[Ariyama] Hold me close and say three words like you used to do

Feb 14, 2014 15:35

Titolo: Hold me close and say three words like you used to do [All about you - McFly-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 2.775 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la 500themes_ita con il prompt ‘Abisso spalancato’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Prende spunto da questa intervista comeonamyjump
Tabella: 500themes_ita

Yamada si sentiva nervoso.
Aveva richiamato il compagno prima che potesse tornare a casa dopo la registrazione, ma tutto il coraggio accumulato sembrava essere scomparso. Si torceva le mani dietro la schiena e le sentiva sudate, tanto che sospettava che l’involto che teneva tra i palmi avrebbe finito per sciogliersi.
“Yama-chan, dimmi!” gli disse Daiki, avvicinandosi a lui con quel sorriso capace di mandare la ragione di Yamada a farsi benedire: da quando si era innamorato di Daiki a tal punto che anche solo stare nella stessa stanza con lui riusciva a togliergli il fiato?
Deglutì, cercando di riprendersi e non sembrare nervoso tanto quanto invece lo era, sorridendogli di rimando.
“Dai-chan!” lo chiamò con tono fermo e Daiki rise di quel suo modo di fare.
“Yamada-kun!” rispose a sua volta e l’altro si rese conto di quello che aveva fatto e ridacchiò.
“Scusa, non volevo essere antipatico!” spiegò.
“Non lo sei stato, sei stato buffo!” lo tranquillizzò Arioka. “Sei strano, va tutto bene?” domandò preoccupato, avvicinandosi a lui e Yamada indietreggiò istintivamente, pur non essendo nelle sue intenzioni.
“No, ecco, io mi stavo chiedendo una cosa” cominciò, volendo guadagnare tempo, sperando che una qualche illuminazione lo colpisse e lo aiutasse a confessarsi al compagno.
“Per quello sei stato pensieroso tutto il tempo?” volle capire Arioka e Yamada annuì.
“Sì… ecco io…” lo guardò e lo vide attento, i suoi occhi che lo scrutavano, e in quel momento il suo cuore iniziò a correre impazzito nel petto. Non ce l’avrebbe fatta, sapeva che in qualsiasi modo l’avrebbe messa, non sarebbe riuscito a spiegarsi, ci avrebbe girato attorno e avrebbe fatto la figura dell’imbranato, pertanto prese fiato e lasciò andare le parole.
“Dai-chan, questo è per te!” disse, allungando in avanti le mani, mostrando all’altro un incarto colorato di forma rettangolare con sopra disegnati dei cuoricini. “Questo cioccolato contiene un incantesimo che ti farà innamorare di me!” disse, vergognandosi immediatamente dopo e dandosi mentalmente dello stupido.
Attese diversi secondi, aspettandosi una qualche reazione da parte di Arioka consapevole che avrebbe potuto anche rifiutarlo, ma quando non sentì nulla, sollevò lo sguardo osservando il più grande.
Sorrideva, quindi probabilmente non doveva essere così tanto disgustato da lui, ma non era garanzia del fatto che l’altro lo ricambiasse.
“Yama-chan…” parlò Daiki, consapevole che l’altro non sarebbe riuscito a sbloccarsi se lui non avesse fatto qualcosa. “Io ti ringrazio” disse, prendendogli dalle mani la barretta di cioccolato. “Ma…” aggiunse, scuotendo il capo. “Non credo che questo incantesimo potrà mai funzionare” spiegò e Yamada riportò le braccia lungo i fianchi, annuendo piano, assumendo un’espressione dispiaciuta, per quanto avrebbe voluto fingere che le sue parole non l’avessero ferito, dentro di sé in qualche modo aveva sperato in un finale diverso. Annuì ancora.
“Non potrà mai funzionare” continuò Arioka. “Perché io non posso innamorarmi di te dopo averlo mangiato” parlò piano, lentamente e ogni parola era come una stilettata affondata nel cuore di Ryosuke. “Dal momento che io…” cercò di concludere Daiki, avvicinandosi e posando una mano sulla guancia del più piccolo di modo che incontrasse il suo sguardo. “… sono innamorato di te già da moltissimo tempo” confessò a sua volta, avvicinandosi e lasciando scivolare e braccia sui suoi fianchi per riuscire a stringerlo, compito che Yamada gli stava rendendo fin troppo facile dal momento che le sue parole l’avevano sconvolto molto più che un suo rifiuto.
Daiki sorrise e poi rise, guardando l’espressione del suo viso.
“Se adesso ti baciassi, pensi che mi sverresti tra le braccia?” domandò divertito Daiki e Yamada si riscosse, abbracciandolo a sua volta e sorridendo appena.
“In quel caso, potresti tentare di svegliarmi baciandomi di nuovo, non pensi?” domandò retorico, vedendo Daiki sorridere e chinarsi verso le sue labbra.
‘…’
“Ahi!”
Yamada si svegliò con un sonoro mal di testa dovuto alla caduta appena fatta.
Aprì gli occhi, ancora confuso, cercando di capire dove si trovasse e sospirando frustrato quando si rese conto che quello che aveva appena vissuto non era stato altro che un sogno frutto della sua mente dispettosa. E non era nemmeno riuscito a baciare Daiki! Pensò con disappunto.
Si alzò dal pavimento, massaggiandosi la nuca e sistemando di nuovo le coperte sopra il letto, evitando di interrogarsi su come avesse fatto a divellere tutto e a cadere dal letto neanche avesse più dieci anni.
Andò in cucina, preparandosi la colazione, e lanciando distrattamente uno sguardo al calendario appeso nella sala osservando la data di quel giorno.
Il 13 di Febbraio. Mancava solo un giorno a San Valentino e lui non aveva idea di come si sentisse a riguardo. Da una parte ne era contento, quella era la spinta che gli serviva per fare il primo passo con Daiki, confessargli cosa provava per lui ormai da diverso tempo e quel giorno sembrava essere l’ideale per farlo. Eppure qualcosa lo tratteneva, non aveva idea di come fare, aveva paura di un suo rifiuto nonostante la sua mente sperasse esattamente il contrario e quel sogno ne era la prova.
Di certo però, non poteva presentarsi da lui con una barretta di cioccolato comprata al supermercato e non poteva dirgli una frase insensata come quella che il suo subconscio gli aveva proposto.
“Ahh, basta!” si rimproverò, portandosi le mani alla testa e sedendosi a fare colazione: era inutile continuare a girarci attorno, Daiki gli piaceva e non era da lui stare con le mani in mano senza provare il tutto per tutto. Anche se gli avesse detto di no, non importava, ne sarebbe valsa la pena perché quello che provava per il più grande era qualcosa che non poteva controllare e non avrebbe rinunciato senza tentare.
E forte di questi suoi buoni propositi era deciso a fare le cose per bene: fortunatamente quel giorno era libero e l’avrebbe dedicato a preparare della cioccolata. L’aveva visto fare dalla madre e dalla sorella a volte e non era un’impresa impossibile per lui, doveva solo ricordarsi i vari passaggi e metterci dentro tutto l’amore che sentiva di provare per Arioka. Forse era un atteggiamento un po’ troppo femminile, ma non gli importava niente, anzi, pensare di dover preparare lui la cioccolata per Arioka lo emozionava e lo faceva sentire felice. Non aveva ancora pensato al modo in cui gliel’avrebbe consegnata e a cosa gli avrebbe detto, ma poco importava, era certo che quando se lo sarebbe trovato di fronte, i suoi sentimenti avrebbero fatto il resto.
E sarebbe stato molto bello se quello spirito battagliero e fiducioso gli fosse rimasto anche una volta entrato nei camerini il giorno dopo, quando avendo visto che Daiki era già insieme agli altri che chiacchierava e rideva con i compagni di gruppo.
“Buongiorno a tutti!” salutò, entrando nella stanza e sedendosi davanti allo specchio per prepararsi.
“Yama-chan, buongiorno!” lo salutò Yuto, andandogli vicino e osservandolo. “Stai bene? Non hai un bell’aspetto!” gli fece notare e Yamada sorrise.
“Sì, non preoccuparti, non ho dormito bene stanotte, ero un po’ nervoso” spiegò, iniziando a cambiarsi.
“E come mai?” domandò il più piccolo, osservandolo attraverso lo specchio.
“Mh” Yamada mentì, stringendosi nelle spalle, sorridendogli poi convincente. “Non preoccuparti comunque, Yutti!” lo tranquillizzò, dandogli una pacca sul braccio, iniziando a sistemarsi i capelli.
“Ah, a proposito, hai un po’ di lacca?” gli domandò Nakajima, tendendogli il pettine.
Yamada annuì, distrattamente, indicandogli il proprio zaino. “Sì, controlla pure tu stesso…” gli diede il permesso e Yuto aprì la borsa, cercando quello che gli serviva e tirando poi fuori curioso un involto trasparente.
“E questi?” disse, attirando su di sé non solo l’attenzione del compagno, ma anche quella di tutti gli altri. “Yama-chan, chi te li ha regalati?” domandò, indicando i cioccolatini e Yamada sbiancò, sentendo come se gli si fosse spalancato un abisso sotto ai piedi: si era completamente dimenticato dei cioccolatini nello zaino.
“Ah” disse, “quelli!”
“Hai un’ammiratrice segreta, Yama-chan?” si avvicinò a lui Kei con fare interessato. “Oggi è San Valentino, è vero!” realizzò poi subito dopo, lanciando di sfuggita uno sguardo esaustivo a Hikaru, il quale finse di non cogliere il rimprovero.
“Ma quale ammiratrice segreta!” rise Yamada, guardando i compagni ed evitando di incrociare lo sguardo di Daiki per paura di quello che avrebbe potuto vedere nei suoi occhi: si vergognava da morire! “Visto che oggi è San Valentino e in giro c’erano un sacco di stand ho desiderato i cioccolatini, ne parlavo con mia mamma l’altro giorno e quelli me li ha mandati mia sorella! Sì!” improvvisò, sollevato di essere riuscito a salvarsi in quel modo.
“Oh, sono fatti in casa, quindi? Posso assaggiarne uno?” domandò ancora Yuto, chiedendo all’amico il permesso e Yamada esitò solo per un secondo, prima di annuire e sorridere.
“Ma certo!” assicurò. “Serviti pure!” concesse. “Ragazzi, se ne volete anche voi…” si rivolse agli altri compagni di gruppo che stavano per formare un goloso gruppetto vicino a Yamada, quando Yuri si avvicinò, facendosi largo e prendendo di mano a Yuto l’involto.
“Non abbiamo tempo!” disse, guardando Yamada con rimprovero, rimettendogli i cioccolatini nella borsa. “Per colpa di qualcuno che è arrivato in ritardo, ci sgrideranno, forza, lasciatelo prepararsi!” ordinò, muovendo le braccia per farli spostare. “Circolare!” continuò, sentendo gli altri mugugnare il proprio disappunto, poi si voltò verso Ryosuke il quale lo guardò con fare colpevole.
“Scusami…” gli disse, accennando un sorriso.
“Sbrigati!” lo spronò il più piccolo.
A fine giornata poi, quando tutti tornarono nei camerini, erano talmente esausti che nessuno parve ricordarsi della promessa di mangiare insieme i cioccolatini di Yamada e uno dopo l’altro i ragazzi si salutarono dandosi appuntamento alla prossima giornata insieme. Ryosuke attese di proposito, mostrandosi più lento del dovuto osservando cosa avesse intenzione di fare Daiki, fino a che non rimasero solo loro due nei camerini. Yamada finì presto di sistemarsi e appena vide Daiki fare per uscire, dopo essersi voltato a salutarlo, lo fermò.
“Dai-chan!” lo chiamò velocemente, voltandosi verso di lui. “Aspetta!”
Il più grande si voltò, abbassando la mano, lasciando andare la maniglia e restando in attesa.
“Hai tempo per me, un attimo?” gli chiese, esitando, nervoso.
“Sì, hai bisogno di qualcosa, Yamada?” gli disse l’altro, osservandolo curioso.
“Sì, ecco… dovrei parlarti e… ci sediamo?” propose, indicando il divanetto e raggiungendo Arioka, che si sedette per primo.
Ryosuke sospirò, prendendo coraggio e stringendo in una mano l’incarto di cioccolatini, nascondendolo dietro la schiena, sedendosi accanto a lui.
“Yamada, che hai? Inizio a preoccuparmi, non hai avuto una bella cera oggi durante le riprese” gli fece notare e il più piccolo si ricordò del proprio sogno, cercando però di tenere la mente lontana da quella prospettiva.
“Sì, ero un po’ pensieroso, in effetti” ammise.
“Perché? Riguarda quello che mi devi dire? Ho fatto per caso qualcosa che ti ha offeso?” domandò il più grande, cercando di capire.
“No, no, Dai-chan, tu non hai fatto nulla, davvero!” si affrettò a rassicurarlo Yamada. “Sono io, cioè è una cosa che riguarda me e anche te in un certo senso, ma non è una cosa brutta. Insomma, credo!” si corresse, pensieroso.
Arioka lo osservò divertito.
“Yama-chan, non girarci attorno, per favore e sii sincero!” lo spronò a confidarsi.
“Ok, senti” esordì, prendendo coraggio. “Noi siamo amici, giusto?”
“Giusto!” concordò con lui Arioka.
“E ci conosciamo da tanto, siamo un po’ come due migliori amici, giusto?”
“Mh, penso di sì. Insomma, io ti considero una persona importante, Yamada!” assicurò e anche se non avrebbe dovuto, Ryosuke si ritrovò a trattenere il fiato e a dare a quell’affermazione molto più peso di quello che avrebbe dovuto.
“Ryo-chan?” vedendo che si era ammutolito e si era fatto un po’ scuro in volto, Daiki richiamò l’amico, toccandogli un braccio.
Yamada si riscosse e sospirò: “Non so come dirlo, ecco!” ammise, seguendo il filo dei suoi pensieri e guardando Daiki negli occhi, sentendo i sentimenti che provava per il più grande riempirgli il cuore. “Ti ricordi stamattina quando Yuto ha trovato quei cioccolatini nella mia borsa?”
“Ah, sì, sì!” annuì l’altro.
“Non era vero che erano da parte di mia sorella” ammise.
“Oh…”
“E non sono neanche da parte di una ragazza” aggiunse, prima che Arioka potesse trarre da sé le conclusioni sbagliate. “In realtà li ho fatti io e li ho fatti per te” gli disse, mostrandogli l’involto trasparente, porgendoglielo.
Arioka lo prese, guardando l’altro, ma Yamada non riuscì a capire a cosa stesse pensando, per cui, prima che il coraggio gli venisse a mancare, spiegò.
“Mi piaci, Dai-chan, mi piaci da tanto ormai, ma non sapevo come fare per dirtelo e ho pensato che se ti avessi regalato dei cioccolatini per San Valentino sarei riuscito a confessarmi. È giorni che penso alla cosa, che mi sogno il modo in cui dirtelo e non ne posso più. Insomma è un po’ frustrante continuare a svegliarmi e rendermi conto che è tutto frutto di una fantasia. Perché non dici niente?” lo interrogò, guardandolo da sotto in su e l’altro sorrise.
“Non me ne stai dando il tempo” ridacchiò.
“Ah, sì scusa, hai ragione” comprese Yamada e vide Arioka sciogliere il fiocco che formava la composizione e prendere un cioccolatino per assaggiarlo.
“Li hai fatti tu?” domandò Daiki.
“Sì, ieri pomeriggio… in realtà ci ho messo praticamente tutta la giornata e li ho dovuti fare svariate volte, ma ci volevo provare” spiegò, mentre osservava Daiki mangiare di gusto, soddisfatto. “Sono buoni allora?” domandò infine per riempire il silenzio che si era creato.
“Moltissimo, ma aspetta… non li hai assaggiati?”
Yamada scosse il capo: “No, cioè, ho assaggiato la cioccolata fusa dal mestolo di legno, ma non quando li ho confezionati, però non importa, davvero. Se erano buoni sono felice, erano per te, infondo!” lo tranquillizzò, sorridendo.
“Questo era l’ultimo…” constatò Arioka e Yamada sorrise, muovendo le mani avanti a sé per toglierlo d’impiccio. “Davvero non era…” si fermò, chiudendo istintivamente gli occhi quando Daiki gli si avvicinò posando la bocca contro la sua, baciandolo, sentendo il sapore della cioccolata insieme a quello nuovo di Daiki.
Il cuore di Yamada batteva velocissimo nel petto e quando Daiki si allontanò di nuovo da lui, ancora non poteva credere che l’avesse baciato.
“Com’era?” chiese il più grande, parlando piano.
“Bellissimo” rispose d’istinto Ryosuke, correggendosi poi. “Buono, cioè, era buono!” annuì diverse volte. “Intendevi il cioccolato, vero?” gli chiese in un secondo tempo, confuso.
Daiki rise e lo lasciò senza risposta, prendendo qualcosa dalla tasca del proprio zaino.
“Anche io ho una cosa per te, oggi” gli rivelò, tendendogli un piccolo incarto a forma di caramella.
“Per me?” domandò Yamada, incredulo e ancora stordito dalle sensazioni appena provate.
“Sì, mentre venivo a lavoro stamattina, alla stazione c’era una ragazza che sponsorizzava questi nuovi cioccolatini al gusto di fragola e mi ha dato un omaggio. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere provarlo!” spiegò.
“Oh, grazie, Dai-chan!” si rallegrò Yamada, scartando la caramella. “Posso?”
“Prego!” concesse Daiki.
“Ma è buonissimo!” esclamò Yamada, assaporando quel nuovo gusto, trovandolo squisito. “Dov’è questo negozio?” si informò, controllando le scritte nella caramella e sentendo poi Daiki sospirare.
“Ah, se avessi saputo che era così speciale, ti avrei chiesto di fare a metà!” gli disse, guardandolo poi con la coda dell’occhio e il più piccolo in un primo istante si sentì in colpa, poi guardò l’amico che gli sorrideva e arrossì, abbassando lo sguardo.
“Ci tenevi tanto ad assaggiarlo?” gli chiese, facendosi più vicino a lui.
“Tanto sì, moltissimo” gli rispose Daiki, voltandosi di lato per guardarlo e Ryosuke sorrise, tendendosi verso il viso di Arioka, poggiando le labbra sulle sue, baciandolo, lasciando che quel bacio avesse un sapore nuovo di cioccolato alla fragola.
“Era buono, sì…” commentò Daiki quando si separarono e Ryosuke continuò a sorridere.
“Però…” parò piano il più piccolo, guardandolo, sedendosi più comodamente sul divano, allungando le gambe su quelle di Daiki il quale iniziò ad accarezzargli pigramente il ginocchio.
“Però?”
“Non hai risposto alla mia dichiarazione” commentò, guardandolo da sotto in su.
“Come no? Ti ho anche dato un cioccolato in cambio il giorno di San Valentino!” precisò Arioka, allungando le braccia e stringendolo in vita.
“Sì, ma nel mio sogno mi dicevi una cosa molto romantica” borbottò il più piccolo, stringendosi nelle spalle e piegando la testa, nascondendosi contro il suo collo.
“Ah sì?” volle sapere Daiki, stringendolo sulla schiena, abbassandosi per parlare contro il suo orecchio. “Yama-chan, mi piaci, anch’io sono innamorato di te” confessò e Yamada sorrise, vergognandosi, sollevando poi di nuovo il capo.
“Mh, mi chiamavi per nome a dire il vero” appuntò, scoppiando poi a ridere dell’espressione che fece Arioka.
“E scommetto che poi ti baciavo pure appassionatamente” aggiunse, prendendogli il mento con le dita.
“Mh, no, a quel punto mi svegliavo sempre!” confessò il più piccolo.
“Ah, che brutto sogno allora!” ridacchiò Daiki, avvicinandolo a sé. “Dobbiamo rimediare subito!” affermò, prendendogli il volto con le mani e baciandolo.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, hey! say! jump: yamada ryosuke, genere: romantico, fanfiction: hey! say! jump, pairing: ariyama, genere: fluff, hey! say! jump: arioka daiki, tabella: 500themes, rpf

Previous post Next post
Up