[How I met your mother] Il tacchino

Sep 15, 2011 22:51

Titolo: Il tacchino
Autore: koorime_yu
Fandom: How I met your mother
Pairing/Personaggi: Robin, Lily, il tacchino, Ted. Nominati Barney e Marshall.
Rating: Pg
Charapter: 1/1
Beta: no one /o\
Words: 1468 (fiumidiparole)
Genere: commedia, comico
Warning: stupidità a gogò?
Summary: Robin vuole cucinare la sua prima cena del Ringraziamento americano.
Note: è stupida, lo so, ma non ho resistito. L’idea di base, però, è tutta del cervellino meraviglioso di neera_pendragon. Spero solo di aver fatto un buon lavoro.

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Barney, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Robin, no *sigh*

Ragazzi, il Ringraziamento è sempre stata la festa delle sorprese per il nostro gruppo e l’unica certezza che avevamo era che finiva sempre in modo indimenticabile.
C’era stata quella volta in cui Marshall aveva istituito la festa dello Schiaffeggiamento, durante la quale aveva dato a Barney la terza sberla di pegno della scommessa persa, e quell’altra in cui, sempre Marshall, aveva invitato il padre di Lily senza dirle niente e lei aveva dato di matto, mentre io e Robin ci eravamo contesi la quarta sberla di Barney - che poi era passato di mano in mano facendo impazzire Barney. L’aveva poi ricevuta comunque da Marshall quando aveva creduto di averla scampata - e quell’altra ancora in cui io ero diventato il Blitz, passando poi la maledizione a Barney, che a sua volta l’aveva passata nuovamente a Steve, mentre festeggiavamo il Ringraziamento da Zoe.
Ogni anno capitava sempre qualcosa che mandava a monte i piani per la festa e anche quell’anno non fu diverso.
Vostra zia Robin aveva deciso che voleva imparare a fare una tipica cena del Ringraziamento americano e zia Lily aveva acconsentito con gioia a darle una mano.
Ora, quello che dovete sapere è che dopo questo episodio, non abbiamo mai più permesso a Robin di avvicinarsi a un tacchino crudo.
Io, Marshall e Barney eravamo stati incaricati di trovare il tacchino migliore di tutta la città e, dopo una ricerca durata giorni, ci eravamo riusciti. Era una bestia di dieci chili assolutamente perfetta, di quelle da farti venire l’acquolina in bocca anche da cruda e incellofanata - motivo per cui Lily aveva messo un lucchetto al frigo, non fidandosi né di me né dei vostri zii.
La mattina del Ringraziamento, Lily si era presentata a casa mia e di Robin molto presto, come d’accordo con Robin, piena di buona volontà per insegnare a una Canadese come preparare la sua prima cena del Ringraziamento americano.
Si erano così messe di buona lena a catalogare tutti gli ingredienti necessari, quando io era entrato in mutande in cerca della colazione. Lily mi aveva mandato via dicendomi che la cucina era zona off limits fino all’ora di cena e che se volevo qualcosa da mangiare me la sarei dovuta procacciare da solo. Fu così che mi ritrovai a fare colazione nella cucina di vostro zio Marshall, quella mattina. Il perché ci fosse anche lo zio Barney continua però a rimanere un mistero per me.
Comunque, ritornando a Robin e il tacchino, era tutto pronto per essere lavato, affettato, triturato e infilato a forza in un pennuto morto stecchito.

-Okay, prima di tutto si devono bollire le castagne.- disse Lily indicando una grossa pentola sul fornello -Ci vogliono circa tre quarti d’ora, quindi è la prima cosa che bisogna fare per non perdere tempo.-
-Prima regola: castagne in ammollo.- ripeté diligentemente Robin, guardandosi poi attorno -Dove sono le castagne?-
-Nella pentola.- le indicò Lily con un sorriso. -Le ho messe a fare appena sono arrivata.-
Robin corrucciò le sopracciglia -Ehi, ma sei arrivata neanche dieci minuti fa, ti ho aperto io. In mutande e canotta.-
Lily sorrise ancora e annuì -Sì, ma sono arrivata un’ora e dieci minuti fa. Tu mi hai aperto, hai detto che andavi a metterti i pantaloni e sei tornata dieci minuti fa.- spiegò. Ci pensò, poi aggiunse -Con i pantaloni.-

Quello che Robin non sapeva è che, alle volte, quando è molto stanca, le capita di cadere in una sorta di trance. Se viene svegliata, si alza, torna in camera sua e si riaddormenta e quando si sveglia fa ciò che le è stato chiesto. E non ricorda assolutamente di aver dormito ancora.
Lo abbiamo scoperto una sera, dopo una sua settimana pesante a lavoro, quando si è addormentata sul divano guardando Shining - mi chiedo ancora come sia possibile - con noi. L’abbiamo svegliata chiedendole se volesse una birra, lei ha risposto di sì e si è alzata dicendo che l’avrebbe fatto lei. Ma invece di andare in cucina, si era diretta ciondolando verso la camera da letto ed era crollata sul letto ancora vestita.
La mattina dopo l’ho trovata in cucina a bere birra, accusando me e gli altri di essercene andati quando era andata a prendere da bere.
Ma torniamo alla nostra storia.

Lily prese un respiro profondo e batté le mani, richiamando l’altra accanto a sé ai fornelli.
-Adesso bisogna sciogliere il burro nella padella, metterci cipolla e sedano...-
-Che tu hai già tritato.- intervenne Robin guardando i due mucchietti sul tagliere.
Lily annuì. -Dovevo ammazzare il tempo e in tv non c’era niente.- spiegò dandole una blanda pacca sul braccio. -Avanti, continuiamo. Mettili nel burro e falli ammorbidire a fuoco lento.- la istruì e Robin eseguì tutto alla lettera. Quando l’amica glielo disse aggiunse il bicchiere di vino e lasciò che questo evaporasse.
Dopodiché si occuparono di aggiungerci il pane raffermo - anche questo già tagliato a dadini da Lily - le castagne spezzettate - di cui si occupò Robin con grande piacere - il prezzemolo, la maggiorana, il timo, sale e pepe.
-Adesso, deve restare sul fuoco per altri cinque minuti.- continuò la spiegazione Lily, indicandole poi il tacchino -Nel frattempo tu lavalo sia dentro che fuori, che quando il ripieno si sarà raffreddato bisognerà farcirlo.-
-Okay, non ci vorrà molto.- asserì con convinzione Robin.

E da qui, ragazzi, comincia la vera storia.
Ora, io non c’ero - ero dall’altro lato della città con lo zio Marshall, lo zio Barney e uno gnomo da giardino col cappello rosso per aiutare Barney a mettere in atto la sua tecnica di Biancaneve sotto... ma non è importante ai fini della nostra storia, quindi lasciamo perdere. Come stavo dicendo, io non c’ero, quindi non posso assicurarvi che le cose siano andate così, ma sia zia Lily che zia Robin affermano che sia accaduto esattamente come sto per raccontarvi.
Ricapitolando: Lily stava controllando il ripieno sul fuoco e Robin si stava apprestando a scartare il tacchino per lavarlo. Era un tacchino normalissimo, vorrei però precisare, nonostante quello che continui a dire vostra zia Robin. Non era finto, non era uno scherzo e decisamente non era un tacchino mutante.
Detto questo, torniamo alla storia.

Robin prese un paio di forbici perfettamente affilate e tagliò l’involucro che conteneva il tacchino. La plastica però non si tagliò. Pensando di aver sbagliato qualcosa, ritentò e ancora una volta la plastica rimase intatta ad avvolgere il tacchino.
-Ma che diavolo...- sbottò, affondando con le forbici nel tacchino e vedendone la superficie piegarsi come gomma piuma invece di bucarsi.
-Per la miseria!- esclamò Lily a occhi sgranati, allungando un dito per toccare il pennuto, poi afferrò il forchettone e tentò di infilzare la creatura, finendo solo per lasciare tre segni impercettibili sulla plastica lucida. -Siamo sicure che non sia alieno?- domandò con incertezza. Allo sguardo scettico dell’amica, rispose: -Che c’è? Tutto è possibile!-
-Cosa credi che sia più probabile, Lily, che sia un alieno venuto dal pianeta Pennuto per studiare le nostre abitudini alimentari o che sia uno scherzo dei ragazzi?- Quando Lily non rispose subito, lei lasciò il paio di forbici sul ripiano e afferrò il telefonino, avviando la chiamata. La risposta arrivò dopo tre squilli.
-Pronto?-
Robin tentennò. -Ted, perché stai sussurrando?-
-Perché sono nascosto nel giardino di una tipa con uno gnomo con indosso solo il suo stupido cappello rosso!-
-Perché uno gnomo... no, lascia stare, non lo voglio sapere.- si corresse subito Robin -Ti ho chiamato per mandare al diavolo te e i quegli altri due cretini per lo scherzo del tacchino. Davvero, bravissimi, ahahah! Mi sto sbellicando dalle risate, ma adesso non abbiamo un tacchino commestibile per la cena, idioti!-
-Ma di che diavolo stai parlando? Abbiamo il tacchino migliore della città!- In sottofondo si sentì Marshall concordare con enfasi e in modo anche alquanto lascivo.
-Quel tacchino è finto, razza di rincretiniti senza cervello!- sbottò Robin.
-Cosa?-
-Non si taglia! Lily lo sta accoltellando! E quello è ancora intatto, capisci?-
-Robin, ti assicuro che non è uno scherzo, non avrei mai...-
Ci fu un attimo di silenzio dall’altro lato del telefono, poi un fruscio e una voce femminile:
-Chi siete? Che cosa... io chiamo la polizia!-
L’attimo dopo la telefonata si interruppe e Robin chiuse gli occhi, digrignando i denti.
-E va bene.- disse lei, schioccando le spalle e il collo. -Se è la guerra che vuoi, è la guerra che avrai.- sibilò verso il tacchino, ancora intatto sul ripiano della cucina; lasciò il telefonino sul frigorifero e si diresse a passo spedito verso la camera. Tornò due minuti dopo con la sua mazza da hockey e lo sguardo di una Canadese molto infuriata che brandisce una mazza da hockey.

Per evitare di impressionarvi, credo sia meglio interrompere qui il racconto. Anche perché mi sento male al solo ricordo di ciò che trovammo quando tornammo a casa.
Sappiate solo, ragazzi, che sia zia Lily che zia Robin erano ricoperte di ripieno dalla testa ai piedi.
E che il tacchino era ancora integro e incellofanato.

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