Titolo: Kagayakeru ai todokete (Ti offrirò un amore in grado di brillare) [Love Yourself - Kimi ga kirai na kimi ga suki -KATTUN-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ generale
Warning: slash
Wordcount 1.997
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Grandine’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Ci sarà sempre un mostro’.
La storia è uno spin off di
questa.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Natura Kei si svegliò e, aprendo gli occhi, dalla poca luce che entrava dalle tapparelle socchiuse poteva dedurre che la giornata all’esterno non prometteva di essere serena: aveva piovuto tutta la notte e il suo sonno era stato spesso interrotto dal rumore della pioggia e di qualche tuono in lontananza, ma la cosa non influiva minimamente sul suo umore.
Era felice e niente sarebbe riuscito a intaccare quella situazione di benessere che provava. Si mie a sedere piano sul materasso, attento a non muoversi troppo e sorrise nel sentire il braccio di Hikaru, posato sul suo stomaco stringersi a lui inconsciamente. Chinò il capo, guardando l’altro riposare beato e sorrise, iniziando distrattamente una carezza dal gomito al polso, scivolando poi tra le dita, risalendo.
Fuori sentì di nuovo qualche goccia picchiettare sulla finestra e facendo attenzione a non svegliare il più piccolo, si alzò dal letto, scostando gli scuri, osservando fuori: era così strano trovarsi lì, in mezzo a quella piccola radura, in quel cottage solitario in mezzo al bosco, si sentiva come catapultato in un mondo diverso, nuovo, totalmente differente e pensò egoisticamente di non voler più fare ritorno alla realtà per stare lì per sempre. Lui e Hikaru. Non aveva bisogno di altro.
Quando sentì un mugolio provenire dal letto, Kei si voltò di nuovo e sorrise, tornando a inginocchiarsi sul materasso, osservando Yaotome svegliarsi.
“Ben svegliata, principessa!” lo prese in giro abbassandosi a baciargli una spalla nuda, quando questi aprì gli occhi.
Hikaru si stiracchiò, stropicciandosi un occhio con il pugno chiuso e scuotendo la testa.
“Questo dovrei dirlo io, sei tu la principessa!” puntualizzò, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla coscia per fargli abbassare le gambe in modo da usarle come cuscino, stringendolo in vita.
“Ah, e tu allora cosa saresti? Il Principe?” domandò Inoo, divertito, pettinandogli i capelli arruffati.
“Esattamente!” annuì Hikaru, guardandolo e sorridendogli.
Kei scosse il capo, posandogli una mano sulla guancia, accarezzandolo con il pollice e i polpastrelli.
“Com’è il tempo fuori?” si informò il più piccolo, spostandosi si nuovo e stendendosi sul letto.
“Non molto incoraggiante. Ha piovuto e sta continuando a farlo e secondo me aumenterà ancora!” suppose Kei, tirandosi indietro in modo da guardarlo in viso.
“Quindi non possiamo andare a passeggiare nel bosco come desideravi!” commentò Hikaru, piegando le braccia sotto la testa e Kei si stese su di lui, sfiorandogli le labbra con un bacio.
“Abbiamo tempo e poi non mi interessa più di tanto, la prospettiva di rimanere qui a oziare nel letto insieme a te, non mi pare un cambiamento di programma che comporti grandi sacrifici. Se potessimo stare qui così per sempre non me ne lamenterei!” appuntò.
“Sei sempre iper-romantico!” lo prese in giro Hikaru, accarezzandogli la testa.
“Qualcuno deve pure esserlo nella coppia!”
“Stai forse insinuando qualcosa?” accusò Yaotome, storcendo la bocca.
“Affatto. Io non ho detto nulla, parlavo in generale!” gli disse, sistemandosi su di lui, facendosi spazio tra le sue gambe, tracciando linee immaginarie sul suo petto.
“Ieri sera e stanotte non mi sembra che io sia stato poco romantico!” gli ricordò, intrappolandogli una mano nella propria.
“Infatti, non mi stavo lamentando. Era un discorso in generale!” continuò a stuzzicarlo, chinandosi poi per baciarlo, lasciando che Hikaru assumesse poi il controllo.
Quando si separarono, Inoo sospirò di piacere, sentendo dei leggeri brividi sulla pelle, quando Hikaru si spostava in carezze verticali sulla sua schiena.
“Sono felice, Hikka!” mormorò, passandogli le mani tra i capelli, guardandolo con occhi luminosi.
“Potremmo essere molto più felici di così, lo sai?” aggiunse Yaotome, ricambiando lo sguardo, ma c’era qualcosa nella sua espressione che fece incupire Kei.
“Eddai… era un bel momento, perché lo devi rovinare?” gli chiese il più grande, scostando le mani dal suo viso, posandogliele sulle spalle.
“Io non voglio rovinare nulla, Kei. Ma non credi anche tu che dovremo parlarne?” insistette Hikaru e Kei si sollevò di scatto da lui, sedendosi sul materasso, dandogli le spalle.
“Ne abbiamo già parlato e sappiamo che non esiste soluzione!” lo contraddisse Kei, sollevando le ginocchia e posandovi sopra il braccio, guardando fuori dalla finestra, non gli piaceva il modo in cui Hikaru aveva iniziato il discorso. Avevano deciso di prendersi quella vacanza lontani dalla città e da tutto per lasciare fuori i problemi e invece ecco che quei tristi e scomodi pensieri gli tornavano alla mente.
“Invece esiste, Kei, e lo sai anche tu, solo hai paura” affermò Hikaru, mettendosi a sua volta a sedere, passando dall’altra parte di modo che potesse vedere Inoo in volto.
“Io non ho paura, Hikaru! Solo che la situazione non è semplice!”
“Invece sì. E c’è una soluzione, per quanto possa essere scomoda, è la più semplice di tutte, l’unica soluzione possibile!” continuò Yaotome.
“La fai facile tu! Non sei tu che hai tradito il ragazzo con cui stai da anni con il suo migliore amico e adesso lo devi lasciare!” riassunse in modo spiccio.
“Kei” Yatome gli prese una mano, non lo voleva fare innervosire, sapeva quanto Kei soffrisse e si sentisse in colpa per quella situazione, ma non potevano andare avanti in quel modo, fingere che tutto fosse normale e per qualche giorno l’anno lasciarsi tutto alle spalle per vivere una bellissima illusione che terminava sempre troppo presto, lasciando nel cuore di entrambi una grande insoddisfazione e altro dolore. “Non ti sto dicendo che per me non sia semplice. Né voglio lasciare a te ogni responsabilità, te l’ho detto infinite volte, la possiamo e la dobbiamo affrontare insieme. Io voglio esserci quando dirai a Kota di noi!” affermò.
“No, tu non ci puoi essere, perché è una cosa tra me e lui, non ti riguarda!” si ostinò Kei.
“Sì, invece che mi riguarda, Kei. Io ti amo e ti ho portato via a lui. Mi riguarda eccome, perché per me tu sei importante e mi fa male vedere quanto tutto questo ti faccia stare male!”
“Aspetta un attimo, anche per me tu sei importante!” puntualizzò Kei, non gli era piaciuto quello che aveva letto tra le righe di quella sua affermazione.
“Sì, ma forse non sono più importante di Kota!” affermò Hikaru e Kei lo guardò sbarrando gli occhi.
“Spero che tu stia scherzando!” gli disse il più grande.
Yaotome si passò una mano sul viso, facendo un profondo respiro, si doveva calmare. Stava perdendo la pazienza, avevano fatto decine e decine di volte quel discorso ed erano sempre punto e a capo. Hikaru sapeva bene che Kei lo amava, sapeva che lo ritenesse importante e gli stava parlando in quel modo per provocarlo e farlo reagire, ma non era forse il modo giusto.
“Kei, ascoltami…”
“No, no, non ti voglio ascoltare, Hikaru!” lo interruppe il più grande, scostandosi quando Yaotome cercò di creare con lui un contatto. “Ti costava molto per un po’, almeno per questi giorni che ci siamo concessi, lasciare stare? Goderti il tempo insieme e stare bene?” gli chiese, retorico, prendendo la felpa e indossandola mentre usciva dalla camera per restare da solo.
Hikaru sospirò e si sedette sul letto, intrecciando tra loro le mani: no che non poteva lasciare correre, perché era proprio quando si concedevano quei momenti che Hikaru sentiva maggiormente sulle spalle di entrambi il peso della loro situazione, assaporare la felicità e vederla poi evaporare una volta tornati in città, una volta rimesso piede in quella casa che ormai era più simile a una prigione che non a un luogo di pace e Hikaru non era più in grado di sostenerla quella situazione.
Era ingiusto nei confronti di tutte e tre le parti in causa.
Quando sentì la pioggia all’esterno aumentare trasformandosi in grandine, Hikaru si alzò dal letto, rivestendosi e andando a cercare Kei: dovevano parlare e dovevano chiarire subito le cose.
Non trovandolo né in cucina né nel salone, per un istante Yaotome temette che l’altro si fosse avventurato fuori nonostante il tempaccio, ma uscito sul porticato, si rasserenò un poco, vedendo che Kei stava seduto da una parte sul dondolo di legno e ascoltava il rumore delle intemperie con espressione del viso triste e perduta.
“Sei qui…”
“Dove vuoi che vada sotto la grandine? Mi ucciderebbe!” commentò e Hikaru sorrise appena, sentendo il suo tono, avvicinandosi a lui e sedendosi al suo fianco, lasciando oscillare la panchina.
“Ti riparerei io con l’ombrello” gli rispose Hikaru, prendendo il plaid e allungando un braccio a coprirgli le spalle, riparandosi a sua volta dal freddo, attirandolo contro di sé per baciargli una tempia, sentendo che l’altro non si scostava.
“Kei, mi dispiace, non volevo attaccarti, né portarti a pensare cose tristi” esordì. “Ma io voglio davvero sistemare le cose” spiegò.
“Anche io, anche io, Hikaru lo voglio, cosa credi? Ma…” si fermò, per guardarlo di nuovo in viso, abbassando le palpebre, mormorando piano. “Io ho amato Kota, l’ho amato davvero, quello che ho provato per lui era autentico, non l’ho preso in giro e per quante volte nella mia testa io abbia provato il discorso per lasciarlo…” si interruppe, scuotendo il capo, guardando Hikaru con occhi lucidi, ammettendo quello che il suo cuore celava. “Forse hai ragione, forse ho paura, non voglio che mi consideri un mostro. Non so se riuscirei a sopportare la sua delusione nei miei confronti” ammise.
Hikaru ascoltò quella sua confessione e sorrise malinconicamente: lo capiva, non era una bella condizione, la sua posizione, per quanto lui potesse restargli accanto, era sempre quella più scomoda, ma come gli aveva detto non aveva intenzione che affrontasse tutto quello da solo.
“Kei… ascoltami” esordì, prendendogli il volto con le mani, cercando di rassicurarlo con le sue carezze. “Ci sarà sempre un mostro, Kei…” gli spiegò, parlando piano. “Qualsiasi cosa decidiamo di fare, si potrà chiamare delusione, amarezza di un amore finito se lo lasci, ma se rimani con lui sarà un mostro chiamato gelosia per quanto mi riguarda, perché ti vedrò sempre e comunque tornare da lui, ti vedrò comportarti con lui in casa così come vorrei ti comportassi solo con me. Si chiamerà menzogna quella che tu vivi con Kota e finirà per logorarti dentro un giorno e si chiamerà tradimento per Kota. Ci sarà sempre un mostro, Kei. Ma i mostri si possono sconfiggere. Lo vedo ogni giorno quanto ci stai male, la vedo la sofferenza che provi, Kei. Ma così è un continuare a farti e farci del male gratuitamente, per me, per te stesso e per Kota. Lo sai anche tu che per quanto dolorosa sia, la scelta più giusta e corretta da fare è lasciare Kota, se mi ami…”
“Ma io ti amo, Hiakru, maledizione! Perché lo metti in dubbio? Ti amo, ti amo, dannazione!” Kei lo interruppe, confessando per la prima volta quello che provava nei confronti di Hikaru, esplicitamente, guardando l’altro e lasciando che due semplici lacrime scivolassero dai suoi occhi, abbassando le palpebre per fermarle.
“Vieni qui, amore mio” mormorò Hikaru, attirandolo contro di sé e sentendo Kei stringergli la maglietta tra le dita, sospirando pesantemente, baciandogli parte del petto scoperta dalla scollo.
“Mi dispiace, Hikaru” bisbigliò il più grande, separandosi poi di nuovo da lui e Yaotome gli accarezzò il volto, chinandosi a baciarlo.
“Me ne vado, Kei” parlò Hikaru e vide sorpresa negli occhi del più grande.
“Eh?”
Hikaru rise, spiegando.
“Ho cercato un appartamento. Starò da solo stavolta. Ho messo da parte qualcosa con il part-time al negozio e per il momento riuscirò a giostrarmi bene con le spese. Non aveva più senso per me restare e voglio che tu sappia, Kei, che se vorrai, puoi venire con me. Io ti amo e non intendo lasciarti, farò qualsiasi cosa per averti e tenerti tutto per me!” confessò, stringendolo ancora contro di sé.
Kei annuì, circondandogli il collo con le braccia, parlando contro il suo orecchio: “Non voglio più nascondermi, Hikka. Non voglio più accontentarmi di attimi rubati, voglio stare con te, voglio che viviamo insieme e voglio essere libero di amarti completamente, perché per me sei importante, Hikaru. La persona più importante di tutte!” confessò, sentendo finalmente il cuore alleggerirsi ancora di più e presto lo sarebbe stato del tutto: chiaro e limpido, libero di amare.