[Ariyama] Hyaku nen saki mo ai wo chikau yo

Sep 01, 2013 11:13

Titolo: Hyaku nen saki mo ai wo chikau yo (Anche tra cento anni ti giurerò il mio amore) [One Love - Arashi-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/AU, romantico, erotico
Warning: slash, !crossdressing
Wordcount 3.860 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la diecielode per la tabella 12 Storie- Luce con il prompt ‘Verità’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Forse non lo saranno mai’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: 12 Storie -Luce

Tutta colpa di un viaggio mentale scaturito su twitter tra me e nellieklash

“Daiki!” sentendosi chiamare, Arioka si voltò sorridendo, vedendo il fidanzato correre verso di lui, guardando a destra e a sinistra prima di attraversare la strada. “Scusa il ritardo!” si scusò. “Aspetti da molto?” chiese.
“No, tranquillo, sono qui solo da pochi minuti, non c’era bisogno che ti mettessi a correre!” esclamò il più grande sorridendo, scompigliando all’altro i capelli.
“Non volevo che stessi da solo!” affermò Ryosuke, prendendolo sottobraccio. “Andiamo?” lo spronò a camminare entrando nel centro commerciale.
“Sì!” annuì Arioka, varcando le porte automatiche.
“Hai già idea di cosa le vuoi comprare?” si informò Yamada.
“A dire il vero non lo so. Mia sorella ha dei gusti strani, per cui non so proprio dove sbattere la testa” ammise, guardandosi intorno, cercando ispirazione nelle vetrine.
“Qualcosa troveremo di certo, non ti preoccupare!” cercò di essere positivo il più piccolo. “Vediamo… qualcosa per la casa?” vagliò le loro possibilità, indicando un espositore di oggettistica, ma Arioka storse il naso.
“Non credo… abita in un appartamento minuscolo e sia lei che il marito sono praticamente tutto il giorno fuori casa, non voglio farle un regalo che possa complicarle la vita o che non si possa godere” spiegò, passando oltre.
“Mh, allora qualcosa di personale?”
“Tipo?”
“Non lo so! Vieni entriamo qui e lasciamoci ispirare. È pur sempre una ragazza, dovrebbe essere semplice trovare qualcosa!” affermò, tirando Arioka per un braccio, verso un negozio di abbigliamento dove erano esposti anche accessori come borse e cappelli, dando un’occhiata.
“Dai-chan! Dai-chan!” lo chiamò Yamada, mentre l’altro si era allontanato per osservare delle collane artigianali. “Guarda che carino!” esclamò il più piccolo, richiamando l’altro con un cenno della mano e mostrandogli la coppa di un reggiseno color pastello.
“Ma cosa fai?” lo rimproverò Daiki, guardandosi attorno con fare imbarazzato. “Mettilo via!”
“Ma dai! È carino. Guarda c’è anche la mutandina in coordinato!” cercò di coinvolgerlo. “Tua sorella che taglia porta? È tipa da slip o da perizoma?” domandò, osservando i vari modelli.
“Ryo!” lo riprese Daiki. “Non ne ho idea e poi, a prescindere, non regalerò a mia sorella un completino intimo!”
“Oh, ma è una cosa carina, che serve e poi è personale!” elencò. “È più che perfetto come regalo di compleanno” continuò imperterrito il più piccolo, controllando altri modelli e fantasie.
“Ryo, per favore, lasciamo stare, di là forse ho trovato…” tentò, cercando di non arrossire più del dovuto, ma Yamada lo interruppe.
“Guarda! C’è anche con le fragole!” si entusiasmò. “Guarda Daiki!” continuò, mettendogli sotto al naso il reggiseno. “Oh, se fossi una ragazza lo comprerei subito! Prendile questo!” decise, sistemandosi sulla maglietta le coppe, guardando l’altro divertito, facendo smorfie maliziose.
“Ryo!”
“Come sto?” gli chiese Yamada, atteggiandosi e poi scoppiando a ridere quando l’altro gli strappò di mano l’articolo, tirandolo via per un polso, prima che venissero le guardie a cacciarli.

*

Yamada rideva, mentre un passo avanti rispetto al fidanzato camminava per il centro commerciale.
“Non è divertente!”
“Invece sì, perché avevo ragione io e le hai preso della biancheria!”
“No!” lo corresse Arioka. “Questo è un pigiama estivo, ha una canotta e dei pantaloncini! Non è biancheria!”
“Sì che lo è, sono delle culottes! E vanno sotto i vestiti volendo. A casa mia quello si chiama intimo!” gli fece notare, girandogli attorno, ridendo ancora.
“Ryo…” Arioka lo ammonì, ma l’altro non se ne curò.
“Dai-chan, ho fame! Facciamo merenda?” propose, prendendolo sottobraccio e indicandogli il chioschetto di crepes dolci appena fuori dai grandi magazzini, iniziando a precederlo.
Daiki lo seguì con il sorriso sulle labbra, rallegrandosi dell’entusiasmo del più piccolo alla prospettiva del cibo, uscendo a sua volta oltre le porte scorrevoli, sentendosi poi chiamare.
“Dai-chan?”
“Oneechan!” l’interpellato si volse sorpreso di vedere la sorella e nascondendo istintivamente le braccia dietro la schiena per impedirle di vedere il proprio regalo.
“Ah!” la ragazza se ne accorse comunque e si avvicinò a lui con fare indagatore. “Cosa stai nascondendo?”
“Niente!” mentì il più piccolo.
“È un regalo per la tua fidanzata, eh?” lo punzecchiò.
“Ma cosa dici?”
“Non essere vergognoso! Sei un bel ragazzo, avrai sicuramente qualcuno. Ah!” le venne un’idea. “Portala con te domani alla festa! Sono curiosa di conoscerla!”
“Ma veramente io non ho…”
“Niente scuse! Questo sarà il tuo regalo di compleanno per me!” si ostinò.
“Oneechan!” Daiki cercò di intervenire, ma la sorella aveva già allungato il passo e l’aveva salutato con un cenno della mano.
“Quella…!”
“Dai-chan?” Yamada si avvicinò al fidanzato, guardandolo confuso.
“Oh, Ryo…” Daiki si voltò verso di lui imbarazzato, prendendogli discretamente due dita, spostandosi dall’entrata per non dare nell’occhio. “Mi spiace per mia sorella… hai… hai sentito, vero?”
Yamada annuì, poi però sorrise: “Non ti preoccupare, non è un problema!” assicurò.
“Sì che lo è! Io…” sospirò. “Mi dispiace, ma non ho ancora detto in casa che sto con te. Non è che mi vergogni o altro, ma non so come la prenderebbero. Non penso mi direbbero nulla, ma…”
Daiki era in evidente difficoltà nel confessare al fidanzato quella sua mancanza e Yamada lo comprese.
“Ehi, Daiki, non è un problema. Io so che mi ami e non mi interessa di altro. Solo perché la tua famiglia non sa di noi non penso che i tuoi sentimenti siano meno forti” gli sorrise.
“Lo so, ma non è giusto, comunque! Tua mamma mi adora, per esempio, e tu sei una splendida persona. Solo che non ne ho mai parlato in casa e, poi quello che mia sorella ha detto…”
“Daiki!” lo interruppe Yamada, prendendogli le mani. “È tutto ok, davvero! Quando sarai pronto e lo saranno loro, glielo dirai!”
“Forse non lo saranno mai…” mormorò Daiki e Ryosuke rise.
“Ma cosa dici? Adesso non essere pessimista. Secondo me dovresti avere più fiducia in loro. Sei cresciuto in quella famiglia, sei stato educato da loro e ti sei innamorato di me piuttosto che di qualcun altro” lo aiutò a ragionare. “Ti vogliono bene e sono certo che qualsiasi cosa ti renda felice per loro andrà bene. Purché tu stia sempre bene!” spiegò. “Io ti rendo felice, Daiki?” gli chiese, cercando di guardarlo, sorridendogli.
Daiki sollevò la testa e lo prese per i fianchi, attirandolo verso di sé.
“Tu mi rendi più che felice, Ryosuke” affermò, desiderando baciarlo, ma costretto a trattenersi.
“Allora andrà tutto bene!” assicurò il più piccolo, prendendogli le mani nelle sue.
“Ti amo, Ryo!” confessò, volendo raggiungere nell’unico modo possibile in quella circostanza il suo cuore. “E per essere così paziente e comprensivo con me, puoi ordinare tutto quello che vuoi. Ti meriti proprio una bella merenda!” gli disse, indicando il chiosco e vedendo Yamada illuminarsi.
“Evviva! Andiamo! Andiamo, Dai-chan! Sto morendo di fame!” lo spronò, facendo ridere il più grande.

*

Daiki prese un bel respiro, prima di suonare al citofono a casa della madre dove la sorella ci teneva a festeggiare il proprio compleanno con la propria famiglia. Alla fine era andato da solo alla festa: in un primo momento aveva pensato di invitare comunque Ryosuke, per vedere se potesse o meno piacere loro, ma non voleva presentarlo alla famiglia solo come un amico, anche se nonostante ciò, non si sentiva ancora pronto a dire loro la verità.
Se la sorella si aspettava di vederlo in compagnia si sbagliava di grosso, gli spiaceva deluderla, ma in fondo il giorno prima non gli aveva lasciato modo di parlare e poter smentire, aveva fatto praticamente tutto da sola.
Sollevò la mano per suonare al campanello, quando sentì qualcuno picchiettargli una spalla.
“Scusami…”
Daiki si volse confuso: “Sì?”
“Ecco, io cercavo la casa della famiglia Arioka…”
“Eh?”
Daiki guardò stranito la ragazza che si osservava attorno spaesata: indossava uno yukata rosa con stampa a fori e aveva i capelli mossi che le arrivavano alle spalle.
“La mia senpai festeggia il suo compleanno oggi e mi ha invitata, ma forse mi sono persa” spiegò, mordendosi il labbro. “Non sono neanche sicura che il mio abbigliamento vada bene!” ponderò, lisciandosi la gonna. “Forse sono troppo formale!” parlò la sconosciuta guardando Daiki da sotto in su, lasciando Arioka perplesso e confuso da quegli occhi persi.
“Sai dirmi se sono nel quartiere giusto?” domandò di nuovo la ragazza a Daiki, il quale si riscosse.
“Ah, sì. Certo, non ti sei persa, la casa è questa, io sono il fratello” si presentò. “Non sapevo mia sorella avesse esteso l’invito a terzi, tu sei… come hai detto che ti chiami?” domandò, non voleva sembrare scortese, ma era stato preso alla sprovvista e poi la sconosciuta continuava a non convincerlo totalmente e senza un motivo preciso lo metteva in soggezione.
“Oh, ma non l’ho detto, infatti!” sorrise lei, gentile. “Ma rimediamo subito. Mi chiamo Ryoko! Yamada Ryoko!”
Nel sentire quel nome e vedere quel sorriso, Daiki sobbalzò, spalancando gli occhi.
“Ryosuke!” urlò quasi, prendendo la ragazza per le braccia.
“Sorpresa!” esclamò il più piccolo, posandogli le mani sul gomito.
“Sorpre- ma cosa?” Daiki era sconcertato. “Ryo! Cosa ci fai conciato in questo modo?” chiese al fidanzato, abbassando il tono di voce.
“Sono carino, vero? Non mi avevi riconosciuto!” gli puntò il dito contro, facendo poi un giro su se stesso. “Sembro davvero una ragazza! Ci volevi provare, eh Dai-chan?” lo provocò scherzosamente e Arioka scosse il capo.
“Non diciamo assurdità! E io che mi stavo a preoccupare per te e… oh! Non ti chiederò dove hai preso quello yukata e… hai le estension?” domandò, lasciandosi distrarre dai dettagli, prendendogli una ciocca di capelli tra le dita.
Yamada sorrise, divertito dalla sua reazione, ridendo poi quando lo vide abbassare lo sguardo e fare un’espressione sorpresa.
“Cosa sono queste?” domandò Arioka con fare sconvolto, poggiandogli le mani sui seni imbottiti, palpandolo.
“Dai-chan!” lo riprese Yamada, colpendogli il dorso della mano e coprendosi con il braccio, fingendosi pudico. “Pervertito!” lo riprese in falsetto.
Daiki lo guardò e Ryosuke sorrise avvicinandosi a lui con fare furtivo: “Guarda!” mormorò, scoprendo lo scollo dello yukata mostrandogli la propria biancheria.
“Ryo, ma quello è…”
“Carino, vero? Oh, Daiki lo volevo troppo! E quale migliore occasione?” esclamò, sistemandosi la bretella del reggiseno, ricomponendosi.
“Tu stai male!” affermò il più grande. “Ryo, non posso permettere che tu faccia questo! Io non…”
“Oh, ma io mi diverto e poi sono stato invitato!” asserì. “Anche se non era esattamente questo che intendeva tua sorella, ma sarebbe da maleducati non presenziare. Nessuno si accorgerà di nulla!” assicurò, avvicinandosi poi a lui, cambiando espressione, abbassando lo sguardo.
Daiki lo scrutò, consapevole che volesse dirgli qualcosa di importante e non stesse più scherzando: “Io voglio davvero conoscere la tua famiglia, non mi pesa doverlo fare in questi panni, ma io volevo stare con te oggi” ammise.
“Ryo…” Daiki lo chiamò, accarezzandogli una guancia.
Anche se il giorno precedente gli aveva detto che non fosse un problema per lui stare nell’anonimato, sicuramente la cosa lo doveva far stare male se era arrivato a tanto e Daiki per questo sentiva di amarlo ancora di più e che Ryosuke fosse la persona giusta per lui e l’unica che avrebbe sempre voluto avere al proprio fianco per sempre.
“Scusami, chibi…” gli disse, poggiando la fronte contro la sua e vedendo Yamada sorridergli.
Ryosuke lo guardò e gli prese il polso con una mano, accarezzandolo: “E poi sai una cosa? Se sono vestito così posso fare liberamente questo senza preoccuparmi di niente” disse Ryosuke sporgendosi con la testa per baciare Daiki sulle labbra. Un bacio che Arioka ricambiò più che volentieri stringendo tra le braccia il fidanzato, lasciandosi andare per una volta, baciandolo senza preoccuparsi di niente altro che non fosse il sapore della bocca di Ryosuke e il suo corpo contro il proprio.
“Ho sempre sognato di poterlo fare senza preoccuparmi della gente” ammise il più piccolo quando si separarono, passandosi la lingua sulle labbra.
“Anche io” concordò con lui Daiki, sorridendogli, accarezzandogli una guancia.
“Hey, voi due! Intendete amoreggiare là fuori ancora per molto?” la voce della sorella di Daiki interruppe quell’intimo momento e Arioka si volse di scatto, riprendendola.
“Oneechan!”
“E così non avevi la ragazza, eh Dai-chan?” lo prese in giro. “Avanti, entrate!” disse loro, allontanandosi dalla finestra e aprendo loro la porta.
“Andiamo!” Daiki guardò Ryosuke prendendolo per mano, facendolo accomodare in casa.
Ad accoglierli, i due ragazzi trovarono l’intera famiglia Arioka, schierata all’ingresso.
“Benvenuti!” salutò la padrona di casa. “Entrate, pure!”
“Ciao, mamma!” la salutò Daiki, baciandole la guancia.
“Buon pomeriggio” Yamada fece un breve inchino porgendo i propri omaggi.
“Mamma, papà, Oneechan, Oniichan” disse rivolgendosi anche al marito della sorella. “Lei è la mia fidanzata” si volse prendendo Ryosuke di nuovo per mano, di modo che avanzasse e si presentasse. “Molto piacere, mi chiamo Yamada Ryoko” disse facendo un breve inchino.
“Grazie per prenderti cura di mio fratello” disse la festeggiata. “Prego, accomodati!”
“Grazie!” Yamada sorrise, togliendosi le scarpe e seguendo poi la sorella di Daiki nel salotto.
“Siediti pure sul divano e mettiti comoda. Sono molto felice che tu sia potuta venire. Credevo che Daiki non l’avrebbe fatto. Ieri l’ho praticamente costretto a farlo!” ammise, scompigliando i capelli di Arioka, quando le passò di fianco per poter raggiungere la madre in cucina aiutandola a preparare la merenda.
“Lasciala stare, Oneechan!” la rimproverò.
Yamada guardò Daiki allontanarsi e sorrise.
“Oneesama” parlò Ryosuke usando quell’onorifico che fece comparire sul volto della ragazza un sorriso a trentadue denti. “Questo è un piccolo pensiero per te! Buon compleanno!”
“Oh!” si sorprese la più grande. “Ma non dovevi disturbarti, grazie!” si imbarazzò appena. “Grazie, Ryoko-chan sei molto carina!” le disse, scartando il regalo.
“Hai visto, mamma?”
“Sì, cara, è stata molto gentile. Prego” disse la donna, rivolgendosi a Yamada, porgendogli un piattino con dei dolci.
“Grazie!”
“Ryoko-chan!” esclamò sorpresa la sorella di Daiki quando vide il regalo, una collana di pietre colorate, uno dei modelli che aveva visto insieme a Daiki il pomeriggio precedente e verso la quale lo stesso fidanzato era orientato come prima scelta.
“Ryo” mormorò piano Daiki, sedendosi accanto a lui sul bracciolo.
“Non sapevo cosa potesse piacerti, Dai-chan una volta mi disse che avevi dei gusti particolari e questa mi è piaciuta subito” spiegò.
“Oh, Ryoko-chan, l’adoro, grazie! Guarda mamma!” disse rivolta alla madre, porgendogliela.
“È veramente bella!” apprezzò la donna, sorridendo a Yamada.
“Dai-chan!” esclamò la sorella, indossando l’accessorio. “Tieniti stretto questa ragazza, mi piace!”
Daiki guardò Yamada, passandogli una mano sulla schiena in modo discreto, annuendo: “Lo so, è speciale” disse.
“Oh, ma guardalo!” lo prese in giro. “Non ti avevo mai visto sotto questo aspetto. Ryoko-chan!” si rivolse a Yamada, avvicinandosi e sedendosi affianco al ragazzo, prendendogli la mano. “Dimmi un po’, come vi siete conosciuti tu e il mio fratellino? Si comporta bene con te? È un gentiluomo?” si informò.
“Oneechan!” la riprese Daiki. “Non vuoi aprire il tuo regalo?” cercò di depistarla e allontanare il fidanzato dalle sue grinfie, il quale rise quando la ragazza non aveva mostrato alcun interesse per la proposta di Daiki, ignorandolo.
“Mamma!” Daiki cercò appoggio nella genitrice, la quale invece sembrava dello stesso avviso della figlia, iniziando a sommergere Ryosuke di domande.
“Papa! Oniichan!” chiese allora aiuto agli uomini di famiglia, i quali per tutta risposta lo presero con loro scortandolo nel cortile per parlare di cose da maschi lasciando le ragazze di casa all’attività che preferivano: spettegolare.

*

“Siete sicuri che non vi volete fermare a cena?” propose di nuovo la madre a Daiki.
“No, mamma, grazie, riaccompagno Ryoko a casa” si congedò.
“Oh, perché? Sei un despota! Io volevo fare un pigiama party con Ryoko!” si lamentò la sorella e Daiki la guardò sconvolto.
“Non ti devo ricordare che hai fatto trent’anni vero? E poi, Ryoko” le fece notare il modo in cui si era rivolta al fidanzato in modo fin troppo familiare.
“Non sei affatto carino e poi siamo diventati molto amici, vero Ryo?” sorrise in modo eloquente, guardando i due e sia Daiki che Yamada rimasero sorpresi per quella sua intuizione.
“Guarda che non siamo così fuori come sembriamo, Dai-chan” gli rese noto la sorella e Daiki si sentì in colpa, abbassando il capo.
“Mi dispiace” disse, rivolto alla famiglia. “Non volevo tenerlo nascosto, solo non sapevo come dirvelo” ammise, guardando i familiari, poi la madre gli sorrise, incoraggiante.
“Se tu sei felice, a noi sta bene così, Daiki” gli disse.
“Lo sono mamma” affermò Arioka sicuro di sé.
“E dal momento che questo giovane ragazzo è arrivato a fare questo per te, per starti vicino e conoscere la tua famiglia, deve volerti anche lui molto bene” commentò il padre di Daiki guardando Yamada.
Ryosuke rimase in silenzio, ma il sorriso che rivolse alla famiglia del fidanzato era stato abbastanza chiaro come risposta, facendo poi un breve inchino di congedo.
“Arrivederci!” salutò.
“Ah, aspetta, Ryo… Ryo come?” chiese la sorella.
“Ryosuke” disse Daiki, guardando brevemente il fidanzato.
“Ryosuke” ripeté lei, “la prossima volta che vieni a trovarci, vestiti pure comodo” affermò sorridendo e Yamada rise.
“Grazie!” rispose, salutando di nuovo e uscendo insieme a Daiki.
“Allora?” parlò Yamada guardando con la coda dell’occhio Arioka.
“Allora avevi ragione. Dovevo avere più fiducia in loro ed essere onesto. Mi spiace che tu sia dovuto arrivare a tanto.”
Ryosuke scosse il capo: “Non ho fatto nulla e poi mi sono divertito. Si vede però che non sono poi tanto bravo nei travestimenti!” rise.
“Ah, ma se ti fa consola, io appena ti ho visto non ti ho proprio riconosciuto!”
“Oh, quindi avevo ragione! Ci volevi provare con me!”
“No, io sono fedele e felicemente fidanzato, non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di tradirti!” specificò.
Yamada rise, stringendo le dita di Daiki, sporgendosi per baciargli le labbra.
“Lo so, Dai-chan. Su questo non ho alcun dubbio. Però sono carino così, no?”
“Mh… sì” concesse l’altro, fermandosi davanti al palazzo dove abitava il fidanzato. “Hai un tuo perché anche con questi panni” rise appena, prendendolo per la vita, abbracciandolo. “Mi fai un discreto effetto” confessò, mormorando contro il suo orecchio e Yamada rise.
“Ci avrei scommesso. Pervertito!” lo riprese, parlando a sua volta a voce bassa, lasciandosi baciare, guardandolo in modo allusivo quando si separarono.
“Hai da fare adesso?” gli chiese.
“Perché?” stette al gioco Arioka, accarezzandogli il collo con una mano.
“Perché volevo chiederti se ti andasse di salire, sai, credo che mi serva una mano a togliermi questa roba” mormorò sfiorandogli le labbra con le proprie a ogni parola, lasciando crescere l’aspettativa e l’eccitazione tra loro.
Daiki non rispose, lo prese di peso, aprendo la porta della palazzina con le spalle, sentendo Yamada ridere ed entrando nell’ascensore, rimettendo il fidanzato con i piedi per terra, premendo il pulsante per il terzo piano.
Yamada sospirò quando Daiki, impaziente, posò le labbra contro il suo collo, baciandolo, scivolando verso l’orecchio, prendendo il lobo tra i denti, mordicchiandolo piano.
“Daiki” lo richiamò Yamada quando si fermarono, spingendolo per le spalle e guardandolo negli occhi, prendendolo poi per mano quando raggiunsero il piano, cercando nella borsetta che aveva portato con sé le chiavi per aprire.
Una volta in casa, Yamada lasciò andare la pochette per terra e si tolse frettolosamente le scarpe correndo nella propria stanza.
“Prova a prendermi!” sfidò il fidanzato il quale non si lasciò distanziare di molto, andandogli subito dietro e riuscendo ad acchiapparlo, sbilanciandolo sul letto, sedendosi su di lui.
Yamada rideva, il fiato corto per la breve corsa e l’eccitazione e posò le mani sulle cosce del fidanzato, muovendole in una carezza, risalendo verso l’alto, tirandogli la maglietta di modo che se la sfilasse.
Daiki obbedì, portandogli le mani alla cinta dello yukata, slegando il fiocco e aprendo la veste.
Yamada gli prese di mano l’obi, piegandolo a metà, avvolgendoglielo dietro il collo e attirando Daiki verso di sé, cercandogli le labbra, lanciando la stoffa colorata per terra, infilando una mano tra i capelli del più grande, mentre Arioka gli sfiorava il torace a pieni palmi, facendolo sospirare.
“Mh” mugolò il più grande quando le dita sfiorarono il ferretto del reggiseno e interruppe il bacio osservando la biancheria con la stampa in fantasia di fragole.
“In effetti è carino!” commentò, sorridendo al più piccolo.
“Vero? Io pensavo che lo fosse e…”
“Ryo…” lo interruppe Daiki divertito.
“Non è questo il punto, carino o meno adesso verrà via” gli disse e Yamada rise, passandogli le mani sulle spalle.
“Hai ragione!”
Ryosuke fece per alzarsi per togliersi il reggiseno, ma Daiki lo fermò.
“Faccio io…” mormorò, infilando una mano tra la schiena del fidanzato e il materasso, slacciando i gancetti della biancheria senza alcuna difficoltà.
“Dai-chan!” si sorprese Yamada per la manualità che l’altro aveva avuto nel compiere quel gesto e Arioka rise.
“Ho le dita magiche!”
Yamada lo guardò con fare allusivo e si leccò le labbra: “Oh, lo so…” commentò, levandosi le bretelle e lanciando via il reggiseno.
“Poi sono io il maniaco” lo riprese Daiki, chinandosi per riprendere a baciarlo, ma Yamada lo fermò.
“Aspetta” disse, portandosi le mani alla testa e levandosi le ciocche finte. “Erano troppo fastidiose” gli spiegò, mentre Arioka si perdeva a far scivolare le dita tra i suoi veri capelli.
“Ti confesso che mi piaci molto di più senza, Ryo…” mormorò, sfiorandogli la bocca e scendendo sempre più giù. “Mi piaci perché sei tu, Ryosuke, non vorrei nessun altro” continuò, sentendo Yamada sospirare e portargli le mani alla nuca, assecondandone i movimenti.
Daiki si inginocchiò ai piedi del letto, tra le gambe del più piccolo, infilando due dita sotto l’elastico degli slip coordinati che l’altro aveva indossato, sfilandoli, attento a che la stoffa troppo stretta premesse sulla sua erezione, facendolo sospirare.
“Dai-chan!” esalò Ryosuke quando lo sentì circondare il suo sesso e stringerlo, iniziando a muovere il pugno su di lui e a questa stimolazione unire anche le labbra che premettero sulla carne tesa, aumentando il piacere.
Ryosuke piegò le gambe sul letto, sollevando il bacino, cercando di rincorrere quanto più piacere possibile poteva provare, mugolando infastidito quando Daiki si allontanò da lui con la bocca, spostandosi verso il sedere, dove con la lingua, insieme alle dita iniziò a prepararlo, facendolo sospirare con sempre maggiore convinzione.
Yamada si agitava sul letto, contorcendosi per il piacere, tirandogli i capelli, desiderando che la smettesse di torturarlo ma che non si fermasse.
Daiki si risollevò, privandolo all’improvviso del proprio tocco, togliendosi velocemente i pantaloni e i boxer, salendo sul letto, richiedendo Ryosuke in un bacio passionale che mozzò a entrambi il fiato, mentre lo penetrava con lentezza, facendo provare a entrambi un piacere indescrivibile, fino a divenire un unico corpo.
Yamada gli circondò il collo con le braccia, allacciandogli le gambe dietro la schiena, sollevando il bacino, iniziando a muoversi, permettendo a Daiki di fare altrettanto lasciandosi andare insieme al piacere, raggiungendo per primo l’orgasmo nella stretta forte del fidanzato e sospirando intensamente quando sentì Daiki venire dentro di lui.
Ryosuke si lasciò andare esausto sul letto, sentendo Daiki scivolare via da lui e poi stendersi al suo fianco. Tenne gli occhi chiusi, lasciandosi cullare dal respiro affrettato di Arioka che tornava poi regolare insieme al proprio, sentendo poi l’altro stringergli le braccia in vita, attirandolo contro di sé. Ryosuke piegò un braccio, accarezzandogli i capelli, baciandogli una spalla, prima di guardarlo, aspettando che Daiki facesse lo stesso.
“Resti a dormire qui?” gli domandò, sapendo già quale sarebbe stata la risposta dell’altro, il quale annuì e sorrise.
“Se mi vuoi, sì” gli disse Arioka, poggiando il mento nell’incavo tra la spalla e il collo di Ryosuke.
Il più piccolo poggiò la fronte contro la sua e socchiuse gli occhi.
“Io ti vorrò sempre, Dai-chan. Ora e per sempre.”

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