Titolo: Saishou de saigo no suteki no hito ni daeta kara (Because from the start I’ve found the greatest person) [Koi no aibou kokoro no cupid -One Ok Rock-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei
Pairing: Inoobu
Rating/Genere: R/AU
Warning: slash
Wordcount 969
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la quarta edizione del
mmom indetta da
mmom_italia per il set Handmade con il prompt ‘Un cuscino’, per la
diecielode per la tabella wTunes - Playlist con il prompt ‘Stanotte resta su questo cuscino’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Illusione pericolosa’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Set HandmadeTabella:
500themes_itaTabella:
wTunes - Playlist Kei sapeva che tutto quello era sbagliato, sapeva che avrebbe dovuto mettere fine a quella pericolosa illusione nella quale si stava addentrando sempre di più, ma era impossibile dare conto alla ragione quando il cuore era troppo coinvolto e le emozioni erano così intense.
Sospirò più forte, sentendo la mano di Kota stringere la sua erezione, le sue dita giocare con la sua pelle per portarlo verso la follia, annebbiandogli il cervello con poche carezze, costringendolo a rabbrividire di piacere. Inarcò il busto, spingendo il bacino verso quella mano, unendo le proprie dita incontrando quelle del più grande muovendo il polso dal basso verso l’alto, facendo capire al proprio amante come voleva che si muovesse su di lui: voleva venire, desiderava raggiungere presto l’orgasmo perché non ce la faceva più, quella tortura era durata anche troppo.
“Kota!” lo chiamò, graffiandogli il polso e sentendo Yabu stringere meglio la mano sulla sua erezione, la sua risatina sommessa, mentre rallentava i movimenti, ma non per questo facendogli provare meno piacere.
Kei si tese, allargando le gambe e muovendosi impaziente sul letto, arrovesciando indietro la testa, voltando di lato il viso per rintanarsi contro la federa del cuscino dove l’odore di Yabu era forte, stringendo gli occhi, cedendo al piacere.
Sentì Kota continuare ancora ad accarezzarlo e poi lasciarlo andare per stendersi accanto a lui: anche se aveva gli occhi chiusi, sentiva quelli del più grande su di sé che lo fissavano e il loro sguardo aveva un che di bruciante che a Kei fece quasi male. Sollevò piano le palpebre, incontrando quelle iridi scure, perdendosi nei riflessi che la debole luce sul comodino creava in esse.
Kota allungò una mano, accarezzando la guancia di Kei, scivolando con due dita dietro l’orecchio, spostandogli i capelli con fare dolce, prima di accostarsi a lui e sfiorargli le labbra con le proprie.
“Kei…” lo chiamò piano, sorridendogli e a Inoo gli si strinse il cuore, il suo nome aveva un così bel suono pronunciato da lui.
“Kota…” gli rispose, facendo una pausa prima di schiudere di nuovo le labbra per parlare, per dirgli il motivo per cui era andato da lui anche quella sera, ma interrompendosi quando sentì il cellulare dell’altro squillare e squillare a vuoto quando Yabu, guardando chi fosse, lo lasciò senza risposta.
Kei sentì un groppo alla gola e si alzò di scatto, sistemandosi i vestiti, sedendosi sul letto pronto ad andarsene, fermato però da Yabu che lo abbracciò, sedendosi dietro di lui e attirandolo di nuovo con sé sul materasso.
“Stanotte… resta su questo cuscino” gli chiese il più grande, parlando contro la sua nuca a voce bassa, stringendolo contro di sé.
“Non posso” mormorò in risposta Kei, cercando di allontanarsi da lui, ma senza riuscirci.
“Kei, ascolta…” cercò di parlare Yabu, ma l’altro lo interruppe.
“No, ascoltami tu…” Kei le braccia rigide lungo i fianchi, non diede modo a Yabu di fraintendere quanto gli voleva dire. “Tutto questo deve finire, Kota. Io sono venuto qui stasera per farmi da parte per… lasciarti” disse, consapevole che comunque usare quel termine non era corretto, dal momento che lui non stava con Yabu, perché lui era l’altro e Kota non era suo.
“Kei…” ancora il più grande cercò di parlare, ma Inoo scosse il capo, riuscendo a risollevarsi, scivolando via dall’abbraccio dell’amante, scendendo dal letto, dandogli le spalle: non riusciva a guardarlo, aveva paura che se l’avesse fatto il proprio cuore si sarebbe definitivamente rotto.
“No, è stato tutto un errore, è tutto sbagliato ed è meglio se non ci vediamo più prima che possa essere…”
“Ti amo!” confessò Yabu all’improvviso, dal momento che Kei non lo faceva parlare, decise di dirgli comunque quello che voleva e Inoo si voltò finalmente verso di lui, guardandolo con occhi grandi.
“No!” rispose secco Kei.
Perché l’aveva fatto? Perché non capiva come lui si sentiva?
“No” ripeté, scuotendo il capo. “No, no, no… ti sbagli. Non l’hai detto non…”
“Kei, è così, ti amo!” continuò Yabu, alzandosi dal letto e raggiungendolo, prendendolo per le braccia, venendo scostato da Kei.
“Perché? Perché l’hai fatto Kota? Non dovevi innamorarti di me, tu… tu sei fidanzato e…”
“È finita, Kei!”
“Cosa?” Inoo spalancò gli occhi, troppo sconvolto per reagire quando Yabu gli prese le mani nelle sue.
“Ci siamo lasciati, due giorni fa…”
“Eh? Perché? Prima al telefono…”
“Lo so, lo so. Prima era… le voci girano in fretta e ne ricevo in continuazione di telefonate inopportune e mi spiace che anche stasera…”
“No, Kota, non è possibile, io non voglio non puoi averlo fatto, non per me. Tu non capisci, non puoi amarmi, non…”
“Kei, calmati adesso!” lo riprese Yabu, scuotendolo per le spalle. “Kei” parlò in tono più dolce. “Io mi sono lasciato alle spalle una storia durata tredici anni per stare con te, se non ti amassi allora sarei un folle ad averlo fatto” rise appena, cercando di guardarlo, stringendolo contro di sé, abbracciandolo.
“Ti amo, Kei. Ti amo” confessò di nuovo, accarezzandogli i capelli con una mano e sentendo finalmente il più piccolo stringerlo a sua volta.
Yabu si scostò da lui quando sentì qualcosa di umido sul collo e poi un basso singhiozzo.
“Perché piangi, adesso?” mormorò Yabu, divertito, accarezzandogli le guance con i pollici, cercando di tirargli su il viso per riuscire a guardarlo.
“Io… io non lo so, suppongo perché sono felice e…”
“Ah, bene, allora è per questo, pensavo non mi volessi!” rise ancora, facendo in modo che Kei sollevasse la testa verso di lui.
“Certo! Certo che ti voglio, Kota, io… io non ho desiderato altro che tu fossi mio per tutti questi mesi…”
“Kei!” Yabu fermò quel fiume di parole posandogli l’indice sulle labbra che tremavano, carezzandole poi con la propria bocca, concedendo a entrambi un bacio lungo e sensuale. “Ti amo, Kei” confessò ancora, mai stanco, guardandolo negli occhi.
“Ti amo” riuscì finalmente a rispondergli Kei. “Ti amo, Kota!”