[Ariyama] Anata no ude de tsuyoku dakishimete yo

Sep 06, 2013 16:33

Titolo: Anata no ude de tsuyoku dakishimete yo (So embrace me tightly with your arms) [Again - Ueda Tatsuya-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/romantico, fluff, erotico
Warning: slash
Wordcount 2.178 fiumidiparole
Note: La storia fa parte di questo universo ed è uno spin off di questa storia.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.

Daiki aprì la porta che aveva lasciato socchiusa, spingendola con il sedere e tenendola aperta con il gomito per riuscire a passare, facendo mezzo giro su se stesso, bloccandosi sull’uscio guardando perplesso il fidanzato.
“Ryo, cosa stai facendo?” gli chiese, vedendo Yamada seduto cavalcioni su una scatola nel tentativo di tenere uniti i due lati superiori per chiuderli insieme con la carta gommata.
“Dai-chan! Aiuto!” lo chiamò il fidanzato, stringendo le cosce attorno alla scatola, continuando a starci seduto sopra.
“Aspetta, aspetta!” lo fermò Daiki, posando sulla scrivania il vassoio che aveva portato, spostando la carta da imballaggio e le forbici. “Così la rompi e poi potresti farti male!” lo rimproverò, stringendo con le mani lo scatolone e permettendo all’altro di chiuderlo con lo scotch.
“Ecco fatto!” esclamò contento Yamada, guardando il più grande con un sorriso.
“Scemo, dovevi aspettarmi!” gli disse Daiki, scompigliandogli i capelli e indicandogli con un cenno della testa la merenda sul tavolo.
“Che fame! Avevo bisogno di una pausa!” disse contento Ryosuke, scendendo dalla scatola, spostandola accanto all’armadio guardando Daiki con un sorriso: “Vado a lavarmi le mani” gli disse uscendo dalla stanza.
Daiki scosse il capo divertito, prendendo un brik di tè freddo e la scatola con gli onigiri, sedendosi per terra; allungò le gambe sul pavimento e poggiò le spalle al letto, chinando indietro il capo, sospirando stanco: era da quella mattina presto che lui e Yamada stavano trafficando nella sua stanza da letto scegliendo cosa avrebbe dovuto portare o meno a Kyoto e la cosa si stava rivelando davvero un impresa più difficile e complicata di quanto avesse pensato. Fare un trasloco era davvero un lavoraccio immane e nonostante avesse deciso che non era il caso -come invece gli aveva suggerito Kei- di portarsi dietro tutto quanto in suo possesso, -perché a detta del più grande “non puoi mai sapere di cosa puoi avere bisogno”-, le cose che aveva selezionato erano comunque tante e non riusciva a capire come farle andare tutte nel minor numero di scatole possibile.
Anche se doveva stare fuori casa nove mesi non gli occorrevano poi così tante cose, aveva pensato ingenuamente, eppure tra biancheria personale, quella per la casa e abbigliamento si era ritrovato con mezzo armadio svuotato.
“Eccomi!” Yamada interruppe il fluire dei suoi pensieri e Daiki gli sorrise. “Che buoni!” esclamò il più piccolo vedendo la confezione trasparente che Daiki aveva in mano, sedendosi accanto a lui e prendendo subito un onigiri, addentandolo, sporgendosi verso la scrivania a prendere da bere, coricandosi quasi completamente addosso a Daiki, per riuscire nell’impresa.
“Scusa” gli disse con un sorriso leggermente colpevole quando Daiki lo rimproverò con lo sguardo, andando a sedersi tra le sue gambe, chiedendogli di piegare le ginocchia e fargli più spazio.
“Ryo, ma cosa stai combinando?” domandò divertito Daiki, lasciandogli però passare le braccia dietro la schiena e sul petto, stringendolo, prendendo poi per sé un onigiri.
“Voglio essere coccolato, non abbiamo fatto che lavorare da stamattina e tra poco andrai via e io voglio fare la mia scorta di abbracci!” gli disse, voltandosi meglio di lato, in modo da poggiare la testa contro la sua spalla, continuando a mangiare.
Sapevano entrambi che sarebbe stato difficile quel periodo di lontananza e per quanto cercassero di non parlarne, perché sarebbe stato tutto molto più triste, Ryosuke sentiva che doveva ogni tanto esternare quello che sentiva, non per far sentire in colpa il fidanzato, si erano detti che avrebbero affrontato insieme tutto quello, ma era un modo per rendere il tutto meno pesante in un certo senso.
“Ho fatto una cosa, Dai-chan!” parlò Yamada rompendo il silenzio che si era venuto a creare in seguito a quella sua osservazione, guardando l’altro con un sorriso e alleggerendo la tensione.
“Ah sì? Cosa, chibi?” gli domandò il più grande, piegando un braccio e portandogli una mano sul volto, accarezzandogli la fronte, scostandogli i capelli dal viso.
Yamada si sollevò con il busto, afferrando il giubbino che aveva lasciato sul letto e prendendo qualcosa dalla tasca interna, porgendola al fidanzato.
“Cosa sono?” gli chiese Daiki, tornando ad abbracciarlo, aprendo la busta bianca, estraendone delle fotografie.
“Le ho fatte ieri!” gli disse Yamada mentre riguardava insieme al più grande delle immagini che lo ritraevano. “Mi stavo annoiando e ho pensato che potevo scattarmene qualcuna così te le potevi portare con te a Kyoto, te le puoi appendere in camera se vuoi!” gli disse, ridendo quando ne vide una che lo ritraeva mentre tendeva le labbra fingendo di dare un bacio alla camera.
“Qui ero particolarmente ispirato!” si vantò indicandola e Daiki rise, passando oltre, infilandola sotto le altre che aveva già visto, alzando poi un sopraciglio.
“Anche qui lo eri” lo riprese il fidanzato, guardandolo con un leggero rimprovero data la posa maliziosa che aveva assunto, riuscendo a catturare lo sguardo tipico che gli rivolgeva ogni qualvolta intendeva provocarlo e sedurlo.
“Beh, ho pensato che fosse opportuno che tenessi bene a mente anche quel lato di me e magari fossi incentivato a venire a trovarmi un po’ più spesso…” buttò lì, infilandogli le dita tra i capelli, tornando a guardare insieme le foto.
“Ryo!” lo sgridò Daiki guardando l’ultimo scatto.
“E che sarà mai?” minimizzò il più piccolo.
“Dove le hai fatte stampare?”
“Sotto casa! Hai presente la copisteria che fa ad angolo? Mi ha fatto un buon prezzo! Sono sempre gentili con me quei ragazzi, sapevi che sono fratelli?” gli disse e Daiki scosse il capo.
“Ryo, sono gentili con te perché ci provano!”
“Cosa?” Yamada era sconvolto da quella rivelazione. “Ma cosa dici!”
“Sì!” gli disse Daiki, geloso, poggiando le foto sul letto, dopo averle rimesse nella carta. “A quelli gli piaci!” continuò imperterrito il più grande. “E adesso hanno anche visto queste! Secondo me se ne sono fatti una copia!”
“Oh, ma dai e poi non è niente di che!”
Daiki spalancò gli occhi, riprendendo l’ultima istantanea stampata: “Niente di che?” lo scimmiottò.
Yamada si strinse nelle spalle, prendendo la foto e osservandola: non ci vedeva nulla di male era solo steso sul letto (e dalla prospettiva neanche si capiva più di tanto che quello fosse un letto, a suo parere) il capo leggermente chinato di lato e guardava in camera con espressione seria. Le labbra erano socchiuse e la punta della lingua sporgeva appena, ma anche lì, pensava Ryosuke, non era chissà cosa dal momento che si stava sfiorando il labbro inferiore con le dita.
Guardò Daiki intenzionato a ribattere ed esporre le sue ragioni, ma quando provò velocemente il discorso nella sua testa in effetti, se avesse descritto la foto non sarebbe suonato tanto bene, anzi, se pensava al motivo per cui l’aveva scattata e se ripensava a ciò che stava immaginando al momento dello scatto forse Daiki non aveva tutti i torti.
“Ah, va bene!” disse, lasciando andare la foto e alzandosi dal pavimento, intenzionato a riprendere il lavoro interrotto, tanto per cambiare discorso. “Non ci pensiamo più, ormai è fatto e… Daiki!” gridò quando si sentì tirare nuovamente indietro verso il basso e poi sentì le labbra del più grande posate sulle sue che lo cercavano, invadenti. Un bacio al quale Yamada si concesse ben più che volentieri, rilassandosi subito.
“Dove credi di andare adesso, chibi?” mormorò Daiki contro le sue labbra, accarezzandogliele con il pollice e le dita.
Yamada non si trattenne e sporse in fuori la lingua, leccando i polpastrelli che Daiki ritirò velocemente, guardandolo intensamente.
“La devi smettere di provocarmi, Ryo, se poi non sei pronto a pagarne le conseguenze” lo minacciò maliziosamente.
“E chi ti dice che io non lo sia?” rispose il più piccolo sullo stesso tono. “E poi questo è il chiaro esempio del fatto che quelle foto hanno sortito l’effetto desiderato” mormorò, abbassando il viso per baciare Daiki sul collo, infilandogli le mani sotto la maglietta per accarezzarlo.
Il più grande sospirò, rilassandosi con le spalle contro il letto e sollevando le braccia, lasciando che Yamada lo spogliasse, sedendosi poi cavalcioni su di lui, iniziando a sbottonargli i jeans.
“Ryo” mugolò Daiki quando il più piccolo infilò le mani oltre la biancheria, sfiorando la sua erezione e Yamada sorrise, aspettando che lo guardasse fermando le dita. Quando Daiki lo fece il fidanzato lo guardò con la medesima espressione che aveva nell’ultima foto che avevano visto: si passò la lingua sulle labbra, mordendo quello inferiore con i denti, passandosi poi il pollice sul contorno della bocca, ridendo quando sentì il gemito che Daiki non era riuscito a trattenere.
“Sei in mio potere, Dai-chan” lo prese in giro Yamada, allontanandosi da lui, posandogli le mani sulle ginocchia di modo che aprisse per lui le gambe, mentre tentava di sfilargli i pantaloni.
“Lo sai benissimo l’effetto che mi fai e ti diverti a farmi impazzire…” lo rimproverò Arioka, chiudendo gli occhi e sospirando quando sentì il respiro caldo di Ryosuke sulla propria pelle. “Déi, fai qualcosa!” gli chiese impaziente, chinando appena il capo per guardarlo e non volendo perdersi un solo istante di Ryosuke che schiudeva le labbra e scendeva sul suo sesso. Quello che la sua mente in quel momento stava fotografando nella propria memoria era meglio di qualsiasi istantanea potesse mai far sviluppare.
Daiki mugolò di soddisfazione sentendo finalmente Ryosuke chiudere la bocca su di lui e iniziare a suggere la sua carne, divertendosi a torturarlo con la lingua, scostandosi da lui fin troppo presto, strappandogli un gemito di disappunto.
Si mise in ginocchio davanti a lui, iniziando a slacciare il fiocco della tuta e abbassandosi i pantaloni, sentendo Daiki abbracciarlo e baciargli il collo, aiutandolo a spogliarsi, togliendogli la felpa, posando subito le labbra sulla sua pelle, dal collo verso il petto, giocando con la lingua con i suoi capezzoli, accarezzandoli con le dita.
“Daiki!” ansimò Yamada quando lo morse appena, facendolo inarcare verso di sé e il più grande gli accarezzò la schiena, scivolando tra le sue natiche iniziando a prepararlo.
“Ryo…” lo chiamò il fidanzato, sollevando la testa per sfiorargli le labbra con le proprie, infilando un dito in lui, costringendo Yamada a spingere avanti e indietro il bacino per cercare di soddisfare il piacere che quella mano sul suo sesso e le dita dentro di lui gli stavano provocando. Per riuscire a tenersi in equilibrio Yamada circondò il collo del più grande con le braccia, stringendogli i capelli, continuando a muoversi incontro a quella piacevole intrusione, fino a che Daiki non sfilò le dita da lui, prendendogli i fianchi e accarezzandogli la schiena.
“Amore, sul letto” suggerì, parlando direttamente nel suo orecchio, chiedendogli di alzarsi in piedi e imitandolo, sedendosi e afferrando Yamada in vita, facendo in modo che salisse su di lui.
Gli sorrise e lo attirò contro di sé, infilandogli una mano tra i capelli, aiutandolo a scendere su di lui, portandogli le mani sotto il sedere.
Yamada si abbassò, piegando le gambe e trattenendo il fiato, cercando di concentrarsi sulla sensazione di piacere più che per il fastidio per quell’intrusione, rilasciando il respiro quando Daiki si spinse completamente dentro di lui.
Il più grande lo abbracciò, baciandogli una spalla, spostandosi verso il collo e la gola, sentendo Ryosuke sospirare e attirarlo maggiormente contro di sé, accarezzandogli le braccia e la schiena, graffiandolo appena quando iniziò a muoversi su di lui, assecondando i suoi movimenti di bacino, permettendogli di scivolare maggiormente in lui.
“Daiki….” ansimò pesantemente il più piccolo quando il fidanzato si mosse con maggior precisione dentro di lui, cercando quel punto che sapeva gli avrebbe fatto perdere la testa, accarezzandogli con una mano una coscia e con l’altra il suo sesso, stringendolo e torturandolo a lungo, permettendogli poi di venire nella sua stretta.
Daiki non si fermò, continuò a muoversi, a sua volta vicinissimo all’orgasmo che raggiunse, svuotandosi dentro di lui, abbracciandolo e stringendoselo forte contro, lasciandosi poi andare all’indietro, sdraiandosi di schiena, portando con sé Yamada.
In silenzio ripresero fiato e Ryosuke scese piano dal corpo di Daiki, sedendosi al suo fianco, guardandolo schiudere gli occhi e sorridendogli, allungando una mano a scostargli i capelli dalla fronte.
Daiki gli intrappolò le dita nelle proprie, spostandosi e poggiando la testa sulle sue gambe, voltandosi a baciargli lo stomaco, nascondendo il volto contro il suo fianco.
“Ehi, chibi!” lo chiamò divertito Yamada, sollevando il braccio per guardarlo.
“Nh… tu chibi!” replicò Daiki, scuotendo la testa, facendogli il solletico.
“Dai-chan!” lo riprese Yamada ridendo.
“Non me ne voglio andare” mormorò piano il più grande e Ryosuke tornò serio, accarezzandogli una spalla e i capelli, vedendolo poi scostare il viso per guardarlo, voltando il capo per baciargli il palmo della mano, prima di rimettersi in piedi.
“Scusa” gli disse Daiki, accennando un sorriso e Ryosuke scosse la testa, comprendeva come si sentiva e, anzi, quel suo mostrarsi in quel modo davanti a lui, gli aveva fatto piacere.
Yamada non gli aveva mai detto che non voleva che partisse, anche se entrambi sapevano che avrebbe tanto voluto farlo, esternarlo almeno una volta, anche se non sarebbe cambiato nulla, ma non l’avrebbe mai fatto. Anche questo sapevano entrambi.
Yamada si avvicinò a lui, abbracciandolo e baciandogli una spalla, parlando poi piano contro il suo orecchio: “Ti amo, Dai-chan!”

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