Di nuovo io...

Apr 13, 2009 20:52

Continuiamo... e chiudiamo bene tutti gli occhi (ma non sarebbero solo due?) sugli split, che sono un po' a casaccio temo ...

Nino perdonami ...

Ah, domanda estemporanea... sono io che sono bacata, lo so, ma... solo io mi vedo Akemi (prima di rinascere Nino) con la faccia di Yukiko Okada? Ma versione ringhiosa XD... si si ok sono malata

TITOLO: Akemi
AUTORE: jinny
GENERE:Angst
FANDOM: Arashi
PAIRING: Ohmiya + OC
RATING:pg-13 (almno per ora)
DISCLAIMERS: Gli Ohmiya non mi appartengono, invece gli OC si, haha
NOTE: Che casino (ho fatto fatic a capire certi passaggi anch'io... andiamo bene...)
GIA' POSTATE: Parte1  Parte2   Parte3


Kazunari ignorò il padre e si chiuse nella propria stanza, senza riuscire a frenare i singhiozzi. Dopo poco sentì un peso sul letto, e si girò. Suo padre lo guardava, preoccupatissimo. Kazunari si alzò a sedere e tentò di calmarsi, ma senza riuscirci.

<< Che è successo, piccolo?>> chiese l’uomo, passandogli un braccio attorno alle spalle. Kazunari gli si rannicchiò contro

<< Se te lo dicessi, non ci crederesti… faccio fatica a crederci io… >> mormorò, tra un singhiozzo e l’altro

<< E tu prova a dirmelo… sai, ne ho viste di cose strane…>> disse l’uomo

<< Anche… anche una persona che s’è reincarnata tenendosi tutti i propri ricordi?>> chiese Kazunari. Il padre sospirò, poi si alzò e lo fece alzare a sua volta

<< Voglio farti vedere una cosa.>> disse << Tu sai che io e la mamma eravamo davvero molto giovani quando sei nato. Avevamo diciotto anni, e dovevamo ancora diplomarci… io all’epoca frequentavo l’istituto d’arte, e nel mio corso c’era un ragazzo… ha sempre disegnato molto bene, poteva diventare un pittore famoso, ma… non ha mai esposto nulla… quando doveva fare la prima mostra, la sua ragazza è morta e lui si è come spento… pochi giorni prima dell’incidente…>>

<< Il giorno in cui sono nato…>> disse Kazunari, mentre il padre lo conduceva verso il proprio studio. L’uomo si fermò a guardarlo

<< Come lo sai?>> chiese

<< Mi ricordo l’incidente. Lo sogno da sempre.>> disse. L’uomo sospirò

<< Accidenti, che cosa complicata… comunque, pochi giorni prima aveva disegnato… te.>> concluse, mostrando a Kazunari il suo viso, disegnato sedici anni prima da Satoshi. Kazunari si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime

<< Tu sei nato due giorni dopo, esattamente alla stessa ora in cui quella ragazza è morta… io ho visto Ohno-kun spegnersi, mentre lei gli moriva tra le braccia. E’ stato veramente terribile, non lo scorderò mai… l’ho fatto alzare e gli ho dato la borsa dei libri, non mi ha nemmeno riconosciuto… tre giorni prima mi ha regalato quel disegno, dicendo che un disegno che non raffigurava Akemi non lo voleva. Aveva riso, sai, dicendolo? Io l’ho tenuto, perché mi piaceva. E quando ti ho visto la prima volta, mi è venuto un colpo. E adesso è ancora peggio, perché è identico a te oggi… non so come, ma sapeva come saresti stato il giorno del tuo sedicesimo compleanno…>>

<< Compresi i lividi…>> borbottò Kazunari. Dovette sedersi, perché tremava troppo.

<< Ma allora… perché prima al cimitero non ha detto nulla a riguardo? Ok, c’era Shiori, ma…>>

<< Aspetta un attimo! Cimitero? E perché ci sei andato?>>

<< Shiori voleva aggiornarmi sugli ultimi sedici anni di pettegolezzi su persone che conosco ma che non ho mai visto se non in sogno… non guardarmi così, è complicato, te l’ho detto… l’hai detto anche tu…>>

Fu il signor Ninomiya, ora, a doversi sedere.

<< Tu conosci la migliore amica della ragazza morta del mio compagno di scuola… e soprattutto, hai i ricordi di quella ragazza… stai cercando di dirmi che sei lei?>>

Kazunari si morse le labbra

<< Non sono proprio lei… sono io… però… ho i suoi ricordi… è come se… come se non fossi mai morto… ed effettivamente io non lo sono, ma lei si, cioè, io si… no, ok, ti sto confondendo di più… sono Kazunari, ma sono Akemi… è sempre stato così… non so spiegarlo in altro modo… io quel ragazzo… beh, quell’uomo, adesso… io lo amo… non guardarmi così, non è come essere gay… gli altri ragazzi non li guardo, non mi interessano nemmeno, ma non guardo nemmeno le ragazze. Io voglio solo lui… mi ricordo tutto, so com’è, lo conosco, ma… adesso è cambiato… è come se fosse fermo a quel giorno, sul passaggio pedonale… stava così male…io… ho visto l’istante in cui sono morto, e mi maledico per averlo fatto… in quel momento i suoi occhi si sono… spenti. Io… non dovevo andarmene. Ma… sai, l’uomo che era in macchina… è lui che sta con la mamma adesso… sarei fuggito da li anche se non mi avesse picchiato… lo sogno da sempre… quegli occhi… anche da sobrio, credo mi avrebbe investito lo stesso…>>

L’uomo guardò il figlio, poi sospirò

<< Non so perché, ma non sto facendo la minima fatica a crederti… sei mio figlio, e ti conosco. Ma conoscevo anche Akemi… e chi non la conosceva? E… me la ricordi moltissimo… lo stesso carattere, lo stesso modo di parlare…>>

<< Ti ho fatto un occhio nero, una volta… scusa… >> disse Kazunari,a d un tratto. Il signor Ninomiya scoppiò a ridere

<< Non è possibile, te lo ricordi ancora!Eravamo…>>

<< Quarta e sesta elementare, Ninomiya. E mi hai fatto cadere la merenda… ecco, sono sedici anni che ho di questi sprazzi! Impazzirò…>>

<< Prima accetterai il fatto di star continuando a vivere, meglio sarà.>> disse il signor Ninomiya. Kazunari sorrise

<< Grazie, papà.>> disse. In quel momento, suonarono alla porta. I due si alzarono ed andarono insieme. Kazunari trattene il fiato e si allontanò istintivamente dalla porta vedendo Satoshi

<< Ohno-kun!>> lo salutò il signor Ninomiya. Satoshi si limitò a fare un cenno con il capo

<< Posso parlare un attimo con tuo figlio?>> chiese.

<< Se intendi farlo piangere ancora, no. >>

<< L’argomento non sarà dei più allegri…>> disse Satoshi. Kazunari si morse forte le labbra. Era consapevole di essere solo un ragazzino con gli occhi rossi, che cercava di mantenere un contegno. Il padre si girò a guardarlo

<< Kazu… te la senti?>>

Kazunari annuì. Il signor Ninomiya li portò in soggiorno e scomparve in studio. Kazunari abbassò il viso sulle proprie mani intrecciate.

<< Ho visto il disegno.>> disse, dopo un po’. Satoshi spalancò gli occhi

<< Ah…>> riuscì a dire

<< Con anche i lividi? Esattamente come sono oggi? Attraverso i ricordi, o sogni, o cosa diavolo sono, pensavo di conoscerti, ma questo… >>

Satoshi sospirò

<< Avevo fatto uno strano sogno, tre giorni prima che Akemi morisse, ed avevo visto il tuo viso… se guardi bene, la luce è quella di stamattina, al cimitero… quindi, come vedi anch’io mi batto bene con i sogni strani…>>

Kazunari sospirò, cercando di ricacciare indietro la tristezza che gli era salita alla gola

<< Credi che i miei siano solo sogni che per qualche strano motivo ricalcano eventi già successi ad un’altra persona? E come la mettiamo con i sentimenti?>>

<< Se ci sei cresciuto, te ne sarai appropriato…>> disse Satoshi. Kazunari serrò gli occhi. Poi lo fece. Si alzò di scatto, si avvicinò a Satoshi e lo baciò. Ricordava quelle labbra alla perfezione e sapeva esattamente cosa fare per farlo capitolare. Ma Satoshi lo scostò bruscamente. Sembrava furioso

<< Tu non sei Akemi!>> sibilò.

<< E allora perché sei venuto qui?>> chiese Kazunari, senza distogliere gli occhi, ignorando le lacrime che minacciavano di sgorgargli dagli occhi da un momento all’altro.

<< Per mettere in chiaro il fatto che tu non sei Akemi. Non so come tu sappia quello che mi ha detto subito prima di morire. Ho i ricordi un po’annebbiati, potrebbe averlo sentito qualcun altro…>>

<< Io invece mi ricordo benissimo, e ti assicuro che non mi ha sentito nessuno!>> sibilò Kazunari. Poi sbuffò e si allontanò

<< Ti spaccherei la faccia. Sedici anni! Che nella mia situazione attuale sono una vita! Sedici anni e non ci sei stato che tu! Solo tu! E… beh, il Satoshi che conoscevo… o che ho sognato, ma mi sto un po’ stufando di questi continui cambi di versione a seconda delle persone… il Satoshi che conoscevo, non si sarebbe mai arreso così!>>

<< Sono passati sedici anni anche per me!>>

<< Potevi sposarti con un’altra! Avere dei figli! Seguire i tuoi sogni! Com’è che non ho visto nemmeno una tua mostra? In questo momento dovresti essere famoso! >>

<< Beh, sono cambiato anch’io! Ero un po’ scosso, sai com’è! Mi sei morta tra le braccia!>>

<< Un po’ scosso?! Io ho osato essere felice per due minuti, e sono morto! E… e ti ho visto quando ti sei reso conto che non c’ero più… >> Kazunari si prese il viso tra le mani

<< Scusami… perdonami ti prego… dovevo rimanerti accanto… dovevo resistere… io… io ti ho abbandonato… tu ti sei spento in quel momento… e…>>i singhiozzi gli bloccarono la voce. Satoshi si avvicinò, titubante e gli fece alzare il viso

<< Sei morta… morto… dal mio punto di vista morta, dal tuo?>>

<< Sempre morta… il casino è successo nascendo… mi ricordo di te… ho bisogno di te… ma… sono un ragazzino… un fottuto ragazzino inutile… e continuo a piangere… oggi dovrei festeggiare, ma sembra che debba succedere sempre tutto insieme! Mia madre che si mette con quel tipo… quello che mi ha investito… poi quello mi picchia… vengo qui e scopro che esistete tutti… che tu esisti, e ovviamente non credi ad una parola di quello che dico, mi vedi solo come un ragazzino fastidioso che dice cose che nessuno sa come sappia… e non mi sono mai sentito così male… >> Kazunari si prese il viso tra le mani, cercando di calmarsi.

<< Io ti credo…>> disse Satoshi, in tono dolce. Kazunari alzò il viso a guardarlo, vedendo le lacrime rigargli il volto

<< Io ti credo. Forse è solo che ho bisogno di crederti, forse ti credo e basta, questo non lo so, ma comunque ti credo… però…>>

Kazunari lo guardò negli occhi. il suo Satoshi

<< Però non sono Akemi.>> concluse. Sapeva sempre cosa pensava Satoshi, non importava quanto potesse essere cambiato. Satoshi sospirò

<< Più o meno… sei Kazunari, no? >>

Kazunari annuì. Poi lo guardò di nuovo negli occhi

<< Io ti amo, Saccho… >> disse, usando il nomignolo che sapeva solo lui. Satoshi sospirò

<< Io amo Akemi…>> replicò. Detto questo, con un cenno si congedò e se ne andò. Kazunari rimase per un attimo fermo in piedi. Poi corse nella propria stanza

<< Voglio rimanere solo!>> gridò all’indirizzo del padre. Chiuse a chiave la porta della stanza e si buttò sul letto, urlando e singhiozzando con tutte le forze che aveva in corpo, il cuscino premuto sul viso per attutire il rumore. Poi le urla divennero singhiozzi, e pian piano si addormentò.

gnr: angst, g: arashi, p: ohmiya

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