Titolo: King of his heart
Fandom: RPF - Calcio (Fiorentina 2009/2010)
Personaggi: Lorenzo de Silvestri, Alberto Gilardino, Stevan Jovetić, Sébastien Frey, altra gente sicuramente presente ma non citata
Rating: Per tutti
Warning: Hints (Fluff)
Conto Parole: 300 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Re
Significato: #1 - il pezzo principale degli scacchi; una delle figure delle carte da gioco
Disclaimer: È tutto finto e senza scopo di lucro.
King of his heart
«Una puntata.» Stevan sospira pesantemente, come per farsi coraggio dopo essere saltato nel burrone. «E una carta.»
Lorenzo gli porge la carta con una certa curiosità: è la prima volta che Stevan esce da un filone continuo di passaggi a vuoto e richieste di tre carte, e vorrebbe avere qualcosa di meglio di una serie allucinante di scartine soltanto per vedere come gli va questo giro; invece è costretto ad allontanare da sé le sue carte, studiando le espressioni di chi non ha passato - Sébastien a torso nudo di fronte a lui che butta via le proprie, Alberto in canottiera alla sua destra che ne cambia due, con il vago disinteresse di chi sta chiaramente pensando a tutt’altro ed è stato trascinato suo malgrado nell’ennesima partita notturna. Lorenzo torna a guardare Stevan, le sue labbra un po’ umide e impercettibilmente strette e la mano stretta intorno alle carte che non sembrano aver soddisfatto la sua speranza; gli dispiace che debba essere ancora una volta lui a rinunciare anche alle mutande, ma è un gioco cui tutti hanno accettato di partecipare. Un gioco? Le guance rosate di Stevan non la pensano allo stesso modo, chiaramente.
Stevan scopre la sua scala mancata - il posto del Re di Cuori occupato da un secondo Dieci - e Alberto abbassa le sue con una certa lentezza subito dopo: due figure, tre scartine, nulla di neanche lontanamente paragonabile a una combinazione. I due Dieci di Stevan bastano per vincere un altro giro.
Mentre Alberto si stringe nelle spalle e si sfila la canottiera, Lorenzo raccoglie le carte scartate da tutti: non può fare a meno di sbirciare rapidamente quelle buttate da Alberto e di notare, silenziosamente sorpreso, che ha distrutto una doppia coppia senza alcun motivo. Sorride: forse Stevan, dopotutto, il Re di Cuori l’ha pescato comunque.
Titolo: And maybe we'll take it too far
Fandom: RPF - Calcio (Fiorentina 2010/11)
Personaggi: Alberto Gilardino/Stevan Jovetić/Adem Ljajić (Povero Alberto.)
Rating: 18+
Warning: Bondage, slash, threesome
Conto Parole: 300 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Piano
Significato: #1 - studio mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi sviluppi; disposizione generale di un'opera / ciò che si ha intenzione di fare
Disclaimer: È tutto finto e senza scopo di lucro.
And maybe we'll take it too far
Alberto non può fare a meno di alzare entrambe le sopracciglia quando Stevan lo scavalca per legare alla testata elaborata del letto anche il suo altro braccio, offrendogli una tentazione a portata di morso cui gli è davvero difficile resistere. Con uno sforzo riesce a chiudere le sue labbra sull’erezione ancora nascosta dai boxer, e il gemito di Stevan è un po’ di piacere, un po’ di protesta.
«Tu sei fuori di testa» borbotta quando scivola fuori dalla sua portata. «Sembravi una brava persona, fino a dieci minuti fa.»
«A-ha.» Stevan gli si avvicina abbastanza da scoccargli un bacio, circondandolo in un abbraccio il tempo necessario a bendargli anche gli occhi. «Lo sono sempre stato. Ma questa non è una mia idea - anche se mi piace.»
«Certo» si lamenta Alberto, alzando gli occhi al cielo prima di rendersi conto che, comunque, non può vedere il segno tangibile della sua disapprovazione. «Da chi è che sei andato a studiare educazione sessuale stavolta, eh?»
«Non vuoi saperlo davvero» ridacchia in risposta.
«Sì, invece.»
Alberto non ottiene risposta - non subito, almeno, e comunque non a parole: sente il letto scricchiolare una prima volta, quando scende dal letto, e una seconda, quando ci risale… e una terza, dall’altra parte rispetto a dov’è Stevan (o almeno, dove crede che sia, perché quella dannata benda gli sta togliendo quel poco di contatto con la realtà che gli resta), che non sa associare a nulla fin quando non si rende conto che Stevan non può fisicamente stringere tra i denti il suo capezzolo e contemporaneamente far scorrere la lingua per tutta la sua lunghezza.
«Oh, mio-» mugola, ma la sua voce si spegne quando un dito gli solletica le labbra dischiuse, azzittendo le sue proteste. Ha un sapore dolce, sconosciuto. Alberto smette di protestare. Li lascia fare.
chia25 ha scritto un
sequel. ♥
Titolo: Because we came from the same cocoon
Fandom: RPF - AC Fiorentina/UC Sampdoria
Personaggi: Giampaolo Pazzini/Riccardo Montolivo
Rating: 16+/18+
Warning: slash e dituttunpo'
Conto Parole: 300 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Affetto
Significato: #1 - sentimento di viva benevolenza verso una persona o una cosa
Disclaimer: Finto finto FINTISSIMO. Titolo: Butterflies, Sia.
Note: Seguito di
Oh yes the butterflies are still there e di
We've felt separate and we've felt the same, delle quali non può fare a meno (purtroppo). E pertanto dedicata a chi quelle due le ha lette, e anche a chi le leggerà.
Because we came from the same cocoon (#1)
«Ho vinto io.»
«Solo perché qui non ci conosce nessuno» ribatte pronto Giampaolo, con una punta di frustrato disappunto che si annulla quando Riccardo si lascia cadere sul letto, scalcia via le scarpe e slaccia la cintura. «E comunque la tipa alla reception ti ha guardato strano, ha capito che-»
«Però non ha detto nulla e ha dato la chiave della stanza a Pazzini» lo interrompe, sollevando appena la testa e resistendo a malapena alla tentazione di fargli una linguaccia: la lingua saetta rapida tra le labbra, inumidendole appena e lasciando balenare un sorriso compiaciuto e timidissimo, ma nulla di più.
«D’accordo, d’accordo» si arrende Giampaolo, alzando entrambe le mani davanti a sé per un paio di secondi; si accosta alla finestra, dandogli le spalle mentre respira avidamente l’aria invernale di mare. «Hai vinto tu. Cosa vuoi in premio?»
«Guardami» risponde, con tanta forza che Giampaolo è quasi costretto a voltarsi, trattenendo il fiato di fronte al maglione - il suo maglione - sollevato sopra le anche, i jeans stretti abbassati fino alle caviglie insieme ai boxer, il sesso eretto già stretto nella sua mano; le sue dita corrono già al bottone dei jeans, quando Riccardo aggiunge: «No. Non puoi spogliarti.»
«Diosanto.» Giampaolo tira il fiato, infilando una mano oltre l’orlo dei pantaloni, che Riccardo gli ha imposto prima di uscire, e toccandosi così, con l’urgenza nata dalla frustrazione di non poter fare altro, di non stendersi nudo al suo fianco; vede il piacere avvampare sulla sua pelle così come probabilmente accade anche a lui, e il gemito che risuona nella stanza quando arrivano al culmine è così sottile e sincrono da essere indistinguibile da quello di Riccardo.
«Avrò bisogno di mutande pulite.»
«Puoi usare le mie» ansima Riccardo, e lascia andare una risata di gola così da Giampaolo che affascina entrambi.
Titolo: Because we came from the same cocoon
Fandom: RPF - AC Fiorentina/UC Sampdoria
Personaggi: Giampaolo Pazzini/Riccardo Montolivo
Rating: 16+/18+
Warning: slash e dituttunpo'
Conto Parole: 300 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Stella
Significato: #1 - astro dotato di luce propria; per estensione, ogni corpo celeste luminoso, esclusi li Sole e la Luna
Disclaimer: Finto finto FINTISSIMO. Titolo: Butterflies, Sia.
Note: Seguito di
Oh yes the butterflies are still there e di
We've felt separate and we've felt the same, delle quali non può fare a meno (purtroppo). E pertanto dedicata a chi quelle due le ha lette, e anche a chi le leggerà.
Because we came from the same cocoon (#2)
«Siamo arrivati, eh.»
Riccardo non risponde: cincischia un po’ con la cintura di sicurezza, sganciandola dal fermo e lasciandola scivolare lentamente, senza alcun sibilo, poi prende a fissarsi le mani distese sulle ginocchia, sempre in silenzio, e infine prende a osservare le stelle, luminosissime nonostante il cruscotto dell’auto abbia bisogno di un giro urgente dall’autolavaggio. Si lascia sfuggire un suono inconsulto solo quando Giampaolo gli stringe una spalla per richiamare la sua attenzione.
«Se hai cambiato idea…»
«Mi sembra un po’ tardi per annullare una conferenza stampa con una quarantina di giornalisti.»
«Oh, per quello non c’è problema. Visto che è stata convocata a mio nome, posso sempre inventarmi una storia di contatti scorretti che passano per me anziché per la società e mirano a farmi lasciare Genova per l’estero. O qualcosa del genere.»
Riccardo si volta, stupefatto. «La tua capacità di mentire è spaventosa.»
«Lo faccio solo per le buone cause» risponde, scendendo dall’auto e facendo il giro per aprire la sua portiera. «Possiamo pure starcene qui a guardare le stelle. Se non altro risparmieremmo pure di parlarne in pubblico se qualcuno ci vedesse uscendo.»
«In effetti» sorride Riccardo, sfiorando le sue labbra quasi come per caso, «non c’è niente di più gay di due uomini che si mettono a scrutare il cielo stellato seduti sul cofano dell’auto,» spiega, e Giampaolo si lascia andare a una risatina convinta.
«Andrà tutto bene» lo rassicura ancora una volta. E quando gli dà un colpetto sul fianco, attendendo che Riccardo gli tenda la mano e la stringa forte alla sua, cercando e ottenendo quel po’ di coraggio necessario che le stelle non hanno saputo dargli, ogni altra parola, ogni ammissione, ogni dichiarazione che di lì a poco sarà replicata e a disposizione di chiunque in un ciclo infinito e interminabile, diventano superflue.