Titolo: Yo ga akeru made china ni iyo (Until the dawn breacks stay closet o me) [Monster - Arashi-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.789
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Vento’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Mentre il vento alimenta il fuoco’.
Della
serie.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Natura Kei si rigirò nella coperta, stringendosela addosso, sentendo una leggera frescura invadergli le ossa, ma aveva troppo sonno per aprire gli occhi e andare a chiudere le finestre.
Mugolò infastidito, sentendo qualcosa pungolargli la guancia e poi una sottile risata infilarsi nei suoi sogni.
“Mmh” borbottò ancora seccato, voltandosi dall’altra parte, ma sia quella strana fonte di disturbo che l’aria fresca del mattino lo costrinsero a malincuore ad aprire gli occhi.
Quando lo fece, ci mise alcuni secondi a capire che non si trovava nella sua stanza e il volto divertito di Yamada, praticamente a un passo dal suo, contribuirono a confonderlo ancora di più.
“Ce l’ho fatta a svegliarti alla fine!” si complimentò con se stesso il più piccolo.
Kei si mise seduto, stropicciandosi gli occhi e portandosi una mano sulla schiena che protestava un po’ per la scomoda posizione.
“La vita all’aria aperta non fa per me” commentò, comprendendo dove esattamente si trovasse, massaggiandosi i lombi con la mano. “Ma tu cosa ci fai qui?” gli chiese, guardandosi intorno, cercando il fidanzato, che l’aveva lasciato lì con Yamada a disturbare il suo sonno, e Daiki nei paraggi, consapevole che il più piccolo non fosse arrivato lì da solo.
“Sono andati a cercare altra legna. Alla cena abbiamo pensato noi!” spiegò il più piccolo, mostrandogli le buste abbandonate vicino ai loro zaini.
Kei annuì, poi si alzò in piedi, facendo qualche passo per sgranchirsi le gambe.
“Cosa ci fai qui, Ryo?”
“Sono venuto a salvarti, ieri mi sembravi disperato!” gli ricordò l’infermiere ridendo.
“E vieni a salvarvi il pomeriggio del giorno successivo?” Kei lo guardò storcendo la bocca.
“Ehi, io stavo lavorando, non ho preso una settimana di ferie per fare una romantica gita con il mio fidanzato. Me la meriterei anche io, ma non posso!” precisò, vedendo Hikaru e Daiki tornare da loro con scorte di legna che avrebbero usato per il fuoco di quella sera.
“Kei-chan, hai visto che bella sorpresa?” gli disse Hikaru, parlando ad alta voce mentre camminava verso di loro.
“Mh, avrei preferito svegliarmi in modo molto più romantico che non trovandomi davanti la sua faccia!” disse Kei, indicando il più piccolo con un cenno del braccio.
“Ehi, che cosa ha che non va la mia faccia?”
“Non ha niente che non vada la tua faccia Ryo!” lo difese Daiki, avvicinandosi a lui dopo aver depositato sulla terra la legna.
“È paffuta!” rispose invece Kei, sorridendo divertito.
“Che cosa? Io non sono grasso!” si indispettì Ryosuke.
“Non l’ho detto infatti! Dicevo solo che sei morbido!”
“Cosa?” Yamada era sempre più sconvolto. “Daiki!” si girò verso il suo fidanzato con espressione pressoché shoccata.
Arioka rise, prendendogli le guance, attirandolo verso di sé, costringendolo a stare fermo a guardarlo.
“Non sei grasso, non hai niente che non vada e a me piaci!” sottolineò.
“Sì, ma io… Kei…” tentò di spiegare, interrotto quando Daiki premette appena un po’ di più sul suo viso, facendo in modo che stringesse le labbra, assumendo una buffissima espressione.
“Ryo, lascia perdere” gli consigliò divertito, baciandogli le labbra, passandogli le dita sul volto, carezzandolo.
Kei li osservò e rise, divertito del modo in cui riusciva a prendere in giro l’infermiere, avvicinandosi al suo ragazzo.
“Hikka!”
“Dimmi!” gli chiese l’altro voltandosi.
“Li hai chiamati tu?” si informò.
“No, Ryosuke sapeva dove eravamo, volevano venire a controllare che stessimo bene!” rise Yaotome.
“Quindi neanche lui si fidava di te!” appuntò Kei e Hikaru scosse il capo.
“Esattamente. Bell’amico, eh?” lo indicò con un cenno della testa, concentrandosi poi di nuovo su Kei, allungando le braccia per stringerlo.
“Sei riuscito a dormire un po’? Mi sembravi stanco stamattina e quando dopo pranzo ti sei addormentato non ho voluto disturbarti” gli spiegò il motivo del suo allontanarsi da lui senza avvisare.
Kei scosse il capo, stringendogli le braccia al collo.
“Non è il massimo della comodità, ma non importa. Stanotte qualcuno non mi ha fatto chiudere occhio!” lo provocò maliziosamente, muovendo i fianchi verso quelle di Hikaru.
“Beh, potrei dirti la stessa cosa!”
“Ma sentilo! Vuoi dirmi che avevi sul serio organizzato quella romanticissima serata solo per passare la notte a guardare le stelle?” domandò retorico.
“Ovviamente!” rispose pronto Yaotome. “Io non avevo intenzione alcuna di approfittarmi di te!” assicurò.
“Bugiardo!” lo riprese con tono morbido Kei, sporgendosi per baciarlo a lungo. “Ne è valsa la pena, però, eh?” chiese a bassa voce sulle sue labbra.
“Altroché!” concordò con entusiasmo Hikaru e Kei rise.
“Ci avrei giurato!” gli disse, infilandogli le mani tra i capelli e tirandoglieli appena.
“Hikaru, cosa facciamo?” la voce di Yamada interruppe il chiacchierare dei due ragazzi più grandi, attirando la sua attenzione, muovendo per aria un pezzo di legno.
“Aspetta, adesso ti insegno come si fa!” disse Hikaru, ma Kei lo fermò.
“Ci penso io, ho imparato e sono bravo!” si auto elogiò. “Gli faccio vedere io come si fa, voi preparate la carne, lui è meglio se lo teniamo lontano fino all’ora di cena!” disse e Yamada, che aveva sentito tutto, protestò.
“Hai detto qualcosa?” gli disse.
“Niente, Ryo-chan, solo che mi serve un aiutante, ti va?” lo coinvolse, indicando la legna e sorridendo angelicamente.
“Sei cattivo, Kei-chan!” si lamentò il più piccolo, ma osservando con attenzione quanto doveva fare, imitando Inoo, aiutandolo ad accendere il fuoco.
“Sto morendo di fame!” Yamada si lamentò per l’ennesima volta guardando in direzione di Hikaru e Daiki che stavano arrostendo della carne dentro la caverna.
“È quasi pronto, Ryo!” cercò di calmarlo Daiki, ma per il più piccolo era una tortura, sentire quel buon profumino e non poter ancora assaggiare quelle prelibatezze.
“L’hai detto anche cinque muti fa!”
“Sì, ma ci vuole il suo tempo!” replicò il fidanzato, cedendo a Kei la pinza con la quale stava girando gli hamburger e avvicinandosi a Yamada.
“Vieni, andiamo a farci una passeggiata, così ti distrai !”
“Allora vedi che non è quasi pronto? Daiki, io ho fame!” disse di nuovo, ma il fidanzato fu irremovibile, allontanandolo e portandolo via con sé, lontano dagli odori, evitando che continuasse a lamentarsi.
Hikaru e Kei li guardarono allontanarsi e si sorrisero.
“Gochisousama deshita!” Yamada unì tra loro le mani in segno di ringraziamento, lasciandosi andare disteso sulla schiena, sospirando beatamente soddisfatto.
“Ryosuke!” lo riprese Hikaru per le poche buone maniere nonostante si trovassero all’aperto e non seduti a tavola.
“Sono stra-pieno era tutto buonissimo!” si complimentò l’infermere, passandosi una mano sullo stomaco e risollevandosi, incrociando le gambe all’indiana, guardando i suoi amici con un sorriso, furbo.
“Mi è venuta un’idea!” esclamò, sollevando il braccio per attirare maggiormente l’attenzione su di sé.
“Sarebbe?” gli diede la parola Hikaru, prendendo Kei per le spalle, facendolo poggiare contro di sé, abbracciandolo.
“Raccontiamo delle storie di fantasmi?” propose.
“Tu saresti il primo che poi avrebbe paura a dormire!” gli fece presente il fidanzato, dandogli un buffetto sulla guancia.
“E allora? Tanto io avevo già deciso che avrei dormito appiccicato a te, stanotte!” gli disse, sorridendo ampiamente e Daiki scosse il capo. “Ci state?” domandò nuovamente guardando i presenti e Hikaru si sporse meglio a guardare Kei, il quale era rimasto particolarmente silenzioso.
“Kei-chan? Stai bene?”
“Sì, benissimo!” rispose il più grande con tono di voce particolarmente alto.
“Ha paura!” rivelò Daiki, sorridendo appena.
“Non è vero!” recriminò Kei.
“Da morire!”
“Uffa, Dai-chan!” lo riprese Inoo.
“Davvero? Sei così fifone?” aumentò la dose Yamada e Kei lo guardò inarcando un sopraciglio.
“Senti un po’ da che pulpito!”
Yamada non ribatté, stringendosi nelle spalle, aggiungendo un altro ceppo al fuoco, lasciando che la fiamma venisse alimentata dal vento, schiarendosi la gola.
“Inizio io!” decise, assumendo un tono di voce basso e particolarmente suggestivo, iniziando a raccontare. “Era una notte buia e tempestosa…”
“Andiamo, questo non fa paura!” lo interruppe Kei.
“Invece sì, lasciami creare l’atmosfera e non interrompermi o non farà paura!” lo rimproverò Ryosuke, riprendendo a parlare, raccontando di mostri, fantasmi, castelli abbandonati e sparizioni misteriose.
*
Kei lo odiava, odiava Yamada con tutte le sue forze e odiava il proprio fidanzato per averlo portato in quel postaccio! Si strinse maggiormente nella coperta, dentro il proprio sacco a pelo, restando in ascolto dei rumori, pronto, da un momento all’altro, a vedere manifestarsi il peggio.
Odiava quella grotta, lui l’aveva detto a Hikaru che non era sicura e presto sapeva che sarebbe arrivato qualche animale feroce a reclamare la propria tana: era un posto freddo, angusto e il vento soffiava così forte rimbombando tra quelle freddi pareti. Lui voleva tornare a casa.
Non riusciva a dormire ed era stanco, ma la paura e la suggestione, non lo facevano stare tranquillo.
Si alzò, decidendo che fosse meglio andare a controllare il fuoco e sedersi lì vicino dove sarebbe stato protetto da eventuali attacchi, e lo ravvivò con qualche ciocco di legno, ascoltandone il crepitare.
Il cielo era ancora troppo scuro per i suoi gusti e non aveva idea di che ore fossero. Yamada e Daiki dormivano beati dentro la tenda, al sicuro.
Si strinse maggiormente nella coperta, rabbrividendo per il freddo, quando sentì qualcosa posarsi sulla sua spalla che lo fece sobbalzare e gridare.
“Kei! Kei, sono io!” la voce di Hikaru lo rassicurò e Inoo si volse, guardando il fidanzato con espressione persa. “Tranquillo, Kei-chan!” ripeté, chinandosi accanto a lui e sorridendogli.
“Hikka, non farlo mai più, mi hai fatto spaventare!” gli disse, voltandosi e accostandosi inconsciamente a lui.
Yaotome se ne accorse e lo abbracciò: “Vieni qui, non c’è niente di cui avere paura. Perché sei qui da solo e non dormi?”
“Non ci riesco, sento un sacco di rumori e il rumore del vento dentro la caverna mi disturba” spiegò, mordendosi le labbra.
“Perché non mi hai chiamato, scemo” lo riprese dolcemente.
“Tu stavi dormendo, invece, non aveva senso che anche tu stessi sveglio” mormorò, stringendosi nelle spalle e Hikaru rise a bassa voce.
“Non dovevamo raccontare quelle storie” commentò, prendendo Kei per mano, facendo in modo che si rilassasse contro di lui, cullandolo.
“Già!” ribatté Kei e Hikaru fu divertito da quel suo cambiamento, davanti agli altri due così indifferente, mentre con lui si mostrava nel pieno di quella sua debolezza infantile.
Rimasero insieme accanto al fuoco, lasciandosi riscaldare da quel gentile tepore e quando Hikaru si accorse che Kei sembrava più tranquillo, parlò di nuovo.
“Andiamo a dormire? Puoi venire con me nel mio sacco a pelo” gli propose.
“Non pensi che sia troppo grande per lasciarmi spaventare da questo genere di cose?” gli chiese Kei, con fare imbarazzato.
Yaotome scosse il capo.
“Affatto, anzi. Veglierò sul tuo sonno fino a che non ti addormenterai.”
“E continuerai ad abbracciarmi anche quando avrò preso sonno?” domandò Kei, guardandolo speranzoso.
“Per tutta la notte!” assicurò Hikaru.
“Fino a domani mattina quando mi sveglierò?”
“Fino a domani mattina e per sempre!” promise.
“Sempre sempre?”
“Sempre sempre!” affermò Hikaru con sicurezza, baciandolo e tornando poi insieme nella grotta, per dormire abbracciati.