[RPF - Storico] ~ Atropos.

Apr 17, 2010 02:46

Titolo: Atropos.
Fandom: RPF.
Personaggi: Cesare Borgia, nominata Lucrezia Borgia.
Rating: PG16.
Warning: Angst.
Word count: 579.
Note: Scritta per il F3.U.C.K.S. Fest @ fanfic_italia , ringraziando fuoco_dal_cielo e scusandomi - agghein - per il ritardo. Prompt scelto: "È molto più sicuro essere temuti che amati."

Atropos

Si era convinto, col tempo, di essere un uomo morto che camminava.

I candelabri gocciolavano freneticamente, non parevano gocce di cera sul pavimento bensì lacrime bianche, dolorose e veloci,
mentre piedi nudi ci giravano attorno e accarezzavano il pavimento come lingue, gambe e cosce sul marmo freddo e poi accanto al fuoco, ancora
(si bruciavano ma le urla erano forti e vigorose, piacevoli all'udito).
Castagne leccate e morse da denti affilati - era buio, potevano intuire le espressioni ma non vederle
(torpore, torpore, torpore).
La cera era una cappa irregolare e candida sotto piante di piedi agitati, foglie bianche come scosse da quei gesti spasmodici, violenti.
(Dov'erano i suoi occhi?)
Pupille scure in pupille scure.
Prostitute che boccheggiavano, le castagne tra due dita infilate ripetutamente nei loro piaceri, ma non aveva più sguardi per loro.
Guardava la sua Lucrezia, ora, e con lei rideva.
(Senza gioia o allegria.)

I corridoi bui, morti, di notte gli davano un sollievo che il giorno non riusciva ad eguagliare; nulla da distinguere tra il nero soffuso dei mobili, nulla da notare. Ciò che c'era lì restava - o forse no (non lo sapeva) ma non importava.
La mattina metteva in risalto particolari agghiaccianti, eccessivi nel loro complesso, come tende sbiadite o quadri impolverati, o paesaggi troppo sereni per essere serenamente amati (aveva appreso come raggirare la serenità, invero: con la stanchezza).
C'erano ombre che al buio non vedeva e che la luce gli mostrava chiaramente, distintamente. Tuttavia il timore non era cosa sua, le tenebre oscuravano ma soffocavano ogni cosa o pensiero - e a volte soffocavano anche lui, a tradimento - e aveva imparato ad amarle. Con turbolenza (ma le amava).

Lucrezia dai seni piccoli e pallidi, come pesche dure e bianche.
Lucrezia dagli occhi bui.
I corpi sudavano, sudavano tutti e tutti ansimavano (caldo e piacere) mentre cera e castagne si fondevano e si possedevano l'una le altre.
I piedi si bruciavano e continuavano le danze. Lingue sul pavimento, cosce, braccia.
E ancora, Lucrezia fresca, preghiera mattutina in quell'orgia nera.

Nel suo buio rimaneva solo, ogni notte, passeggiando accanto a ritratti e vasi senza prendere sonno. Conosceva il percorso e non inciampava (non cadeva), lui sapeva.
Dove e come stavano le cose (sempre).
Non temeva ma era temuto - ed era più sicuro essere temuto che amato - e aveva smesso da tempo un posto in cui nascondere quei pochi incubi che in certe notti ancora lo divoravano.
Ricordi (per) sempre presenti - lì, nella sua mente.

Corpi su corpi, non era amore quello?
(No, non era amore.)
(Cos'era?)
Lucrezia teneva una castagna tra le dita e ancora rideva, rideva.
(O piangeva?)
(No, non era amore.)
(E cos'era?)

Era lui a non perdersi, immerso nelle ombre, o erano le ombre a non perdersi in lui? (Perché lo conoscevano, perché lo cullavano, perché erano in lui.)
Aveva regni vinti e persi, macchie di sangue (il suo, ma non il suo) tra mani e coscienza, lumi di candele su cui soffiare perché la luce denudava il reale.
Dov'era, ora, Lucrezia?

I piedi ora erano tutti neri e i gemiti erano cessati.
Ancora residui di piacere tra gambe e bocche, mentre su tutto giacevano solo il silenzio e le sue figlie - il sonno, lo stremo, la morte.
Lucrezia respirava piano, ora appena illuminata (e cera sulle labbra).
Corpi su corpi, non era amore quello?
No, fratello, è illusione.

Si era convinto, col tempo, di essere diventato il camminare di un uomo morto.

Note randomiche dell'Autrice:

"Atropos" è il nome di una delle tre moire, per la precisione quella che vede il futuro.
"Il Ballo delle castagne" nasce come una leggenda tramandata dal cerimoniere presso il Vaticano, Giovanni Bucardo; il 31 ottobre 1501, secondo tale leggenda, Alessandro VI e Lucrezia Borgia avrebbero organizzato una sorta di Sabba satanico passato poi alla storia come "Ballo delle castagne". L'orgia sarebbe stata ideata da Cesare Borgia, e si dice che durante il rito si siano esibite prostitute nude, le quali danzando tra candelabri posizionati sul pavimento avrebbero poi raccolto con la bocca, strisciando, castagne sparse per terra.

Cesare Borgia viene qui ripreso in due momenti; nel momento del rito e in quello del presente, in cui rimembra il passato e s'illude di non angosciarsi al ricordo di quei momenti.

rpf » storico, rpf, ~ f3.u.c.k.s. fest, !2010

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