Piccola comunità russa a 4 ore di battello da Longyearbyen, "città" più importante delle Isole Svalbard, Pyramiden prende il nome dal monte (935 m) che la sovrasta.
Fondata nel 1910 da minatori svedesi, fu venduta nel 1927 all'Unione Sovietica, ed abitata da minatori addetti allo sfruttamento di una vicina miniera di carbone.
Considerato il clima estremo della regione, la miniera era probabilmente poco redditizia e il carbone veniva usato principalmente per alimentare la centrale termoelettrica che forniva energia all'insediamento.
Nel 1998 il governo russo decise di abbandonare la miniera e gli 800 minatori rimasti, russi ed ucraini, lasciarono la città da un giorno all'altro.
Probabilmente la comunità fu mantenuta dai Russi più per il suo interesse strategico che per il suo valore economico, sembra infatti che ai tempi della guerra fredda vi fosse un centro di ascolto radar.
Circondata da una splendida cornice naturale, la città, a parte i danni ed il disordine conseguente al suo abbandono, è comunque ben conservata, il busto di Lenin in piazza, la biblioteca, le case con i frigoriferi, i banchi di scuola uno accanto all'altro, il giardino d'infanzia, la palestra, l'ospedale, lo spaccio, il cinema, il pub, il centro comunitario con piscina coperta, il teatro e la sala da musica; ogni edifico è rimasto intatto.
Secondo rapporti non confermati a Pyramiden abiterebbero ancora 4 minatori, il cui compito sarebbe quello di ripulire la città dall'inquinamento provocato dall'ex miniera, persone estremamente schive che evitano ogni contatto con gli occasionali turisti.
Si tratta con tutta probabilità di una moderna leggenda artica, in un posto del genere, dove la temperatura negli edifici senza più riscaldamento scende a decine di gradi sotto zero, senza energia e regolari rifornimenti di cibo è impossibile pensare di sopravvivere.