[Supernatural] I just don't want to miss you tonight

Oct 20, 2011 23:48

Titolo: I just don’t want to miss you tonight
Autore: koorime_yu
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Castiel/Dean - Mr.Gennaio&Prof.Novak ‘verse
Rating: Nc17
Charapter: 1/1
Beta: hikaruryu (voi non avete idea di quanto sia stata preziosa. No davvero, non ce l’avete *limona*)
Words: 6501 (fiumidiparole)
Genere: Comico, Erotico, Romantico
Warning: AU, Slash, sesso descrittivo, spin-off
Summary: Dean e Cas attraversano un periodo difficile nella loro idilliaca relazione e Balthazar decide, come suo solito, di intervenire.
Note: Spin-Off di “I just want you to know who I am” di hikaruryu. Il titolo è un verso di Iris dei Goo Goo Dolls, colonna sonora di City of Angels.
EDIT: inizialmente a rating Pg15, dopo la fine della challenge a cui partecipava (la Settima Settimana di Reality Challenge su maridichallenge), l’ho ripresa e riempita di porn sul finale, sotto richiesta di hikaruryu. E il ‘verse è suo, potevo mai rifiutarmi? XD Ecco, quindi, buona lettura \O/

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel e Mr Gennaio, ma no, né loro né nessun altro mi appartengono .__. Neanche Gabriel, no *sigh*

Tornando a casa, quel pomeriggio tardi, Castiel non si meravigliò di trovarla buia e silenziosa.
Dean stava sicuramente già dormendo, così lui richiuse la porta d’ingresso il più silenziosamente possibile e appese il soprabito, adagiando la sua ventiquattrore ai piedi dell’attaccapanni, prima di dirigersi in cucina ed accendere la luce. La spense subito dopo, decidendo di farsi prima una doccia per togliersi la stanchezza di dosso. Salì al piano superiore a piedi scalzi, infilandosi nella camera da letto e riponendo le scarpe nell’armadio, lasciando l’anta socchiusa così da non fare rumore. Dean stava già dormendo della grossa, completamente spalancato e scomposto al centro del materasso, e Castiel sorrise, riconoscendo, anche nella semplice postura, la stanchezza del proprio compagno. Probabilmente avrebbe potuto masturbarsi su di lui, gemendo a voce più alta che poteva, e Dean non si sarebbe svegliato - okay, no, quello probabilmente l’avrebbe sentito, perché era un pervertito che adorava i suoi gemiti, ma qualunque altra cosa sicuramente no.
Lo lasciò andare con un ultimo sguardo e poi sgusciò in bagno, accendendo la luce solo una volta accostata la porta, e qui si fermò. Sembrava fosse esplosa una bomba lì dentro: c’erano un paio di calzini nel lavandino, pantaloni e boxer ammucchiati ai piedi della doccia e una maglietta appallottolata dietro il wc.
Fantastico, davvero.
Innervosito dalla giornata particolarmente sfiancante a lavoro - e per nulla volenteroso di sobbarcarsi di altro lavoro - strinse i denti e uscì dal bagno, richiudendosi la porta e rintanandosi nel suo studio, dopo aver recuperato una caraffa di caffè. Lavorò alle verifiche dei suoi studenti - decisamente deludenti, cosa che non migliorava certo il suo umore; cosa diavolo c’era di difficile nel Punto Omega? 1 - e finì per tirare fino all’alba.
Uscì dalla stanza esausto, arrabbiato e con un’emicrania così forte da fargli quasi lacrimare gli occhi dietro le lenti da lettura, e l’aroma della prima colazione gli stuzzicò le narici, promettendogli nuova energia; qualcosa di cui aveva assolutamente bisogno in quel momento. Passò in camera, dove si diede una rinfrescata - il bagno continuava ad essere in pietose condizioni - e si cambiò d’abito, prima di scendere al piano di sotto e raggiungere la cucina, dove Dean stava armeggiando con la brocca del caffè.
-Ehi, hai fatto le ore piccole?- lo salutò il compagno, passandogli una tazza ricolma della sua salvezza in formato liquido.
-Ho dovuto correggere le verifiche.- spiegò lui, dandogli un bacio a fior di labbra in segno di ringraziamento e buongiorno.
-Abbandonato per degli stupidi compiti.- borbottò il vigile del fuoco, posando la sua tazza nel lavello, e Castiel inarcò un sopracciglio.
-Oh sì, non immagini il piacere di passare la notte in bianco su un mucchio di errori.- sbuffò, mandando la propria scodella a fare compagnia a quella di Dean. -Devo andare a lezione.- sospirò, scostandosi dal mobile.
-Cosa? Non ce l’hai oggi pomeriggio?- s’interessò Dean, mentre Castiel infilava il plico di compiti nella valigetta e controllava nuovamente l’orario.
-Ho dovuto spostarla per poter usare l’auditorium.- smozzicò, dirigendosi verso l’ingresso e infilandosi il soprabito. Dean, dietro di lui, sospirò.
-Avresti anche potuto dirmelo, avrei scambiato il mio turno con Rufus.-
Castiel fece una risata amara al tono deluso del compagno e si sistemò il bavero del trench allo specchio.
-Sì, beh, lo avrei fatto se ti avessi trovato sveglio almeno una volta.- sbottò. Si morse le labbra un attimo dopo e prese un lungo respiro. -Lascia stare.-
-No che non lascio stare!- rimbeccò Dean -Che diavolo volevi dire?-
Castiel si voltò a guardarlo e si passò una mano tra i capelli, incasinandoseli più del solito. -Niente, sono solo stanco.- sospirò, tentennando in modo evidente, prima di continuare: -È solo che sono state settimane pesanti e tra i miei corsi supplementari, le verifiche di metà semestre, i tuoi doppi turni e i vari cambi... è una vita che non passiamo un po’ di tempo insieme.- Si strofinò la mano sul viso, un po’ per svegliarsi e un po’ per combattere il senso di frustrazione che lo attanagliava. Un attimo dopo sentì le braccia di Dean circondarlo e le labbra posargli un bacio appena sotto la mascella, facendolo rilassare in un istante. -Credo di essere arrivato al limite.- soffiò contro il suo collo, ricambiando l’abbraccio. Dio, quanto gli era mancato.
-Ehi, stasera, quando torno, staremo un po’ insieme, mh?- propose l’altro e lui sbuffò una risata.
-Se non sono già crollato dopo le pulizie di casa.- acconsentì e Dean inarcò un sopracciglio.
-A quelle ci penso io, tu limitati a farti trovare a letto e pronto per me.-
-Sempre per te.- Lo baciò, sentendosi un po’ più rilassato e calmo. -Devo andare.- sospirò, staccandosi da lui con dispiacere e uscendo di casa.
Sarebbe stata una lunga giornata.

***

Dean rientrò a casa il prima possibile, il che, a causa del traffico, significò che fu solo un’ora dopo la fine del suo turno. Quando la porta d’ingresso si richiuse dietro le sue spalle, trasse un sospiro di sollievo, godendosi il silenzio che lo circondava.
Salì al piano di sopra ed entrò silenziosamente nella camera da letto, già occupata da un Castiel addormentato. E gloriosamente nudo.
Dean ghignò ingolosito e gettò i suoi vestiti sulla poltroncina, scivolando sotto le coperte in boxer e prendendosi tra le braccia il compagno.
-Dean?- biascicò Castiel, quando lui gli posò un bacio sulle labbra piene. Era caldo e morbido, e con gli occhi lucidi di sonno appena socchiusi.
-No, sono l’amante.- sussurrò, risalendo a succhiargli dolcemente un lobo. Rise quando il compagno gettò la testa indietro, offrendosi a lui, e agganciò una coscia al suo bacino.
-Mr. Gennaio,- sospirò, baciandogli morbidamente la mascella -Sbrigati, prima che torni lui.-
Dean lo guardò per un istante, scendendo poi a baciarlo con trasporto.
-Che ci trovi pure, non rinuncio a te.-
Castiel sospirò ancora, lasciandosi andare sotto di lui e Dean strusciò i fianchi contro i suoi, gemendo sottilmente. Riprese a baciarlo, scivolando con le labbra sulla curva candida del corpo, attardandosi sulla fossetta delle clavicole e scendendo ancora per catturare uno dei capezzoli e titillarlo con la lingua.
-Mh...- ansimò Castiel e Dean succhiò un po’ più forte, spingendo l’erezione contro la sua, accarezzandogli le natiche a pieni palmi.
-Cas...- sospirò, risalendo a baciarlo... e trovandolo addormentato.
Castiel stava dormendo. E russando.
Era un ronzio basso e sottile, ma era decisamente un russare, di questo lui non ne aveva alcun dubbio.
Dean sbatté le palpebre, preso in contropiede, e aprì la bocca più volte, incapace di articolare qualcosa.
-Cas?- tentò alla fine, ma quello continuò a rimanere ad occhi chiusi, rilassato e completamente sordo alla sua voce e ai suoi desideri.
Il vigile del fuoco rotolò via dal suo compagno e si lasciò ricadere sulla schiena con un sospirò deluso. Si risistemò i boxer, ignorando l’erezione che ancora premeva all’interno e si voltò su un fianco, guardando l’altro dormire pacifico.
Non era colpa sua - erano stanchi e Castiel non aveva dormito la notte prima - eppure si sentiva come se avesse sbagliato qualcosa, come se fosse lui la causa per cui Cas si era addormentato.
Merda, gemette tra sé quando si rese conto che l’erezione non accennava a scemare, vista la settimana di astinenza appena passata. Motivo in più per non addormentarsi, cazzo.
Si accarezzò distrattamente da sopra l’intimo e prese un respiro profondo, lanciando poi uno sguardo sconsolato al proprio pacco.
-Niente da fare, amico, torna a dormire.- sussurrò, ritornando infine a guardare mestamente il soffitto.

***

La mattina dopo, il risveglio di Castiel fu molto più lento del solito. Prese un respiro profondo e rotolò verso il centro del letto, scontrandosi solo con il freddo di un lato vuoto da tempo. Alzò la testa dal cuscino, sbattendo le palpebre rapidamente per contrastare la luce che trapelava dalle tende, e si guardò poi attorno in cerca della presenza dell’altro.
Non proveniva alcun suono dal bagno attiguo né dal piano di sotto; ed era risaputo che Dean non fosse esattamente un tipo silenzioso. Così Castiel abbandonò il calore delle lenzuola, s’infilò un paio di pantaloni di una tuta - di Dean - e uscì dalla stanza in cerca del suo compagno.
Non lo trovò, ma c’era un biglietto poggiato sul tavolo in cucina. Ho dovuto coprire il turno delle sei, diceva. Ci vediamo stasera, aggiungeva la scrittura frettolosa di Dean.
E questo era perché avrebbero dovuto passare più tempo insieme, eh? Ci stavano proprio riuscendo.
Castiel sospirò gettando il foglio accartocciato nella pattumiera e si preparò per andare all’università.
Fu solo durante il viaggio in metropolitana che si ricordò di un piccolo particolare: la sera prima Dean lo aveva svegliato. Rammentava la sua voce e il tocco delle sue mani, ricordava di aver mugolato, di essersi affidato a lui e poi... e poi basta, il buio completo.
-Problemi in Paradiso?- lo richiamò una voce familiare e Castiel incrociò lo sguardo di Anna, tornando con la testa nel suo studio. Fissò la superficie nera del suo caffè, gentilmente offerto a lui e all’amica da Balthazar, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a visualizzare la strada che aveva fatto dalla stazione della metro a lì - un’altra cosa che non ricordava. La sua testa era da tutt’altra parte, in quei giorni.
-E che problemi potrebbero mai avere quei due? Sono schifosamente felici.- intervenne quest’ultimo, seduto sul divanetto addossato al muro.
Castiel fece un sorriso mesto e strinse il suo bicchierone. -Non tutto quello che luccica è oro, Balthazar.- disse, prima di portarselo alla bocca.
I due amici inarcarono un sopracciglio, scambiandosi uno sguardo sorpreso prima di tornare su di lui.
-Avete litigato?- domandò cautamente Anna, appoggiandosi alla scrivania, con i pantaloni del tailleur che le fasciavano dolcemente le cosce; era evidente quando improbabile le sembrasse quell’ipotesi.
In effetti lui e Dean non litigavano mai, qualunque fosse la causa, e anche questa volta Castiel sapeva che non l’avevano fatto - discusso, al massimo - ma ciò non toglieva che continuasse a sentire quello spiacevole gelo penetrargli nelle ossa al ricordo delle ultime settimane trascorse. Più che rabbia e recriminazioni, tra loro sembrava essersi spenta la fiamma della passione, sotto l’incessante soffio della monotonia. Era raggelante.
-Non esattamente.- ammise, stringendo le labbra in una sottile linea pallida. -Ma sembra quasi che... non lo so. Non capisco. Ci vediamo a malapena e parliamo anche meno.- terminò in un bisbiglio, incurvando le spalle ancora di più e guardandosi mestamente le mani intrecciate sul grembo.
Anna gli fece una carezza discreta tra i capelli, con un sorriso intenerito ad arricciarle le labbra. -Oh tesoro, non è grave.- disse, muovendo piano le dita -È solo un periodo stressante, è normale che ne sentiate entrambi il peso.-
-Stanotte mi sono addormentato mentre facevamo l’amore.- confessò lui, interrompendola. -Neanche i miei genitori si addormentano. Anzi, sono sicuro che al momento ne fanno più di me e Dean, e sono i miei genitori.- continuò in un mormorio sempre più demoralizzato.
Anna rise brevemente e Castiel si lasciò andare a uno sbuffo divertito, decidendo finalmente di rialzare lo sguardo. Lei gli fece un sorriso incoraggiante, lasciandogli un’ultima carezza sulla guancia. -Non è grave, Cassie.- lo rassicurò lei, prima di voltarsi in cerca dell’altro. -Vero, Balthazar?-
-Nulla che non si possa sistemare.- sorrise brevemente quest’ultimo, accantonando qualunque pensiero l’avesse tenuto zitto fino a quel momento.
Ben presto, Castiel si pentì di aver pensato che fosse stato un bene.

***

Due giorni dopo, Dean si chiese perché non avesse spinto Balthazar giù dalle scale la prima volta che l’aveva incontrato e non trovò una risposta. Forse, se quel giorno l’avesse fatto, nulla di tutto quello sarebbe successo e lui e Castiel non avrebbero passato quell’Inferno.
E, soprattutto, non avrebbero mai conosciuto Gabriel.
Si stavano rilassando sul divano, finalmente insieme, facendo dell’inutile zapping alla tv per riempire il tempo prima di cena - prima del sesso, secondo la sua idea della serata - quando qualcuno bussò al campanello.
Andò Castiel ad aprire e quando, nell’arco di cinque minuti non lo vide tornare, Dean si alzò per raggiungerlo, sentendo un incessante fiume di parole investire il suo compagno.
-Ah, e tu sei Dean Winchester!- lo accolse un tipo biondiccio e basso, con due occhietti maliziosi e un ghigno che il vigile del fuoco scoprì essere stampato a fuoco su quella faccia.
-E tu chi diavolo sei?- domandò lui, lanciando uno sguardo interrogativo al compagno, che si stringeva la radice del naso tra le dita.
-Gabriel. Sono della produzione.- si presentò quello, urlano poi a una frotta di gente di entrare e sistemare le luci. Ma che diavolo… ?
-Ehi! Nessuno entrerà in questa casa, chiaro?- urlò Dean parandosi a difesa della sua abitazione. Il tipo inarcò un sopracciglio, evidentemente divertito, ma acconsentì con un cenno della testa.
-Va bene. Che ne dite se ne parliamo dentro con calma?- propose quindi, e Castiel lo fece passare. Dean allargò le braccia, guardandolo con la faccia che diceva chiaramente Che diavolo stai facendo? e quello scrollò le spalle, invitando l’uomo ad accomodarsi in cucina.
-Vuole del caffè?- chiese il professore e l’ospite annuì, accavallando le gambe.
-Intanto, cosa volete sapere?-
-Sei produttore di cosa?- cominciò Dean, accomodandosi al contrario su una sedia, mentre Castiel, armeggiava dietro le sue spalle.
-Di Wife Swap.- 1 disse Gabriel -Il reality show.- specificò, quando vide la sua espressione non cambiare di una virgola e, anzi, magari corrucciarsi ancora di più.
-Ma noi non ci siamo iscritti.- rispose lui, molto lentamente, come se stesse cercando di ricordare se avessero potuto farlo da sbronzi. Lui avrebbe potuto, era una stronzata così tanto da lui ubriaco, che non si sarebbe meravigliato se fosse stato davvero così; ma quello era il vecchio lui, il Dean pre-Castiel. Era un’altra persona adesso, sotto quel punto di vista.
-Vero. Ma lo ha fatto...- Gabriel tirò fuori un foglio dalla tasca della giacca e lo fece scivolare sul tavolo fin sotto al suo naso. -Balthazar.-
-Balt... io lo ammazzo.- decretò Dean, passandosi una mano sulla bocca con frustrazione, leggendo con i suoi occhi la domanda di iscrizione.
-Come preferisci, ma vedi di farlo dopo la fine del programma o sarà un problema.- rispose quello distrattamente, accettando la tazza di caffè che l’altro gli versò. Dean inarcò un sopracciglio.
-Noi non parteciperemo.- decretò.
-Ma una coppia gay fa ascolto!-
-Una... cosa? Noi non siamo...- cominciò, incontrando lo sguardo divertito di Castiel, che gli passò la sua tazza di caffè, e riprovando: -Io non sono gay!-
Gabriel inarcò un sopracciglio scettico, guardando prima l’uno e poi l’altro, e Dean si agitò in imbarazzo.
-Lui è l'unico.- specificò il vigile del fuoco arrossendo vistosamente e tentando di rifuggire gli sguardi di entrambi. Riuscì comunque a vedere Castiel sorridere, quando questi gli prese il viso con gentilezza e lo baciò.
Dean chiuse immediatamente gli occhi, rapito dal contatto, e si rilassò appena, godendosi quel paio di labbra morbide contro le sue, almeno fino a quando non sentì la fastidiosa voce del produttore dire:
-Ow, il vero amore, fantastico! Faremo ascolti da record.-
A quel punto, aprì gli occhi per guardarlo male.
-Senta, non credo siamo la coppia più adatta al suo show, davvero.- intervenne il suo angelo, dandogli manforte, ma Gabriel lo interruppe guardandolo come se lo credesse pazzo.
-Scherzate?- domandò, sgranando gli occhi. -Un vigile del fuoco etero che trova l'amore in un delizioso professorino gay? Ragazzi, arrapate me, figurarsi un'orda di casalinghe sessualmente frustrate!- Gabriel ghignò soddisfatto - Dean non sapeva se alla sua smorfia disgustata o all'ipotesi di guadagno - e aggiunse -Siete oro colato per me.-
Però Dean e Castiel continuarono a guardarlo scettici e il produttore sospirò, tornando serio per un momento, intrecciando le dita davanti al viso, come uno di quei mafiosi che si vedevano nei film alla televisione - Dean si aspettava quasi di sentirlo parlare con accento italo-americano.
-Sentite, è comunque un ingaggio e come tale è ben pagato. Molto ben pagato.- specificò, sorridendo sottilmente quando nei loro occhi passò un guizzo d’interesse.
Non che gli mancassero soldi o avessero problemi economici, ma avere un gruzzoletto da parte per le emergenze avrebbe fatto comodo, senza contare quella vacanza che sognavano di fare da mesi e che stavano posticipando a tempi più propizi. Qualche soldino in più avrebbe fatto decisamente comodo.
Dean si scambiò uno sguardo con Castiel e questi prese un sorso di caffè, ponderando la risposta più adatta.
-Vorremmo parlarne prima con il nostro avvocato.- asserì, e Gabriel seppe di aver vinto.

***

Sam aveva letto e riletto il contratto più volte, glielo aveva spiegato - più volte a Dean - e alla fine aveva assistito alla firma e alla stretta di mano che ne era seguita con la produzione - composta da Gabriel e da quella che avevano scoperto essere sua moglie, Kalì.
Quella stessa sera, Dean gli aveva sussurrato che adesso capiva il perché di quello show e lui aveva riso, baciandolo, scivolando poi su di lui per fare l’amore.
Ora, davanti quella che sarebbe stata casa sua per la seguente settimana, Castiel chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, usando quel ricordo per farsi forza.
Solo una settimana e tutto quello sarebbe finito. Potevano farcela.
Un leggero vento smosse il suo trench e lui lanciò un’occhiata al cameraman - il cui compito era seguirlo costantemente durante quell’avventura - prima di bussare al campanello.
Gli venne ad aprire un uomo sui trent’anni, forse più giovane, bassottino, con corti capelli ricci e annacquati occhi azzurri.
-Ciao, io sono Castiel Novak.- si presentò lui tendendogli la mano.
-Chuck.- rispose quello, stringendogliela. -Chuck Shurley. Ma puoi chiamarmi Chuck. Ovviamente.- aggiunse, nervoso come uno studente impreparato a un esame a sorpresa. Castiel sorrise, rendendosi conto di non essere l’unico a non trovarsi a suo agio in quella situazione.
-Cerchiamo di sopravvivere, okay?- sussurrò facendogli l’occhiolino complice e Chuck annuì con un sorriso ancora un po’ teso.

***

-E con questo, abbiamo finito il tour della casa.- disse Dean fermandosi al centro del soggiorno, da cui erano partiti. La giovane ragazza con lui annuì con forza, guardandosi attorno elettrizzata. Era minuta, sia di statura che di fisico, i capelli lisci e biondi le ricadevano appena sulle spalle, e vestiva in maniera castigata. Decisamente, non era il tipo di ragazza con cui era abituato a trattare lui - ma questo forse era un bene, perché Castiel era lontano e lui già ne sentiva la mancanza, dannazione.
-Okay, credo di aver capito tutto, grazie Dean.- sorrise lei, incedendo poi a passo spedito verso la cucina.
-Prego... Becky.- rispose lui, sperando di essersi ricordato il nome esatto. Non era bravo con quelli, no, decisamente. La raggiunse quando la vide svuotare le due buste di carte con cui era arrivata - e lanciò un’occhiata infastidita al cameraman che zoomò su di lui appena varcò la soglia.
-Vuoi una mano?- offrì ritornando con gli occhi su di lei, perché sua madre gli aveva insegnato a essere sempre gentile e galante - cosa che lo aveva aiutato spesso a infilarsi tra un paio di cosce affusolate, in effetti.
-Oh, no, non c’è problema. Sono più efficiente quando faccio tutto da sola.- rispose quella, cominciando a sistemare una serie di articoli alimentari in giro per la cucina. Dean vide un po’ troppa verdura per i suoi gusti e sperò di starsi sbagliando alla grande - ma qualcosa gli diceva che invece era proprio come sospettava. -Sai, Chuck non è molto bravo a prendersi cura di se stesso, quindi sono abituata a lavorare in solitaria.- riprese a parlare la ragazza sistemando una nuova busta di pane nell’apposito cestino.
-Chuck è tuo marito, giusto?- domandò lui, sempre per quella cosa della cortesia - oh, sua madre sarebbe stato così fiero di lui.
-Sì!- trillò lei, voltandosi di scatto e mostrandogli l’anellino d’oro che le fasciava l’anulare sinistro. Era decisamente modesto, ma lei sembrava portarlo come se fosse il più bello che fosse mai stato fabbricato. Sorrise.
-Sposini freschi, eh?- indovinò e lei annuì. -Perché sei qui, allora?- non riuscì a trattenersi dal chiedere e lei si guardò la mano ingioiellata con affetto.
-Chuck è uno scrittore.- spiegò lei. A-ah, pensò invece Dean, già conscio di come sarebbe continuato il discorso. -È davvero brillante, ma non è un buon periodo e... non voglio che smetta di scrivere.-
-Sei una sua fan.- constatò.
-La prima.- ribatté lei con orgoglio.
Dean non disse altro, lasciando che Becky finisse di sistemare i vari prodotti in silenzio.

***

Primo giorno.

Castiel scoprì che Chuck era uno scrittore l’istante in cui mise piede in soggiorno. La stanza era ingombra di libri e fogli sparsi un po’ dovunque, mentre sulla scrivania capeggiava un laptop acceso - perfino il tecnico della macchina da presa fischiò per la sorpresa - ma nonostante l’aria sciatta, era pulita fino all’ultimo angolino. Scoprì ben presto che il disordine era il piccolo tempio di Chuck, l’unico nel quale riuscisse a concentrarsi e a scrivere.
Lo scoprì a sue spese quando, dopo aver rassettato la stanza, uscì per fare la spesa. Quando tornò per poco non inciampò in un libro abbandonato al centro del piccolo disimpegno. E ovviamente il soggiorno - lì dove Chuck scriveva - era di nuovo nell’esatte condizioni in cui verteva prima che lui lo riassettasse.
Castiel sospirò, sentendosi inutile, e andò in cucina a preparare la cena.

***

-Dean?- Becky comparve in attimo dopo nel suo campo visivo e Dean le sorrise cordiale, seduto sul divano a guardare il telegiornale.
Il cipiglio di Becky s’intensificò e un attimo dopo Dean si ritrovò minacciato da un tubetto di dentifricio. Un tubetto di dentifricio usato, per giunta.
-Ti sembra questo il modo di usarlo?- sbottò Becky agitandogli l’oggetto sotto il naso.
-Uhm... cosa?- disse lui, non capendo quale fosse il problema. La ragazza roteò gli occhi e glielo spinse quasi contro il viso.
-Il dentifricio si spreme dal basso verso l’alto, non dal centro, non così!- spiegò, prima di voltarsi e tornarsene da dovunque fosse venuta - il cameraman invece rimase lì a zoomare un suo primo piano.
Dean ammiccò un paio di volte e poi si alzò, dirigendosi verso il frigorifero.
Aveva bisogno di una birra.

***

Terzo giorno.

-Uhm.- disse Chuck, mandando giù il boccone di arrosto e, subito dopo, un bicchiere d’acqua. Castiel lo guardò incuriosito mentre quello diventava leggermente rosso e tossiva nel tovagliolo.
-Tutto bene?- domandò, il professore, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
-Uhm, sì.- gracchiò lo scrittore, sorridendogli grato. Prese qualche respiro profondo e un altro sorso d’acqua, prontamente offertogli da Castiel. -Non sono abituato al piccante.- spiegò con un sorrisino imbarazzato, rifuggendo sia lui che l’obbiettivo.
Castiel chiuse gli occhi, pensando che Dean lo avrebbe adorato, invece.

***

-Sono a casa.- urlò Dean, chiudendosi la porta alle spalle. -Becky, vieni, dai.- aggiunse, dirigendosi direttamente in soggiorno con il sacchetto del fast food. Era giovedì, il che significava tre cose nella vita di Dean: Doctor Sexy M.D., hamburger e sesso. Ma visto che Castiel era irreperibile, lo era di conseguenza anche il sesso, quindi Dean era intenzionato a godersi il suo telefilm preferito, mangiando il suo cibo preferito. E che tutto il resto se ne andasse al diavolo.
-Dai, Becky, si fa freddo!- urlò, aprendo la busta e inalando a pieni polmoni l’odore di carne e bacon. Il Paradiso.
-Che cosa... Dean, cos’è quello?- disse Becky occhieggiando vagamente disgustata il sacchetto. Dean ebbe l’istinto di proteggerlo con il suo corpo.
-Oggi è giovedì.- spiegò -Il giovedì si mangia hamburger.-
Becky inarcò un sopracciglio e il cameraman sghignazzò silenziosamente - Dean ebbe l’impulso di tirargli una scarpa; l’istante dopo la busta gli venne sfilata da le mani e guardò impotente mentre la sua coinquilina si dirigeva in cucina e la gettava nella spazzatura. Insieme al suo cuore.
-Tu morirai giovane, se non ti dai una regolata.- decretò Becky, passandogli poi un vassoio pieno di verdure cotte e anemiche - che depressione. Cos’era, malato?
Almeno non pretese che si spostassero al tavolo e, anzi, si accomodò con lui, accendendo la tv.
-Cosa guardiamo?- chiese con sospetto, tagliando un pezzetto della carne di contorno - sì, era il contorno, viste le proporzioni.
-Doctor Sexy.- rispose lei, addentando poi un rondellina di carota. -E non osare parlare, chiaro?- ordinò poi, minacciandolo con la forchetta.
Dean si morse il sorriso che stava per allarglisi sul viso e si portò un pezzetto di carne alla bocca, mentre cominciava il riassunto delle puntate precedenti.
Masticò di buona lena, già gustandosi il sapore pieno che gli sarebbe dovuto esplodere in bocca e ritrovandosi invece ad assaporare carne al sapore di... niente. Era completamente insipida.
Chiuse gli occhi, sognando uno dei manicaretti di Castiel.

***

Quinto giorno.

Quel sabato, come ormai tutti i giorni della settimana appena trascorsa, al suo risveglio Castiel venne aggredito dal rosa. Dormiva nella piccola cameretta accanto a quella matrimoniale dei padroni di casa, al momento occupata solo da un russante - sul serio, cos’era, un orso in incognito? - Chuck. Apparentemente, sua moglie doveva aver deciso che un bel giorno avrebbero avuto una femminuccia, perché l’intera stanza - dai muri alle tende, dal tappeto ai mobili - era tutta in diverse sfumature di rosa.
Con un verso inconsulto, Castiel si affossò nella federa del cuscino - una federa fuxia.
A casa, il sabato voleva dire tante cose. Riposo, innanzitutto, perché era il giorno libero suo e di Dean, e avevano fatto i salti mortali per ottenere entrambi proprio quello. Poi sesso - sesso mattutino stratosferico, avrebbe potuto aggiungere - che faceva, già di suo, seguito a dell’ottimo sesso notturno. E, infine, pancake.
Il sabato era il giorno dei pancake. Solitamente lui si infilava sotto la doccia mentre Dean scendeva al piano di sotto per prepararglieli, oppure si svegliava con il profumo dei pancake già nell’aria ed il compagno finiva per portargli la colazione a letto, che consumavano tra un bacio ed una palpatina - e magari anche qualcosa di più.
Quella mattina, invece, Castiel si svegliò attorcigliato in quelle lenzuola dal colore improponibile e, quando scese da basso, trovò Chuck addormentato sul sofà - un rivoletto di saliva che colava dalla bocca aperta ed il laptop ancora sulle ginocchia -, il soggiorno sommerso da fogli di bozze, e la cucina - una cucina che non era la sua - deserta.
È l’ultimo giorno, ricordò a se stesso, resisti solo un altro po’. Castiel voleva davvero tanto tornare a casa.

***

Dean stava facendo un sogno caldo, un sogno caldo e decisamente molto bagnato, in cui una testolina di arruffati capelli castani scendeva tra le sue gambe a fare cose meravigliose. Mugolò nel sonno e mosse appena i fianchi e... cadde a terra di schianto con un tonfo sordo.
Grugnì esasperato, aggrappandosi con una mano alla pelle nera del divano per tirarsi su. Essendo lui un gentiluomo - cominciava a non essere più tanto felice delle buone maniere insegnategli da sua madre - e non avendo una camera per gli ospiti, aveva ceduta a Becky il suo letto, finendo per passare l’intera settimana sul divano. E lui adorava il suo divano, davvero, gli voleva bene, lui e Cas ci avevano scopato, parlato, accolto ospiti e coccolato l’altro infinite volte, ma rivoleva il suo letto, Cristo. E soprattutto rivoleva il suo angelo.
Si mise in piedi, sbrigò i suoi bisogni nel bagnetto su quel piano, e decise di fingere che Castiel fosse ancora addormentato nella loro camera da letto. Un quarto d’ora dopo, quando Becky scese in cucina, lo trovò intento a spadellare la prima impastata di pancake.
-Buong… Dean, cosa fai in cucina?- esclamò lei.
Preparo i pancake per Cas, pensò. -Non senti il profumo?- disse invece, rivolgendole un mezzo sorriso. -Non rischio di morire giovane per dei pancake fatti in casa, vero?-
Piacevolmente stupita, la ragazza iniziò ad apparecchiare la tavola per aiutarlo. -Cucini sempre tu, la mattina?- gli domandò.
-In realtà, Cas ed io facciamo a turno, a seconda degli orari di lavoro. Ma il sabato faccio sempre io.- rispose distrattamente. Becky, invece, non gli aveva permesso di mettere piede in cucina - la sua cucina, cazzo, sua e di Cas - per tutta la settimana.
-Oh, è una cosa così carina!- sospirò con gli occhi luccicanti. A Dean quello sguardo faceva davvero paura; Becky aveva un’adorazione nemmeno troppo nascosta per tutte le loro foto sparse per la casa e, soprattutto, per suo fratello Sammy, che aveva fatto il grave errore di passare a trovarli due giorni prima. La reazione di Becky alla sua sola vista era stata... inquietante, davvero. Aveva anche detto che li avrebbe presi come modelli per una delle sue fan fiction. Dean non voleva proprio sapere di che diavolo parlasse. E soprattutto non vedeva l’ora che se la riprendessero e gli restituissero il suo Cas.

***

L’ultimo giorno, Castiel si svegliò con un sorriso sulle labbra e la promessa di poter dormire finalmente nel suo letto, tra le braccia del suo uomo. Non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare e rilassarsi con lui nella loro casa, da soli, senza estranei che li infastidissero.
E a tal proposito, Castiel si ripromise di uccidere Balthazar appena avesse fatto il pieno di Dean. Che fosse un impiccione indisponente gli stava bene, che li disturbasse nei momenti meno opportuni - durante il sesso, il più delle volte - per stronzate era sopportabile, ma che osasse dividerli era inconcepibile e gliel’avrebbe fatta pagare cara, amici d’infanzia o meno.
Con questi pensieri, Castiel scese al piano di sotto, sbrigò le ultime faccende - preparò la colazione, fece i bagagli e aiutò Chuck a prepararsi adeguatamente - era assurdo come si perdesse in un bicchiere d’acqua quando era nervoso - e si avviarono con l’automobile degli Shurley agli studios. Qui li accolse Gabriel, con quel suo sogghigno onnipresente, che li fece accomodare in un salottino continuando a cianciare ininterrottamente su quanto fossero stati perfetti in quella settimana.
Dieci minuti dopo, da quella stessa porta, entrarono Becky e Dean, e Castiel non vide né sentì più nessuno.
Senza neanche pensarci, si alzò dal divanetto su cui era accomodato e colmò in due falcate la distanza dal compagno, afferrandolo per il bavero della giacca di denim e schiacciando le labbra sulle sue.
-Mpfh!- fece Dean, colto alla sprovvista. Il disorientamento durò però meno di un secondo, poi Dean schiuse la bocca e lo ricambiò con la stessa, fervente passione, circondandogli la vita con le braccia e stringendoselo addosso più che poté.
Ci fu uno squittio - di Becky? - e l’ordine di riprendere tutto - Kalì? - poi la voce di Gabriel li richiamò alla realtà con una sonora risata.
-Okay, piccioncini, se tornate da noi possiamo concludere e potete andare a fare sesso.- disse. Dean brontolò, ma si separò dalle sue labbra dopo un ultimo morsetto e uno sguardo così intenso da fargli rotolare un piacevole brivido anticipatorio lungo tutta la schiena. Tornarono insieme al divanetto e ci si accomodarono appiccicati - e soprattutto continuarono a palparsi. Forse Sam aveva ragione, Dean lo stava trasformando in un pervertito.
-Allora, avete passato una settimana gli uni nella famiglia degli altri,- cominciò Kalì, rivolgendosi prima agli uni e poi agli altri -Due coppie decisamente diverse sia per orientamento sessuale che per abitudini. Dean e Castiel sono due lavoratori abituati a dividersi i compiti in casa, mentre Becky è abituata a occuparsi da sola di tutto, Chuck compreso.- Fece una pausa, vagando con lo sguardo su di loro, dritta e composta nella sua poltroncina. Gabriel le fece l’occhiolino quando incontrò i suoi occhi, ma lei lo ignorò, ricominciando a parlare. -Avete passato una settimana nelle scarpe degli altri, cosa avete imparato? E qual è il consiglio che volete dare ai vostri compagni di avventura?- domandò, austera ma sempre bellissima. -Comincia tu, Castiel.-
-Uhm,- disse lui, inclinando la testa di lato e vedendo con la coda dell’occhio Dean sorridere con affetto per quella sua buffa abitudine. -Beh, prima di tutto, credo che non mi lamenterò mai più del disordine di Dean.- ridacchiò,facendo ridere bonariamente gli altri, ma beccandosi uno sbuffo e una spintarella bonaria dal suddetto disordinato. -E poi... beh, ho una sola cosa da dire a Becky: forse dovresti diminuire il rosa nell’arredamento, non credi? Dopotutto è anche casa di Chuck.-
La ragazza sospirò, mugolando poi qualcosa come -Se è un gay a dirmelo, forse ho davvero esagerato.- che fece ridere un po’ tutti.
Poi passarono a parlare di altro, Dean ammise che non gli era mai mancato così tanto di prendersi cura della sua casa come in quella settimana e guadagnandosi così un bacio da Castiel - a cui Becky reagì con un nuovo squittio e un farfugliare confuso verso Chuck, che però lo mise apertamente a disagio.
Castiel consigliò un trita carte per Chuck e Becky una bilancia per Dean - che se ne sentì offeso, orgoglioso com’era del suo fisico. Castiel non poté essere più d’accordo, dopo il tempo indecentemente lungo in cui aveva sbavato su quegli addominali, ma annuì e ringraziò per il consiglio.
-E diminuire il sale, ne usa davvero troppo.- aggiunse la ragazza in ultimo. Il professore annuì ancora, divertito dal broncio infantile del proprio compagno, e lanciò un’occhiata allo scrittore.
-Io invece ti consiglio di provare a usare qualche spezia in più, in cucina. Non sai quanto può essere... interessante.- disse, ammiccando al proprio compagno, che ghignò, consapevole a cosa stesse alludendo.
Per la terza volta, Becky squittì - e Castiel si corrucciò, perché non capiva cosa c’era da squittire, si erano guardati. Dean sbuffò una risata e scosse la testa, come a dire “Lascia perdere”.
Alla fine, dopo un centinaio di strette di mano, firme di liberatorie e consegna degli assegni, finalmente furono liberi di andare.
Gabriel non aveva ancora finito di parlare, che Dean urlò -Bene, addio!- e fuggì via, trascinandosi Castiel per un polso.
-Dean?- lo richiamò lui, cercando di tenere il suo passo e il vigile del fuoco aumentò l’andatura, facendolo caracollare. Attraversarono il parcheggio, con il vento gelido che gli sferzava la faccia, ma non si fermarono fino a quando non furono davanti l’Impala, contro la quale Dean lo sbatté prima di assaltargli la bocca.
-Tu. In macchina. Sesso. Adesso.- ordinò e Castiel sentì il respiro impigliarglisi in gola per l’anticipazione.
-Se non ti sposti, non posso muovermi.- gli disse, poggiandogli però le mani sui fianchi e strusciando appena il bacino contro il suo, guardandolo da sotto in su. Dean ringhiò, mordendogli le labbra e strattonandolo all’indietro con lui, così da poter aprire lo sportello.
Castiel scivolò al suo interno, sui sedili posteriori, fino a ritrovarsi con le spalle contro l’altro sportello, e Dean lo seguì, gattonando su di lui, fino a catturargli le labbra con le sue, in un bacio possessivo.
-Mmmh...- mugolò il professore, sciogliendosi sotto la sua lingua, e il vigile del fuoco ghignò, mordicchiandogli la bocca. Scese sul suo collo, liberando i bottoni della camicia dalle asole e spingendogliela giù dalle spalle, stringendogli le cosce attorno ai fianchi come poteva dato lo spazio angusto. Castiel trattenne il fiato quando sentì le mani del compagno raggiungere la fibbia della sua cintura e slacciarla con rapidità; lo rilasciò in un gemito bollente contro la sua conchiglia, attaccando con desiderio crescente i suoi jeans, per poi affondare con le dita nel nido bollente di riccioli. Dean ansimò, avventandosi sulla sua bocca e si spinse nel suo pugno quando lo strinse, facendosi poi strada verso la sua erezione per ricreare su di essa ogni più piccola carezza.
Castiel gettò la testa indietro e il vigile del fuoco ne approfittò per mordere e succhiare porzioni di collo sempre maggiori, graffiando con i denti e lenendo con la lingua, risalendo verso l’orecchio.
-Scopami.- sussurrò, soffiando fiato bollente sulla pelle umida e martoriata, e Castiel si voltò, ricorrendo le sue labbra e mordendole con ferocia, mentre con le mani lo spingeva a tirarsi su quel minimo necessario per abbassargli jeans e boxer.
-Voltati.- gli ordinò, premendogli la mano su un’anca perché seguisse il movimento e si accomodasse sul suo grembo, schiena contro petto. Dean voltò il viso oltre la sua spalla, in cerca della sua bocca e si strusciò sul suo bacino, guidandogli l’erezione nel solco delle natiche e contro la sua apertura, guardandolo sempre insistentemente negli occhi.
Bastardo.
Con un ringhiò gutturale, lo spinse contro lo schienale del sedile di fronte e gli spalancò le natiche, penetrandolo solo con l’aiuto di un po’ di saliva - non avevano tempo e, soprattutto, lui non aveva più pazienza.
-Cazzo, sì!- ansimò Dean, abbassandosi sulla sua erezione e crollando con la testa sulla sua spalla, ansimando a occhi chiusi. Castiel gli circondò la vita con le braccia e lo strinse, baciandogli la giugulare che pulsava sotto le sue labbra. Mosse appena i fianchi, sentendo i muscoli del compagno stringerglisi attorno, mozzandogli il respiro, e ansimò, ripetendo il gesto ancora e ancora, fino a quando non fu lo stesso Dean , liberatosi dalla sua stretta, a muoversi sul suo bacino, facendolo affondare nel suo calore con movimenti secchi, carichi di bramosia.
-Dean...- gemette lui, baciando e mordendo la carne della nuca, e il compagno puntò i piedi sul tappetino e dondolò con più forza e più rapidità, strattonandogli la testa in avanti, verso la sua bocca, affogando tra le sue labbra il piacere che salì rapidamente dalle sue viscere. Dean gli afferrò una mano che stringeva il suo fianco e se la portò tra le gambe, masturbandosi con entrambe, stringendo le dita di Castiel tra le sue quando venne, tendendosi nel suo abbraccio.
Castiel si morse le labbra, strizzando gli occhi, cercando di tenere sotto controllo l’orgasmo ormai a un passo da lui, e aiutò l’altro a sfilarsi - l’erezione gli rimbalzò sull’addome, gonfia e arrossata - e a voltarsi tra le sue braccia.
Dean lo baciò, caldo, morbido e assolutamente fantastico, invadendogli la bocca con placida soddisfazione, e Castiel sospirò deliziato - non c’era niente di più bello di un Dean sessualmente soddisfatto tra le braccia, davvero.
Rettificò, però, quando sentì una mano stringendo e accarezzarlo a ritmo sostenuto: quello era meglio. Sentire le carezze concentrarsi sulla punta congestionata, sul taglio e le piegoline appena sotto il glande era fantastico ed era quello di cui aveva bisogno.
Non ci volle molto perché l’orgasmo montasse di nuovo ferocemente, raggiungendo il limite ed esplodendo tra le dita del compagno, mentre Castiel stringeva spasmodicamente le sue braccia, accarezzandogli con possessività le cosce nude, baciandolo con trasporto.
Crollò con la testa sulla sua spalla, continuando a tenere le mani sui suoi fianchi, e tentò di riprendere fiato e coscienza di sé - difficile, molto difficile quando c’era Dean.
Fu la risata di quest’ultimo a richiamarlo alla realtà, facendogli alzare il viso dal suo collo per cercare a occhi chiusi le sue labbra.
-Tutto okay?- gli chiese il compagno, abbandonando la sua bocca, e lui annuì con un sorriso ebete sulle labbra. Andava tutto a meraviglia, adesso. -Non stai mica per addormentarti, vero?- domandò ancora l’altro e lui, finalmente, aprì gli occhi, aggrottando le sopracciglia.
-No, Dean, ce la faccio a restare sveglio.- sospirò, posandogli l’ennesimo bacio a fior di labbra. Si corrucciò però quando quello sgusciò via dal suo abbraccio e si rivestì - con un po’ di contorsionismo, visto il poco spazio a disposizione.
-Niente coccole?- provò e Dean gli rivolse un’occhiataccia.
-A casa.- concesse poi, passando, con non qualche difficoltà, sul sedile del guidatore e ripulendo il parabrezza dalla condensa. Castiel sorrise, tirandosi su intimo e pantaloni scivolati a metà sedere - ma senza appuntarseli - e raggiungendo il sedile del passeggero. Scoppiò a ridere quando, accendendo il motore, Dean specificò:
-Dopo aver ribattezzato tutta casa.- poi si voltò a gettargli un'occhiata, rimanendo bloccato per qualche secondo. -Uh, resti così?-
-Ho caldo.- ammise Castiel.
-Uhm... Bentornato, Angelo.- mugolò il compagno, allungandosi a baciarlo fuggevolmente sulle labbra, prima d'ingranare la prima.

Fine.

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1 Punto Omega

pairing: dean/castiel, world: supernatural, slash

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