più spesso quelle che loro chiamano "offerte"!- disse un uomo, dalla barba lunga e dall'aspetto malnutrito.
-E' una cosa assurda... sicuramente vi state sbagliando brava gente. Ora per favore fateci passare- dissi attendendo che la gente si facesse da parte e lasciasse libera la strada, ci fu qualche bisbiglio, ma poi riuscimmo a continuare il cammino.
Masaki camminava un passo dietro di me, con la testa bassa e sembrava turbato.
-Che hai?- chiesi.
-Mi sento a disagio, continuano a fissarci dalle loro case; questa gente sembra davvero arrabbiata- disse.
-Sta tranquillo, sicuramente è tutto un errore-

Arrivammo presso il monastero, era grande e ben costruito con solida pietra, una struttura che sarebbe dovuta perdurare nel tempo.
Quando bussammo al grande portone presto il portinaio accorse ad aprirci le porte del monastero, in quel momento mentre le porte si aprivano udii un rumore e mi girai indietro a guardare, scorsi una figura non molto lontana da noi che però veloce si nascose impedendo di vedere chi fosse, ma all'apparenza sembrava un ragazzo, forse era solo un ragazzino che era lì per giocare.
-Benvenuti fratelli- disse il monaco portinaio venendoci incontro.
-Salve fratello, siamo giunti qui da Roma, l'Abate...-
-Si so tutto entrate pure vi aspettavamo- disse il monaco facendo segno di varcare pure il grande portone.
Entrammo e potemmo vedere l'immensità di quel monastero, più edifici si sussegui
vano circonadati dalle mura del monastero che sul picco della collina sovrastava la campagna nei dintorni.
-E' grandissimo- esclamò Masaki al mio finaco affascinato.
-Si lo è- risposi.
-Avevate mai visto un posto così grande maestro?- chiese.
-No Masaki, non lo avevo mai visto neanche io- era bello come Masaki confidasse in me per ogni piccola cosa, nonostante la piccolissima differenza di età che ci separava Masaki vedeva davvero in me una persona molto saggia e esperta, cosa che invece io non mi sentivo affatto di essere.
Poco dopo un monaco di corsa ci venne incontro...
-Salve fratelli, mi chiamo Satoshi sono il Maestro degli ospiti- disse presentandosi.
-Salve a te fratello, noi...-
-Fratello Sakurai e il suo novizio- rispose questo precedendomi.
-Esatto-
-L'Abate vi sta aspettando, prego da questa parte- disse facendo segno di seguirlo.
Era giovane, probabilmente era solo poco più grande di me, ma subito a primo impatto mi aveva già dato la sensazione di essere una bella persona.
Percorremmo il cortile fino al chiostro dal quale entrammo in un lungo corridoio, fermandoci poi quasi alla fine di esso dove Satoshi bussò a una porta.
-Avanti- disse qualcuno all'interno e Satoshi ci aprì la porta invitandoci ad entrare.
-Oh, siete arrivati!- disse calorosamente l'Abate alzandosi dalla sua scrivania in legno di ebano, era un uomo alto, grassoccio e con la barba e sembrava cordiale.
-Proprio ora- risposi avvicinandomi.
-Il viaggio come è andato? Deve essere stata dura da Roma fino qui-
-E' stato tranquillo, non ci possiamo lamentare-
-Ma... come mai mi chiedo, ho ricevuto la vostra lettera e non capivo per quale motivo venire in questo posto sperduto- chiese l'Abate.
-Vorrei semplicemente poter insegnare al mio allievo in un posto tranquillo e... l'ordine Benedettino conserva molti scritti che vorrei studiare e far conoscere al mio allievo- non era vero quello che avevo detto ma il Cardinale mio zio mi aveva detto di tacere sul mio incarico, e allo stesso tempo mi aveva detto di approfittare della conoscenza di quei monaci.
-Capisco- rispose l'Abate incerto forse se crederci, sicuramente aveva dei dubbi.
-Per ogni cosa fate rifermineto su Satoshi, vi mostrerà qualsiasi cosa voi desideriate e se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiedere- aggiunse infine.
-La ringrazio-
-Satoshi mostragli la loro cella- disse poi rivolto al monaco.
-Prego di qua- disse questo invitandoci ad uscire dalla stanza.
Ci fece fare un giro del monastero su mia richiesta, ero molto curioso di vedere il posto e Masaki forse ancor più di me, dato l'entusiasmo che mostrava, anche se effettivamente mostrava sempre entusiasmo anche per le piccole cose, infine Satoshi ci accompagnò nella nostra cella dicendo a che ora sarebbe stata servita la cena e promettendoci che l'indomani ci avrebbe mostrato la biblioteca.
-A me sembrano persone gentili- disse Masaki una volta soli.
-Anche a me, però... dobbiamo indagare con circospezione, se la gente si lamenta qualcosa deve essere successo, probabilmente è solo un malinteso ma dobbiamo accertarcene- dissi.
Quando spiegai a Masaki che i Benedettini cenavano seguendo la regola del silenzio fu quasi uno shock per lui, e vederlo lì sulla sua sedia mangiare in silenzio... beh fu sicuramente una tortura per lui.
Quella notte però, forse per via del letto non mio o forse per la stanchezza del viaggio, non riuscii a dormire e d'un tratto sentii un ruomore provenire da fuori, mi alzai dal letto, Masaki dormiva beatamente e in modo scomposto sul suo giaciglio, così mi alzai in silenzio ed aprii la finestra che dava sul cortile esterno, il fresco della sera mi colpi facendomi rabbrividire.
Scrutai l'oscurità cercando l'origine di quel rumore, ma sembrva tutto perfettamente tranquillo, forse era stato solo un animale, poi mentre stavo per chiudere di nuovo la finestra e tentare di tornare a dormire vidi una figura muoversi, restai ad osservare in silenzio temendo che un solo movimento potesse farmi scoprire, anche se da dov'ero sicuramente nessuno mi avrebbe ne sentito ne notato; poi eccola di nuovo, sembrava un ragazzo, vestito di pochi stracci si guardava intorno un pò impaurito, poi assicuratosi che non ci fosse nessuno lo vidi correre via, aveva qualcosa in mano ma non potevo dire cosa fosse, nel buio sparì dietro alcuni edifici.
Che strano cosa ci faceva mai un ragazzo nel monastero?
Tornai a letto e finalmente dopo tante ore di veglia riuscii a prender sonno.

Il mattino seguente dopo aver officiato tutte le nostre preghiere e le orazioni mattutine, Satoshi ci accompagnò a visitare la biblioteca, molti monaci erano lì a trascrivere libri con perizia di particolari, ammiravo il loro lavoro e li invidiavo, era meraviglioso poter contribuire alla conservazione di tali opere, ma le mie capacità manuali erano sempre state molto scarse. Satoshi stesso ci fece vedere il libro a cui lui stava lavorando, era ricco di dettagli e particolari, aveva un grande talento non c'era che dire.
Mentre uscivamo dalla biblioteca decisi di chiedere a Satoshi quello che dalla scorsa notte mi incuriosiva...
-Ieri notte ho visto un ragazzo dentro il monastero, sapete chi possa essere?-
-Un ragazzo? Non è possibile nessuno può entrare nel monastero- disse subito Satoshi, -Oh! Ma forse parlate di quel ragazzo...- disse subito come tornandogli alla mente qualcosa che aveva dimenticato.
-Quale ragazzo?- chiesi ancora più curioso di prima.
-E' un giovane che da qualche anno è sotto la nostra tutela, era figlio di contadini ma 3 anni fa ha perso entrambi i genitori durante un epidemia che colpì questa zona, l'Abate in persona si incaricò di prenderlo in custodia, credo volesse farlo diventare un novizio, ma il ragazzo si ribbellò animatamente, ora vive nella sua vecchia casa, ma viene a chiederci del cibo ogni tanto, forse era qui per questo l'altra notte, anche se è strano- rispose Satoshi.

Quella sera nella nostra cella Masaki si accorse che ero turbato per qualcosa...
-Maestro perchè ha chiesto a Satoshi di quel ragazzo?- mi chiese sedendosi a terra davanti al mio letto.
-In realtà solo per curiosità, ieri notte l'ho visto nel cortile, e mi chiedevo come poteva essere entrato un ragazzo nel monastero tutto qui. Però...-
-Però?- mi incitò a continuare.
-Però e strano quello che ci ha raccontato Satoshi non trovi? Perchè se quel ragazzo era figlio di contadini, non ha nulla da mangiare e viene a chiederlo qui? Dovrebbe avere per lo meno un pezzetto di terra da coltivare no?-
-Uhm... forse i suoi genitori lavoravano per qualcuno e la terra non era la loro- suggerì Masaki.
-Se è così perchè non dare lavoro al figlio se hai perso due braccianti?-
-Uhm... avete ragione. E allora perchè?- chiese.
-Forse perchè qualcuno gli ha sottratto quella terra- risposi.
-State pensando che i monaci...-
-No, credo e spero che non sia così, però se rimaniamo sempre qui non lo capiremo mai, ovvio che nessuno ci dirà spontaneamente che si arricchisce derubando la povera gente. Quindi dobbiamo cercare di parlare con qualcuno del villaggio-
-Non mi sembravano molto contenti di vederci, dubito vorranno parlare con noi-
-Questo è vero ma dobbiamo provarci, quindi domani andiamo a fare una passeggiata fuori dal monastero- dissi con risolutezza, dovevamo provare dopotutto, anche se quelle persone erano sembrate ostili.

gnr: angst, g: arashi, p: sakumoto, r: r

Previous post Next post
Up