[Ariyama] Doko ni itemo kimi wo koko ni kanjiteru 1/2

Jun 09, 2013 11:51

Titolo: Doko ni itemo kimi wo koko ni kanjiteru (Ti sentirò sempre al mio fianco, ovunque tu sia) [Love so sweet - Arashi-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke, Inoo Kei, Nakajima Yuto, Chinen Yuri
Pairing: Ariyama, slight!Dainoo, slight!Yamajima
Rating/Genere: nc-17/AU, romantico, angst, triste
Avvertimenti: slash
Wordcount: 10.513 fiumidiparole
Note: la storia partecipa al minicest indetto da minicest_ita ed è scritta per la think_angst per la tabella AU, con il prompt Family!AU e per la 500themes_ita con il prompt ‘Rabbia incontrollabile’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: AU
Tabella: 500themes_ita

“Ryosuke, per favore, va’ a vedere cosa sta facendo tuo fratello e, se ancora dorme, sveglialo!” chiese la madre al figlio minore, il quale aveva già fatto colazione e si stava lavando i denti. Il ragazzo annuì, vedendo la donna uscire in terrazzo con il cesto dei panni da stendere, e corse nella camera del fratello.
Bussò un paio di volte, ma non ricevendo risposta, si decise a entrare comunque.
“Dai-chan?” lo chiamò, avanzando nella stanza avvolta dall’oscurità, notando la figura del fratello più grande steso sul letto.
Nonostante fosse inverno inoltrato, Daiki aveva l’abitudine di dormire solo con i boxer, sepolto da un pesante piumone e aveva ancora la cattiva abitudine, come da piccolo, di muoversi nel sonno e rivoltare le coperte, con il risultato che al mattino il proprio letto sembrava un vero e proprio campo di battaglia.
Ryosuke ricordava ancora che quando erano entrambi alle elementari e dormivano insieme nel lettone dei genitori, si ritrovava sempre con dei lividi su braccia e gambe; sorrise, avvicinandosi in punta di piedi al ragazzo, guardandolo maliziosamente quando si accorse di quel piccolo dettaglio mattutino. Daiki dormiva profondamente a gambe larghe sopra le coperte, una mano posata sullo stomaco e l’altra infilata appena sotto l’elastico dei boxer.
Scostò il piumone dal letto, riuscendo a salire sul materasso, facendo attenzione a non svegliare il fratello, sistemandosi in mezzo alle sue gambe: osservò il rigonfiamento tra esse e piano gli prese il polso, scostandogli il braccio, abbassandogli con l’altra mano l’elastico della biancheria, rivelando il suo sesso semi eretto. Si chinò, sentendo il proprio corpo reagire e un calore diffuso farsi strada nelle vene, il fiato accelerare. Mandò giù un groppo di saliva e sospirò profondamente, posando le labbra sulla pancia piatta del fratello, scendendo lentamente verso il basso. Con una mano iniziò ad accarezzarlo alla base, muovendo le dita verso l’alto, al quale massaggio unì la pressione delle proprie labbra.
Iniziò a muovere la lingua in modo circolare su di lui, sentendolo ingrossarsi maggiormente per merito di quelle attenzioni e sorrise soddisfatto quando a Daiki sfuggì un ansimo inconsapevole.
Gli posò una mano sul fianco, accarezzandolo, muovendosi distrattamente verso l’alto, passando il palmo aperto sul torace, stuzzicando un capezzolo con le dita, mentre con la bocca scendeva maggiormente sulla sua erezione, lasciando scivolare la lingua, risalendo verso la punta, in un movimento ipnotico.
Daiki si inarcò, sospirando, svegliandosi lentamente, portando una mano verso il basso, infilando le dita tra i capelli di Ryosuke, accarezzandolo, scendendo sulla nuca, tirandolo verso di sé, allargando ancora di più le cosce.
Ryosuke si fermò, sollevandosi e percorrendo con la lingua, un tragitto dal basso verso l’alto, dallo stomaco al torace, soffermandosi sullo sterno, baciandolo piano, dolcemente, procedendo verso il collo, fino a dietro l’orecchio.
Qui si fermò e sentì la mano di Daiki stringerlo maggiormente e scostarlo da sé.
“Ryo” mormorò il più grande con voce roca, attirandolo verso di sé e muovendo le labbra per baciarlo.
Il più piccolo rise, continuando ad accarezzarlo tra le gambe con una mano, allontanandosi poi dalla sua bocca.
“Ho pensato che ti servisse una mano per svegliarti” gli disse, malizioso, tornando ai piedi del letto e abbassandosi di nuovo su di lui, prendendolo in bocca completamente, iniziando a succhiare e a muoversi con maggiore trasporto ora che l’altro era sveglio, incitato dai suoi mugugni e ansimi di approvazione e le mani che premevano sulla nuca per chiedergli di più.
Il nome pronunciato con quel tono roco dal fratello era così eccitante per Ryosuke che il giovane fu costretto a infilare una mano dentro i propri pantaloni e iniziare a masturbarsi a sua volta; quando si accorse che il fratello era quasi arrivato al suo limite, lo privò del calore della propria bocca e concluse con la mano ciò che aveva iniziato, venendo prima nella propria stretta, poi stringendo con più forza il sesso di Daiki, lo sentì raggiungere l’orgasmo dopo di lui.
Ryosuke si sedette a gambe larghe sul materasso, attento a non sporcarsi la divisa scolastica, allungando una mano verso il fratello che gli porse un fazzoletto: Ryosuke si ripulì le dita, prima di pulire il proprio corpo e stendersi accanto a Daiki il quale poi, rotolò su di lui, dandogli un bacio sulla fronte e uno sulla guancia; il più piccolo sorrise, chiudendo gli occhi, baciandogli una spalla nuda.
“Mi dispiace, ma mi sono appena lavato i denti” si scusò con lui e Daiki, che gli stava passando distrattamente una mano tra i capelli glieli tirò leggermente, rimproverandolo.
“Ma cosa dici?”
Ryosuke ridacchiò.
“Lo so che ti piace di più… e piace anche a me, ma…”
Daiki lo interruppe.
“Smettila, Ryo!”
“Eddai, Dai-chan, sto scherzando!” gli disse, mettendo su un piccolo broncio. “Sei così freddo, cos’hai?” gli chiese, guardandolo seriamente.
“Niente” parlò Daiki, dopo una breve pausa.
“Mh…” finse di credergli il fratello, mettendosi poi a sedere, scendendo dal letto. “Sbrigati a vestirti, la mamma ha già preparato la colazione, io inizio ad andare, oggi devo vedere prima Yuto per parlare della gita” lo informò, avviandosi verso la porta.
Daiki annuì, sistemando le coperte ai piedi del letto e buttando nel cestino della carta i fazzoletti che avevano usato.
“Torniamo a casa insieme stasera?” gli chiese Ryosuke, aprendo la porta, vedendo l’altro prendere l’accappatoio per andare a farsi la doccia.
Daiki lo guardò e ci pensò un attimo.
“Ho un po’ da fare dopo le lezioni, ho riunione di classe nel pomeriggio e devo restituire un libro in biblioteca” gli disse, guardandolo.
Ryosuke annuì e chinò di lato il capo.
“Se non tardi, non ho problemi ad aspettarti un po’” mormorò piano, mordendosi un labbro.
“Come vuoi” si limitò a rispondere Daiki senza troppo interesse.
Ryosuke abbassò il capo, guardandolo leggermente confuso, voltandosi per aprire la porta.
“A stasera” si congedò e Daiki, quando lo vide andarsene in quel modo, si affrettò a raggiungerlo, abbracciandolo da dietro, attirandolo contro di sé, accostando di nuovo la porta.
“Dai-chan?”
Ryosuke si volse a guardarlo, perplesso, posando le mani sulle sue, intrecciando le loro dita. Daiki gli permise di voltarsi e gli sollevò il mento con una mano, baciandolo dolcemente; lo convinse a schiudere le labbra e spinse in avanti la lingua, cercando quella di Ryosuke; il più piccolo poggiò le spalle alla parete dietro di sé, assecondando quel bacio così lento che gli fece accelerare i battiti del cuore.
Quando si separarono, Daiki poggiò la fronte contro quella del fratello e socchiuse gli occhi per guardarlo.
“Fai attenzione” si raccomandò. “Ci vediamo più tardi.”
“Vado” gli rispose Ryosuke, sorridendo di nuovo, venendo ricompensato dal medesimo gesto dal fratello, poi aprì la porta e uscì.
Daiki rimase solo nella propria stanza: posò la testa contro la porta e chiuse gli occhi stringendo nel pugno la spugna dell’accappatoio, sospirando pesantemente.

*

“Dai-chan?”
Una volta rientrato a casa, Ryosuke l’aveva trovata silenziosa. Si era tolto le scarpe all’ingresso ed era andato a cercare il fratello.
“Daiki?” chiamò ancora, bussando alla porta della sua camera, provando ad abbassare la maniglia. “Permesso” chiese, sorridendo quando lo vide sul letto, le cuffie alle orecchie e un breve ronzio di sottofondo.
Aprì meglio la porta, muovendosi per farsi sentire dal più grande il quale si volse per guardarlo, quando notò la sua presenza.
“Ryo!”
“Dai-chan, che fai?” gli chiese, vedendolo sedersi sul letto e togliersi le cuffie.
L’altro si strinse nelle spalle, tornando a distendersi. Il fratello si avvicinò, sedendosi sul materasso, sporgendosi verso di lui. “Sei triste, Daiki?” chiese, poggiandogli una mano sul braccio.
Il più grande scosse il capo, stringendosi nelle spalle, senza rispondergli.
Ryosuke poggiò le cuffie sul comodino, sistemandosi a gambe incrociate sul letto, punzecchiandolo.
“Perché sei giù?” domandò ancora, insistente. “Sai che se non me lo dici posso diventare molto molesto, vero?” lo provocò, allungando una mano e facendogli il solletico sul collo.
“Ah, Ryo!” lo ammonì l’altro, spostandosi, cercando di sfuggirgli, ma Ryosuke non era intenzionato a smetterla.
“Ah, era un sorriso quello, fallo ancora!” gli chiese, mettendosi in ginocchio, per agire meglio e continuando a solleticargli il torace, la pancia e sotto le braccia, vedendo l’altro cercare di fermarlo, bloccandogli le mani, opponendo resistenza, iniziando a contraccambiare. Daiki si sollevò a sua volta, imprigionando il fratello sotto di sé, facendolo ridere, riuscendo a ottenere subito la supremazia; Ryosuke rideva, cercando di difendersi per quanto poteva e provare a tornare lui in vantaggio, ma senza alcuna possibilità di riuscita.
“Aaah, Dai-chan, fermo, fermo, basta!”
“Hai iniziato tu!” gli disse Daiki, scendendo da sopra di lui, vedendo Ryosuke scostarsi di scatto e rotolare via, scivolando di schiena sul pavimento, una gamba a terra, l’altra ancora sul letto.
Daiki si sporse, restando sopra il letto, sporgendosi e poggiando le mani accanto alla sua testa, bloccando ogni tentativo di fuga dell’altro.
“Ti arrendi?” chiese con il fiatone, ridendo, guardandolo negli occhi.
Ryuosuke annuì, cercando di alzarsi, piegando i gomiti, poggiandoli indietro, sollevando la schiena.
“Mi arrendo!” gettò bandiera bianca, tornando a stendersi e Daiki scese a sua volta, finendo seduto sopra di lui, osservandolo da quella posizione di vantaggio.
“Guardati, sei tutto sconvolto!” appuntò, ridendo di lui, pettinandogli i capelli con le dita e abbassandogli la maglia sollevata, accarezzandogli distrattamente il fianco con le dita. Si guardarono negli occhi mentre ancora stavano sorridendo e Ryosuke posò casualmente la mano sul polso del fratello, il quale aveva aperto la mano sul suo stomaco. Daiki lo osservò, muovendo le dita da sopra la stoffa, tornando a sfiorare la sua pelle, sentendo Ryosuke rabbrividire. Continuò con quel movimento quasi ipnotico e rilassante per entrambi, scivolando appena un po’ di più verso l’alto e quando sentì il fratello sospirare di piacere, alzò lo sguardo di nuovo su di lui.
Ryosuke gli apparve d’un tratto sotto una nuova luce, era come se lo vedesse per la prima volta: lo trovò bello, bello come non avrebbe dovuto considerare suo fratello, la sua pelle era calda e l’espressione del suo viso gli fece accelerare i battiti del cuore.
Ryosuke si morse a disagio un labbro e Daiki scese da sopra di lui, cercando di scostarsi, ma l’altro glielo impedì, posando il proprio palmo sul suo dorso accarezzandolo con le dita, tornando sui polsi, risalendo le braccia.
Daiki rimase sorpreso da quelle reazioni, ma assecondò il proprio istinto che gli diceva di abbassarsi su di lui, posando le labbra sul collo del fratello, iniziando a baciarlo sotto l’orecchio, in un percorso in discesa. Ryosuke si tirò di nuovo sui gomiti, poggiandosi con le spalle al bordo del letto, sollevando le braccia, abbracciandogli la testa, assecondandolo nel suo tragitto, muovendosi per permettergli di assaporare la sua pelle, sospirando sempre più intensamente.
Quando lo sentì stringersi maggiormente contro di lui, Daiki si fermò, sollevandosi, scoprendo Ryosuke con il volto rosso e il fiatone e lui non doveva essere in uno stato molto diverso dal suo; il fratello minore si sporse con il capo, fermandosi poco prima che le loro labbra si sfiorassero, indeciso: lasciò vagare lo sguardo sulla bocca di Daiki, posandovi sopra le proprie, fregandole appena, allontanandosi ancora, infilando una mano tra i capelli del più grande, combattuto se fermarsi o continuare. Incontrò gli occhi di Daiki, il quale non aveva comunque allontanato le mani dal suo corpo e mormorò piano quella domanda: “Dai-chan, cosa… cosa stiamo facendo? Questo è…” iniziò, vedendo l’altro scuotere il capo, interrompendolo.
“Non lo so… non dovremmo, ma… io non voglio smettere” confessò, avvicinandosi di più al suo viso, accarezzandogli una guancia e le labbra con il pollice.
Ryosuke socchiuse gli occhi, sospirando per il calore di quel tocco gentile, affrettandosi a rispondere.
“Neanche io” confessò, guardandolo negli occhi e sporgendosi di nuovo, stavolta per baciarlo davvero: schiuse le labbra, cercando la lingua di Daiki che non si fece attendere, andandogli incontro. Le mani si introdussero di nuovo sotto i vestiti e quelle di Ryosuke spogliarono il fratello, il quale a sua volta gli levò la maglietta, slacciandogli i pantaloni.
Il più piccolo si sollevò con le mani sul materasso, riuscendo a sedersi sul letto, sentendo Daiki spogliarlo completamente, sistemandosi al centro del letto del fratello, attendendo che, nudo a sua volta, salisse con lui.
Lo attirò per le spalle, allargando le gambe, per permettergli di infilarsi tra esse e si distese, portando sopra di sé il corpo del fratello: lasciò vagare le mani sul suo torace, accarezzandogli il collo, scendendo di nuovo sul petto, fino ai fianchi dove, abbassando lo sguardo, timidamente gli sfiorò l’erezione. Daiki si tese, trattenendo un gemito, osservando il fratello prendere il suo sesso e iniziare a massaggiarlo, dapprima quasi spaurito, poi sempre più curioso.
A sua volta, allora, iniziò ad accarezzarlo, sentendolo sospirare e gli portò due dita alla bocca, segnandone il contorno con i polpastrelli, prima di incentivarlo a schiuderle, affinché le inumidisse; Ryosuke socchiuse gli occhi, gemendo appena, muovendo la lingua tra le falangi e stringendo il sesso di Daiki.
“Daiki…” lo chiamò in un ansimo, quando questi gli tolse le dita dalla bocca facendole scorrere sul torace e spostandosi indietro, sul sedere, dove tracciò la linea dei glutei e introdusse piano un primo dito.
Ryosuke si irrigidì, aggrappandosi alle sue spalle e chiudendo gli occhi, respirando pesantemente.
“Rilassati, Ryo” gli chiese Daiki, baciandogli prima una, poi l’altra palpebra, cercando di distrarlo, muovendo più veloce la mano sul suo sesso, baciandogli il collo e succhiando la pelle delicata sotto l’orecchio.
Il fratello minore cercò di fare come gli chiedeva, concentrandosi su altro quando sentì Daiki tentare di entrare nuovamente in lui.
Fece dei profondi respiri, sollevando il mento e chiedendo a Daiki un bacio; il più grande non ebbe difficoltà ad accontentarlo, volendo risentire lui per primo il sapore del fratello contro di sé e schiuse le labbra, baciandolo con lentezza, dimenticandosi dello scorrere del tempo, sentendo Ryosuke finalmente rilassarsi. Infilò prima un dito, poi un secondo e un terzo in lui, trovando appena un po’ di resistenza, muovendole insieme in modo circolare, spingendole sempre più a fondo, sfilandole ed entrando di nuovo, fino a che non gli sembrò pronto per accoglierlo. Si mosse ancora dentro di lui piano, uscendo lentamente, sentendo un mugugno di insoddisfazione e sorridendo, quando lo guardò in volto.
Gli accarezzò le guance, scostandogli i capelli dal viso e baciandolo, mentre con una mano continuava ad accarezzare il suo sesso e con l’altra gli sfiorava l’interno coscia, chiedendogli di schiuderle maggiormente.
Ryosuke così fece, piegando le ginocchia e Daiki poté sistemarsi meglio su di lui; gli fece passare un braccio dietro la schiena, facendolo scivolare in avanti, posizionandosi contro la sua apertura, spingendo piano e, per quanto si impegnasse per distrarre il fratello, questi non poté fare a meno di irrigidirsi. Si morse un labbro, premendo le unghie contro la pelle delle spalle del fratello maggiore, mugolando.
“Dai… Daiki…” lo chiamò.
“Sssht…” cercò di cullarlo questi, baciandogli la fronte, accarezzandolo delicatamente.
“Fa male…” gli disse, stringendo gli occhi.
Daiki si spinse ancora un po’ di più in lui, sentendolo trattenere un gemito e si fermò a guardarlo: respirava pesantemente e aveva il volto rosso, le vene del collo in evidenza e si preoccupò; non voleva fargli male, né costringerlo a continuare se non se la sentiva. Uscì da lui e Ryosuke sospirò quasi di sollievo, rilassando i muscoli delle braccia.
“Daiki…” lo chiamò di nuovo e questi gli sorrise, scendendo dal letto e aprendo un cassetto, frugando tra le proprie cose, tirandone fuori una boccetta di lubrificante, tornando sul letto insieme al fratello.
“Dove l’hai…?” si incuriosì il più piccolo, guardando l’altro con occhi grandi.
Daiki arrossì e borbottò qualcosa riguardo all’aver perso una scommessa e stappò la confezione ancora integra.
“Così dovrebbe fare meno male” gli disse e Ryosuke annuì, affidandosi nuovamente al fratello; con il cuore che correva impazzito nel petto, si distese di nuovo, sentendo per la seconda volta le dita di Daiki, imbevute di quella crema, entrare in lui e stavolta la sua resistenza fu quasi impercettibile e i movimenti della mano di Daiki da subito piacevoli, tanto che lo fecero sospirare di impazienza.
Daiki se ne accorse, ma si attardò ancora in lui, cercando di allargarlo il più possibile, massaggiando sul proprio sesso altrettanta crema, prima di spingersi in lui, sostituendosi alle proprie dita.
“Va meglio?” domandò a Ryosuke, quando lo vide fare una smorfia contrita e sospirare un paio di volte, annuendo poi cauto.
Quando Daikifu completamente dentro di lui, poi, si fermò, reggendosi con le mani sul materasso, osservando il fratello, incredibilmente bello e incredibilmente sensuale.
“Ryo…” lo chiamò, chinandosi con il busto per baciarlo, oscillando appena senza averne reale intenzione; Ryosuke gli morse d’istinto il labbro inferiore, guardandolo poi colpevole.
“Scusa…” mormorò e Daiki gli sorrise, scuotendo il capo.
Tornò a distrarlo, baciandogli il mento, scendendo sul collo, aumentando la stretta sul suo sesso, sfilandosi di qualche centimetro, affondando di nuovo in lui, sentendolo sospirare e inspirare a fondo, accarezzandogli le braccia, intrecciando le dita dietro la sua schiena, rilassandosi ancora di più. Daiki lo prese come un buon segnale e ripeté il movimento, sfilandosi un poco di più, entrando ancora, spingendo maggiormente il bacino, cercando di trovare il punto nascosto che l’avrebbe presto sciolto da ogni inibizione.
Si mosse in quel modo per un po’, fino a che non sentì Ryosuke cedere completamente e iniziare ad ansimare e gemere di puro piacere, incontrollato, sensuale, passionale.
Le gambe del fratello gli si strinsero attorno al torace, mentre il bacino si sollevava, andandogli incontro e gli occhi del più piccolo si fissarono nei suoi.
Ryosuke con fare malizioso, si morse le labbra, passandovi di tanto in tanto la lingua, rendendole ancora più invitanti; Daiki non resistette e, lasciata andare ogni remora e accortezza, a sua volta iniziò a seguire l’istinto, muovendosi senza pensare troppo a quello che faceva, assecondando solo quello che gli suggerivano i sensi e anche Ryosuke aveva lasciato andare libera la voce, esprimendo tutto il proprio piacere, fino a che, ormai al limite, sollevandosi con il busto, aggrappandosi al collo di Daiki e gemendo forte il nome del fratello, venne nella sua stretta.
Daiki gli prese una mano, intrecciandola con la propria, stringendola e spingendosi ancora in lui, inarcando la schiena, sentendo la mano libera dell’altro scivolare sulla sua colonna vertebrale e spingerlo verso di sé, raggiungendo a sua volta l’orgasmo, sciogliendosi nel corpo caldo del fratello.

“Dai-chan? Ehi, che fai? Dormi a occhi aperti?” gli chiese Kei, ridendo e scuotendolo per una spalla. “La lezione è finita, ma noi abbiamo ancora da fare, ricordi?”
“Scusami, Kei-chan, hai ragione. Tu inizia pure a compilare il registro, io vado a riportare questo in biblioteca. Arrivo subito!” gli disse il più piccolo, sorridendogli e uscendo dalla classe.

*

Daiki sussultò, quando un paio di mani si posarono sui suoi fianchi, si voltò e vide Ryosuke dietro di lui che gli sorrideva.
“Ryo! Esci subito, sei impazzito? Mamma e papà potrebbero-”
“Tranquillo, mamma e papà sono usciti. Siamo soli” lo interruppe, tranquillizzandolo, entrando nella vasca insieme a lui, infilandosi sotto il getto della doccia. “Non vedevo l’ora che se ne andassero” mormorò, posando le labbra dietro il suo orecchio, stringendolo.
Daiki gli sfiorò entrambi i polsi, facendo in modo che sciogliesse l’abbraccio e si voltò verso il fratello, intrecciando le loro dita, portandogli in alto le braccia, abbassandole di nuovo; Ryosuke sorrise, tendendosi verso le sue labbra, ma Daiki allontanò il capo.
“Non dovresti essere qui” lo riprese, vedendo però l’altro scuotere la testa.
“Perché? È come quando eravamo piccoli, mamma ci faceva sempre fare il bagno insieme, ricordi? La differenza è che adesso non riempiamo la vasca, per praticità e fare veloce, ma qualche volta sarebbe bello poterci rilassare realmente, altrimenti è un vero spreco” commentò, tendendosi ancora, riuscendo a rubargli un veloce bacio, prima che il fratello maggiore parlasse di nuovo.
“Non è esattamente la stessa cosa, Ryo.”
“Perché?” continuò a chiedere il più piccolo, abbassando lo sguardo sul corpo del fratello, lasciando vagare le iridi, beandosi la vista: gli lasciò andare una mano, passandola sull’addome piatto e il petto, riscendendo molto velocemente verso il basso tra le sue gambe, accarezzandogli il sesso a riposo. “Non mi dirai che ti vergogni? Non è niente che io non abbia già visto” mormorò suadente, avvicinandosi a lui, “toccato” gli circondò completamente il sesso con la mano, “leccato…” concluse sensualmente, passandosi la lingua sulle labbra, premendogli il pollice sulla punta.
Daiki gemette, cercando di restare ancora lucido, fermandogli la mano.
“Aspetta” ansimò appena e Ryosuke lo guardò contrariato.
“Perché fai così Dai-chan?” gli chiese il più piccolo, allontanando la mano da lui. “È tanto che non stiamo da soli e per una volta…” mormorò sconsolato, scuotendo il capo. “Se sei di cattivo umore, però, basta dirlo. Non ti sopporto quando fai così, non ti confidi mai con me e non so che pensare, che fare per aiutarti! Se non ti va, va bene, me ne vado, parlami, però… non trattarmi come un bambino capriccioso” si sfogò.
Era da tempo che Ryosuke si teneva dentro tutte quelle cose e il comportamento di Daiki non lo aiutava, per cui sentirsi rifiutato in quel modo, l’aveva fatto sbottare.
Fece per uscire, ma l’altro lo fermò, prendendogli una mano: “Aspetta” mormorò. Era vero che aveva cercato di stargli lontano, cercava di non stare mai a lungo da solo con lui, lo trattava quasi con freddezza a volte, cosa che non aveva mai fatto, perché lui stravedeva per Ryosuke ed era sempre stato gentile, aveva promesso di proteggerlo, ma da quella sera, da quando erano andati a letto insieme per la prima volta, aveva iniziato a pensare alla loro situazione. Così come tutte le altre volte che era successo, quelle volte in cui la mente gli diceva una cosa e il cuore e il suo corpo desideravano esattamente l’opposto, aveva iniziato a non stare più bene, perché quello che avevano iniziato era un gioco pericoloso, anzi, fosse stato solo un gioco, non si sarebbe dato così tanta pena. Quello che li legava era qualcosa che andava al di là di tutto e si era accorto di come Ryosuke fosse davvero troppo coinvolto. A volte, anche in casa, davanti ai loro genitori, si accorgeva di come Ryosuke lo guardava in modo differente da come aveva sempre fatto, dei sorrisi che gli rivolgeva, di come gli parlasse. Anche a scuola, lo cercava insistentemente e sebbene il loro rapporto fosse sempre stato molto stretto, Daiki aveva paura che anche dall’esterno si potesse capire che qualcosa era cambiato, nonostante le persone attorno a loro parevano non aver notato nulla.
“Aspetta, non… non andare” gli disse, fermandolo, perdendo di nuovo quella lotta interiore con se stesso. “Mi dispiace che ti sia sentito così, io non… sono solo un po’ preoccupato” ammise.
“E per cosa? Parlami, Dai-chan, io sono qui” gli disse, avvicinandosi a lui, abbracciandolo in vita.
Daiki gli circondò le spalle, baciandogli le labbra dolcemente.
“Questa situazione… non so se sia-”
“Lo so… io… ecco” Ryosuke fece una pausa, arrossendo leggermente, chinando lo sguardo e Daiki sentì una strana sensazione avvolgergli il cuore.
“Io ci ho pensato.”
“Davvero?”
Ryosuke ridacchiò, prendendo la spugna e imbevendola di sapone, passandola sul corpo di Daiki, continuando a toccarlo, sostituendo le proprie mani, tendendola a sua volta al fratello che iniziò a lavargli la schiena.
“Io ci ho pensato, Daiki e mi sono reso conto che…” fece una pausa, voltandosi a guardarlo. “Ti amo” gli confessò.
E quello strano presentimento divenne realtà, facendo sentire Daiki impotente di fronte a quella sincera dichiarazione; non sapeva se e quanto consapevole Ryosuke fosse di quello che gli aveva detto, ma non era davvero più un bambino e Daiki temeva di rispondersi.
“Ti amo” gli ripeté il fratello, abbracciandolo, cercandogli le labbra in un bacio completo. Il più grande era così intontito dai propri sentimenti, così contrastanti e così pesanti, che non rispose niente.
Avrebbe voluto respingerlo, la cosa giusta da fare era respingere Ryosuke e porre fine a quella relazione adesso che ancora poteva, prima che fosse troppo tardi, ma non lo fece; al contrario, le sue braccia si strinsero al corpo caldo del fratello, attirandolo maggiormente contro di sé. Lo fece voltare, in modo che poggiasse le spalle alle piastrelle e gli sollevò una gamba contro il proprio fianco, mentre infilava due dita in lui, preparandolo. Ryosuke ormai aveva imparato ad abbandonarsi a quella intrusione, affidandosi completamente al fratello; si rilassava passandogli le mani sulla schiena, concentrandosi sulle carezze che riservava al proprio sesso e al piacere sopito che pian piano emergeva, quando aumentava il numero delle dita dentro di lui e si spingeva a fondo.
“Daiki, prendimi adesso” gli chiese, mormorando direttamente quella richiesta al suo orecchio, tornando con entrambi i piedi per terra e dandogli le spalle, poggiando le mani contro le piastrelle, voltando il viso e guardandolo con un sorriso divertito.
“Non fare quella faccia, vieni” gli disse, allungando un braccio, prendendo quello di Daiki stringendoselo attorno alla vita, conducendo la mano del fratello tra le proprie gambe, muovendole insieme.
Daiki gli baciò la nuca e le spalle, dall’una all’altra, scendendo appena lungo la colonna, spingendosi finalmente dentro di lui.
Ryosuke chiuse gli occhi, aprendo la bocca, premendo la guancia contro il freddo delle mattonelle bagnate, gemendo sottovoce, aumentando il volume quando sentiva il piacere crescere in lui e i movimenti di Daiki dentro il proprio corpo farsi sempre più affrettati. Il fratello lo stringeva per la vita, chiudendo la mano a pugno su di lui, muovendola avanti e indietro, con la stessa cadenza con cui si sfilava e lo penetrava completamente, facendolo muovere in avanti, schiacciandolo quasi contro il muro, quando imprimeva spinte più forti, facendolo gridare senza controllo e ripetergli ancora una volta la sua dichiarazione d’amore.

“Ehi, Dai-chan?”
La risata di Ryosuke lo riscosse e il più grande si volse a guardarlo.
“Mh?”
“Non mi stai ascoltando. Ho detto che se il film ti annoia, posso cambiare” ripeté.
Daiki guardò lo schermo del televisore, scuotendo il capo.
“No, va bene, io mi ero un attimo perso nei miei pensieri” si scusò, allungando un braccio e cingendo le spalle del fratello, attirandolo a sé.
Ryosuke si chinò verso di lui, sollevando le gambe sul divano, piegandole di lato, intrecciando una mano con quella che Daiki teneva sopra la sua spalla.
“In realtà non mi importa niente del film, volevo solo stare con te, così. Vorrei poter stare sempre così con te, Daiki” gli rivelò con espressione sognante, fissandogli il ginocchio, disegnando dei cerchi sulla stoffa del jeans.
Daiki gli intrappolò anche quella e se la portò alle labbra, baciandogli le dita.
Ryosuke sollevò il capo, mettendosi meglio dritto anche con il busto, sporgendosi a baciargli le labbra.
“Ti amo, Daiki” confessò per l’ennesima volta e, a differenza delle precedenti, Daiki avrebbe tanto voluto rispondergli.
“Anche io” avrebbe voluto dirgli, ma sapeva che non sarebbe stato possibile.

“Sapevo che saresti stato qui!” esclamò Kei, poggiandosi con la spalla contro il ripiano della libreria, trovando Daiki in piedi davanti a uno scaffale con ancora il libro in mano.
Il più piccolo si voltò, guardandolo stranito, scuotendo la testa e schiaffeggiandosi il viso.
“Scusami, Kei-chan, io-”
“Ti sei di nuovo perso nei tuoi pensieri, lo so. Lo vedo” gli disse Inoo sorridendo, avvicinandosi e poggiandosi con la schiena alla libreria, davanti a Daiki; questi allungò finalmente la mano per riporre il libro al proprio posto, guardando l’amico e sospirando.
“Mi dispiace” gli disse, abbassando la testa.
“Ehi, non ti crucciare così tanto, io non volevo rimproverarti, sono solo preoccupato per te. Che ti succede?” gli chiese. “Sai che con me puoi parlare, sono il tuo migliore amico, no?” gli ricordò, posandogli una mano sul braccio.
Daiki osservò quelle dita lunghe e chiare stringerlo per fargli sentire il proprio sostegno e sorrise grato, posò il palmo sul dorso della mano di Kei e cercò di concentrarsi sulle sensazioni che la presenza dell’amico gli infondeva, ma non provava assolutamente niente, se non del sincero affetto per lui. Lo guardò, vedendo che era in attesa di una sua parola, in attesa forse che lui accogliesse il suo invito a confidarsi e a sfogarsi con lui e fu allora che Daiki prese la sua decisione: si avvicinò fino a fermarsi di fronte al ragazzo, prendendogli la mano nella propria e, tendendosi verso il suo viso, schiuse le labbra e lo baciò.

*

“Ryo-chan, torniamo a casa insieme?”
Yuto chiuse il registro di classe, inserendo i fogli di permesso per la gita che avrebbero fatto a fine mese e che l’indomani avrebbero consegnato a tutti i loro compagni.
“Oggi non posso, mi spiace!” si scusò Ryosuke, alzandosi dal banco. “Oggi anche Dai-chan ha dovuto trattenersi a scuola con Kei, per organizzare questa uscita” gli spiegò. “Quindi rientro con mio fratello. Ci vediamo domani!” lo salutò di fretta, mettendo le sue cose nella cartella, uscendo dalla classe, facendo un ultimo saluto all’amico con la mano.
Guardò l’orologio, vedendo che aveva fatto a sua volta tardi e uscì dalla scuola, non trovando però Daiki ad aspettarlo: era impossibile che se ne fosse andato senza avvisarlo perché quella mattina erano rimasti d’accordo che si sarebbero visti, anche se ultimamente il fratello si comportava in modo diverso nei suoi confronti, se fosse successo qualsiasi imprevisto l’avrebbe avvisato.
Andò a controllare nel parcheggio delle biciclette, vedendo quella del fratello ancora legata alla rastrelliera e rimase lì accanto ad attenderlo.
‘Forse non ha ancora finito la riunione’ pensò, posando la propria cartella nel cestino, attendendo diversi minuti, ma del fratello non aveva ancora avuto notizie. Prese il cellulare, provando a chiamarlo, ma questo suonò a vuoto, a lungo e Ryosuke iniziò a preoccuparsi.; guardò verso il cielo che andava scurendosi e ingrigendosi, notando i nuvoloni carichi di pioggia che si stavano avvicinando: se Daiki non fosse arrivato al più presto e non fossero rincasati subito, si sarebbero beccati l’acquazzone.
Si risolse allora a rientrare nella scuola, andando a controllare nella classe del fratello, ma la trovò vuota, si avvicinò al banco di Daiki e vide che la cartella era al suo posto, quindi non doveva essere ancora tornato a casa, notò i fogli e il quaderno con gli appunti del verbale di quel giorno della sua classe che l’altro aveva lasciato sul tavolo e si ricordò ciò che gli aveva detto la mattina riguardo ai suoi impegni. Sorrise, uscendo dalla classe e correndo verso la biblioteca.
Anche lì, però, sembrava non esserci nessuno, guardò tra i banchi non trovando alcuno studente ritardatario che stesse studiando e quando, rassegnato, stava per andare via, componendo di nuovo il numero di telefono del fratello, un rumore attirò la sua attenzione.
Si volse e cercò di seguire quel leggero bisbigliare, sentendo il proprio cuore spezzarsi e il fiato morirgli in gola: aveva trovato Daiki, finalmente, ma il ragazzo non era solo. La voce che aveva sentito ma non riconosciuto, era quella di Kei, distorta dal piacere, mentre chiamava il nome di Daiki.
“Dai-chan… ancora” diceva, stringendo le mani al bordo del tavolo. “Più forte” ansimava di piacere, quando il più piccolo si spingeva in lui, incentivandolo a dargli ancora di più.
Ryosuke non poteva credere ai suoi occhi, non respirava più ormai, il suo cuore aveva smesso di battere o stava correndo talmente veloce che faceva così male tanto da fargli desiderare che smettesse di farlo: suo fratello, il suo Dai-chan, stava facendo sesso con Kei, piegato in avanti su un banco, nella biblioteca vuota.
Non riusciva a crederci, non poteva davvero stare succedendo! Doveva essere per forza uno scherzo della sua mente, perché Daiki non l’avrebbe mai tradito. Perché il comportamento che Daiki aveva avuto in quegli ultimi giorni con lui non poteva essere dovuto a quello.
Cercò di muoversi, ma non ci riusciva, era come paralizzato, l’unica cosa che ancora riusciva a fare, e probabilmente perché non dipendeva dalla sua volontà, era respirare, perché se avesse potuto, Ryosuke avrebbe smesso di fare anche quello.
“Sto per venire, Daiki!” lo chiamò l’altro, voltando il capo e il più piccolo gli strinse i capelli con una mano, pigiandogli la faccia ancora di più contro il piano, chinandosi su di lui, rallentando i movimenti e spingendo un’ultima volta in modo deciso, costringendolo a venire e raggiungendo a sua volta l’orgasmo, soffocando il grido roco contro il collo del più grande.
Ryosuke si svegliò da quella sorta di incubo quando vide un fulmine illuminare completamente la stanza e Kei sollevarsi e voltarsi, sorridendo a Daiki, attirandolo a sé per baciarlo sulle labbra; e solo allora, i propri piedi riuscirono a staccarsi dal pavimento per permettergli di correre, di andare via da lì il più velocemente possibile.

*

Daiki bussò piano alla porta della camera del fratello, ma non ottenne risposta; attese qualche secondo e provò di nuovo, abbassando la maniglia, chiudendosi la porta alle spalle quando una corrente d’aria, dovuta alla finestra aperta, lo investì.
La stanza era avvolta nella semioscurità, fuori la pioggia cadeva forte e Daiki osservò la figura di Ryosuke seduto sulla sedia davanti alla scrivania che fissava il cielo.
“Sei tutto bagnato, ti prenderai un raffreddore” gli disse, avvicinandosi e tendendogli la cartella. “Hai dimenticato questa” mormorò.
Quando era uscito dalla scuola aveva trovato la borsa del fratello nel cestino della propria bici, aveva provato a chiamarlo, ma Ryosuke non gli aveva risposto e allora era tornato a casa, trovandolo lì, come aveva supposto il più piccolo avesse fatto, precedendolo a casa, dato il suo ritardo.
Ryosuke prese il proprio zaino e lo lanciò a terra, sollevando poi su Daiki uno sguardo rabbioso, alzandosi di scatto dalla sedia, facendola cadere all’indietro.
“Questa è l’unica cosa che sai dirmi?” gli chiese, stringendo i pugni, sentendo le unghie dolergli contro il palmo.
“Mi dispiace ho fatto tardi e ti sei preso la pioggia per colpa mia” continuò il più grande, come se cercasse di ignorare lo stato di malessere del più piccolo, il quale si irritò ancora di più.
“Smettila!” gli urlò ancora Ryosuke non riuscendo a controllare la rabbia che gli stava montando dentro. “La pioggia non c’entra un cazzo, Daiki. Lo sai perché sono così sconvolto! Ti ho visto… ti ho visto fare sesso con Inoo in biblioteca!” gli disse, ma l’altro non rispose, sollevò maggiormente il volto, guardandolo, continuando a fissarlo negli occhi.
“Perché?” gli chiese il più piccolo. “Per… Che cosa pensavi? Perché non me l’hai detto, Daiki? Cosa… cosa…?”
Non sapeva neanche lui cosa dirgli, cosa volesse sapere e se volesse sapere cosa l’altro avesse da dire a riguardo.
Daiki si limitò a guardarlo, comprendendo il motivo di tanta furia e per quanto potesse fare male a lui per primo vederlo agitarsi in quel modo, questo significava solo una cosa, che era riuscito nel suo intento.
“Non provi neanche a difenderti?” gli domandò Ryosuke, avanzando di un passo, vedendo che il fratello non reagiva, prendendogli entrambe le braccia, scuotendolo.
“Mi hai visto, non avrebbe senso negare l’evidenza dei fatti.”
Il tono pacato e distaccato, quasi innaturale, che Daiki aveva usato nel rispondergli fece male a Ryosuke, il quale indietreggiò, guardandolo sconvolto: non lo capiva, non comprendeva perché si stesse comportando così.
“Io… io non ti riconosco più, Dai-chan” mormorò e l’altro si strinse nelle spalle. “Hai allora solo giocato con me in questi mesi? Io… da quanto va avanti?” volle sapere, ma Daiki non parlò.
Ryosuke si passò una mano sul viso, cercando di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni proprio in quel momento, non voleva che Daiki lo vedesse ancora più debole, quel poco di orgoglio che gli era rimasto gli impediva di lasciarsi andare completamente.
“Non potevi credere che potesse durare per sempre, Ryo” parlò Daiki. “Sei mio fratello e quello che abbiamo fatto finora è innaturale. Non potevamo continuare così” gli disse e quelle parole per Ryosuke furono davvero troppo, tanto che il più piccolo credé che il proprio cuore non avrebbe retto ancora.
“Come… come puoi dire queste cose così con leggerezza, come se non te ne importasse niente, come se per te tutti questi mesi non avessero significato…” si interruppe, realizzando il senso delle sue stesse parole, in effetti, si era già risposto da solo; tra loro, quello più coinvolto era sempre stato lui, dopotutto, lui gli aveva detto per la prima volta di amarlo, lui glielo ripeteva in continuazione, era lui che lo cercava, che voleva passare del tempo insieme.
Daiki, invece, Daiki non gli aveva mai detto cosa provava per lui.
“Per te non ha significato niente…” bisbigliò. Si sentì male, strinse di nuovo i pugni per evitare che si notasse il tremore alle mani e sentiva le gambe molli, un senso di nausea gli prese la bocca dello stomaco e aveva solo voglia di vomitare e piangere.
“Vattene!” mormorò, abbassando il capo. “Vattene da camera mia, Daiki. Io… io ti odio!” gli disse duramente, guardandolo con occhi lucidi, coperti da un velo di lacrime che sentì scivolare lungo le guance solo dopo che vide la porta chiudersi alle spalle del fratello.

Part 02

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