Jan 20, 2008 12:11
Sho guardò il calendario. Mancavano pochi giorni. Otto, per la precisione… inspirò profondamente e prese l’agenda. La aprì. Poi la richiuse. Poi la aprì di nuovo. La richiuse ancora. Yoko corse nella stanza, prese una bambola e si fermò a guardarlo
<< Vieni a cenare, papà?>> chiese.
<< Tra un attimo, tesoro.>> disse lui, sorridendo. La bambina corse fuori. Sho guardò ancora l’agenda. La aprì con un gesto deciso, e guardò il primo numero segnato… chissà se era ancora valido? Era passato tanto tempo… Guardò il telefono. Andiamo! Affrontava politici di tutto il mondo, e non riusciva a prendere il coraggio di fare una telefonata? Beh, forse quattro… Aveva deciso di organizzare questa cosa… ma ormai era tardi, magari avevano già altri impegni… prima la più difficile… dieci anni…
<> urlò Sho, guardando incredulo Jun, che stava mettendo tutte le sue cose in una sacca. Jun non rispose. Si limitò a continuare a mettere le cose nella sacca. Sho lo prese per un braccio
<< Sto parlando con te, Matsumoto!!>> sibilò. Jun si girò appena. Poi liberò con uno strattone da Sho e riprese a raccogliere le sue cose.
<< Spostati dalla porta.>> disse, una volta finito. Sho scosse la testa.
<< Non farmi arrabbiare, Sho.>> disse Jun, serrando poi la mandibola
<< Tu spiegami perchè te ne vuoi andare!>> urlò Sho. Vide Masaki entrare, con espressione angosciata.
<< Che succede?…>> chiese, avvicinandosi leggermente a Sho
<< Jun vuole andarsene.>> disse Sho. Masaki si girò immediatamente verso Jun
<< Dopo dodici anni, Jun-Jun?…>>
<< Smettila con questi nomignoli, Aiba. Siamo adulti ormai.>> disse Jun, stizzito. Masaki abbassò lo sguardo
<< E poi, si. Dodici anni. In cui non siamo riusciti a dormire per più di quattro ore consecutive! Il vecchio è morto! Siamo liberi!>> disse Jun
<< Senza di te siamo disoccupati, è un concetto un po’ differente.>> disse Masaki, ed uscì, sbattendo la porta
<< In effetti, negli ultimi due anni, se non fosse stato per te non esisteremmo come gruppo…>> disse Sho. Jun scosse la testa
<< Voglio andarmene di qui! Nessuno mi tratterrà, a parte te, quindi spostati, ti scongiuro.>> disse. << Almeno dimmi che ti prende! Sei strano! Lo sei sempre stato, ma in questo periodo di più!>> disse Sho. Jun serrò le labbra. Lo spostò ed uscì. Sho lo rincorse, ma venne seminato sulle scale
<< Torna indietro Jun! Dimmi che ti prende!>> urlò nella tromba delle scale. Gli rispose solo una porta sbattuta da qualche parte, sei piani più giù. Vide un’ombra muoversi al suo fianco. Era Masaki, che si era lanciato di corsa giù per le scale. Dopo un po’ lo vide uscire dall’ascensore, con espressione triste.
<> lo chiamò Sho
<< Non ho nemmeno visto da che parte è andato… Sho… io ho paura…>> disse Masaki. Sho lo strinse brevemente, senza sapere che dire. Masaki si staccò subito.
<< Ci hanno chiamati i capi per parlarci. Dovremmo andare…>> disse Kazunari, apparendo insieme a Satoshi.
<< O-chan…>> disse Sho, avvicinandosi, notando gli occhi rossi dell’amico. Satoshi si strinse nelle spalle
<< Mi è venuto un po’ di magone… io… quando ci hanno fatto debuttare, volevo andarmene, poi vi ho conosciuti, e ho deciso di restare… negli ultimi tre anni non abbiamo avuto un momento libero, non abbiamo più amici al di fuori del gruppo.. io ho paura… adesso che Johnny è morto e Jun se n’è andato, che ne faranno di noi quattro? E anche se decidessero di mantenere il gruppo, io senza Jun non ci sto…>> disse
<< Quello era indubbio, Riidaa. Senza Jun non andiamo da nessuna parte. Non ne saremmo capaci.>> disse Sho. Gli altri annuirono.
<< Io però volevo chiedergli scusa… gli ho risposto proprio male…>> disse Masaki << E poi… ammettiamolo. Anche se fosse rimasto, senza il vecchio non ci avrebbero più fatto fare molto…>>
<< Ma allora ogni tanto le tue cellule cerebrali funzionano…>> disse Kazunari, ammirato. Masaki gli diede una spinta e gli fece una linguaccia.
<< Bene… immagino dovremmo andare dai capi a sentire quale sarà il nostro destino… se non andiamo in fretta, mi sa che ci dimezzano la liquidazione…>> disse Satoshi
<< Ah! No! Mi serve tutta!!>> urlò Masaki, lanciandosi verso gli uffici
Gli altri lo seguirono, leggermente interdetti. Entrarono tutti insieme nell’ufficio. Firmarono un paio di carte, poi uscirono. Sho li guardò, fermandosi appena fuori dall’edificio.
<< Sembriamo un po’ dei profughi, con tutte queste sacche addosso…>> disse Kazunari, con espressione divertita. Ridacchiarono. Poi abbassarono tutti lo sguardo.
<< Beh… vi chiamo ne!>> disse Kazunari, avviandosi verso la stazione della metropolitana
<< Se lo dici così non sei credibile, Nino!>> si lamentò Masaki. Kazunari si girò a guardarlo. Poi fece un mezzo sorriso
<< Hai ragione… scusami… è solo che… beh, si sapeva che ci avrebbero eliminati al più presto, e ho già preso contatti… vado a Los Angeles…>>
<< Ah…>> disse Satoshi, mentre la sacca gli cadeva
<< Io invece ne approfitterò per fare il master… poi credo tenterò di buttarmi in politica…>> disse Sho, senza accorgersi della reazione di Satoshi
<< Io posso avviare il locale nuovo con mio fratello.>> disse Masaki << E magari avrò il tempo per fare pace con mio padre…>>
Si girarono tutti verso Satoshi
<< Nino… parti davvero allora…>> disse. Kazunari annuì. Satoshi abbassò lo sguardo. Fu solo un attimo. Poi sorrise
<< Vai e spacca tutto!>> disse. Kazunari sorrise
<< E tu Toshi, che farai?>> chiese.
<< Dormirò e mi dedicherò all’arte… soprattutto dormirò.>> disse Satoshi. Risero. Poi si fecero pensierosi
<< Dobbiamo ricominciare da capo…>> disse Sho. Gli altri annuirono.
<< Sarà complicato…>> continuò
<< Soprattutto, ci porterà via un sacco di tempo…>> disse Kazunari. Masaki si rabbuiò
<> chiese.
<< Non così presto.>> disse Satoshi
Abbassarono tutti il viso
<< Sta diventando troppo triste… o ci avviamo, o non ce la faccio…>> disse Sho. Masaki lo abbracciò stretto.
<< Aiba-chan, così è più difficile.>> disse Sho, staccandosi. Masaki abbassò il viso, cercando di coprirlo con i capelli.
<< Sono troppo corti, baka.>> disse Kazunari. Masaki ridacchiò
<< Bene. Io devo andare. Ho l’aereo tra sei ore e devo ancora finire di preparare le valigie.>> disse Kazunari.
<< Così presto?>> chiese Satoshi, allarmato. Kazunari lo guardò
<< Gomen…>> disse. Guardò tutti
<< Ciao. >> detto questo, corse via.
<< Vedi di diventare famoso, perchè voglio vedere i tuoi film al cinema!>> urlò Sho. Kazunari alzò il pollice, e sparì in metropolitana.
<< Io vado, che Yu-chan mi ha già mandato qualche migliaio di messaggi…>>
<< L’idea del locale gli piace, eh…>> disse Satoshi. Masaki annuì, sorridendo. Poi li abbracciò
<< Vi chiamo. Non mi sfuggite tanto facilmente eh.>> disse, e se ne andò. Satoshi guardò Sho.
<< Sho-chan.>> disse. Sho si asciugò gli occhi.
<< Tu alla fine sei quello che ha deciso di avere più tempo libero, mi sembra…>> disse Sho. Satoshi sorrise.
<< Già. Dovrei riuscire a passare a trovarvi almeno ogni tanto…>> disse. Sho annuì. Si asciugò di nuovo gli occhi
<< Che vergogna. Aiba-chan ha retto e io no..>> disse. Satoshi rise
<< Anche tu hai retto, Toshi-chan! Non vale…>>
<< Io ho pianto prima.>> disse Satoshi << Sono prosciugato per oggi.>>
Sho rise. Poi si abbracciarono brevemente. Sho si avviò alla macchina. Si sentiva triste. E avrebbe voluto almeno fare pace con Jun. Provò a chiamarlo, ma aveva il telefono spento.
Arrivò a casa. I suoi non c’erano. Fu quasi sicuro di aver visto sua sorella passare, ma forse se l’era sognata. Riprovò a telefonare a Jun. Continuò a farlo, come se fosse in trance. Finché la voce infastidita di Jun non lo riportò alla realtà
<< Che vuoi?>>
<< Volevo fare pace… ho visto che avevi già firmato il modulo per la liquidazione e tutto… ci siamo rimasti tutti un po’ male, ma… non è da te fuggire così, quindi un motivo deve esserci…solo mi sono arrabbiato perchè non hai voluto dircelo…>>
<< E a me da fastidio che in dodici anni tu non ci sia arrivato. O che non ci siano arrivati Aiba o Nino in quasi quindici… >> disse Jun. Sembrava davvero furioso. Sho sospirò
<< Jun…>>
<< Non ho fatto l’audizione, Sho. Fatti delle domande e non rompermi più.>> detto questo, Jun riattaccò. Sho rimase come pietrificato. Spense il cellulare. Si rannicchiò su un fianco e rimase fermo finchè sua sorella non lo scosse
<< Sho-chan, daijobu?…>>
Sho la guardò. Poi scosse la testa. Si era ripromesso di essere sempre forte davanti ai suoi fratelli. Accidenti, era un fratello maggiore, no? E poi ormai aveva ventinove anni, non poteva comportarsi così…
<< Quando ti sarai sfogato, se ti va di parlarne sono qui, ok?>> disse la ragazza, abbracciandolo stretto. Sho singhiozzò qualcosa che poteva assomigliare ad una risposta. Poi guardò la sorella
<< Mai… sei cresciuta…>> le disse. Lei sorrise
<< Succede, sai? Alle persone normali succede…>>
Sho si staccò. Si soffiò il naso
<< Che figura, piangere davanti alla mia sorellina…>>
Lei rise di nuovo
<< I fratelli servono anche per consolare, sai? Non ce li scegliamo, che almeno siano utili, accidenti!>>
Sho sorrise. Poi iniziò a raccontarle cos’era successo. Mai ascoltò tutto. Poi lo abbracciò stretto e lo tenne abbracciato a lungo. Sho si addormentò. Quando si svegliò era già giorno. Si girò. Sul comodino aveva un vassoio.
<< Wo! Colazione!!>> si disse. C’era un biglietto sul vassoio.
“ Porto Mai e Shun a scuola. Dopo la spesa torno a casa, che ho il giorno libero. Fai colazione e vai in soggiorno. Sul tavolo ci sono gli opuscoli dei master. A dopo. Mamma.”
Sho sorrise. Mangiò tutto. Portò il vassoio in cucina. Tornò in camera, controllò il cellulare. Nessuno l’aveva cercato. Si fece una doccia veloce e si vestì. Aiutò sua madre, che nel frattempo era tornata, a scaricare la spesa dall’auto. Poi insieme guardarono tutti gli opuscoli.
<< E’ tanto che non passo del tempo con te, Sho-chan…>> gli disse lei ad un tratto. Sho la guardò. Sorrise
<< Hai ragione… non è bella questa cosa… però…>>
<< Lo so. Ti mancano i tuoi amici. E dovrete rimettere in piedi delle vite che non avete mai avuto il tempo di vivere… sarete molto occupati, temo…>>
Sho ridacchiò.
<< Papà, allora! Dai che sennò mamma si arrabbia!>> disse Yoko, facendo capolino dalla porta. Sho la guardò. Poi guardò di nuovo l’agenda. La chiuse con un gesto secco. Avevano aspettato dieci anni, potevano aspettare ancora un’ora, no?
<< Eccomi, tesoro. Scusami…>>
Yoko rise e corse fuori dallo studio. Sho la seguì in soggiorno.
<< Allora, hai telefonato?>> chiese Kayoko. Sho scosse la testa. Lei sospirò
<< Hai paura di loro!>> lo accusò, inciampando nel tappeto. Sho la sorresse, salvando anche la cena.
<< No. Ho solo pensato che se non sono nei paraggi mentre prepari, si rischia il disastro…>> la prese in giro
<< Sei cattivo!>> disse lei, ridendo
<< Ho fame!>> si intromise Yoko. Sho e Kayoko la guardarono, poi scoppiarono a ridere.
Conobbe Kayoko all’università. Lei era giovane, iscritta al corso di lettere. La notò dal primo giorno. Molto bella, metteva quasi soggezione. Ma impacciata in maniera buffissima. Non c’era giorno in cui non inciampasse nei tavoli della mensa, o non le cadessero tutti i libri in corridoio. Fu in una di quelle occasioni che Sho riuscì finalmente a prendere il coraggio. Lei aveva urtato lo stipite della porta con la spalla e tutti i libri le erano volati in mezzo al corridoio. Si era chinata per raccoglierli, borbottando qualcosa sullo stipite che si era spostato. Sho si chinò a sua volta
<< Stai bene? Hai preso una botta pazzesca…>> chiese, iniziando a raccogliere i libri. Lei alzò lo sguardo ed arrossì violentemente
<< Sto bene… sono abituata…>> disse << Mia madre dice che se continuo così non mi sposerò mai..>> disse poi, abbassando il viso. Sho alzò un sopracciglio
<< Dice così?>>
<< Ah?>> chiese lei
<< Che non ti sposerai mai se continui così…>> disse lui, aiutandola ad alzarsi
<< Oddio, non ci posso credere, l’ho detto davvero… comunque si, dice così…>> disse lei, mentre la voce le saliva di parecchie ottave.
<< Secondo me si sbaglia.>> disse Sho. Poi realizzò di averlo detto. Kayoko spalancò occhi e bocca, mentre i libri le cadevano dalle braccia di nuovo. Sho si riprese giusto in tempo per evitare di lasciarci sotto i piedi
<< Ah!! Gomen!!!!>> disse lei. Si chinarono in contemporanea per raccogliere i libri, cozzando le teste. Si allontanarono
<< Itai…>> disse lei
<< Scusami… scusami ti prego..>> disse Sho, massaggiandosi la fronte
<< Pensavo di avere la testa dura, ma anche tu mica scherzi…>> disse lei. Sho sorrise. La aiutò di nuovo a raccogliere i libri. Poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
Da quel giorno, mangiarono insieme alla mensa, si incontrarono negli intervalli tra le lezioni e finalmente, dopo quasi sei mesi, Kayoko prese in disparte Sho
<< E se provassimo con un vero appuntamento?>> chiese. Sho arrossì. Poi inspirò
<< D’accordo. Hisaya Kayoko. Vuoi uscire con me?>> le chiese. Lei sorrise
<< Coraggio, Sakurai. Sono sicura che tu possa fare di meglio.>> disse. Sho la abbracciò e le diede un lungo bacio. Lei si staccò e lo guardò negli occhi
<< Se la metti così, mi tocca accettare…>> disse. Poi si girò e si allontanò. Inciampò dopo tre passi, ma questo non riuscì a far cambiare espressione a Sho.
Due anni dopo, ad un anno dalla laurea di Kayoko e subito dopo il debutto politico di Sho, si sposarono, e dopo altri due nacque Yoko. La nascita di Yoko fu davvero importante per lui. Quando vide per la prima volta sua figlia, in braccio a sua moglie, dovette sedersi. Poi riuscì a controllare le emozioni e le abbracciò strette.
<< Bene, Yoko. Questo pazzo è il tuo papà.>> disse Kayoko. Sho sorrise, e si rese conto di avere il viso bagnato di lacrime
<< Sai, Yoko-chan. Il tuo papa è un po’ scemo. E si emoziona. Però è tanto kawaii.>> disse Kayoko. Poi baciò Sho.
Kayoko uscì dalla stanza di Yoko e si fermò a guardare il marito. Lo prese per mano e lo trascinò nello studio. Gli si piazzò davanti, porgendogli l’agenda
<< Adesso lo chiami. La volta che telefoni a lui, poi sarà in discesa. Fatti coraggio. Sei sopravvissuto ad una mia testata, non credo che questo possa essere peggio!>>
Sho inspirò profondamente. Poi prese il telefono. Guardò Kayoko.
<< Se stai qui, però, non ci riesco…>> disse.
<< Se non sto qui, non lo fai.>> disse lei. Sho inspirò
<< Lo faccio, promesso, ma… devo essere solo… >>
Kayoko sorrise
<< Il grande ministro degli esteri Sakurai sconfitto dai ricordi… ok, esco. E prometto che non venderò la storia ai media…>>
Sho rise. Kayoko lo baciò ed uscì dalla stanza. Sho guardò ancora l’agenda ed il telefono. Poi inspirò e compose il numero che tanto lo terrorizzava. Stava quasi per mettere giù, quando però sentì la voce dall’altra parte. La voce non era cambiata. Per nulla…