Titolo: So tale away the melody and all that’s left of memories [The Last Song - McFly-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Yaotome Hikaru, Chinen Yuri
Pairing: Hikachii
Genere: malinconico, erotico
Rating: nc-17
Warning: slash
Wordcount: 2.113
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
think_angst per il set Dialoghi con il prompt “Se provassi qualcosa per te, ti direi che mi sento in colpa” e per la
500themes_ita con il prompt ‘favola incolpleta’.
Spin off di
questa storiaDisclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
DialoghiTabella:
500themes Hikaru si risvegliò agitato e per prima cosa controllò di non aver svegliato Yuya accanto a sé il quale, fortunatamente, dormiva tranquillo. Si volse su un fianco, osservandolo riposare con il viso voltato verso di lui e sorrise teneramente; gli accarezzò piano i capelli con le dita, sentendolo sospirare e girarsi sulla schiena per mettersi comodo.
Scostò le coperte e scese dal letto, andando in bagno per sciacquarsi il viso, passando per la cucina prendendo un bicchiere d’acqua, perdendo un po’ di tempo, prima di ritornare in camera da letto.
Non aveva più sonno a dire il vero e a dirla tutta aveva anche davvero bisogno di dormire, di riposare, lasciando che il cervello, almeno la notte, gli desse un po’ di pace.
Era da quando era rimasto a dormire da Yuya, la sera in cui avevano visto un film insieme a Yuri che Hikaru era turbato: continuava a ripensare alle parole del più piccolo, al suo atteggiamento, ai suoi modi non particolarmente velati di sedurlo, a come si era comportato con lui nel bagno di casa e continuava a sentirsi incredibilmente male perché Yuri aveva avuto ragione su di lui, su quello che Hikaru si era riscoperto a provare per il fratellino del suo ragazzo e non era da poco che Hikaru aveva iniziato a vedere Yuri non più in funzione di Yuya, ma in quanto ragazzo.
Non riusciva a capirsi, non riusciva a comprendere perché, sebbene amasse Yuya, si sentiva così incredibilmente attratto dal più piccolo. Continuava a frequentare quella casa, perché sarebbe stato alquanto strano che di punto in bianco avesse deciso evitarlo, ma sentiva che era arrivato al proprio limite, sentiva che se ne avesse avuto l’occasione, anche minima, avrebbe ceduto. E non voleva fare del male a Yuya, non voleva tradirlo, non voleva perderlo in nessun modo, perché lo amava e senza di lui sapeva che si sarebbe sentito perso.
Tornò indietro, percorrendo il corridoio, passando davanti alla stanza di Yuri, fermandosi di fronte alla porta; cercò di fermarsi, cercò di ignorare quella sensazione che sentiva invadergli il petto, ma quando realizzò che aveva abbassato la maniglia, si accorse di essere già dentro la camera del più piccolo.
Sentiva la gola secca e la bocca asciutta nonostante avesse appena bevuto, e si avvicinò al letto, impossibilitato a fermarsi: voleva solo osservarlo dormire, voleva sentire il suo respiro lento, così come l’aveva percepito contro le proprie labbra qualche sera prima e voleva semplicemente stare lì a guardarlo, solo per qualche secondo, come se questo potesse aiutarlo a capire cosa gli passasse per la mente.
Fece per allungare una mano per sfiorarlo, ma si trattenne, ritraendola di scatto e voltandosi per andarsene quando si sentì afferrare il polso: spaventato, chiuse gli occhi, sperando di sentire quella presa scivolare via da sé, ma quando li riaprì, voltandosi, vide Yuri che, con la testa posata sul cuscino lo fissava fin troppo sveglio.
Lo vide alzarsi, come a rallentatore e mettersi in ginocchio sul materasso, sollevandosi alla sua altezza, passandogli le mani sulle braccia e tenendolo per le spalle: si fissarono negli occhi per interminabili minuti, poi fu Hikaru a posare la fronte su quella del più piccolo, alzando le braccia incorniciandogli il volto con le mani, accarezzandogli le guance con le dita, scendendo sul collo, mentre sentiva il respiro di Yuri sulla pelle, il suo profumo e quella sensazione di conflitto e benessere che lo pervadeva ogni volta che l’altro gli stava vicino.
“Yuri…” mormorò, interrotto però dall’altro che gli posò le dita sulle labbra.
“Sssht… non dire niente. Non adesso” gli chiese in un sussurrò, lasciando scivolare le mani in avanti e avvicinandolo a sé. Gli sembrava troppo bello per essere vero che Hikaru fosse andato da lui di sua spontanea volontà e Yuri temeva che se avesse parlato, se avesse messo in moto il cervello sarebbe scappato di nuovo e non voleva che accadesse.
Gli prese le mani, facendo in modo che lo stringesse e si sedette di nuovo sul materasso, sdraiandosi sulla schiena, portando Hikaru con sé. Il più grande scostò le lenzuola, piegando una gamba e chinandosi su di lui, iniziando ad accarezzarlo, infilandogli le mani sotto il pigiama, toccando finalmente la sua pelle.
Yuri sospirò quasi con sollievo nel sentire quel tocco bruciante sulla propria pelle; l’aveva desiderato e immaginato così tante volte che ne aveva ormai perso il conto ed era meglio di quello che la propria fantasia gli avesse mai suggerito.
Gli infilò le mani tra i capelli, tirandoli per sentire l’impronta delle labbra sulle proprie e schiuse la bocca, ricercandolo con impeto, sentendo Hikaru assecondarlo senza remore.
Sollevò il bacino impaziente, fregandosi su di lui, sentendo la propria erezione premere urgente per essere soddisfatta; Hikaru si spostò stendendosi su un fianco, abbassandogli l’elastico del pigiama e Yuri ne approfittò per spogliarsi completamente, chiedendo poi all’altro di fare lo stesso; lo vide perdersi diversi istanti a osservarlo, come se volesse imprimersi l’immagine del suo corpo nudo nella mente, prima di imitarlo e tornare accanto a lui.
Quando i loro corpi eccitati entrarono in contatto Yuri si morse il labbro inferiore trattenendo un gemito e afferrando Hikaru per le spalle: voleva sentirlo, necessitava del peso dell’altro su di sé per dare prova a se stesso del fatto che fosse reale, voleva sentire il suo calore, voleva tutto di lui.
Il più grande lo accarezzò ripetutamente con le mani, segnando il percorso che poi fecero le labbra e poi Yuri sentì il calore di quella bocca avvolgere finalmente il suo sesso: Hikaru ne stuzzicò la punta a labbra socchiuse, scivolando appena verso il basso, quel tanto che gli serviva per creare in lui dell’aspettativa, allontanandosi, posando le labbra sul suo stomaco, disseminandolo di baci, tornando sul petto e fermandosi alla base del collo, prima di risalire lungo la gola, il mento e la bocca.
Lo richiese per un bacio lascivo, infilando due dita che lasciò giocare con le loro lingue, prima di allontanarsi e permettere a Yuri di inumidirle. Il più piccolo sospirò, afferrandolo per un polso e lasciando scivolare la lingua tra le falangi, succhiando i polpastrelli di indice e medio con lussuria.
Intanto Hikaru era ridisceso su di lui, posandogli la mano libera sulla gamba, chiedendogli di divaricarle in modo da potersi sistemare in mezzo.
Lentamente gli baciò lo stomaco, sporgendo la lingua, circumnavigando l’ombelico, facendogli quasi il solletico, sentendo Yuri ansimare e gemere, stringendogli il braccio, quando poi continuò la sua discesa.
Fregò quelle labbra bollenti su quella pelle altrettanto calda, percorrendo la linea dell’inguine con la lingua, sentendo Yuri fremere e lasciargli andare il braccio, mentre piegava le gambe e portava entrambe le mani sulla sua testa.
“Hikaru…” lo chiamò in un ansimo roco, impaziente e frustrato e il più grande non si fece attendere, gli prese nuovamente il sesso tra le labbra, portando contemporaneamente un dito contro la sua apertura e spingendolo dentro piano, mentre discendeva con la bocca su di lui.
Yuri si trattenne dall’urlare, non sapeva se fosse più piacere quello che provava o il dolore di quell’intrusione; non capiva più niente Yuri, in balia solo delle sensazioni che Hikaru riusciva a fargli provare, azzerandogli il cervello.
Cercò di rilassarsi, di godere di quella duplice stimolazione pronto a quando Hikaru l’avrebbe finalmente fatto suo.
“Non così” gli chiese, sentendosi vicino all’orgasmo e impedendosi di venire. “Hikaru” lo chiamò, ripetendo il suo nome con insistenza, tirandogli i capelli e spingendolo verso di sé, nonostante volesse fermarlo.
“Hikka” provò ancora e il più grande si allontanò da lui, guardandolo con espressione del viso estremamente seria, posizionandosi contro di lui, afferrandolo per i fianchi, attirandolo verso di sé.
Yuri gli allacciò le gambe dietro la schiena e prese un profondo respiro, stringendogli le mani, infilando le dita tra gli spazi lasciati da Hikaru e socchiuse gli occhi, mentre lo sentiva spingersi dentro di lui, affondando piano, provando una sensazione di appagamento assoluta quando si spinse completamente in fondo.
Ansimò, respirando a bocca socchiusa, attendendo di abituarsi a quell’intrusione, quando Hikaru si fermò, sentì le mani del più grande vezzeggiarlo con cura, accarezzandogli lo stomaco, il fianco, afferrandogli poi di nuovo in mano l’erezione, muovendosi lento su di lui.
Socchiuse di nuovo gli occhi e sentì diverse emozioni invaderlo non poteva esprimere come si sentisse, ma provò l’impulso di piangere, aveva voglia di farlo, per la gioia, per il sollievo, per tutto il tempo passato a crogiolarsi in quel desiderio irrealizzabile di avere per sé qualcuno che non poteva avere.
Hikaru si accorse di quel turbamento e si piegò su di lui, baciandogli le labbra dolcemente, come una scusa, mentre iniziava a spingere, muovendosi in lui, attento al cambiamento d’espressione del più piccolo, muovendo sempre la mano su di lui lentamente, in base al movimento delle sue spinte.
Yuri iniziò a sentire il piacere pervaderlo e ansimò di soddisfazione, stringendo le spalle di Hikaru, lasciando libera la voce, sfogandosi anche in quel modo; era come se non avvertisse più il proprio corpo, come se non appartenesse a lui, sentiva di essere composto solo da un groviglio di emozioni e quel nodo che lo stringeva alla bocca dello stomaco ogni volta che si trovava davanti a Hikaru sembrò sciogliersi e distendersi mentre il più grande lo faceva suo, ogni volta che spingeva con forza dentro di lui, sfilandosi dal suo corpo e penetrandolo ancora.
Yuri arcuò la schiena, cingendo maggiormente il collo dell’altro e tendendosi a baciarlo abbandonandosi al piacere sciogliendosi nella sua stretta.
Fece per ricadere all’indietro, stremato, quando le braccia di Hikaru lo strinsero, cingendogli la schiena, facendo in modo che rimanesse stretto a lui, mentre ancora spingeva con forza e senza più alcuna cura, lasciandosi andare al piacere.
Yuri lo strinse, rintanando il volto contro il collo del più grande, mordendogli l’incavo quando sentì Hikaru venire dentro di lui. Allentò la stretta, stendendosi sul materasso, sentendo Hikaru sfilarsi troppo presto da lui e stendersi al suo fianco, riprendendo fiato, in parte poggiato contro di lui.
Yuri sentiva il suo respiro contro la spalla e si volse verso di lui, sollevando un braccio, accarezzandogli i capelli, pettinandolo dolcemente, volendo trattenere dentro di sé la sensazione di calore che sentiva invadergli il petto.
Quando Hikaru aprì gli occhi e si accorse di come Yuri lo stesse guardando, piegò un braccio, fermandogli la mano, stringendola nella propria, allontanandola sa sé.
“Non farlo” gli disse in un mormorio quando l’altro tentò di avvicinarsi per baciarlo.
“Cosa?” chiese il più piccolo confuso.
“Non voglio che ti illuda. È stato un errore.”
Yuri sbarrò gli occhi e Hikaru si mise a sedere, lasciandogli la mano.
“Non stai dicendo sul serio.”
“Io amo Yuya, Yuri e…”
“E cosa?” Anche il più piccolo si mise a sedere. “Cosa… cosa hai pensato quando sei entrato in camera mia?”
“Io non lo so” ammise il più grande.
“Non puoi dirmi di amare Yuya e poi venire a letto con me. Dèi, Hikaru, abbiamo appena fatto sesso!”
“Lo so e… e vorrei non averlo fatto. Ora come ora io non so niente. Io non so perché mi sento così quando sono con te, non so perché mi sento attratto da te, ma so che non è amore!”
“Sei crudele Hikaru, tu… non è amore e allora cos’è?” lo spronò.
Yuri non capiva, non credeva possibile che Hikaru potesse essersi lasciato andare così tanto con lui e poi tutto quello non avrebbe portato a niente.
Yaotome lo guardò, sedendosi sul bordo del letto, dandogli le spalle per cercare i propri vestiti, infilandosi i pantaloni del pigiama.
“Hikaru!” ordinò, prendendolo per le spalle, chiedendogli di voltarsi.
“Se non è amore allora cos’è?” ripeté.
“Non lo so, ma in questo momento, se provassi qualcosa per te ti direi che mi sento in colpa” spiegò, abbassando lo sguardo.
E Yuri si sentì svuotato di ogni energia, lo lasciò andare, sedendosi in ginocchio sul letto, incurante di apparire ancora più piccolo e indifeso, privato della dignità e del proprio orgoglio.
Hikaru lo guardò un istante, sentendosi tremendamente colpevole.
“Scusami” mormorò, prendendo la maglia del pigiama.
“È troppo tardi per farsi venire i rimorsi di coscienza adesso, non trovi?” domandò sarcastico.
Quando Hikaru posò una mano sulla porta, la voce di Yuri lo fermò.
“Stai tornando da Yuya? Pensi che le tue colpe spariranno se tornerai tra le sue braccia dopo essere stato a letto con me?” lo provocò, senza ricevere comunque una reazione da parte del più grande, il quale uscì dalla porta in silenzio lasciando a lui l’ultima parola.
Yuri sapeva che non sarebbe stato facile cancellare il ricordo di quello che aveva appena condiviso con Hikaru, la sua favola incompleta, ma anche se si sentiva umiliato e preso in giro, il fatto che neanche l’altro avrebbe mai potuto dimenticare, accrescendo il suo senso di colpa nei confronti del fratello, lo faceva stare un pochino meglio.