Titolo: Changes
Fandom: Prince of Tennis
Personaggi: Sanada Genichirou/Atobe Keigo
Parte: 1/1
Rating: PG
Conteggio Parole: 718 parole
Riassunto: La vita è fatta di cambiamenti.
Ma Atobe Keigo non era abituato ad essi, né alle conseguenze, positive o negative, che questi comportano.
Note: Fiction realizzata per la community
mezzadozzinafic, Prompt 15- Treno. Era molto che non scrivevo su Prince of Tennis ed è la prima volta che lo faccio seriamente su questa coppia ^^.
Prompt List
5- Malattia;
15- Treno19- Possesso;
26- Estasi;
54- Inverno;
60- Desiderio
La vita è fatta di cambiamenti.
Ma Atobe Keigo non era abituato ad essi, né alle conseguenze, positive o negative, che questi comportano.
La sua esistenza aveva sempre avuto l’andamento rassicurante e prevedibile delle vite pianificate; suo nonno le chiamava “vite straordinariamente uniche nella loro noiosa normalità” e suo nonno la sapeva lunga praticamente su tutto. Chi era Atobe per mettere di un dubbio le sue parole?
Fin da quando era bambino, non c’era stato un solo evento nella sua vita che non fosse stato accuratamente pianificato: la migliore educazione, le migliori scuole, le amicizie giuste. Le sue giornate erano scandite da noiosi e confortanti rituali; tutto nei piani, tutto programmato.
Atobe aveva imparato ad amare il piacevole controllo che la routine gli dava, il controllo che i soldi davano. Guardava con distacco il confuso mondo degli imprevisti, chiuso in una gabbia dorata di prevedibilità e noia, confortante e avvolgente.
Atobe era convinto che non sarebbe mai cambiato nulla, che nulla avrebbe mai potuto mettere in discussione il completo controllo che aveva sulla sua vita e sulle quelle degli altri.
Neanche la sciocca rivalità che aveva con Tezuka aveva mai messo in discussione il suo piccolo mondo ben oleato come uno di quegli orologi svizzeri che suo padre amava tanto.
Poi era arrivato Sanada.
Silenzioso ed inaspettato, come uno dei suoi micidiali colpi sul campo da tennis, invisibile anche allo sguardo più attento ed allenato, era arrivato, mettendo pericolosamente a soqquadro la vita di Atobe.
All’inizio non se n’era reso conto: Sanada non era diverso dagli altri ragazzi con cui era stato, una storia veloce, fatta di sesso e poca gentilezza, di ore passate chiusi in una camera senza dirsi una parola. Ma Sanada non era il tipo di persona che cede il controllo, Atobe se n’era accordo quando ormai non poteva più liberarsi di quella piccola ossessione che minacciava di far crollare le basi del suo equilibrio.
Sanada lo aveva trascinato in un mondo fatto di decisioni istintive, di momenti troppo intensi per essere tenuti sotto controllo. Atobe non riusciva a chiudere quel perverso rapporto che si era instaurato tra loro, eppure ci aveva provato, tante volte, ma poi era stato sempre lui il primo a cedere, il primo a tornare indietro, il primo a pregare al telefono per un incontro.
Fortunatamente per lui, Sanada sembrava essere troppo educato per farglielo notare pesantemente.
A scuola era il solito, vecchio Atobe, arrogante e sicuro di sé, ma dietro la maschera qualcosa si era rotto, qualcosa era cambiato.
Ne era una dimostrazione il treno su cui si trovava in quel momento. Il vecchio Atobe avrebbe trovato semplicemente insopportabile e ridicola l’idea di viaggiare in un treno come un comune essere umano. Non che al nuovo Atobe facesse piacere, ma a volte non riusciva proprio a dire di no a Sanada, soprattutto considerando gli argomenti che l’altro gli aveva presentato.
- Due giorni in una sorgente termale. Io e te da soli. -
Il pallido sole di fine ottobre gli accarezzava il viso, il paesaggio gli scorreva davanti agli occhi veloce, strade, paesi, case. Sanada non aveva detto neanche una parola dall’inizio del viaggio; stretto nella sua perfetta divisa scolastica, fingeva di leggere, dormire o ascoltare musica, mentre le ore di viaggio passavano, lente.
Atobe chiuse gli occhi, immaginando di non trovarsi lì, di non sentire il vociare fastidioso degli altri passeggeri, immaginando di essere di nuovo a casa sua, nel suo piccolo mondo dorato, fatto di controllo, sicurezza, potere.
Si vide con chiarezza: un bambino e poi un ragazzo, servito, riverito e protetto da ogni imprevisto, con quella sicurezza soffocante come unica compagnia.
La mano di Sanada si posò delicatamente sul suo ginocchio, aprì gli occhi e per la prima volta, dopo ore, si voltò verso di lui.
Sanada sorrideva, senza quell’odioso cappello il suo viso gli era sempre sembrato così strano, sorrideva mentre gli accarezzava lentamente il ginocchio.
Atobe sorrise, posando la sua mano su quella dell’altro.
Appoggiò svogliatamente la testa sulla spalla di Sanada e chiuse gli occhi.
Ripensò alla sua vecchia vita e la trovò immensamente vuota.
Sanada gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma Atobe non si preoccupò di chiedergli cosa avesse detto.
Decise che, se perdere il controllo significava poter avere Genichirou Sanada tutto per se, allora andava bene così.