Titolo: Vicissitudini di un Sopracciglio Holmes.
Rating: PG
Personaggi: Mycroft Holmes, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Scritta per la community
15gen_sherlock; diretta discendente di
Privilegi del ragazzino blablablà. <3
Avvertimenti: AU, pre-slash?, fluff.
Genere: Childhood
Prompt: Sesto senso
Riassunto: Ci sono cose di Sherlock Holmes e di John Watson che nemmeno un attento osservatore come Mycroft può riuscire a comprendere.
Sotto il dito di John Watson, il campanello di casa Holmes ha la capacità di emettere un rapido e ingenuo dun-dan!, là dove in teoria dovrebbe semplicemente fare plin-plon come tutti i campanelli del mondo.
È per questo che Mycroft non batte ciglio, quando in salotto entrano blue jeans e una maglia a righe gialle, accompagnati dal chiacchiericcio di Mrs. Hudson che offre cioccolate calde preconfezionate.
“Ciao, Mycroft,” esordisce John, spinto a sedere sul divano dalla signora in grembiule.
John è un po’ una delusione, per Mycroft. La sua presenza avrebbe potuto migliorare Sherlock, e invece di aggiustarlo lui lo asseconda. È come una barchetta che ondeggia sul mare di capelloni neri e scuri e ricciolosi di suo fratello, beatamente trasportata dalla corrente. Non lo trova nemmeno stravagante.
L’unica persona al mondo a venerare Sherlock Holmes, ed è capitata proprio nella sua stessa scuola.
“Ciao, John.” Volta pagina, col sopracciglio all’insù. “Il male esiste,” lo informa.
“Ah-a. Okay.”
Il ragazzino si strofina il collo con il polso, residui d’imbarazzo che si sbriciolano e corrono via, e in quella Mycroft realizza che è un gesto che John compie sempre più raramente.
“In quanto a mio fratello-”
“Non c’è, vero?” John sospira, rassegnato. Mycroft sognava quasi di vederlo battere i piedini sul parquet e fare capricci da primadonna, ma quello è suo fratello. E le persone normali che s’indignano quando si parla di suo fratello. “E dire che mi aveva chiesto lui... Hah, ormai comincio a farci l’abitudine. Sai dov’è?”
Mycroft tira giù un sopracciglio e manda su l’altro, il sopracciglio Sherlock.
“Credo sia fuori a studiare il codice di comportamento di un gruppo di bagordi.”
“Oh.” Commenta John. “Posso usare il bagno?”
“Prego,” gli accenna Mycroft, e intanto sa che Lo aspetterà - come sempre, del resto.
E il bello è che non ce n’è neanche bisogno, perché, due secondi dopo che lui è sparito al piano di sopra, Sherlock sbatte la porta di casa e in tre falcate gli è praticamente addosso, con la sciarpa celeste fin sopra il mento e una luce, un - un lampione acceso negli occhi.
“Dov’è? Dov’è?”
È quasi come se ne sentisse l’odore. O forse è telepatia. E Mycroft considera con orrore che, se Sherlock fosse un barboncino, ora scodinzolerebbe senza vergogna.
“Di sopra. Aveva bisogno della toilette.”
Sherlock sfodera un ghigno compiaciuto, prima di scapicollarsi su per le scale.
“Jooooooohn!”