Remember

Jun 18, 2008 22:55

<< Oh, ti sei svegliato…>> disse una voce. Era bassa, un po’ nasale, ma dava un certo senso di tranquillità. Apparteneva ad un giovane, dalla bellezza quasi sconvolgente, con capelli corvini che gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte, incorniciandogli il viso.. Vide subito che si trattava di un disordine fatto ad arte. Si capiva dall’abbigliamento che il ragazzo non avrebbe mai avuto qualcosa veramente fuori posto…

<< Dove mi trovo?…>> chiese, con un filo di voce. Una voce che non conosceva. Ricominciò a guardarsi intorno.

<< Sei in ospedale… stai calmo, ora vado a chiamare il medico…>> disse il ragazzo. Ma lui lo fermò, prendendolo per un polso. Rimase stupito da quanto fosse sottile quel polso, e indebolì un po’ la presa, col timore che troppa forza avrebbe potuto spezzarlo

<< Io… io chi sono?…>> chiese.

Il giovane lo guardò. Ora sembrava preoccupato. Sospirò

<< Speravamo avresti potuto dircelo tu, ma evidentemente non è così…>> disse, e cercò di sorridere. Lui rafforzò la presa

<< Perché sono qui?>> chiese << E tu chi sei? Perché sei qui, se non ci conosciamo?…>> chiese.

<< Io sono Jun… per evitare che mi investissero, sei caduto e hai battuto la testa, ecco perchè sei in ospedale ed ecco perchè io sono qui. Mi hai salvato la vita… però eri senza documenti…>>

Lui annuì

<< Ricordi?>> chiese Jun, mentre la speranza gli illuminava il viso, rendendolo ancora più bello. Lui scosse la testa

<< Annuivo perchè ho capito la situazione… da quanto sono qui?>>

Jun lo guardò

<< Un mese…>> disse. Lui strinse la presa

<< Mi fai male…>> disse Jun, spaventato, cercando di liberarsi. Lui mantenne la stretta.

<< Un mese? E in un mese sono sempre stato qui? Non c’è nessuno che sappia chi sono?>> urlò. Jun si liberò, con uno strattone

<< Datti una calmata! Abbiamo mandato in giro le foto! Polizia, giornali, televisione, internet. Ma non si è fatto avanti nessuno. E poi, se giravi senza documenti, forse un motivo l’avevi!>> urlò Jun, a sua volta. Un medico entrò, sentendo urlare

<< Ah? Si è svegliato!>> esclamò, e corse fuori. Jun si passò una mano sulla fronte

<< Scusa, non volevo urlarti contro, è che… beh, sono venuto qui tutti i giorni, è un periodo strano, sono un po’ sotto stress e stringevi così forte che mi sono spaventato… mi spavento facilmente…>>

lui distolse lo sguardo da quegli occhi. Ci si sarebbe perso volentieri, ma voleva cercare di rimanere lucido, per quanto potesse essere lucido uno che non sapeva nemmeno il proprio nome…

<< Sai, in questo mese ti ho chiamato Sho… non so bene perchè… sentivo la necessità di darti un nome, perchè mi hai salvato la vita. E Sho mi sembra adatto al tuo viso…>>

<< Allora vada per Sho. E scusa se ti ho fatto male.>> disse << Solo che… sono spaventato anch’io… non ho idea di chi io sia, non so che sta succedendo…>>

Jun gli sorrise

<< Temo sia normale che tu sia spaventato… >> disse. Poi i medici lo fecero uscire ed iniziarono a fare alcuni test a Sho.

Jun rimase fuori dalla stanza tutto il tempo. Controllò il cellulare, ma nessuno l’aveva cercato. Scorse la rubrica. C’erano pochi numeri, ed ormai nessuno avrebbe risposto. Si sedette sulla panca, sentendosi strano. Aveva parlato per un mese con un uomo in coma. L’unica persona con cui aveva parlato. Ed ora quell’uomo aveva una voce (che tra l’altro coincideva con la voce che avrebbe dovuto avere qualcuno che si chiamasse Sho, constatò), e dei pensieri propri. E nonostante un mese di chiacchiere, sfoghi e lamentele ininterrotti, quell’uomo non sapeva nulla di lui, se non il suo nome ed il nome che gli aveva dato.

<< Matsumoto-san…>> lo chiamò un medico. Jun alzò il viso.

<< Il paziente non ha nulla, se non una normale amnesia da shock… potrebbe passargli, come rimanere così per sempre… lo terremo in osservazione fino a domattina, poi lo dimettiamo…>>

<< Perché lo dice a me?…>> chiese Jun.

<< Perchè è l’unica persona che sia mai venuta qui… detta tra noi, ho idea che quell’uomo non abbia un posto dove andare…>>

Jun si mordicchiò un labbro. Poi sorrise

<< Ok… >> disse Jun. Aspettò che i medici uscissero tutti, poi entrò nella stanza. Sho gli rivolse un sorriso dolcissimo. Jun si sentì stringere il cuore.

<< Hanno detto che domani mattina mi dimettono…>> disse. Jun sorrise. Sho si fece serio

<< Se nessuno è venuto a cercarmi, però…>> disse

<< Eri senza portafogli. Niente documenti, niente soldi… avevi solo una chiave, e l’ho tenuta, ma non ho idea di che fosse… potevo provare ad aprire le porte di tutta Tokyo, ma temo che una vita non mi basterebbe… però io ho una casa piuttosto grande… e decisamente vuota….>> disse Jun. Sho lo guardò. Poi arrossì

<< Dici che potrei venire da te?…>> chiese. Jun annuì. Sho fece una faccia buffissima. Poi sorrise

<< Grazie…>> disse, sorridendo. Jun sorrise a sua volta, improvvisamente imbarazzato.

<< Allora, adesso dormi. Io vado a mettere in ordine… passo domani mattina a prenderti… sicuro che Sho ti vada bene come nome? Puoi sceglierne un altro, se vuoi…>>

Sho sorrise, trovando che Jun fosse tremendamente carino

<< Mi va benissimo, tranquillo.>> disse << Però, è comodo perdere la memoria. Poi puoi sceglierti il nome e ripartire da capo…>> disse. Jun rise. Lo salutò con un cenno della mano ed uscì. Sho sentì un tuffo al cuore, vedendo quel sorriso.

Jun entrò nella grande casa. Accese tutte le luci, dirigendosi verso la stanza degli ospiti. Si fermò in cucina, prese un paio di grandi sacchi neri e riprese la sua marcia verso la stanza. Aprì la porta, arrancò verso la finestra e la spalanco sul crepuscolo. Inspirò l’aria fredda di marzo, poi si girò a fronteggiare il disordine. Aveva accumulato in quella stanza un sacco di cose. Ricordi, perlopiù ricordi tristi di cose belle che ormai non potevano tornare. Prese le prime due scatole che gli capitarono e, con uno sforzo notevole, le sollevò. Fece un primo viaggio in soffitta. Perché aveva stipato tutto in quella stanza quando aveva una soffitta vuota? Lasciò cadere le scatole, scese e rifece il viaggio. Dopo quindici giri, si sedette sul letto nella stanza degli ospiti. Doveva solo raccogliere le ultime cose. Inspirò, si alzò e mise quello che voleva togliere nei sacchetti. Portò anche quelli in soffitta, spense la luce, chiuse a chiave e tornò nella stanza. Pulì e lavò per quasi tutta la notte. All’alba aveva rifatto il letto, ed il copriletto che c’era prima era pronto per essere steso. Uscì nel giardino e stese, sotto gli occhi attoniti dell’anziana signora che abitava nella casa accanto

<< Già sveglia, Yoshida-san?>> chiese Jun, sorridendo. La donna si affrettò ad entrare in casa. Jun sbuffò

<< Sempre simpatica, Yoshida-san.>> borbottò. Poi guardò l’orologio. Tra meno di tre ore non sarebbe più stato solo… Giusto il tempo di fare una lunga doccia e colazione.

Quando arrivò in ospedale, due ore dopo, Sho lo aspettava. Sembrava un bambino al primo giorno di scuola, notò Jun. Gli porse una borsa con dei vestiti.

<< A occhio e croce dovrebbero andarti… comunque magari facciamo un po’ di shopping.>> disse Jun, girandosi mentre Sho si cambiava

<< Ah… sotto tutto ok, ma sopra… mi è un po’ stretta di manica…>> disse Sho, dopo un po’. Jun si girò. Poteva vedere chiaramente ogni singolo muscolo di Sho guizzare sotto la maglia

<< Confesso… non ho fatto il bucato e l’unica maglia pulita che avevo era quella… non pensavo che fossi così tanto più… beh… muscoloso…>> disse. Sho arrossì sotto lo sguardo di Jun, che si affrettò ad alzare gli occhi dai suoi addominali

<< Ok, decisamente urge dello shopping…>> disse Jun. Sho annuì, convinto.

<< Però prima passiamo da me, così ti ambienti un attimo e prendo la carta di credito.>> disse Jun. Sho annuì di nuovo. Seguì Jun all’esterno dell’ospedale. Presero un taxi ed arrivarono in una zona residenziale piuttosto vecchia, con grandi case.

<< Sei ricco!>> commentò Sho. Jun si strinse nelle spalle

<< Non per mia scelta, ma per fortuna si.>> disse. Pagò il tassista e scese. Sho si fermò davanti all’enorme casa

<< Matsumoto.>> lesse. Jun si girò

<< Bene, comunicazione e lettura sono a posto, parrebbe…>> disse, sorridendo. Sho sorrise a sua volta. Seguì Jun nella grande casa, illuminata dai raggi del sole. Era un misto di architettura tradizionale ed occidentale, con una struttura alquanto strana. Jun gli fece vedere tutte le stanze. Solo una venne saltata. Una stanza con la porta scorrevole

<< Che c’è qui dentro?…>> chiese Sho. Jun si incupì improvvisamente.

<< Scusa, non avrei dovuto chiedere…>> disse. Jun sorrise, ma era un sorriso tristissimo

<< Tranquillo… questa stanza… beh, nulla vieta a te di entrare. Io… ci entro due volte al giorno, ma sto il meno possibile…>> la voce gli venne meno

<< Non devi spiegarmi nulla che ti faccia fare quell’espressione!>> disse Sho, convinto, posandogli una mano sulla spalla. Jun sorrise, questa volta davvero, e lo portò a fargli vedere il giardino. Una vecchia signora si avvicinò a Sho e lo guardò, attraverso la recinzione

<< Buongiorno, Yoshida-san!>> salutò Jun. La donna lo ignorò

<< Stai attento, ragazzo. Su quello c’è una maledizione… fuggi finchè sei in tempo.>> detto questo a Sho, la donna entrò nella propria casa e chiuse la porta. Sho si girò verso Jun, con espressione interrogativa. Jun teneva il viso basso. Gli si avvicinò

<< Jun… che dice quella? E’ un po’ matta?>> chiese

<< Non particolarmente…>> mormorò Jun. Poi alzò il viso

<< Più in fretta ti ricorderai da dove arrivi, meglio sarà.>> disse, ed entrò in casa. Sho rimase interdetto.

<< Non è che posso ricordarmi quando voglio! C’ho già provato…>> disse poi, ma non gli arrivò nessuna risposta.

gnr: angst, g: arashi, p: sakumoto, gnr: au

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