Consonno: gita alla ghost town lecchese

Nov 03, 2008 14:29




No, non vi sto riproponendo un vecchio post.
E' che sabato, spinto dalla curiosità e complice una tregua del maltempo, ho raccolto un'improvvisato terzetto di "ghostbusters" (me compreso) e ci siamo dedicati all'esplorazione di Consonno, il "paese dei balocchi".
Ovviamente, a fare cose del genere, c'è smpre il rischio di venire delusi. Spesso quello che si legge e s'immagina è in realtà molto diverso nella realtà dei fatti.
Bene, non è questo il caso. Consonno si è rivelato consono alle mie aspettative.
Come potete vedere dalla ripresa satellitare qui sotto, realizzata coi nostri potenti mezzi (Google Maps), il paese abbandonato si trova su un colle a nettissima predominanza boschiva.



Entrando dalla parte di Olginate, ci si imbatte presto in una transenna che impedisce di avanzare in auto, ma non a piedi. L'impietoso navigatore GPS segnala che mancano 2.5 km (in salita) per arrivare al paradiso artificiale voluto dal conte Bagno.
Per nulla scoraggiati, passiamo oltre e iniziamo la salita. E' metà pomeriggio, e il tempo regge, anche se le nuvole fanno di tutto per nascondere il debole sole spuntato dopo pranzo.
Un vialone molto largo s'infila direttamente tra la vegetazione da una parte, e il declivio dall'altra. Man mano che si sale, la sensazione di allontamento dalla civiltà è sempre più netta. Ci imbattiamo in una coppia che già torna dal nostro medesimo itinerario, e poi in un cane randagio che bada ai fatti suoi.
In lontananza si sentono dei campanacci di mucche, ma non si vede nessuno nel raggio di centinaia di metri. Il primo segno di Consonno in cui ci imbattiamo sono i vecchi lampioni, ora ridotti a pali rugginosi, a cui sono state svitate accuratamente tutte le lampade.



Ma è solo l'inizio: l'ingresso vero e proprio del paese è costituito dall' "edificio a disco", una grossa struttura abbandonata che accoglie i visitatori come una sorta di porta medioevale post-moderna. Ci giriamo intorno, guardando le finestre buie, i muri graffittati, i pochi resti che testimoniano qualcuno di passaggio. Visto che c'è una recinzione da cantiere edilizio evitiamo di entrare, anche perchè l'aspetto non è dei più solidi.



Da lì in poi ci aspetta ancora più o meno un chilometro di strada. Oltre ai soliti lampioni, ci imbattiamo nei famosi cartelli di benvenuto. Del tipo "A Consonno è sempre festa", una scritta che stride notevolmente con l'aria di abbandono e assoluta solitudine che serpeggia sulla strada collinare.
Svoltato l'ennesimo tornante, in distanza avvistiamo finalmente il "minareto", una delle singolari strutture fatte costruire dal conte Bagno, padre-padrone dello sfortunato paese. L'impatto visivo è di quelli più riusciti: un regista non potrebbe ricreare meglio l'effetto scenico che la natura offre (guardate la foto di inizio post: oltre ai miei due "colleghi", s'intravede il minareto).
Ed eccoci, finalmente. Consonno è davanti a noi: una sorta di monumento silenzioso alla follia umana, di colui che voleva costruire una piccola Las Vegas su un colle circondato dalla natura.
Il centro commerciale, di cui il minareto fa parte, è la costruzione che più colpisce, per estensione, bizzarria architettonica e assurdità, in un contesto del genere. Lo stato di abbandono è totale, ma l'edificio non sembra particolarmente pericolante, tanto che è possibile entrare e dare un'occhiata alla ex galleria dei negozi, ora vuota e deturpata da occasionali graffiti.



Il dancing non è ridotto meglio: un'ampio spazio oramai vuoto, e pian piano riconquistato dalla natura, anche se pare che ci sia qualcuno che occasionalmente fa sì che le erbacce non seppelliscano tutto. Né ha subito miglior sorte l'ex fontana in stile arabo, o la pagoda, di cui abbiamo faticato anche a trovar traccia.
Suggestivi anche i lampioni "a fioriera", segno dell'ambizione di colui che gestì questo posto con l'intento di trasformarlo in qualcosa di straordinario, ma riuscendo solo a ridurlo in una ghost town degna dei migliori film di fantasmi. A proposito: The Blair Witch Project poteva benissimo essere girato qui!
Ma si fa buio presto e urge l'esigenza di tornare indietro anche perchè, da bravi esploratori, non abbiamo uno straccio di torcia elettrica. Infatti appare evidente che abbiamo sottovalutato il buio: senza nemmeno una luce artificiale, né la luna, a guidarci, la discesa per il vialone è una vera e propria avventura, intervallata tra l'altro dall'animarsi dei vari uccelli notturni che iniziano a strillare, infastiditi dall'inusuale presenza umana in quello che è il loro territorio naturale.
Dopo il bello spavento che ci fa prendere il cane randagio incontrato già all'andata (in realtà il poveretto non fa nulla, se non saltare fuori da un cespuglio per ciondolare pacificamente in giro), vediamo scorci dei vicini paesi del lecchese, sfruttando la posizione sopraelevata e la totale mancanza di inquinamento. La sensazione è quella di trovarsi su Marte: tanto vicini alla "civiltà", quanto lontanissimi da essa.
Alla fine ritorniamo sani e salvi alla macchina, suggestionati (piacevolmente, in un certo senso) dai strani rumori notturni che animano il bosco attorno a noi.
Soddisfatti dalla gita, ci rimane solo una domanda senza risposta: chi mai potrà vivere nella capanna illuminata che abbiamo visto sull'altro lato del paese fantasma?




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Vedo che non sono il solo ad aver fatto questa gita, in questo week end ^_^: http://www.l-aura.com/2008/937/ (seconda metà del post)
Sito dedicato a Consonno: http://www.consonno.it/home.htm

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