Titolo: The man who knows who I am
Autore:
koorime_yuFandom: Doctor Who/X-men (films)
Pairing/Personaggi: Dottore (Nine e Eleven), Rory/Amy, Erik/Charles. Nominata River Song.
Rating: Pg
Charapter: 1/1
Beta:
neera_pendragonha letto in anteprima ♥
Words: 1792 (
fiumidiparole)
Genere: commedia, crack(?) (c’è Eleven)
Warning: no one
Summary: il Dottore compare nello studio del Professor X, ma non è la prima volta che Charles lo incontra.
Note: scritta per la Sagra del kink di
kinkmemeitasu
questo prompt.
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere il Dottore, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Erik, no *sigh*
Quando i motori si fermarono con il consueto suono ansimante, il nono Dottore si fiondò sulla porta, spalancandola con l’entusiasmo di un bambino la mattina di Natale. Per questo motivo, quando si ritrovò davanti l’arredamento sobrio ed elegante di uno studio, rimase interdetto.
-Questo non è il dieci dopo Cristo.- arguì, facendo un passo sul tappeto. -E decisamente non è Roma.- continuò poi guardandosi tutto attorno.
-Temo di no.- rispose una voce alle sue spalle.
Accanto al caminetto acceso stava una persona - meglio, sedeva - intenta in una partita a scacchi. Contro se stesso, per quel che poteva vedere. Indossava un tailleur di tweed di foggia classica e non aveva neanche un capello in testa, ma il suo intero essere trasudava fierezza e aveva gli occhi più penetranti che avesse mai visto.
-Oh, salve!- lo salutò lui, accompagnato con un gesto amichevole della mano. -Mi scuso per l’intrusione. Devo aver sbagliato a calcolare le coordinate.- spiegò prima di percepire una lieve pressione nella sua mente.
-Non è buona educazione invadere così la mente altrui.- accusò, puntando i suoi occhi in quelli incredibilmente azzurri dell’uomo, che sorrise divertito.
-Perdonami, ma avevo bisogno di capire quale versione sei.-
Gli occhi del Dottore s’illuminarono. -Mi hai già incontrato!- esclamò deliziato.
-Molti anni fa, sì.- rispose facendogli un cenno verso la poltrona dall’altro lato del tavolino, e lui eseguì all’istante. Il nono Dottore si accomodò e osservò con genuina curiosità quell’umano che, poteva percepirlo, non era come quelli che aveva incontrato fino a quel momento - beh, non fino al 2050, quando quelli come lui sarebbero stati molto più che comuni.
Il padrone di casa sorrise pacatamente al suo studio visivo e incrociò le mani sullo stomaco.
-Sai chi sono?- domandò il Dottore, scrutandolo.
-Come ho detto, ci siamo già incontrati. O ci incontreremo ancora, se lo guardiamo da un altro punto di vista.-
-Il mio.- L’uomo sorrise e non rispose, al ché il Dottore si sistemò meglio nella poltrona e accavallò le gambe. -Dunque, tu sai io chi sono, ma io non so chi tu sia.-
-Professor Charles Xavier. E quella in cui ti trovi è la mia scuola per giovani dotati.-
-Giovani mutanti dotati.- arguì lui in un sussurro, come se stesse facendo una confessione. Ricevette un sorriso e un cenno di assenso.
-Allora, Dottore,- continuò il padrone di casa, guardandolo pacatamente -Mi devi una partita a scacchi e qualche spiegazione.-
-Davvero?- domandò quello, divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione.
-È quello che mi hai detto.- rispose Charles -Questo e di mangiare molte banane.-
-Adoro le banane! Ricche di potassio, sali minerali e vitamine A, B1, B2, B6, C, PP ed E. Ottime per lo sviluppo mentale.-
-L’ho pensato anche io. Motivo per cui ho sviluppato, insieme ad alcuni miei assistenti, un programma di alimentazione personalizzata per ognuno dei miei studenti, cosicché possano incrementare al meglio le loro facoltà.-
-Oh, brillante!- si entusiasmò. Guardò la scacchiera e poi il professore di fronte a sé, stirando appena le labbra in un ghignetto. -Va bene, professore, chiedimi pure ciò che vuoi.- disse, muovendo il primo pedone sulla scacchiera e dando così inizio alla partita.
Charles Xavier allungò una mano e mosse il suo pedone, incrociando gli occhi con quelli del suo ospite quando chiese:
-Parlami del Master.-
***
-Berlino, 1989!- esclamò il Dottore, aprendo le porte della TARDIS e ritrovandosi in un rigoglioso giardino verdeggiante. -O forse no.- aggiunse, quando sentì l’espressione scettica di Amy perforargli la nuca.
-Dottore, dove siamo finiti?-
-New York, 1962.- rispose una voce che li fece girare e accorgere di non essere soli. Due uomini sostavano a poca distanza da loro e li osservavano incuriositi - beh, uno era incuriosito, l’altro era solo molto sospettoso.
-Hai sbagliato di nuovo, Dottore.- lo richiamò Amy, al ché lui sviò con lo sguardo.
-Sono solo arrivato un po’ in anticipo.-
-E nel continente sbagliato.- gli fece notare Rory con un sospiro esasperato, pinzandosi la radice del naso. -Dove diavolo siamo?!-
Il Dottore si guardò attorno, fece qualche passo verso destra, osservando la grande casa che governava il giardino e voltandosi poi verso i due uomini che ancora sostavano guardinghi e incuriositi a pochi passi da loro.
-A-ah!- esclamò, illuminandosi e puntando il dito contro il più basso tra i due, avanzando verso di lui e squadrandolo da capo a piedi con espressione trionfante.
-C’è solo un essere in tutto l’universo che può indossare un completo di tweed del genere e non sembrare ridicolo!- affermò incrociando il suo sguardo antico in quegli occhi azzurri estremamente giovani.
-Disse quello con il farfallino.- sussurrò Rory alle sue spalle. Sua moglie fece un mugolio di comprensione e aggiunse:
-E un fez. Non dimenticarti il fez.-
-Come potrei? Ci faccio ancora gli incubi sopra.-
-Dovremmo ringraziare River come si deve.-
-Charles Xavier!- esclamò il Dottore, ignorando - volutamente - i commenti dei suoi due compagni di viaggio. -Un sacco di capelli fa!- aggiunse poi, osservando con malcelato divertimento la folta chioma castana.
Il giovane Charles si passò istintivamente una mano tra i capelli - o forse fu un gesto calcolato, perché nel farlo sostò più del necessario sulla tempia, e l’istante dopo il Dottore sentì una familiare pressione nella mente e la bloccò.
-Spiacente, Charles, non è mai una buona idea spiare nella mente di un Signore del Tempo.- tirò fuori dalla giacca il cacciavite sonico e glielo puntò contro. -Troppa conoscenza per un limitato cervello umano, anche se è il tuo. Ma che diavolo ha?- sbottò, agitando il cacciavite, che dopo un mesto ronzio si era spento tra le sue mani. Solo in quel momento notò che l’uomo accanto al giovane professore aveva la mano alzata verso di lui. -Oh.- disse, spostando gli occhi dall’uomo all’oggetto tra le proprie mani, fino a tornare sul primo.
-Erik Lehnsherr.- sussurro, continuando poi tra sé -Ma certo, è il 1962, era ovvio.- Continuò a scrutare quell’uomo dal bel viso e la storia triste, richiamando alla memoria la voce del professor Xavier - o Professor X, come aveva detto che lo avevano soprannominato i suoi primi studenti. Gli stessi che in quel preciso istante erano nella villa alle sue spalle a scrivere la storia dei loro simili, sotto la guida dei due più grandi mutanti mai esistiti.
-Dottore?- lo richiamò Amy, facendo qualche passo verso di loro e guardando con incertezza gli altri due. -Che... sta succedendo?-
-Oh, niente! Sono amici!- Allo sguardo scettico di Erik, precisò -Beh, lo saranno.- Quando ancora quello sguardo non mutò e, anzi, sembrò scurirsi ancora di più, aggiunse -Beh, lui lo sarà.- indicando Charles, che dondolò sui talloni con le mani in tasca e trattenne un sorriso.
Erik lo guardò male e sbottò -Si può sapere chi diavolo siete? Come avete fatto ad entrare?-
-Io sono il Dottore e loro sono i Pond!- fece le presentazioni, agitando una mano nella direzione dei suoi companions, che alzarono gli occhi al cielo. -E non siamo entrati, come hai sicuramente visto da te, siamo apparsi.-
-Questo non è...-
-Cosa, possibile? Oh, come non è possibile leggere nella mente o governare i metalli, Magneto?- domandò retorico - e un po’ godette nel vederlo irrigidirsi appena.
-Oh, andiamo, quelle non sono cose possibili! Non per un essere umano, almeno.- intervenne Rory, che però tentennò appena quando vide un sorriso compiaciuto spaccare il viso del Signore del Tempo -Sono alieni, giusto?-
-No!- sogghignò spostando lo sguardo da una coppia all’altra in modo esagitato. -Erik e Charles. Mutanti!- squittì esaltato.
Vide i coniugi Pond aprire la bocca e richiuderla un paio di volte, boccheggiando in cerca di qualcosa da dire. O della capacità di dirla.
-Questo è... questo è...-
-Fantastico?-
-No. È...-
-Assolutamente e favolosamente interessante?-
-No. È... assurdo! I mutanti non esistono!-
-È roba da fantascienza!-
-Certo che esistono! Esistono gli alieni, esistono i mutanti ed esistono i mutanti alieni!- sbottò offeso il Gallifreyano -E voi due dovreste saperlo meglio di chiunque altro!-
-Chiedo scusa.- intervenne la voce pacata e divertita di Charles Xavier -Ma siete apparsi nella mia proprietà e credo sia il momento che sia io a porre le domande e mi chiedevo come potessi tu saperlo.-
Erik gli rivolse un’occhiata e poi prese un respiro profondo, sistemando la postura.
-Mi sembra più che giusto. E per rispondere alla domanda: sono il Dottore, io so sempre tutto.- rispose lui e poi volse lo sguardo all’altro uomo, mentre sentiva Amy sbottare un: -Oh, ma per favore!-
-Che significa che è ovvio che io sia qui adesso? Dove dovrei essere?- domandò il mutante, scrutandolo duramente. Il Dottore tirò un sospiro tra i denti e ciondolò con la testa, sofferente.
-Spoiler.- si risolse infine a dire.
-Che diavolo significa?-
-Oh, è inglese, significa “rovinare”...-
-Non credo fosse quello che intendeva, Dottore.- intervenne Rory, guadagnandosi un’occhiataccia dall’alieno.
-Lo so che non era quello che voleva, stavo solo cercando di distrarli per non rispondere alla loro domanda. Cosa che adesso invece dovrò fare!- sbottò, guardandolo male. Si fermò e raddrizzò all’improvviso, cominciando poi a cercare freneticamente nella tasca interna della giacca, da cui estrasse la sua carta psichica. -O forse no!- esclamò aprendola e leggendo, gongolando poi quando notò la firma -È River! Manda coordinate, data e... uhm, baci.- S’imbarazzò e ripose la carta, cercando di ignorare lo sguardo saputo che Amy gli aveva incollato addosso e rivolgendosi invece ai due umani mutanti.
-Allora, è stato un piacere!- esclamò, voltandosi poi e incamminandosi verso la cabina -Forza Amy, Rory! Abbiamo un invito per l’Antico Egitto!-
-Andiamo in antico Egitto?- si esaltò la donna, sorridendo entusiasta.
-No, su Antico Egitto. È un pianeta, una colonia della Terra e i suoi abitanti...-
-Dottore!- lo richiamò la voce di Charles -Non ha ancora risposto alle nostre domande.- Era sempre lì, fermo nel bel mezzo del giardino, con le mani in tasca e un sorriso ad arricciargli le labbra, con l’espressione di chi sa che sarebbe stato inutile tentare di fermarlo. E accanto a lui c’era Erik che, al contrario, sembrava molto intenzionato - quasi voglioso - a trattenerlo, ma che rimaneva fermo al suo posto, fidandosi del suo amico e aspettando.
-Hai ragione e lo farò.- lo rassicurò il Signore del Tempo, fermandosi sulla porta della sua astronave -Quando ci rivedremo potrai chiedermi quello che vuoi durante una partita a scacchi e io risponderò a tutto: passato, presente, tempo, spazio, separazioni...- elencò, spostando gli occhi su Erik -C’è una storia al riguardo che apprezzerai.-
-Quale?-
-Quella sul Master.- disse con una serietà che sorprese i due mutanti. Stavano per chiedergli altro, così lui si diede una scrollata mentale - basta voltarsi indietro, ormai era solo inutile e doloroso - e sorrise, facendo un passo all’indietro. -Bene, ci vediamo tra qualche anno. O forse più.-
Chiuse la porta e dopo secondo il suono ansimante con cui quella follia era cominciata riempì l’aria e la cabina cominciò a svanire. Era quasi sparita del tutto quando improvvisamente cominciò a riprendere consistenza e la porta si aprì, lasciando che la testa arruffata del Dottore sbucasse per l’ennesima volta.
-E banane! Non dimenticare di mangiare molte banane!- esclamò, facendo un sorriso a entrambi e richiudendo la porta. L’attimo dopo, con il suo tipico suono ansimante, la cabina sparì.