Titolo: Love is blind. And sometimes, it’s a bitch
Autore:
koorime_yu Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Sam, Castiel, Dean (Destiel ♥)
Rating: NC17
Charapter: 2/7
Beta:
hikaruryu Words: 2346 (
fiumidiparole )
Genere: Commedia, Avventura, Erotico, Angst, Romantico, Introspettivo.
Warning: Spoiler, Slash (of course), maltrattamento di Winchester, Scene di sesso descrittive.
Summary: Castiel deve recuperare una reliquia sacra e per farlo chiede aiuto a Sam e Dean. Ma un Cupido trama nell’ombra per sfruttare la Lancia e compiere il Destino. Perché ormai le frecce sono fuori moda...
Note: allora, prima di tutto questa storia si posiziona, ipoteticamente dopo la 6X14 e prima, quindi, che Balthazar si ricordi di essere amico di Castiel e lo affianchi nella guerra contro Raphael.
In secundis: grazie a
hikaruryu per avermi dato una mano con il betaggio, oltre che avermi sopportato durante tutta la fase di scrittura (un parto, davvero), e a
thirdmoon91 per questo meraviglioso, bellissimo, perfettissimo banner. Hanno fatto entrambe un lavoro stupendo e io non potrò mai ringraziarle abbastanza *piange amore*
Cos’altro dire?
Spero che vi piaccia almeno un po’ così commentate ♥ perché, nonostante il dolore e la fatica (immensi, credetemi) per scriverla, mi sono divertita e la amo alla follia. Anche perché, a ben vedere, è la prima storia impegnata che scrivo su questi due.
Bene, non mi resta che dirvi: buona lettura!
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla.
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7 Is it true the perfect love drives out all fear?
The right to appear ridiculous is something I hold dear
Oh, but a change of heart comes slow... [1]
Dean si svegliò di soprassalto con la sgradevole sensazione di essere osservato.
-Cristo, Cas!- imprecò, abbassando la pistola puntata istintivamente su di lui e passandosi una mano sugli occhi stanchi.
-Ciao, Dean.-
L’uomo sospirò, chinando la testa e prendendo un respiro profondo per cercare di calmare il battito furioso del cuore.
-Da quanto tempo sei lì, Edward?- [2] chiese, strofinandosi la fronte con un sospiro stanco.
-Avevi detto all’alba.- rispose Castiel, sempre fermo davanti al letto ad osservarlo. Dean cercò di ignorare il formicolio che gli procuravano quegli occhi addosso e si voltò a controllare il led della sveglia: le sette. Quindi Castiel era rimasto a fissarlo per un’ora e più? Magnifico, davvero.
-Lo dicevo io che era inquietante questa cosa.- borbottò tra sé, uscendo dal letto e dando una scrollata a Sam.
-Sveglia principessa, è arrivata la carrozza.-
Questi si destò all’istante, fissando intontito la schiena di suo fratello sparire nel bagno attiguo. Si strofinò gli occhi con i palmi delle mani e si tirò a sedere, decisamente più vigile. Solo in quel momento notò la figura di Castiel, ancora al centro della stanza, ancora fermo.
-‘Giorno, Cas.- sbadigliò, allungandosi a prendere la maglietta dal fondo del letto e infilandosela.
-Ciao, Sam.- rispose semplicemente quello, continuando ad aspettare. Sam gli diede una blanda pacca sulla spalla e lo superò.
Dieci minuti dopo, uscirono dal motel vestiti di tutto punto. A parte Castiel, che aveva la solita aria di uno che con i vestiti non sapeva proprio che farci.
Dean lo acchiappò per una spalla prima che entrasse in macchina e, con gesti sbrigativi, gli raddrizzò la cravatta sotto lo sguardo perplesso del fratello.
-Infilati la camicia nei pantaloni- lo redarguì, prima di fare il giro dell’auto e salire al posto del guidatore, mentre Castiel lo fissava perplesso e Sam nascondeva un sorrisetto divertito.
Una volta partiti, quest’ultimo abbassò il volume dello stereo, accesosi in automatico, cominciando a controllare gli incartamenti in suo possesso.
-Allora, le vittime erano apparentemente ottimi cittadini. Pagavano le tasse, erano amati da amici e familiari... Persone anonime, in pratica.- snocciolò.
-Ma noi sappiamo che non è così, vero? C’è del marcio in Danimarca!-
Il minore scoccò un’occhiata divertita al fratello e scosse la testa.
-Beh, sappiamo per esperienza personale che nessuno è così perfetto. E quando sembra che lo sia, di solito ci ritroviamo...-
-Completamente ricoperti di merda?-
-Sì, precisamente.-
-Non capisco perché non avete voluto che vi portassi io.-
La voce di Castiel, proveniente dal sedile posteriore, li fece sorridere. Dean gli lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore e sghignazzò, vedendolo agitarsi sul posto. Non era certo la prima volta che viaggiava così, eppure il loro amico alato non sembrava ancora essersi abituato. Immaginò che certi mezzi di trasporto non sarebbero mai stati i suoi preferiti.
-Non possiamo apparire all’improvviso al campus, Cas, desteremmo sospetti.-
-Sì, sì.- bofonchiò l’angelo -Ma così non facciamo altro che perdere tempo. La Lancia potrebbe sparire di nuovo. Raphael potrebbe impossessarsene!-
-Tranquillo, Cas! Prenderò personalmente a calci in culo quel cazzone!-
Castiel e Sam non lo smentirono, ma i loro sguardi scettici gli fecero borbottare un -‘Fanculo.- mentre svoltava e parcheggiava d’avanti l’entrata dell’Università.
***
Attraversarono l’edificio principale, diretti all’aula del professor Burke, la prima vittima della loro angelica arma nucleare, dove Castiel aveva acconsentito ad aspettarli mentre loro due parlavano con il corpo docenti e con il Rettore. Chiacchierata che li aveva insospettiti ancora di più per la completa inesistenza di notizie. Si erano limitati tutti a dire la stessa cosa, quasi esattamente con gli stessi termini: un buon uomo che amava il suo lavoro e i suoi studenti. Parole positive, certo, ma prive di contatto umano. Probabilmente, avevano ipotizzato i fratelli Winchester, nessuno di loro conosceva davvero la vittima.
L’unico che sembrava aver avuto una conoscenza un po’ più profonda di Spancer Burke era stato il Rettore Sheppard.
-Giocavamo a poker quasi tutti i venerdì sera.- aveva spiegato, mentre Sam e Dean riponevano i loro distintivi nelle giacche. -Qualche volta eravamo rimasti a bere un bicchiere di scotch insieme, dopo la fine delle lezioni.-
-Sa se aveva qualche nemico?- aveva chiesto il minore e il signor Sheppard si era sistemato nervosamente la giacca.
-Nemico? Credete sia stato ucciso?-
-Dobbiamo vagliare ogni possibilità, signore, è il protocollo.- Dean aveva sorriso impersonale.
Il Rettore era parso tentennante, poi aveva sospirato e si era accomodato sulla poltrona dietro la scrivania.
-Sentite, Spancer era un buon uomo e un bravo professore. Forse anche troppo buono, alle volte.-
-Che intende dire?-
-Che a volte, quando sei come era Spancer, gli studenti se ne approfittano.- aveva detto, aggiungendo poi -Sa, a volte cercano scorciatoie...-
Dopodiché si erano congedati e si erano diretti verso l’altro lato dell’edificio, dove una graziosa biondina della Segreteria - arrossendo deliziosamente agli apprezzamenti di Dean - aveva detto loro dove si trovasse l’aula di Letteratura Inglese del professor Burke.
-Però.- fischiò Dean, osservandosi attorno -Si trattano bene i ragazzi qui, eh?-
-È un’università, Dean, cosa ti aspettavi?-
-Stanford non è così.-
-Certo che no, Stanford è migliore.-
-Non che io ricordi.-
-Ci sei venuto solo una volta, Dean. Ed era notte.-
Lui scacciò le parole del fratello con un gesto scocciato della mano, infilandosela poi in tasca e ammiccando a un paio di studentesse che incrociarono. Quelle risero e ricambiarono l’occhiata, fissandogli sfacciatamente il sedere.
-Dean!- lo richiamò il fratello. -Potesti per piacere ricordarti che siamo qui per lavoro?- sibilò ancora, notando da lontano Castiel fermo davanti alla porta dell’aula. Era strano vederlo per una volta con la camicia e la cravatta in ordine. Un paio di studenti lo superarono, scoccandogli occhiate curiose, e Dean sghignazzò vedendolo cercare di non incrociare lo sguardo di nessuno. Evidentemente il Cupido era ancora in agguato.
-Ehilà, Cas, fatto qualche incontro interessante?- chiese, una volta che l’altro fu a portata di voce, inarcando le sopracciglia in maniera ammiccante. L’angelo gli rivolse un’occhiataccia.
-Non è divertente, Dean.-
-Come no? Io lo trovo spassoso!- gorgogliò lui. Sam alzò gli occhi al cielo e li superò, entrando nell’aula che si stava lentamente riempiendo. Castiel lo seguì, preferendo ignorare il sogghigno dell’altro ragazzo.
-Non capisco, perché sono qui?- chiese, osservando la moltitudine di studenti occupare i posti chiacchierando.
-Un corso non può essere interrotto perché il professore è morto, Cas. Gli studenti hanno dei tempi e l’università deve permettere loro di rispettarli.- spiegò Sam con una scrollatina di spalle -Si cambia professore e si va avanti.-
-Secchioni.- fu l’unico commento del fratello maggiore, prima che un giovane uomo li superasse e raggiungesse la cattedra.
Sam e Dean avanzarono dietro di lui, raggiungendolo.
-Agenti Bryan e Torres, FBI.- si presentò Dean, mostrando il distintivo in sincrono con il fratello. Lanciò un’occhiata a Castiel che li seguiva in silenzio e aggiunse -E questo è Alec McDonald, consulente investigativo. Lei è il sostituto del professor Burke?- [3]
-Jake Foster. Sono l’assistente del professore.- rispose quello, posando la ventiquattrore. Tentennò prima di rettificare -Ero l’assistente del professore.-
-Ci dispiace interromperla, ma abbiamo bisogno di farle qualche domanda.-
-Oh, ma certo, immagino che una morte simile sia... bizzarra anche per voi.-
Dean sbuffò una mezza risata.
-Si fidi, questo non è niente.-
Il giovane inarcò le sopracciglia sorpreso, ma si voltò verso Sam quando questi, taccuino in mano, cominciò a parlare.
-Sa, per caso, se il professore aveva qualche nemico? Qualche studente poco soddisfatto di un voto, magari?-
-Uhm, beh... no.- rispose semplicemente quello, abbozzando un sorriso.
-No e basta?- rincarò Dean.
L’uomo strinse le labbra e alzò le spalle, spiegando:
-Non lo conoscevo così bene, mi dispiace. Se...-
Si voltò, notando come Castiel lo stesse fissando, e aggrottò la fronte quando quello deviò lo sguardo un attimo prima di incrociare il suo.
-Se abbiamo finito, io dovrei cominciare la lezione.- riprese allora.
-Abbiamo finito.- sorrise Sam, riponendo il taccuino -Grazie per la collaborazione, signore.-
Quando uscirono dall’aula, Jake Foster stava cominciando quella che a lui sembrò una bellissima lezione su Charles Dickens e il suo intramontabile David Copperfield.
Dopodiché avevano aspettato la fine del corso e fatto qualche domanda ai frequentanti, cercando di capire se esistesse qualcuno con cui l’uomo fosse entrato più in contatto, ma fecero un buco nell’acqua. Dean aveva sbuffato nel sentire per l’ennesima volta lo stesso commento.
-Chissà perché quando non si sa cosa dire di un morto, si dice sempre che era un brav’uomo.- aveva ragionato, stirando il collo da un lato e dall’altro mentre attraversavano un viale del campus. Gli alberi sopra le loro teste creavano una cupola ombreggiante, proteggendoli dal sole che sembrava volesse portare l’estate prima del previsto; una brezza aveva smosso le foglie, accarezzando i loro corpi accaldati.
-Forse per rispetto della morte?-
-Non capisco la vostra paura della morte.- era intervenuto Castiel, fermandosi poi nel bel mezzo di un passo e volgendo lo sguardo verso il cielo terso. -Devo andare.- aveva annunciato e un attimo dopo era sparito nel nulla, nel bel mezzo del viale. I due ragazzi si erano guardati attorno ma, per loro fortuna, non c’era nessuno nei paraggi.
-Maledetto idiota.- aveva sputato il maggiore. -Mi farà invecchiare prima del tempo, me lo sento.- aveva aggiunto, facendo ridere suo fratello e riprendendo il cammino.
Alla fine si erano fermati alla caffetteria dell’università, visto che quella mattina non erano riusciti neanche a fare colazione a causa dell’angelo che aveva continuato a pressarli. O meglio, a fissarli. Dean odiava quando Castiel gli premeva gli occhi addosso in quel modo, sembrava quasi che volesse leggergli l’anima - o mostrargli la sua - e lui non era pronto per nulla di simile, grazie tante.
-Praticamente siamo al punto di partenza.- sospirò Sam al suo indirizzo, allentandosi il nodo della cravatta.
-Per tua fortuna, tuo fratello ci sa fare.- annunciò invece Dean, scivolando sulla sedia di fronte. Gli passò il caffè e s’incurvò in avanti, verso il centro del tavolino -Ho fatto due chiacchiere con quella deliziosa cameriera al bancone...- le ammiccò e quella sorrise ed arrossì appena sotto lo sguardo dei due -E ho scoperto qualcosa di interessante.-
-Il suo numero di telefono?-
-Anche.- ammise dopo una breve paura. -Ma non solo. Patty mi ha raccontato di una voce che circolava ultimamente sul nostro buon uomo, Spancer Burke. Pare che avesse allungato le mani su una studentessa, ma che non essendoci prove l’abbia passata liscia.-
-Be'…- disse Sam con una smorfia -Non sarebbe la prima volta che sentiamo un caso simile. Sai anche chi è questa ragazza?-
-No, amico. La voce non era così accurata.- sospirò lui, prima di prendere un sorso della bevanda calda. -L’altra vittima?-
-Andrew Chapmam. Aveva ottenuto una borsa di studio per meriti sportivi. Faceva parte della squadra di basket e, ovviamente, non brillava per voti accademici.- lesse Sam, sfogliando i suoi appunti.
-Punti in comune con il nostro signor Humbert?- [4]
-Neanche uno.-
-Magnifico. Immagino non resti che chiedere un po’ in giro tra gli amici.- sbuffò Dean, alzandosi -Forza, Sammy, vediamo di trovare questa benedetta Lancia.-
***
Dio benedica le università, pensò Dean, godendosi il panorama di una dozzina di splendide gambe lisce e levigate che si agitavano nell’aria a tempo di musica e incitamenti.
Cheerleader, pensò ancora, e un sorriso beato gli affiorò sul viso.
Sam alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
-Asciugati la bava.- lo richiamò divertito.
Dean lo degnò di una mezza occhiata prima di piantargli una manata sul petto quando quello cercò di avanzare e superarlo.
-Dove credi di andare?-
-A parlare con le ragazze.-
Il maggiore rise.
-Oh no, Sammy, no. Tu occupati della squadra di basket, che alle cheerleader ci pensa un vero uomo.- sogghignò, sistemandosi la giacca e lasciando solo il fratello ad alzare di nuovo gli occhi al cielo.
Aspettò che le ragazze sciogliessero una piramide umana particolarmente complessa, prima di palesarsi.
-Salve, signorine. Posso farvi qualche domanda?- chiese con un sorriso mordace.
-Certo!- rispose prontamente una, arricciandosi una ciocca bionda sfuggita alla coda di cavallo.
-Johanna torna ad allenarti.- la richiamò però un’altra biondina. Lui suppose fosse il capo lì in mezzo, a giudicare dal modo in cui Johanna ubbidì, nonostante il roteare esasperato degli occhi. Prima di tornare dalla altre, però, fece l’occhiolino a Dean, che sogghignò e chinò il capo in ringraziamento - era in questi momenti che amava la sua vita.
-Cosa vuole?- quasi abbaiò la capo cheerleader, incrociando le braccia sotto al seno, in atteggiamento guardingo. Era davvero molto carina, con una treccia alta e le guance arrossate dall’allenamento e il cacciatore sfoderò uno dei suoi sorrisi sciogli-ginocchia.
-Fare qualche domanda, come ho già detto.-
-Oh.- sussurrò lei, guardando ad occhi sgranati il tesserino dell’FBI e rilassandosi visibilmente -Mi scusi, è che, sa, con quello che è successo... i giornalisti hanno cominciato a bazzicare un po’ troppo nei dintorni.-
-Non si preoccupi, la capisco. Qualcuno ha dato fastidio a lei o alle sue compagne?-
La ragazza si voltò un attimo verso il gruppo alle sue spalle, per poi tornare con gli occhi su Dean e spiegare:
-Sarah. Era la ragazza di Andrew, da un po’...-
-Ah. Beh, temo che dovrò parlarci.- sorrise lui e lei rispose in egual modo.
-Certo, capisco, ma non servirà. Sarah non sa nulla.-
Dean evitò di chiederle cosa le desse questa certezza, per ora.
-E lei, signorina?-
-Mandy.- rispose lei prontamente, allungando una mano per stringere quella offerta -E no, ne so quanto chiunque altro. Io e Andrew ci siamo frequentati per un po’, ma non ha funzionato e siamo rimasti amici.-
Dean annuì, voltandosi a lanciare uno sguardo a suo fratello e vedendolo prendere appunti su quello stupido taccuino, mentre uno dei ragazzi della squadra parlava. Cazzo, aveva fatto bene a mandare Sammy, quei tipi erano enormi.
-E sul professor Burke? Non sa niente nemmeno di lui?-
Prima ancora che lui finisse di formulare la domanda, Mandy scosse la testa, un sorriso di scuse a incresparle le belle labbra.
-Non seguivo neanche il suo corso. Per come la vedo io è stata una punizione divina.-
Dean le scoccò un’occhiata interessata.
-Ma davvero? E come mai questa convinzione?-
La capo cheerleader tentennò, poi fece un passo verso di lui e abbassò la voce.
-C’era questa voce sul professore...-
-Sì, l’ho sentita.-
-No, aspetti... solo che non era solo una voce...-
Dean incrociò il suo sguardo.
-Come fa’ a dirlo?- chiese, vedendola sospirare e abbassare il capo.
-Perché conosco Kate.- ammise alla fine in un bisbiglio. Le sopracciglia di Dean scattarono verso l’alto.
-Kate?-
Mandy annuì una sola volta, riprendendo -Kate Murphy. È stata lei a denunciare la molestia al Rettore.-
Bingo, pensò Dean, ma invece disse:
-E dove posso trovare questa Kate?-
_____________________________
[1] E’ vero che l’amore perfetto scaccia ogni paura? Il diritto di essere ridicolo è qualcosa a cui tengo molto ma il cambiamento nel cuore avviene lentamente... (
I’ll go crazy if I don’t go crazy tonight, terzo singolo estratto dall’album No Line on the Horizon degli U2, 2009).
[2]
Twilight.
[3] David Bryan, Tico Torres, Hugh McDonald e Alec John Such sono, insieme a Jon Bon Jovi, i componenti del gruppo hard rock statunitense
Bon Jovi.
[4] Esagerando, Dean si riferisce a Humbert Humbert, il professore-voce narrante del romanzo
Lolita di Vladimir Vladimirovič Nabokov. Non mi aspetto che Dean abbia letto il romanzo, ma visto il
film di Adrian Lyne (remake di Kubrick) del 1997, sì.