[Supernatural] Love is blind. And sometimes, it's an egg

Sep 22, 2011 10:42

Titolo: Love is blind. And sometimes it’s an egg
Autore: koorime_yu
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel (Destiel ♥), Sam Winchester, Balthazar
Rating: Pg13 (per linguaggio volgare)
Charapter: 1/1
Beta: hikaruryu l’ha letta in anteprima ♥
Words: 5211 (fiumidiparole)
Genere: Commedia, Romantico, Introspettivo, Avventura (?)
Warning: Slash, Eggpreg (sì, c’è un uovo. No, nessun essere umano espellerà quell’uovo), Maltrattamento di Winchester
Summary: Castiel ricompare dopo un mese e prega Dean di proteggere... un uovo.
Note: Sequel di Love is blind. And sometimes it’s a bitch ed Again. Giuro che non avevo mai pensato di continuarla così, ma praticamente la storia ha preteso spazio e forma, quindi... beh, spero vi piaccia nonostante le premesse non proprio invitanti ♥

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*

Quando Cas comparve davanti a lui, quel sabato mattina, Dean non lo vedeva da un mese o poco meno, così inarcò le sopracciglia e semplicemente lo guardò, semidisteso contro la testata del letto.
-Ah, ma allora sei vivo.- ironizzò con un sorrisetto. Sentendolo parlare da solo, la testa di Sam sbucò dal bagno giusto in tempo per vedere l’angelo avanzare di due falcate e rifilare tra le braccia del più grande un fagottino.
-Custodiscilo, non permettere che lo prendano. A qualunque costo.- sussurrò questi, raddrizzandosi poi e mostrando così uno strappo nel trench lungo tutto il fianco e una macchia di sangue che inzuppava i vestiti. Dean scattò in piedi, allungando una mano per afferrarlo.
-Cas, che diavolo ti è successo?-
L’angelo abbassò gli occhi un istante e sfilò il tessuto dalle dita nel cacciatore. -Guarirà.- disse con sicurezza, scattando poi con gli occhi verso l’alto. Quando tornarono nei suoi, Dean ci vide una profonda preoccupazione che gli fece inerpicare su per la schiena un gelo spiacevole. -Proteggilo, Dean.- lo pregò l’angelo, sparendo un attimo dopo.
Il cacciatore rimase immobile a osservare il vuoto dove un attimo prima era l’altro e si chiese cosa diavolo fosse successo. O stesse per succedere. Si ricordò improvvisamente di avere le braccia piene e abbassò lo sguardo sul fagotto.
-Che cos’è?- chiese Sam, arrivandogli accanto in un istante. Dean scrollò le spalle e scostò con apprensione una piega della stoffa, scoprendone il contenuto. Entrambi i ragazzi trattennero il fiato quando videro cos’era e le loro fronti si aggrottarono confuse.
-È un uovo.- disse Dean, rigirandoselo in mano.
-Già.- confermò suo fratello, prima di fermare la sua ispezione. -Aspetta, guarda.- disse, indicandogli un simbolo disegnato frettolosamente sul guscio con quello che pareva a tutti gli effetti sangue.
-È enochiano. Un simbolo di protezione?-
I due fratelli si guardarono confusi, ritornando poi sull’uovo.
-Cosa diavolo sta succedendo?-

***

Castiel ricomparve mentre Dean era alla cassa del fastfood a pagare la loro cena. Si voltò e quasi gli scivolò il vassoio di mano quando si ritrovò davanti il viso pallido del suo... uhm, ragazzo.
-Cristo, Cas!- sibilò astioso, dirigendosi verso il tavolo dove lo aspettava Sam. E dove c’era anche qualcuno che né lui né suo fratello credevano avrebbero mai più incontrato - almeno non come buone notizie. E avevano ragione.
-Balthazar?- domandò, rivolgendo un’occhiata a Castiel, chiedendogli silenziosamente se fosse lì per loro o contro di loro. Quando questi annuì, lui si rilassò e posò il vassoio sul tavolo, accomodandosi accanto a Sam, mentre Castiel eseguiva speculare a lui.
-Che diavolo ci fa lui qui?- chiese, continuando a guardar male l’angelo biondo, che ghignò in risposta e scrollò le spalle.
-La cavalleria.- rispose. Si chinò a guardare la borsa di Sam, che smise di agitare la sua macedonia salutare shakerata - Cristo che femminuccia - e aggrottò le sopracciglia, seguendo il suo sguardo.
-Cosa cerchi?-
-Dov’è l’uovo?- lo interrogò invece l’angelo e i due cacciatori si guardarono, sbuffando una risata; Dean afferrò il suo hamburger e lo scartò, volendolo quasi ignorare.
-Non qui.- disse poi, addentando poi il panino. -Al sicuro.- aggiunse quando li vide irrigidirsi - e non gliene fregava nulla di Balthazar, ma Castiel aveva quell’espressione, quella stessa espressione preoccupata e carica d’ansia di quella mattina e lui non poteva ignorarlo.
-Dov’è?- lo interrogò ancora Balthazar.
-Al sicuro.- ripeté lui, senza neanche degnarlo di una seconda occhiata.
-Dove?- E questa volta fu Castiel a chiederlo con una tale apprensione nella voce che Dean non poté fare a meno di rispondere - di nuovo.
-In macchina, nel bagagliaio. È il posto più sicuro che abbiamo.-
I due angeli sussultarono in modo evidente - Dio, forse era la prima volta che vedeva accadere una cosa del genere e questo non fece che acuire il senso di pericolo nel suo corpo. C’era davvero qualcosa che non andava lì - e lui e Sam si scambiarono uno sguardo sorpreso, tornando poi sugli altri due, quando quell’idiota dalla faccia spigolosa sbottò:
-Hai chiuso l’uovo nel bagagliaio della tua auto?-
Sam inarcò un sopracciglio. -Cas ci ha chiesto di proteggerlo a qualunque costo e quello è davvero il posto più sicuro, sia contro gli angeli che contro i demoni.- rispose al posto suo, rivolgendo uno sguardo interrogativo al loro angelo, che rimaneva fermo e in silenzio, senza guardare nessuno. Soprattutto senza guardare Dean, che se n’era accorto anche fin troppo facilmente.
-È una cazzo di Fort Knox del soprannaturale e lo sai!- disse lui, rivolgendosi al quel punto al suo angelo, che però non si mosse né incontrò il suo sguardo.
-Lo hai chiuso nel bagagliaio!- lo richiamò sconvolto l’altro angelo, e avrebbe aggiunto altro se solo Castiel non gli avesse poggiato una mano sul braccio, frenandolo.
-Non qui.- disse, guardandosi attorno sospettoso. -Al motel.- aggiunse rivolto a loro due, prima di sparire con l’altro in un battito di ali.
Dean sentì il cuore saltargli in gola e cercò con lo sguardo qualcuno nella sala sconvolto dalla sparizione improvvisa, consapevole che suo fratello stesse facendo la stessa cosa; ma per fortuna - davvero, qualcuno doveva amarli - nessuno sembrava essersi accorto di nulla.
-Sarà meglio andare.- sussurrò Sam, lasciando stare la sua macedonia e afferrando la tracolla. Dean gettò malamente il panino sul vassoio, imprecando, e si alzò per seguirlo.

***

Come da programma, Castiel e Balthazar erano già al motel, quando arrivano.
-Allora, si può sapere cosa sta succedendo?- domandò Dean, con il fagotto sotto il braccio. Balthazar gli scoccò un’occhiataccia e allungò la mano.
-Dammi l’uovo.-
Lui guardò il fardello, rigirandoselo tra le mani, e fece un passo indietro. -Niente da fare. Prima spiegate, poi ve lo do. Forse.-
-Non c’è nulla da spiegare...- cominciò Balthazar e Dean rise, spalancando gli occhi.
-Nulla? Cas scompare per quasi un mese e quando torna mi molla un uovo tra le mani dicendomi di proteggerlo, e tu dici che non c’è nulla da spiegare?-
A quel punto, Balthazar tacque. Aggrottò le sopracciglia e si voltò lentamente a guardare l’altro angelo, che rimaneva in disparte, rigido e con gli occhi fissi sull’uovo.
-Non gliel’hai detto.- constatò e il fratello s’irrigidì ancora di più, se possibile.
-Non sapevo...- Castiel s’interruppe, stirando le labbra in una sottile linea di tensione. -È complicato, lo sai.- riprese, senza mai incontrare gli occhi di nessuno.
-Puoi dirlo forte, fratellino.- sbuffò Balthazar sarcastico.
Sam e Dean seguirono il loro discorso smozzicato, cercando di capire, invano, di cosa stessero parlando. Poi fu quest’ultimo a esasperarsi e sbottare -Cosa?- richiamando l’attenzione dei due. Quando però non ottenne risposta, sentì di nuovo quella spiacevole sensazione di pericolo risalirgli la spina dorsale e alzargli i corti capelli dietro la nuca. -Non mi ha detto cosa?- ripeté la domanda in un ringhio, avanzando di un passo, nel tentativo, forse, di incutere timore e ricevere risposta. Una cosa sciocca visto che quelli erano angeli e certo non si spaventavano perché un essere umano sbraitava contro di loro.
Finalmente però Castiel incontrò i suoi occhi - oh ciao, universo - e aprì la bocca un paio di volte, senza però riuscire a dire qualcosa. Fu Balthazar a farlo per lui, dopo aver alzato gli occhi al cielo e borbottato qualcosa molto simile a un’imprecazione in enochiano.
-Che diventerai padre.-
Il silenzio che si protrasse nella stanza parve prendere consistenza e calarsi sulle sue spalle, schiacciandolo, impedendogli di parlare - o anche solo di respirare.
Dean sbatté le palpebre, cercando di registrare il significato di quella frase, ma il suo cervello sembrava incepparsi sempre su quella parola: padre.
Certo, pensò il cacciatore.
Ovvio, continuò nella sua testa.
-Cosa?- dissero le sue labbra, dopo un’eternità.
-Quello è tuo figlio.- Balthazar indicò l’uovo tra le sue mani; fece una pausa strategica, poi aggiunse: -E tu l’hai chiuso nel bagagliaio. Ottimo inizio, Dean, davvero.- Gli fece un sorriso e i pollici in su, che lui ebbe il forte istinto di spezzargli. Si concentrò invece su Castiel, che sembrava incapace di non controllare ossessivamente l’uovo - o di guardare lui negli occhi. E adesso cominciava a capire il perché.
-Cas?- lo richiamò e l’angelo gli rivolse uno sguardo colpevole, prima di rifuggirlo ancora una volta. -Ehi!- sbraitò allora lui, facendo qualche passo avanti e obbligando l’altro a guardarlo. E quando lo fece... beh, wow, gli sembrò di essere tornato indietro di mesi, con Castiel che non riusciva a convivere con quel miscuglio di emozioni intense che gli avevano invaso l’essenza con quella maledetta freccia e gliele scaricava addosso a ogni battito di palpebre. Qualcosa gli disse che era davvero la stessa cosa, che Cas si era innamorato di nuovo. Avrebbe dovuto dividere il suo compagno con qualcun altro, con suo figlio.
Figlio.
Cristo Santo.
Abbassò gli occhi tra le proprie mani con il respiro impigliato in gola e osservò l’uovo: era poco più piccolo di quello di uno struzzo, di un bianco accecante - tranne dove il rosso del sigillo spiccava. Anzi, forse il contrasto faceva sì che i due colori risaltassero ancora di più - e sembrava incredibilmente fragile e incredibilmente pesante allo stesso tempo. In un attimo gli salì l’ansia di farlo cadere e rafforzò la presa, appoggiandoselo contro il petto, mentre, in uno slancio di protezione, si accomodava sul letto.
Non sapeva che dire, non sapeva neanche cosa pensare e, a ben vedere lo shock sul viso di Sam, non era l’unico in quelle condizioni.
-Come...- cominciò il minore, spostando lo sguardo da lui, all’uovo, a Castiel, ancora fermo e ancora intento a controllare ossessivamente il fagotto. -Mi fa male la testa.- gemette poi, strofinandosi le mani sul viso e passandosele tra i capelli. Dean grugnì in approvazione.
-Sì, va bene, certo.- disse Balthazar, avanzando verso Dean. -Adesso passiamo alle cose serie, per favore? Dammi quell’uovo.-
-Provaci e ti stacco la mano. E poi te la infilo su per il culo!- lo minacciò con un ringhio e l’angelo arretrò di un passo, alzando le mani.
-Come vuoi, mamma chioccia, ma mentre noi qui perdiamo tempo, Raphael sguinzaglia i suoi segugi e non ci metteranno molto a scoprire che lui è qui.-
Al nome dell’Arcangelo, Castiel si tese come una corda e il suo viso si adombrò, macchiandosi di preoccupazione, cosa che fece scattare la sua spia interna di pericolo imminente e apocalittico. Uno sguardo a Sam e seppe che la pensava allo stesso modo. Dopotutto, nella loro esperienza, Raphael non era mai portatore di buone notizie, soprattutto se riferito a lui e Castiel.
-Cosa c’entra quel figlio di puttana?-
-È ovvio, no?- rispose Balthazar, e Dean ebbe l’istinto di fracassargli la testa al muro, perché no, non era ovvio, ma si trattenne perché per farlo avrebbe dovuto posare l’uovo e ora come ora non riusciva neanche a pensarci - adesso capiva come si era sentito Castiel mesi addietro. Dio, era una specie di tortura dell’ansia immotivata. E se nel posarlo lo faccio cadere? E se si stacca un pezzo d’intonaco e lo schiaccia? E se si muove e rotola fino al bordo del letto?
Cristo, era una tortura!
-Non per noi!- sbottò, guardandolo male e l’angelo sospirò, facendo un piccolo cenno con la testa.
-Okay,- acconsentì. -Lui non dovrebbe esistere.- cominciò con la spiegazione, ma Dean lo interruppe, annuendo, certo di cosa stesse per dire.
-Perché siamo due maschi?-
-Perché sei un essere umano.- gli rispose Castiel, agitandosi sul posto, sempre senza mai staccare gli occhi dal fagotto tra le sue braccia. Balthazar concordò con un cenno della testa.
-Cosa credevi, di essere l’unico a fartela con un angelo?- ironizzò e scosse la testa quando il borbottio del cacciatore gli diede la conferma. -Certe volte sei così pieno di te.- sospirò -No, mi dispiace, anche noi altri ci intratteniamo con i tuoi simili e nessuno di noi ha mai ingravidato o rimasto gravido. Per fortuna, aggiungerei.-
-Aspetta, quindi è così che vi riproducete voi angeli?- intervenne Sam e Dean lo fissò perché, diamine, lui non ci aveva pensato. Balthazar gli rivolse un’occhiataccia.
-Pensavi che venissimo fatti in serie?-sbottò e Sam sussultò, smozzicando qualche scusa. -No, la regola è sempre quella: per avere una vita bisogna fecondare. È così per le piante, per gli animali, per gli uomini ed è così anche per gli angeli.
-E...uhm,- Sam arrossì vistosamente, ma aggrottò le sopracciglia e continuò -Come si... uhm, feconda un angelo?-
A Dean venne da ridere per l’assurda follia di quel discorsi, ma il peso tra le sue mani rendeva tutta quella faccenda così dannatamente grave da sopprimere l’ilarità nell’isteria.
-Fecondandone la Grazia con un’altra Grazia.- disse e la serietà con cui lo disse sembrò opprimerli - almeno fu quello che percepirono i due cacciatori.
-E allora come cazzo è possibile... questo?- domandò Dean facendo un cenno in direzione dell’uovo.
Balthazar scrollò le spalle. -Bella domanda. E credo che sia proprio questo che preoccupa Raphael.- Quando però i due ragazzi Winchester gli rivolsero occhiate confuse, si decise a continuare: -L’esistenza - impossibile, ricordiamocelo - del figlio di un angelo ribelle e di un vessillo preoccuperebbe anche me, figurarsi lui che aveva creduto che questa storia delle anime gemelle fosse una punizione!-
Sam concordò con un cenno e qualche ragionamento tra sé, e Dean non rispose, non subito. Lo guardò invece intensamente, cercando qualcosa tra i suoi tratti da folletto stronzo, qualunque cosa potesse aiutarlo a decifrare l’enigma che era quell’angelo.
-Perché sei qui?- gli domandò a sorpresa, vedendolo inarcare un sopracciglio e sistemarsi poi il bavero della giacca con nonchalance.
-Perché ha bisogno di protezione e si da il caso che io abbia il miglior arsenale anti-angeli del mondo. E del Paradiso.- Fece quella piccola aggiunta dopo un attimo di pausa, con un ghignetto divertito e folle. E forse era folle anche lui, ma Dean gli credette.
Guardò l’uovo - suo figlio - e lo strinse ancora un po’, chiudendo gli occhi e augurandosi di star facendo la cosa giusta.

***

Seduto sulla sponda del letto di Sam, Dean guardò ancora una volta l'uovo sull’altro copriletto e stirò le labbra contro le nocche delle mani. Erano ore che gli altri tre erano usciti per organizzare la protezione e che lui guardava insistentemente quella piccola novità. Ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che tutto quello significava - o avrebbe significato di lì a un tot di tempo, almeno.
Aveva sempre pensato di essere una sorta di passatempo per Dio, viste le moltitudini di stranezze che avevano costellato la sua vita, e ne aveva avuto la conferma quando quel cazzo di Cupido lo aveva legato a doppio filo a nientemeno che Castiel, ma adesso credeva che quel figlio di puttana dei Piani Alti fosse anche sadico, oltre che stronzo. Andiamo, sarebbe davvero diventato padre di un... che poi, che diavolo sarebbe uscito da quel guscio?
Non voleva neanche pensarci.
Un battito di ali lo distrasse dai suoi pensieri e vide con la coda dell'occhio la figura conosciuta di Castiel avvicinarglisi. L'angelo gli si accomodò accanto e si mise a fissare l'uovo, esattamente come lui.
-Come sta?- chiese dopo un po'. Dean si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato.
-E' un cazzo di uovo, come vuoi che stia?- sbottò, ma Castiel non sembrò prendersela e fece solo un respiro più profondo. Inclinò la testa e si concentrò sull'uovo, dichiarando poi -Sta dormendo.- con una solennità che lasciò il cacciatore basito.
-Riesci a capirlo?- gli domandò e fu ancora più sorpreso quando l'altro annuì seriamente.
Porca puttana, pensò Dean passandosi una mano sul viso stanco e strofinandosi gli occhi per cercare di riacquistare una parvenza di lucidità - ma, come sospettava, non servì a molto. Si voltò verso l'angelo e osservò il suo profilo, notando le rughe attorno ai suoi occhi millenari, la piega di preoccupazione che curvava le belle labbra e la linea rigida delle spalle, di qualcuno che sente il mondo schiacciargliele e se ne accolla il peso. Conosceva bene la sensazione e non ne era un fan.
Si appoggiò con le mani all'indietro e scivolò appena sul materasso, giusto per toccare con discrezione il ginocchio dell'altro con il suo - ehi, erano anche anime gemelle ma non erano tipi da smancerie o zuccherini, loro due - e tornò all'attività principale della serata: fissare insistentemente l'uovo.
-E' piccolo.- constatò, dopo un attimo, nel vano tentativo di riempire il silenzio che ormai la faceva da padrone. Castiel non si mosse, non annuì o fece alcun gesto di assenso o dissenso. Semplicemente, rimase fermo a guardare l'uovo al punto che Dean pensò che non l'avesse sentito, perso in chissà quali pensieri, o semplicemente non ci fosse nulla da rispondere.
-Crescerà.- disse alla fine l'angelo e lui sentì un po' dell'ansia che gli stava attanagliando il petto scivolare via insieme al respiro, e annuì.
-Anche quelli degli angeli?- domandò, preso dalla smania di sapere, di capire a cosa stavano andando incontro. -Cioè, degli altri angeli.- specificò dopo un attimo. Castiel, finalmente, si voltò a guardarlo e a Dean parve essere passata un'eternità dall'ultima volta che aveva incontrato quegli occhi - e non gli era piaciuto affatto, maledizione.
-Intendo,- cominciò, sentendo l'agitazione impigliargli il fiato in gola come un adolescente alla prima cotta. -Gli angeli sono grandi, no? Come fa un ovetto del genere a contenervi?- cercò di spiegarsi, ma non credette di esserci riuscito granché. Dio, perché cazzo si trasformava in un decerebrato quando si trattava di parlare con l’angelo? Non aveva già passato la fase del sono fottutamente innamorato di te e non posso ragionare se mi sei vicino?
Per fortuna - o per abitudine - Castiel parve capire lo stesso, perché fece un mezzo sorriso e annuì, tornando con lo sguardo sull'altro letto.
-Non c'è guscio,- spiegò, intrecciando le dita sulle cosce -O almeno, non è così. E' pura Grazia che avvolge l'angelo e lo protegge per il tempo della formazione, dopodiché... esplode, liberandolo.-
Dean sgranò gli occhi.
-Esploderà?- chiese, occhieggiando adesso incerto l'uovo, neanche stesse per scoppiare da un momento all’altro.
-Non credo.- negò l'angelo e lui tirò un sospiro di sollievo, perché avrebbe preferito evitare di dover dare spiegazioni su come era esplosa la stanza del motel. -E' in parte umano, per questo la Grazia ha creato quell'involucro, per proteggerlo.-
-Beh, almeno potrò vederlo senza diventare cieco!- scherzò il cacciatore, ma quando l'altro si limitò a sospirare, mise da parte quell'inutile stronzata e ricominciò a preoccuparsi. -Quanto ci mette un angelo a formarsi?-
Castiel aggrottò le sopracciglia, forse nel tentativo di trovare le parole adatte, forse solo per abitudine. -Il tempo in Paradiso è diverso da quello qui sulla Terra.- disse e l'altro uomo annuì, dando per scontato che non avrebbe ricevuto altra risposta - che non esistesse una risposta - ma quello invece continuò, facendogli salta il cuore in gola: -Se dovessi approssimare, direi ventiquattr'ore.-
Dean strabuzzò gli occhi, facendosi andare la sua stessa saliva di traverso per la sorpresa.
-Ventiquattro... un giorno?- chiese conferma e quando quello annuì, sentì il letto mancargli sotto il culo. Porca puttana, sarebbe passato da single - beh, non proprio - a ragazzo padre in meno di dodici ore? -E credi che... anche lui?- si risolse a chiedere alla fine, e pregò che fosse solo una sua impressione la voce strozzata - ma lui non era mai così fortunato, vero?
-Non credo. Il corpo umano ha bisogno di più tempo, giusto?-
-Nove mesi.-
L'angelo annuì con espressione concentrata. -Potrebbe mettercene nove o sei, se la Grazia accelera il processo. Non lo so, non è mai successa una cosa del genere.- disse e sembrò così mortificato che Dean sentì un fiotto di rabbia nel petto.
-Ehi,- lo richiamò, girandogli il volto per farsi guardare -Non osare, mi hai capito? Non potevi saperlo, quindi piantala di colpevolizzarti!-
Castiel lo fissò ad occhi sgranati, aperti e lucidi, carichi di preoccupazione. -Avrei dovuto pensare...-
-A cosa?- lo interruppe il cacciatore, stringendo la presa, tirandoselo più vicino. -Che potevamo fare qualcosa di impossibile? Tutto questo è... oltre noi, okay? Quindi basta fare l'emo!- E poi lo afferrò per il bavero del trench e lo baciò.
L'angelo ansò sorpreso, ma si riprese giusto un attimo dopo e schiuse le labbra, passandogli le braccia attorno al corpo e stringendoglisi addosso. Dean lo baciò e lo morse, sfogando l'ansia e il nervosismo accumulati in quelle poche ore, facendosi invadere da quel senso di pace e calma che la sola presenza dell’altro gli donava, sperando, nel frattempo, di donarne un po' all'altro.
Si staccarono ansanti ma un po' più tranquilli - non tanto, ma giusto il minimo per rimanere stretti senza sentire l'impellente necessità di controllare ossessivamente l’uovo - e Castiel lo strinse, poggiandogli la fronte sulla spalla, in silenzio.
Sapeva di dover dire qualcosa, di doverlo spronare - era quello il suo compito, no? Prendersi cura degli altri, impedire a chi amava di crollare sotto il peso dello sconforto - ma non sapeva come, così, semplicemente, gli infilò una mano tra i capelli e se lo tenne stretto contro il petto. Castiel emise un piccolo sospiro di gratitudine e serrò le braccia attorno alla sua vita, facendolo sorridere.
Voltò il viso a osservare l’uovo, sentendosi in parte ancora estraneo a tutto quello. Si chiese perché non si sentisse propriamente diverso. Forse perché, a ben vedere, si era già preso cura di un bambino e non sarebbe stato per nulla diverso - o più probabilmente perché doveva ancora realizzare che sarebbe diventato davvero padre. Magari un giorno si sarebbe svegliato, avrebbe guardato quel cosino e si sarebbe sentito improvvisamente carico di responsabilità, o magari, quando il guscio si sarebbe rotto, lui sarebbe stato preso dal panico e avrebbe tentato di scappare il più lontano possibile. Ricordava che Lisa gli aveva raccontato che era una cosa tipica dei neopadri: uomini adulti che, nel momento di portare la propria moglie all’ospedale per la rottura delle acque, perdevano tempo a farsi docce, tagliarsi unghie dei piedi o rifarsi le basette, come se da quello dipendesse il mondo intero. Quella volta, aveva ribattuto che erano solo dei coglioni cacasotto e che lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Eppure, mentre teneva stretto il suo angelo a sé, gli venivano in mente un milione di cose che sembravano avere priorità assoluta, tipo ripulire con uno spazzolino il piazzale davanti al motel.
Piantala di fare il coglione pauroso, strigliò se stesso, sbuffando. Avrebbe dovuto preoccuparsi di come prendersi cura di quel cosino in arrivo e non farsi prendere dal panico come un cazzone.
-Cas?- richiamò l’altro, che rispose con un semplice stringersi della presa contro i suoi fianchi. -Non dovrò tipo, sai... covarlo, vero?- domandò, perché non credeva ne sarebbe stato mai capace. Se necessario però, era certo che avrebbe potuto convincere Sam - ma no, cazzo, era troppo grosso, avrebbe finito sicuramente per schiacciarlo e... e lui era un coglione ripieno di ansia immotivata. Dio, si stava odiando.
Per fortuna Castiel mise a tacere le sue paure tagliando la testa al proverbiale toro.
-Credo che tu abbia le idee un po’ confuse.- disse, uscendo dal nascondiglio nel suo collo e inclinando la testa in quella posa che lo faceva sembrare sempre un bambino stranito dai ragionamenti contorti dei grandi. -Gli angeli non covano.- aggiunse come se sentisse di doverlo specificare. -Basterà lasciarlo lì e la Grazia farà il resto.-
Dean annuì, risollevato e anche un po’ divertito all’immagine di uno Zachariah o un Raphael che covavano enormi uova di Grazia - certe volte amava il suo cervello.
Fu distratto dal ritorno di Sam e Balthazar, apparsi all’improvviso nella stanza, e lasciò andare Castiel, risistemandosi contro la testata del letto.
-Okay, è tutto sistemato.- esclamò l’angelo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Dean lanciò un’occhiata interrogativa al fratello e lui annuì.
-Abbiamo posizionato le protezioni su almeno una cinquantina di altri motel sparsi per il paese, non sarà così facile trovarci.- spiegò, lasciandosi cadere su una sedia con un sospiro stanco.
Il maggiore sentì un fiotto di gratitudine invaderlo, perché Sammy era sempre lì per lui, anche quando si ritrovata completamente ricoperto di merda angelica - uhm, ecco un’altra cosa da chiedere a Cas: quel cosino sarebbe stato automatizzato come gli angeli o lui avrebbe dovuto occuparsi di pappa, pipì e pupù? Qualcosa gli diceva che, ancora una volta, non sarebbe stato fortunato.
-Quindi adesso? Che facciamo, restiamo qui e preghiamo che quel figlio di puttana non ci trovi?- domandò lui, perché l’idea continuava a non piacergli, ma erano sempre tre contro uno.
-Ancora una volta: sì, idiota.- gli rispose Balthazar, scuotendo la testa. -Spero davvero che il piccolo non prenda da te l’intelligenza. O per meglio dire la totale mancanza di.-
-Mi dispiace, ma io non sono un codardo come te, che si nasconde sperando che nessuno lo cerchi!- ringhiò lui, già per metà alzatosi dal letto per fronteggiarlo. Solo la mano di Castiel stretta attorno al suo braccio lo trattenne dal prendere l’angelo a pugni - e fracassarsi una mano, se era tanto fortunato da beccarlo. Balthazar sorrise, un pigro distendersi di labbra pallide e scintillio divertito degli occhi, e annuì.
-Se vuoi morire, accomodati pure. Davvero, non mi interessa.- L’espressione del viso mutò radicalmente, diventando seria e ombrosa -Ma ho promesso a Castiel che avrei protetto l’ovetto e non permetterò che la stupidità della tua famiglia lo metta in pericolo!-
Dean sentì la rabbia montargli dentro come un fiume in piena - Dio, che voglia che aveva di prendere a pugni quella fottuta testa di cazzo! - ma la mano di Castiel era ancora sul suo braccio, quasi fosse un freno che gli impedisse di mandare tutto a ‘fanculo e lanciarsi a testa bassa, senza pensare.
-Dean,- lo richiamò la voce di Sam, teso sulla sedia - forse a causa di quello detto dall’angelo sulla loro famiglia - ma ancora sottocontrollo. -Ha ragione, non possiamo fare di testa nostra, non questa volta che ci andrebbe di mezzo lui.- disse con un sospiro, guardando l’uovo che stava pacificamente sul letto.
Il cacciatore sbuffò, sviando lo sguardo. La presenza di Castiel accanto a lui sembrava quietarlo almeno in parte - che fosse uno degli effetti collaterali di quella cazzo di freccia? - ma il grosso della rabbia e della frustrazione continuavano a ribollirgli nelle viscere.
-Vado a farmi un giro.- disse, liberandosi dalla presa dell’angelo e afferrando il giaccone di pelle.

***

Nessuno disse niente e lui uscì dalla stanza di motel senza voltarsi indietro, prendendo un respiro profondo una volta all’aria aperta. Si diresse dove aveva parcheggiato e quasi gli venne un colpo quando non trovò l’Impala ad aspettarlo placida come sempre - salvo poi ricordarsi che i tre stronzi nel motel avevano deciso che, essendo ormai facilmente rintracciabile, sarebbe dovuto restare nascosta pure lei.
’Fanculo, pensò, alzandosi il colletto e appuntandosi i bottoni sul davanti, per contrastare un minimo la temperatura bassa che si infilava al di sotto dei vestiti e condensava il fiato in nuvolette. Si voltò e cominciò a camminare con le mani affondate nelle tasche e la testa piena di pensieri. Camminò per ore, a zonzo, pensando a tutto e a niente, cercando di scaricarsi almeno un po’, riuscendoci solo una volta seduto al bancone di un bar, con un paio di shot nello stomaco e qualche nocciolina di compagnia.
Alla fine tornò indietro, nella stanza che divideva con suo fratello e un uovo - che conteneva suo figlio, a quanto pareva - più lucido di quanto non fosse stato quando ne era uscito, anche grazie all’aria fredda che gli aveva schiaffeggiato la faccia al ritorno.
Non disse niente, ma Sam, l’unico presente oltre a lui, sorrise appena, chiudendo quello che aveva scoperto dalla copertina essere un libro di fiabe popolari arabe - che diavolo leggeva suo fratello? - e si alzò.
-Vado a dormire.- disse e poi, semplicemente, si infilò nel letto e si addormentò, esausto. Mentre andava in bagno a svuotarsi la vescica, Dean si chiese quanto esattamente l’avesse stancato essere sballottato da un posto all’altro da Balthazar. Si disse che probabilmente non doveva essere stata una passeggiata per suo fratello, soprattutto se quel coglione di un angelo non l’aveva piantata di parlare un solo momento, cosa che non credeva fosse possibile.
Si sciacquò la faccia, lavò le mani e tornò in camera, scivolando nel suo letto con accortezza, così da evitare di disturbare l’uovo che ancora riposava sul materasso. Lo prese e se lo sistemò contro lo stomaco, al di sotto delle coperte, infilando una mano sotto il cuscino e chiudendo gli occhi, nel tentativo di addormentarsi.
Invano, ovviamente.
Sospirò, rigirandosi sulla schiena e osservando il soffitto macchiato di umidità.
Era tutto un fottuto casino e lui non riusciva a pensare a nient’altro che non fosse l’esserino che stava crescendo dentro quel guscio - un pulcino di carne e piume - e al fatto che era suo e avrebbe dovuto proteggerlo, non nascondersi in una squallida stanza di motel.
Un battito d’ali annunciò una visita inattesa - ma, beh, sempre gradita - e gli occhi blu di Castiel rilucettero nell’oscurità, richiamando i suoi.
Dean scostò le coperte dall’altro lato del letto, in invito, e l’angelo lo raggiunse, stendendosi con lui e andando subito alla ricerca del suo corpo e delle sue labbra, in un bacio di bentornato.
Il cacciatore sospirò, beandosi della sensazione di calma che l’angelo gli trasmetteva con i suoi tocchi, e aprì gli occhi.
-Preferirei combattere, piuttosto che aspettare e sperare.-precisò però, perché aveva bisogno che l’altro capisse e che, magari, lo appoggiasse.
-Moriresti.- disse invece quello, facendolo sbuffare.
-Mi starebbe bene!-
-Non a lui, però.- ribatté l’angelo, spostandogli la mano sulla curva tiepida dell’uovo tra loro. Dean trattenne il fiato e guardò l’altro, che invece lanciò uno sguardo oltre le sue spalle, verso l’altro letto. -Non conoscerebbe mai suo padre, così come Sam non ha mai conosciuto vostra madre.- continuò quietamente, non interrompendo mai il contatto visivo con lui -È davvero questo che vuoi?-
Dean aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo, voltando il capo verso il soffitto con un sospiro sconfitto.
Aveva ragione ovviamente. Sapeva bene quanto avesse sofferto Sammy per l’impossibilità di conoscere la madre, lui stesso era stato profondamente segnato dalla sua assenza. Non voleva che suo figlio crescesse sentendosi responsabile per qualcosa cominciata prima ancora che nascesse, che si ritrovasse nella stessa merda in cui nuotavano giornalmente lui e Sammy - aveva già fallito con il suo fratellino, non l’avrebbe fatto di nuovo con suo figlio.
-Avremo davvero un figlio.- realizzò all’improvviso e la gola gli si chiuse, perché - cazzo - era la prima volta che lo diceva ad alta voce.
Castiel stirò le labbra a metà strada tra un sorriso divertito e uno pensieroso, e gli strinse la mano sotto le coperte, contro il guscio che proteggeva il pulcino angelico. Rise da solo per quella denominazione, guadagnandosi uno sguardo confuso dall’altro. Scosse la testa e gli posò un bacio sulle labbra, un po’ per distrarlo e un po’ solo per godersi quella bocca fantastica.
-Allora, che dici: maschio o femmina?- chiese, perché ormai ci aveva preso gusto. Solo che la reazione dell’angelo non fu quella che si era aspettato.
Castiel lo guardò ad occhi talmente sgranati che per un attimo Dean ebbe l’irrazionale paura che potessero rotolare sotto le coperte come due biglie.
-Cas, tutto bene?-
-Avrà un sesso.- disse invece quello con il tono di starlo realizzando solo in quel preciso istante. Al cacciatore venne da ridere e lo fece, quietamente, con mezzo viso nel cuscino, sperando di non disturbare il sonno di suo fratello.
-Sì, lo avrà.- rispose quando ebbe ripreso fiato, ancora con le labbra arricciate all’insù. -E ne farà, ovviamente, perché è un Winchester e noi siamo dei maestri del sesso.- disse con fierezza. Ci pensò e poi aggiunse: -Beh, almeno io lo sono, quindi lo sarà anche lui.-
-Un maschio, quindi?- lo interrogò l’angelo e lui annuì, guardandolo pigramente.
-Un maschio.-
Castiel sorrise, chiudendo poi gli occhi con un sospiro, e Dean fece altrettanto, stringendosi appena più a lui e intrecciando le dita con le sue, attorno all’uovo.

Fine.

verse: love is blind, pairing: dean/castiel, eggpreg, fanfiction, world: supernatural, slash

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