Titolo: Così come sei
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/romantico, erotico, fluff
Warning: slash
Wordcount 4.966
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 storie - Luce con il prompt ‘Insieme’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Un’anima divisa’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
12 Storie -LuceTabella:
500themes_ita Yamada rientrò a casa che era già sera: era stata una giornata abbastanza pesante e non vedeva l’ora di rilassarsi e lasciarsi coccolare da Daiki.
“Dai-chan, sono tornato!” si annunciò infatti per salutare il compagno e la sua voce gli arrivò distratta sottoforma di saluto. “Dove sei?” chiese il più piccolo.
“In camera” lo informò l’altro di modo che lo raggiungesse.
“Sei qui!” sorrise Yamada, vedendolo sdraiato sul letto che guardava la televisione.
“Bentornato” lo accolse Daiki, mettendosi a sedere.
“Ho preso la cena mentre tornavo, non mi andava molto di cucinare” gli spiegò, poggiando sulla scrivania la busta bianca con i due bento pronti, raggiungendo Arioka, sedendosi sulle sue gambe e abbracciandolo in collo per salutarlo con un bacio sulle labbra. “Mi sei mancato” gli disse a voce bassa Ryosuke quando si separarono. “Che stavi facendo?” gli chiese curioso, scendendo da sopra di lui e sedendoglisi di fianco sul materasso.
“Ho visto il tuo promotional video” lo informò il più grande.
“Ah, quello per il film? Che te ne pare?”
“Mh, non so che pensare” ammise Daiki, passandogli una mano sulla schiena. “Certo tu sei molto bravo, non voglio dire questo, so quanto ti sei impegnato, ma non ne ho compreso la trama” ammise.
Il più piccolo rise.
“In che senso? Non deve avere una trama per forza è…” Yamada si strinse nelle spalle. “Ci sono solo io che ballo un po’. Non avevano grandi pretese” spiegò.
Daiki lo guardò e annuì, sdraiandosi di nuovo sul letto e fissando il soffitto, Yamada lo osservò a sua volta e rise, salendo di nuovo cavalcioni su di lui, scrutandolo in viso.
“Perché fai così, Dai-chan? Non pensarci troppo!” lo spronò, baciandogli le labbra in modo casto, sentendo le mani di Daiki posarsi sui suoi fianchi e il ragazzo sollevare appena il busto per guardarlo.
“Sai a volte ci penso” esordì.
“A cosa?” chiese Yamada, divertito.
“A te.”
“Oh, beh, anche io penso sempre a te” gli rispose, volendo baciarlo di nuovo, ma vedendo Daiki scostarsi e farlo scendere da sé.
“No, aspetta è una cosa seria…”
“Io sono serio infatti” ci tenne a precisare a sua volta, guardando l’altro con espressione appena accigliata.
“Scusa mi sono espresso male. Mi è venuto in mente guardando questo video, ci sono due Yamada, giusto?”
“Sì, ma…”
“Anche nella vita di tutti i giorni, è come se tu avessi come due personalità” spiegò.
“Daiki” Yamada rise nervosamente. “Stai scherzando, vero? Cosa vai a pensare adesso?”
“Beh, ammetterai che a volte l’immagine che dai di te che ne so, nei concerti o nelle esibizioni è diversa da quello che sei, no?”
“Sì, ma proprio per questo dovresti esserti già risposto da solo, una cosa è il lavoro e una è come sono io nella vita di tutti i giorni. Nessuno è mai se stesso al cento per cento davanti a una telecamera, no?”
“Io sì!”
“Cosa vorresti dire?” Yamada era sconvolto, non capiva dove l’altro volesse andare a parare con quel ragionamento sconclusionato.
“Niente, solo…”
“Solo?”
“Oh, Ryo, non fraintendermi, stavo solo ragionando in astratto e…”
“No, aspetta, se la cosa ti turba tanto, se vedere uno stupido promotional video senza senso ti ha portato a fare certe considerazioni, vuol dire che è da un po’ che ci pensi!”
“È da un po’ che penso a cosa? Yama-chan io non volevo-”
“Oh per favore!” Yamada si alzò di scatto dal letto dandogli un istante le spalle, voltandosi poi allargando le braccia seccato. “Adesso non tirarti indietro e dimmi quello che devi! Pensi che io non sia sincero con te? Pensi che indossi una maschera quando stiamo insieme o che il vero me sia quello che si atteggia e a cui piace essere al centro della scena, è questo che pensi?” lo aggredì.
“No!” Daiki si affrettò a negare, alzandosi dal letto, andando verso di lui, prendendogli le mani. “No, Ryosuke, io non volevo dire questo e non lo penso, lo so che il vero te non è quello che appare su uno schermo, scusami se te l’ho fatto credere” disse parlando a voce bassa, guardandolo con un sorriso gentile.
“Dai, io… lasciamo stare questi stupidi discorsi, hai ragione” affermò, accarezzandogli una guancia con la mano, prima di stringerlo con le braccia, attirandolo contro di sé. “Approfittiamo per stare insieme e cenare con calma, è raro che capiti di avere del tempo in più da trascorrere insieme, non voglio litigare” disse, baciandogli dolcemente le labbra e sorridendogli, attendendo che Yamada lo guardasse a sua volta e ricambiasse il sorriso.
“Ho un po’ di fame” lo sentì dirgli piano e Arioka rise.
“Anche io, dai, adesso mangiamo quello che hai portato poi torniamo qui e ti coccolo un po’. Anche tu mi sei mancato” confessò, guardandolo negli occhi e baciandogli la fronte dolcemente.
*
Yamada si svegliò aprendo piano gli occhi cercando di stiracchiarsi, ma con i movimenti costretti a causa dell’abbraccio di Daiki il quale dormiva stretto contro di lui; sorrise e facendo attenzione a non svegliare il compagno si voltò restando a osservarlo in viso, tirando fuori una mano da sotto le coperte per potergli accarezzare la guancia. Si mosse avvicinandosi di più a lui sfiorandogli le labbra con le proprie, stuzzicandolo perché le schiudesse e quando questo avvenne Yamada sorrise, approfittando per spingere in avanti la lingua, cercando quella di Arioka.
Daiki si svegliò sospirando di soddisfazione, stendendosi sulla schiena e prendendo Ryosuke per i fianchi in modo da portarlo su di sé.
“Buongiorno” mormorò con la voce roca, leggermente impastata dal sonno.
“Buongiorno a te” gli rispose il più piccolo passandogli le mani tra i capelli e scivolando verso il collo. “Hai dormito bene?” domandò con voce suadente, mentre con le labbra scivolava a baciarli il collo e le mani si infilavano sotto la maglietta che usava per dormire.
“Benissimo” assicurò, abbassando il viso per osservare i movimenti che l’altro compiva su di te. “Però, Ryo… volevo dirti che mi dispiace per ieri sera, non volevo offenderti” si scusò ancora, ricordando la loro piccola discussione e lo sguardo ferito che aveva visto nei suoi occhi.
“Non ci pensare” lo tranquillizzò Yamada, sollevandogli verso l’alto la maglia per potergliela sfilare e posando le labbra sulla sua pelle. “Ho capito cosa intendevi e per assicurarti che non me la sono presa…” lasciò in sospeso la frase, scendendo ancora di più verso il basso, trovando spazio tra le sue gambe divaricate e abbassandogli con le dita l’elastico dei boxer.
Daiki ansimò, sollevando il bacino, notando il sorriso vittorioso di Yamada il quale prese con entrambe le mani la sua erezione iniziando a massaggiarlo piano con le dita, muovendo il palmo su e giù, dalla base alla punta, unendo poi anche la pressione delle labbra, schiudendo la bocca mentre scendeva su di lui.
Daiki trattenne il fiato, sentendosi avvolto da quel calore intossicante, cercando di trattenersi dal sollevare i fianchi e spingergli subito la testa verso di sé in modo che lo sentisse subito contro la gola: Yamada lo comprese, ma si prese ugualmente i suoi tempi, scendendo piano su di lui, risalendo e passando la lingua sulla pelle tesa, assaporandolo gradualmente. Solo quando poi sentì Daiki emettere dei mugugni insofferenti, si decise ad accontentarlo, prendendolo completamente, muovendosi quasi subito come sapeva che piaceva a lui, portandolo presto a venire nella sua bocca.
“Se il buongiorno si vede dal mattino, oggi la mia giornata sarà perfetta” commentò Daiki non appena ritrovò un po’ di fiato e baciando Ryosuke sulla bocca quando questi si stese di nuovo accanto a lui.
Daiki rotolò su un fianco, facendo in modo che l’altro si stendesse, salendo su di lui, iniziando ad accarezzarlo a sua volta, baciandogli il collo, sentendo Yamada rilassarsi sotto di lui e sollevare la testa verso l’alto per permettergli di avere maggiore comodità di movimenti su di lui. Il più piccolo gli strinse le gambe attorno ai fianchi, mentre la mano di Arioka si era introdotta oltre il pigiama e la biancheria iniziando ad accarezzarlo, facendolo molto presto gridare quando venne nel suo pugno.
“Oggi la nostra sarà una giornata molto fortunata” mormorò piano Ryosuke, le guance rosse per il piacere appena provato e gli occhi lucidi, infilando una mano tra i capelli del più grande catturandogli di nuovo le labbra con le proprie.
“Dai-chan, svegliati, ho preparato la colazione!” la voce di Yamada infranse quell’intimo momento e Daiki si separò dal più piccolo guardandolo confuso.
“Cosa hai detto?”
Yamada scosse il capo, guardandolo sempre con quell’espressione maliziosa e desiderosa di non lasciare incompiuto quel momento, attirandolo di nuovo su di sé, quando un nuovo peso sul materasso li fece sbilanciare entrambi.
“Oh, ma ti sei già svegliato!” parlò quella che Daiki era certo essere la voce del fidanzato, pur consapevole che il ragazzo sotto di sé non avesse aperto bocca.
Volse allora il capo di lato e spalancò gli occhi sconcertato: “Ryosuke!” esclamò.
“Sì?”
Due voci, che erano però la stessa, provenienti da due direzioni diverse gli risposero all’unisono: una di Yamada steso sotto di lui e l’altra da uno stesso, identico, Yamada seduto sul bordo del letto che gli sorrideva dolcemente.
“Ben svegliato, Dai-chan” mormorò il nuovo arrivato, sporgendosi per baciarlo sulle labbra in modo casto e dolce, voltandosi poi a mostrargli il vassoio che aveva portato con sé e poggiato sul comodino. “Mi sono svegliato presto e ho pensato di portarti la colazione a letto” gli spiegò, ignaro di quelli che erano i confusi pensieri del più grande.
“Ma che cosa sta succedendo qui?” domandò, probabilmente più a se stesso che agli altri due, sedendosi a sua volta sul fondo del letto e permettendo anche a Yamada, quello con il quale si era risvegliato, di mettersi a sedere.
Si stropicciò gli occhi e si diede un pizzicotto per accertarsi di non stare ancora dormendo e si rese conto con suo sommo sconcerto che era ben sveglio e vigile e che vedeva due Yamada.
“Dai-chan, cosa fai? Ti senti bene?” chiese il secondo Ryosuke ridendo e porgendogli una tazza con del caffè. “Tieni, bevi prima che si raffreddi!” lo esortò, mentre il primo Yamada, sempre quello con il quale si era svegliato, allungava una mano a prendere un biscotto senza che l’altro sosia, o gemello o quello che era, Daiki ancora doveva capire per quale principio oscuro ci fossero due Yamada Ryosuke nella sua camera da letto, facesse una piega.
“Ryo…” provò, dopo aver bevuto pressoché in un sorso solo il caffè.
“Dimmi, tesoro” rispose il secondo Ryo.
“Che c’è?” esclamò nel medesimo momento il primo.
Daiki sbatté le palpebre più volte, massaggiandosi le tempie per riuscire a pensare a qualcosa di coerente e tentare di mantenersi lucido.
“Allora” esordì. “Voi due vi vedete?” chiese come prima cosa per fare chiarezza.
I due ragazzi si guardarono e, stringendosi nelle spalle, annuirono.
“Sì” rispose il secondo Yamada.
“Ok” provò Daiki, “E avete idea del perché ci siano due Yamada Ryosuke?” chiese, magari ne sapevano più di lui, dato che l’anomalia aveva colpito solo il suo ragazzo - Daiki sperava ardentemente non ci fosse un altro Arioka Daiki in giro per la casa o in chissà quale altro luogo a fare chissà che cosa- .
“Sì!” rispose il secondo Yamada con un sorriso, guardando poi il gemello.
“Davvero?” Daiki spalancò gli occhi. “Sai, sai dirmi cosa succede?” domandò, rivolgendosi a entrambi.
Stavolta fu l’altro Yamada a rispondere: “Ci siamo sdoppiati.”
“Prego?”
“Sì” fece eco il secondo Ryosuke. “Siamo un’anima divisa in due corpi” spiegò. “Tu hai detto di non riconoscere più Yamada e questo è il risultato. Un Yamada Ryosuke carino, gentile, dolce e ingenuo e un Yamada Ryosuke un po’ più… ecco… sfacciato” esplicò.
“Ehi! Se tu non sei sveglio abbastanza da goderti le cose della vita allora non prendertela con me!” si difese il Yamada più libertino.
L’altro però non raccolse la provocazione e continuò a spiegare: “Se non pensi che possiamo coesistere allora prova quello con cui ti trovi di più e decidi con quale dei due vuoi stare” spiegò.
“Ehi, aspetta un attimo!” lo fermò Daik. “Io non ho mai detto che non mi piace Ryo così com’è io…”
“Questo è quello che è stato dedotto dal tuo discorso di ieri” si strinse nelle spalle il secondo Yamada.
“Ma io…” Daiki sospirò, erano punto e a capo. “Senti…” chiese, “chi ha fatto tutto questo? C’è un modo per poter far tornare le cose normali?” si informò; per quanto assurda e paradossale potesse essere come situazione Daiki iniziava a preoccuparsi, quella cosa avrebbe avuto delle conseguenze e anche di parecchio grosse se non avesse riportato tutto alla normalità.
“Io non lo so” ammise quel suo limite il secondo Yamada.
“Siamo entrambi Ryosuke, comunque” si intromise il primo, sperando di fare chiarezza.
“Sì, ma io non voglio due Ryosuke, io ne voglio uno! Quello che avevo prima mi bastava!” affermò guardando entrambi i quali però non avevano per lui una risposta.
“Mi dispiace, non so come aiutarti” disse Yamada, quello che gli aveva portato la colazione a letto, prendendogli la mano. “Dai-chan io sono qui con te, non sono andato da nessuna parte” cercò di rassicurarlo, passandogli una mano sul viso e sporgendosi ad abbracciarlo.
Daiki stava per ricambiare la stretta, ma si trattenne, prendendolo per le spalle e scostandolo da sé.
“Scusatemi, vado a farmi una doccia, poi devo andare a lavoro” disse con tono mesto, senza riuscire a guardare nessuno dei due in viso.
“Daiki, vengo anche io, in due risparmieremo tempo!” si propose il primo Ryosuke, pronto a uscire dal letto per raggiungerlo, ma Daiki sollevò una mano verso l’alto fermandolo.
“No, per favore, ho bisogno di stare da solo un attimo a pensare” chiese con tono di voce calmo nonostante il proprio stato, l’ultima cosa che gli mancava di fare era perdere la ragione e lasciarsi distrarre da quel Yamada.
*
“Allora avete capito bene?”
“Sìssignore!” rispose Yamada numero due.
“Io non ho capito perché lo vuoi fare?” si impuntò l’altro.
“Perché non sarebbe normale per gli altri vedere arrivare agli studi due Ryosuke, io sono un conto, ma loro… per loro sarebbe davvero un problema e fino a che non avrò trovato una soluzione, perché la troverò, statene certi, faremo come dico io” affermò severo.
“Adesso, Yama-chan verrà con me e tu Ryosuke aspetterai la pausa di metà mattina per il tuo turno, quando andrà via lui e vi scambierete, ok?” volle mettere di nuovo in chiaro quel piano.
Yamada annuì sorridendo e stringendosi a lui, abbracciandolo in vita, mentre l’altro sbuffava.
“Sì, sì, ho capito, faremo come vuoi tu! Ma prima…” lo fermò prima che si allontanasse, prendendolo per un gomito e attirandolo contro di sé per baciarlo, un contatto lungo e intenso al quale Daiki non fece resistenza e abbandonandovisi , perché in fondo, anche se gli sembrava tutto così strano, quello era il suo Ryosuke, anche se solo una parte di lui, lo era, era il suo fidanzato.
“Dai-chan, andiamo?” sussurrò al suo orecchio l’altro Yamada distogliendolo dal bacio e tirandolo via verso gli studi.
Quando entrarono nei camerini salutarono i compagni e come al solito andarono ognuno a prepararsi davanti alle reciproche postazioni anche se stavolta Daiki non poté trattenersi dall’osservare il compagno: sembrava il solito Ryosuke agli occhi degli altri, era subito andato allegro verso i compagni parlando con Yuri, Yuto e Keito di quella che sarebbe stata la scaletta del giorno e lo vedeva ridere con loro, comportarsi come sempre e gli altri tre parevano non essersi accorti che nei suoi occhi mancasse qualcosa: apparentemente poteva sembrare il ragazzo con cui avevano a che fare ogni giorno, ma Daiki sapeva che non era così. Per lui non era così.
Distolse lo sguardo da lui solo quando venne chiamato insieme agli altri quattro BEST, lanciandogli un’ultima occhiata e sospirando dentro di sé sperando che andasse tutto bene.
Quando finì di posare Daiki si rese conto che era passato davvero tanto tempo, si erano trattenuti più del solito sul set per gli scatti comuni, quelli in coppia e singoli e il tempo era volato senza che lui se ne accorgesse.
Quando tornò nei camerini, li trovò vuoti per cui chiese a una truccatrice dove fosse il resto del gruppo e la ragazza gli indicò il numero dello studio: vi si precipitò di corsa, attirando lo sguardo perplesso dei compagni rimasti e quando arrivò sul set si rese subito conto che i due Yamada si erano dati il cambio e, come quella mattina, l’unico che sembrava essersi accorto dello scambio pareva essere solo Daiki.
Ryosuke rideva insieme ai compagni, posava come sempre per le foto per il servizio di quel mese e Arioka restò in disparte a osservarlo, non sapeva per quale motivo, ma aveva uno strano presentimento e fece bene a restare a sorvegliarlo, perché durante una pausa mentre i quattro ragazzi chiacchieravano, Ryosuke si era alzato in piedi solo per sedersi cavalcioni sulle gambe di Yuto il quale era rimasto impassibile: non era poi così strano che Yamada cercasse un contatto fisico con gli altri, non era neanche così strano che per accontentare il pubblico femminile, il più piccolo avesse atteggiamenti facilmente fraintendibili con gli altri membri, solo che in quella particolare circostanza a Daiki non piacque comunque come l’altro si stava comportando e ancora meno gli andò giù quando, sempre senza scomporsi, sempre continuando a ridere e a scherzare con gli altri, aveva allungato una mano a sistemare il colletto della camicia di Yuri sfiorandogli accidentalmente il collo, posandogli poi la mano sul petto.
“Yamada!” lo richiamò allora senza pensare.
L’interpellato si volse e Arioka attirò su di sé l’attenzione anche degli altri Seven.
“Oh, Dai-chan, mi cercavi?” gli chiese con fare innocente, mentre si voltava appena verso di lui, ma restando seduto sopra Yuto.
“Daiki, avete finito? Dov’è Yuya?” gli domandò Chinen, cercando con lo sguardo il più grande, credendo che anche lui come Arioka fosse andato sul loro set.
La domanda del più piccolo però restò inascoltata, perché Daiki era troppo concentrato sul proprio fidanzato per curarsi di apparire o meno scortese agli occhi degli altri.
“Yama-chan” si sforzò di mantenere un tono di voce calmo nonostante l’irritazione, “ho bisogno di parlarti” gli disse, guardandolo in modo esaustivo.
“Adesso? Ma adesso stiamo lavorando, ci mancano ancora-”
“Sì, adesso!” lo interruppe invece Daiki, tirandolo per un braccio in modo da sollevarsi in piedi. “Scusate” si congedò dai ragazzi e trascinò Yamada nel corridoio, lasciandolo andare solo quando fu certo che fossero soli.
”Ti ha dato di volta il cervello?” si accalorò.
“Perché? Non stavo facendo niente di male!” si difese subito Yamada, guardandolo con un sorriso. “Sei geloso per caso?” lo provocò, posandogli una mano sul petto, tirandosi indietro poggiando le spalle contro il muro.
“Certo che sono geloso, si capisce!” non ebbe alcun problema ad ammettere Daiki. “E solo perché Ryo non è qui per fermarti questo non vuol dire che tu possa fare quello che ti pare con il suo corpo!”
Yamada lo guardò spalancando gli occhi: “Ma io sono Ryo, Daiki e questo è il mio corpo!” obbiettò, abbassando il braccio, lasciandole entrambe lunghe contro i fianchi.
“No! No tu non… lui non…” sospirò, “Ryo non fa queste cose, lui non mi farebbe mai questo. Questo non è il vero Ryo” affermò con sicurezza.
Yamada lo scrutò un istante, poi lo prese per mano: “Vieni con me” gli disse, trascinandolo stavolta lui e nascondendosi insieme in una stanza vuota, avvolta nella semi oscurità, chiudendo a chiave la porta.
“Dove siamo? Che hai intenzione di fare?” domandò Daiki, consapevole che probabilmente il suo discorso con quel Ryosuke non era stato ascoltato con attenzione.
“Stai tranquillo, Dai-chan, respira” gli disse con fare suadente, scandendo bene le parole e abbracciandolo in collo, facendo in modo che si spingesse verso di lui, mentre a sua volta poggiava la schiena contro la porta.
Lo baciò piano, accarezzandogli una guancia e infilando l’altra mano tra i capelli, sentendo Daiki piano piano abbandonarsi a quelle attenzioni e rispondere al bacio, ricambiando anche il suo abbraccio.
Arioka lo prese per i fianchi, facendo scorrere la mani in una lenta carezza, guardandolo negli occhi quando si separarono per riprendere fiato.
“Sei troppo teso Daiki e sei un po’ agitato, tutta questa storia non deve essere facile, rilassati un po’” parlò baciandogli il collo con leggeri tocchi di labbra.
“Io non… non ho bisogno di calmarmi, io…”
Non riuscì a finire di parlare perché Yamada nel frattempo gli aveva sbottonato la camicia e i pantaloni, infilando una mano oltre i vestiti, a sfiorare la sua pelle, eccitandolo velocemente con poche carezze.
“Daiki” lo chiamò in un sussurrò, mentre schiudeva le gambe strusciandosi contro di lui, ansimando contro il suo orecchio.“Prendimi, Daiki, fallo. Lo so che non puoi resistermi, guardami, sono io, sono il tuo Ryo, sono qui” parlò, posando le labbra sul suo viso e incentivandolo a fare come gli chiedeva, facendogli sentire quanto lo desiderasse.
Daiki perse il fiato: era vero quello che aveva davanti aveva l’aspetto del suo Ryo, gli assomigliava in tutto e per tutto, aveva il suo tono di voce, aveva il suo odore, la sua pelle aveva il medesimo sapore eppure qualcosa che stonava c’era in quel ragazzo bellissimo che aveva davanti.
“Daiki” lo chiamò di nuovo impaziente Yamada e Arioka non si fece pregare oltre: gli abbassò i pantaloni e la biancheria quel tanto che bastava per riuscire a sistemarsi tra le sue gambe e lo preparò velocemente, incentivato dagli ansimi di Yamada che gli chiedevano di accelerare i tempi e non farlo aspettare oltre.
E Daiki esaudì il suo desiderio: affondò piano dentro di lui facendolo sospirare pesantemente, trattenendo a sua volta i gemiti di piacere, soffocandoli contro il suo collo quando entrò completamente dentro di lui e poco dopo iniziò a muoversi, cercando insieme lo stesso ritmo per soddisfare il reciproco piacere. Infilò una mano tra i loro corpi e iniziò a masturbarlo, permettendogli di raggiungere l’orgasmo prima di lui, soddisfacendo poco dopo il proprio venendo dentro di lui.
Yamada gli carezzò il collo, passandogli una mano sulla nuca e cercandogli le labbra quando risollevò la testa.
“Te l’avevo detto che sarebbe stata una gran bella giornata la nostra” gli ricordò con un sorriso divertito che Daiki non si sentì di negargli a sua volta in risposta. Scivolò poi via dal suo corpo, rivestendosi e osservando il fidanzato fare lo stesso.
“Devo finire di posare, mi aspetti, torniamo a casa insieme?” domandò, guardandolo e Daiki ci pensò un istante, prima di incurvare leggermente le labbra e annuire.
*
“Siamo a casa!” annunciò entrambi Arioka, togliendosi le scarpe all’ingresso di casa.
“Bentornato, Dai-chan!”
Un sorridente Ryosuke gli andò incontro abbracciandolo e baciandolo sulle labbra dolcemente; Daiki lo strinse in vita, trattenendolo contro di sé per godere a lungo di quel contatto, prima di lasciarlo andare, salvo poi venire preso per mano dal più piccolo.
“Dai-chan ho pensato che fossi stanco e ti ho preparato una sorpresa!” annunciò, scortando l’altro nel bagno e mostrandogli come avesse preparato tutto affinché l’altro potesse lavarsi e rilassarsi senza bisogno di pensare a niente. “L’acqua è calda al punto giusto, proprio come piace a te! E qui ti ho messo gli asciugamani e il pigiama puliti!” spiegò allegro, guardandolo e Daiki sorrise, intenerito e felice per quel pensiero che l’altro aveva avuto.
“Tu? Non ci laviamo insieme?” chiese Daiki mentre si spogliava e realizzando in quel momento che Yamada non gli avrebbe fatto compagnia.
“Ah, no no io mi sono già lavato e poi ho una seconda sorpresa per te. Sto preparando il tuo piatto preferito. Sarai affamato!” suppose, dandogli un altro veloce rapido bacio sulla guancia, prima di salutarlo con la mano e tornare in cucina.
Daiki restò solo nel bagno circondato da un innaturale silenzio, si guardò attorno notando come ogni cosa fosse perfetta e curata nei minimi particolari ma tutto quello sebbene lo facesse felice gli lasciava un po’ di amarezza perché si ritrovava da solo a goderne. Ryosuke era andato a preparare la loro cena, così aveva detto e per quanto Daiki lo apprezzasse, dopo una giornata come quella che aveva passato, voleva trascorrere del tempo con lui, con il suo Ryo a coccolarlo e lasciarsi coccolare, poi avrebbero pensato insieme alla cena e ancora, più tardi, sarebbero andati a dormire insieme abbracciati, magari dopo aver fatto l’amore.
Invece si ritrovava da solo con quei suoi pensieri, con due ragazzi bellissimi e meravigliosi ad aspettarlo in sala, ma si sentiva con il cuore vuoto e una sensazione di freddo che gli penetrava fin dentro le ossa nonostante tutto in quella stanza e in quella casa emanasse un forte calore.
“Dai-chan non ti piace?” gli chiese Ryosuke, preoccupato che quanto avesse cucinato non fosse di suo gradimento.
“No, no, al contrario” Daiki scosse il capo “mi piace moltissimo, è tutto buono, Ryo!” assicurò, cercando di mettere un po’ più di convinzione nei suoi gesti di modo che coincidessero con l’entusiasmo nelle sue parole.
I due Yamada si guardarono e ripresero a mangiare, ma la cena fu assolutamente silenziosa come mai lo era stata. Insieme a Ryosuke, poi, Daiki si alzò per aiutarlo a lavare i piatti e sistemare e per quanto si sforzasse di fare conversazione stava avendo uno scarsissimo successo.
Si asciugò le mani e rimase a osservare Yamada sistemare le ultime cose, avvicinandosi poi a lui e abbracciandolo da dietro, posando il viso contro i suoi capelli.
“Daiki…” mormorò sorpreso il più piccolo, poggiando le mani sulle sue, voltandosi nel suo abbraccio e tirando indietro la testa per guardarlo.
Daiki lo fissò intensamente, passandogli le mani sulla schiena , premendo perché l’altro si facesse più vicino per poterlo baciare. Ryosuke socchiuse gli occhi, aprendo leggermente le labbra posandole su quelle di Daiki sentendo l’altro spingere per poterlo approfondire.
Yamada sospirò, sollevando le braccia e circondando in quel modo il collo di Daiki, stringendolo contro di sé; il più grande lo abbracciò con più forza, sollevandolo da terra e muovendo i pochi passi che lo separavano dalla camera da letto dove aiutò Ryosuke a stendersi sul letto.
“Daiki…” mormorò piano Yamada quando si separarono, guardando l’altro con occhi carichi di aspettativa e distogliendo l’attenzione da lui solo un istante quando sentì dei passi avvicinarsi a loro.
L’altro Ryosuke li raggiunse, guardando prima il proprio gemello steso sul materasso e poi Daiki; sorrise a quest’ultimo, abbracciandolo e baciandolo, portando una mano all’orlo della sua maglia per poterlo spogliare. Daiki rimase a petto nudo, osservando alternativamente i due ragazzi e sedendosi sul letto, raggiunto in breve tempo da entrambi.
Il suo Ryosuke che aveva avuto tanta cura di lui da quando era rientrato a casa si stese sul letto facendo poi in modo che Daiki salisse su di lui, spogliandosi, il secondo Yamada faceva lo stesso con lui liberandolo degli ultimi indumenti rimasti.
Daiki si abbassò a baciare ogni centimetro di pelle scoperta del ragazzo steso sotto di lui, sentendo a sua volta le labbra dell’altro sulla propria schiena, le mani per tutto il corpo e attorno alla sua erezione che lo stimolavano, mentre a sua volta Arioka preparava il compagno con le dita.
Quella situazione era davvero particolare e chiunque al suo posto avrebbe reagito con un diverso spirito; avrebbe dovuto trovarlo eccitante, avrebbe dovuto trovarlo interessante, avrebbe dovuto provare un piacere mille volte superiore al normale: stava per fare sesso con il suo ragazzo e aveva davanti a lui due Yamada Ryosuke solo per lui, ma non era felice, per quanto il suo corpo si muovesse quasi da solo, seguendo l’istinto, il suo cuore era come separato da tutto il resto, insieme alla propria mente che smise anche di pensare quando si concesse all’orgasmo.
*
Quando Daiki aprì gli occhi, svegliandosi, non era così certo di volerlo fare: si distese sulla schiena piegando un braccio sopra gli occhi e sospirò: aveva paura di voltarsi e scoprire che non era cambiato niente rispetto al giorno precedente. Aveva promesso che avrebbe riportato le cose a posto ma non aveva poi fatto granché salvo lasciarsi andare alla passione insieme ai due ragazzi.
Fece un profondo respiro e piano si volse scoprendo Yamada addormentato accanto a sé: gli accarezzò i capelli ripetute volte, piano come se non volesse svegliarlo, ma desiderando allo stesso tempo che lo facesse, per guardarlo negli occhi e vederli accesi di quella luce particolare che gli facesse capire che era tornato.
“Mmmh” un mugugno leggermente infastidito e poi il più piccolo si accoccolò meglio contro di lui abbracciandolo e svegliandosi. “Dai-chan…” lo chiamò con la voce ancora malferma e Daiki spalancò gli occhi.
“Ryo?” lo chiamò. “Ryo, sei tu?”
Il più piccolo si stropicciò un occhio con la mano per cercare di riaversi dal sonno in fretta.
“Mh penso di sì, chi dovrei, scusa?” gli chiese, senza comprendere l’effettivo senso di quella domanda e Daiki sorrise, sbilanciandosi verso di lui e stringendoselo contro.
“Ryo, sei tornato!” mormorò, contro il suo collo, sentendo le braccia del più piccolo stringerlo titubanti.
“Ero andato via?” si sentì chiedere sempre più confuso.
“Non andartene mai più” gli disse abbracciandolo ancora più forte, senza rispondere ai suoi interrogativi, alzando poi il viso per guardarlo e sorrise, sentendo di nuovo il proprio cuore battere forte e quella dolce sensazione di familiare calore avvolgerlo.
“Ti amo, Ryo” confessò d’un tratto, sorprendendo il più piccolo. “Ti amo e mi piaci così come sei. Mi dispiace per come ti ho trattato, le cose che ti ho detto, non mi farò mai più scoraggiare dalle mie paure perché tu sei la cosa più bella e la persona più importante della mia vita. Ed è te, sei tu quello che voglio e l’unico che vorrò accanto per tutta la vita” concluse tutto d’un fiato. “Ti amo, Ryo” confessò sorridendogli ancora.
Ryosuke lo guardò leggermente intontito e scosse il capo, sorridendogli: “Non so cosa ti abbia fatto venire in mente queste cose, ma ne sono felice, Daiki, perché ti amo anche io e provo le stesse identiche cose. Voglio stare con te, insieme a te per sempre. E ti amo” confessò ancora, attirando di nuovo l’altro verso di sé per baciarlo.