Contest d'inverno - contest principale - Un cuscino

Jan 17, 2008 17:15



Ieri ero li, me ne stavo tranquillo sul suo letto, bianco ed invitante, com’è giusto che un cuscino sia, quando ad un tratto lui è entrato ed ha iniziato a prendermi a pugni. Ultimamente succede spesso, non so cosa gli succeda… prima era gentile con me, mi trattava bene… mi sprimacciava, mi abbracciava dormendo, mi piegava un po’ sul lato sinistro, dove sono un po’ più schiacciato (ma a volte è il lato destro… dipende da come mi gira…), mi rigira per dormire sulla federa fresca, cose normali, ecco. Invece ultimamente ha questa mania di entrare arrabbiato, urlare “Quel maledetto idiota!” in continuazione e prendermi a pugni. Non che i pugni facciano male. Sono un cuscino, che cavolo! Un normalissimo cuscino bianco, morbido ma non troppo. Rettangolare. Del giusto peso. Dirò con un certo orgoglio che, grazie alle mie caratteristiche, quando mi si abbraccia, si può sognare tranquillamente di non essere soli. Si può sentire la presenza fisica di qualcuno tra le proprie braccia. Però sono solo un cuscino… e fino ad adesso ho continuato a pensare di aver fatto bene il mio lavoro… sto li sul letto, lo accolgo quando riposa, ascolto le sue confessioni più segrete, i suoi sospiri (anche le sue telefonate, a volte, hehe), asciugo le sue lacrime! Mi presto anche a giochi quale lotta con i cuscini, perché mi diverto. In fondo è come pogare, ecco… quindi… non capisco… dove ho sbagliato? Perché adesso mi picchia? Mi sento più umiliato di quando mi ha messo la federa lilla, ecco… e poi piange. Torna, mi picchia, inveisce e piange. Le lacrime proprio non le so gestire. Mi sento più impotente di quando mi ha messo la federa a scacchetti rosa… dottore… credo che Jun non mi voglia più bene…

Sho guardò allibito il cuscino seduto su un divano, di fronte a lui. Si, seduto, e già questo era abbastanza sconvolgente. Ma gli stava parlando. Parlando! Era impossibile… e gli diceva che Jun arrivava a casa arrabbiato… spalancò gli occhi nel buio della propria camera da letto

<< Oh, Kamisama… meno male era un sogno…>> riuscì a sibilare.

L’ha fatto di nuovo… ma io davvero non ho fatto nulla per meritarmi un trattamento del genere… o forse… che sia perché sono caduto dal letto? Lui odia dormire senza di me… ma mi ha scalciato giù lui…no, non mi guardi così, lo so, questa federa ha delle apine! Non dica nulla, per favore, è già abbastanza imbarazzante… dicevo… oh, non lo so più nemmeno io che cosa stavo dicendo… so solo che adesso non piange più, ed è peggio… fa sogni strani, e borbotta tutto il tempo… sono preoccupato… forse ha un altro… le confesso che sono un po’ geloso… per tre notti non è tornato… tre notti… e quand’è tornato era così furioso.. ed abbattuto… io non so che fare… accetto i pugni, ormai non mi infastidiscono più, e faccio il bravo cuscino… quando mi sprimaccia cerco di risultare il più morbido possibile, ma temo che non basti per consolarlo. Però una cosa consola me… non è tutta colpa mia se è così arrabbiato… almeno lo spero… cioè, a me non dice mai nulla, parla sempre di “Quel maledetto idiota” se ce l’avesse con me, parlerebbe direttamente con me, no?…

Sho aprì gli occhi con un grido soffocato e si girò di scatto verso il divano nella sua stanza. Non c’era nessun cuscino rettangolare, dall’aspetto morbido e con la federa con le apine. Si passò le mani sul viso. Forse era troppo duro con lui. Forse per quello faceva quegli strani sogni… inspirò e prese il cellulare per controllare l’ora. Le sei. Doveva alzarsi di li a dieci minuti. Spense direttamente la sveglia e si alzò. Sapeva che lui aveva il giorno libero, quindi avrebbe dormito. E lo sperava, perché aveva delle occhiaie sempre più profonde. Sospirò, si preparò ed uscì. Quella sera, finiti gli impegni, salì sulla propria auto e guidò fino a casa di Jun. Suonò il campanello ed attese. Jun gli aprì, senza nemmeno chiedere chi fosse. Lui entrò nello stabile, salì sull’ascensore e schiacciò il quattro. Come sapesse che Jun stava al quarto piano gli sfuggiva. Probabilmente glie l’aveva detto Masaki. Masaki sapeva sempre tutto di Jun, e gli riferiva i particolari che riteneva importante che lui sapesse. Tipo lo spazzolino da denti fuxia… uscì dall’ascensore e girò istintivamente a sinistra. La terza porta alla sua destra si aprì, e Jun fece capolino

<< Oh, Sakurai…>> disse. Sho lo guardò, senza sapere che dire. Poi decise per la verità

<< Devo entrare. Ho fatto dei sogni strani e devo controllare una cosa.>> disse. Jun alzò un sopracciglio, ma si spostò, e lo fece passare, incuriosito dalla strana richiesta e divertito dall’espressione estremamente seria di Sho.

Sho si diresse deciso verso la camera di Jun, che lo seguiva leggermente sospettoso. Guardò verso il letto e spalancò gli occhi. Poi si girò e, velocissimo, aprì l’armadio. Una serie di federe di tutti i colori e con tutte le fantasie possibili erano piegate sul ripiano più alto. Sho si girò ed indicò il cuscino

<< Tu…!!>> urlò al cuscino, che però rimase immobile, con la sua federa con le apine, morbido ma non troppo, rettangolare, della giusta consistenza e peso per cui se o abbracciavi mentre dormivi ti sembrava di abbracciare qualcuno. Sho si avvicinò e prese tra le braccia il cuscino. Quel cuscino che aveva raccolto le lacrime di Jun.

<< Di grazia, che cosa staresti facendo?>> chiese Jun, tagliente

<< Perché lo picchi?>> chiese Sho, abbracciando protettivo il cuscino << Lo prendi a pugni urlando “Quel maledetto idiota!”>>

Jun impallidì

<< Ma hai messo delle telecamere, scusa?!>> sibilò, allibito, gli occhi spalancati, le sopracciglia che avevano preso un angolo decisamente pericoloso

<< Non sono nemmeno mi stato qui, non vedo come potrei averle messe.>> ribatté Sho

<< Non hai mai voluto venire, ad essere sinceri! Eri stato invitato anche tu, la sera in cui ho finito il trasloco, ma fatalità eri stanco!>> disse Jun, incrociando le braccia << E poi dimmi, come diavolo sai che prendo a pugni il cuscino?!>> chiese

<< Me l’ha detto lui!>> disse Sho, scuotendo leggermente il cuscino. Poi lo posò

<< Oh, scusa…>> disse, per poi tornare a guardare un sempre più allibito Jun

<< Sakurai, fatti vedere… hai appena chiesto scusa ad un cuscino… è un cuscino, accidenti!>>

<< E tu pensi che solo per questo non abbia dei sentimenti?!>> urlò Sho << Crede che tu abbia un altro cuscino, crede di non essere un bravo cuscino perché lo picchi, quand’è chiaro che tu sia turbato per qualcos’altro!>>

<< Per qualcos’altro, dici, maledetto idiota?!>> urlò di rimando Jun. Poi si portò una mano alla bocca. Sho alzò le sopracciglia

<< Ma allora ce l’hai con me?…>> chiese, abbassando il tono. Guardò il cuscino

<< Tranquillo, ce l’ha con me…>> disse

<< Piantala di parlare con lui!>> urlò Jun << Mi spaventi, così!>>

<< Devo rassicurarlo! Non è proprio il massimo trovarselo davanti tutte le notti, seduto sul divano a parlarti dei suo problemi! Si, seduto!>> urlò di rimando Sho << E mi ha detto anche che piangevi, ma dopo i tre giorni a Osaka non hai più pianto, e questo mi ha fatto preoccupare… sia che piangessi, sia che tu abbia smesso…>>

<< come diavolo…>> sibilò Jun. Poi le sue narici si allargarono, mentre una vena gli pulsava sulla tempia

<< Ti rendi conto che non fai altro che criticare tutto quello che faccio, quando proviamo e dopo i concerti? Hai idea di quanto sia frustrante?! >> urlò

<< Beh, io ribatto solo a quello che mi dici tu! Che sono un comodino è vero, accidenti, ma che me lo dica tu mi da fastidio… allora mi vendico>>

<< Ma io non voglio che tu mi trovi così incapace, porca…>> Jun si sedette sul letto, premendosi i dorsi delle mani sugli occhi. Sho dovette sedersi sul pouff di chiffon fuxia, perché erano anni che non vedeva Jun cercare di fermare le lacrime in quel modo.

<< Matsujun…>> lo chiamò. Jun continuò a premersi le mani sugli occhi. Poi inspirò, si passò le mani sul viso e guardò Sho, rassegnato

<< E in che rapporti saresti col mio cuscino?…>> chiese.

<< Sono il suo psicanalista… o qualcosa di simile, credo…>> disse Sho. Jun annuì

<< Bene. Adesso vai. Se domani mattina avrai la reazione giusta, allora potremmo anche provare a fare pace… ok?…>>

Sho annuì. Non aveva mai sentito Jun parlare in tono tanto dolce.

Allora ce l’aveva con lei! Accidenti, che peso mi sono tolto dal cuore… non ha idea… questa sera però l’ha fatto piangere, sa? Mi sembrava così confuso, poverino… ha un caratteraccio, a volte, è vero, ma… è fragile… lui fa così solo per difendersi, nient’altro… ah, mi ha detto un segreto, ma non gli deca che glie l’ho riferito… si suppone che un bravo cuscino i segreti li mantenga… non siamo mica come i diari, noi… siamo rettangolari, si, ma non abbiamo stupidi lucchetti che si aprono senza bisogno della chiave. E siamo morbidi, e io poi sono del giusto peso e della giusta consistenza… però questa cosa glie la devo dire, perché un po’ la riguarda, dottore. Beh, un bel po’… la riguarda del tutto, ecco… beh, ma ha visto che ho una federa normale? Credo che abbia capito che mi ha mandato in analisi, perché mi ha messo la federa elegante… così, bianca, con i volant ed il nastrino rosa tutto intorno… lo so, non è molto virile, però… ah già, la cosa che non so se posso dirle ma devo dirle…

Sho spalancò la porta del camerino. Prese Jun per le spalle e lo baciò, di slancio. Poi si staccò e chinò il capo, sempre tenendolo per le spalle

<< To prego, perdonami… non avevo capito quanto male ti stessi facendo… io… sono un idiota… mi dispiace… non volevo farti piangere… non volevo, perché se piangi io impazzisco…>> disse, ed alzò il viso

<< Allora ho davvero fatto finire il mio cuscino in analisi… con te… poveraccio…>> disse Jun. Aveva le lacrime agli occhi, ma sorrideva. Sho si accigliò un attimo

<< Scherzo… sono sicuro che tu sia stato un ottimo analista…>> disse Jun, asciugandosi gli occhi. Sho lo strinse forte e lo baciò di nuovo

<< Ok, passiamo dopo…>> disse Kazunari, che era entrato in quel momento, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. Sho e Jun si guardarono d iniziarono a ridere.

gnr: raburabu, g: arashi

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